Adolescenti: quando ti dicono “ma gli altri lo possono fare”
Sfido chiunque, genitore di un ragazzo adolescente, a non essersi mai sentito dire dal figlio, di fronte a un divieto:
“ma tutti gli altri lo possono fare” oppure
“ma tutti gli altri ce l’hanno”.
Non è facile restare saldi sui propri principi e contrapporsi di fronte a queste parole.
Riuscire ad andare oltre la soddisfazione, per noi, dell’appagamento di una loro richiesta.
E’ normale che loro vogliano conformarsi, sentirsi uguali agli altri.
Che desiderino avere e fare le stesse cose. Per il senso di appartenenza ad un gruppo, per la ricerca di un’identità, per avere riconoscimento, per essere visti, considerati, apprezzati, dai propri pari.
Ma siamo noi genitori che dobbiamo vincere la nostra paura che si sentano inferiori agli altri, disadattati, e che vengano esclusi.
Affrontando le nostre paure ed ansie, che entrano in campo, i nostri vissuti, di adolescenti o di adulti. Le nostre fragilità, di allora o di adesso.
Non conformarci alle leggi della massa, che sarebbe anche la cosa piu’ facile, perchè lo fanno tutti. Omologanti, depersonalizzanti, basate sul narcisismo e sulla competizione. Sull’apparenza. Sull’avere, più che sul sentire. Sull’usa e getta, sull’iperstimolazione, sulla velocità. Quelle che vorrebbero fagocitarli.
Non saranno persone migliori perchè uguali agli altri o perchè fanno le stesse cose.
E’ piu’ importante insegnare loro ad ascoltarsi, a capire e sentire cosa vogliono.
Ci fa sentire meglio rispondere con dei “sì” alle loro richieste. Quando invece spesso sono i “no” ad essere educativi, ad aiutarli a crescere, a far vedere loro il limite.
Molliamo troppo presto, quando invece dovremmo spendere piu’ tempo a mediare.
Possono diventare persone più profonde, piu’ riflessive e con maggior senso critico, se non gli è tutto concesso. Se li si fa riflettere su qualche “no”.
E’ normale trovare la loro opposizione quando si sentono dire che ogni famiglia ha le sue regole. Che assumano atteggiamenti di sfida, ribellione, arroganza.
Vorrebbero fare come vogliono, per un’esigenza di autoaffermazione, ma hanno anche bisogno di sentire fin dove possono spingersi. Che per loro rappresenta, anche se non lo sanno consapevolmente, una sicurezza.
Il problema è che rimanere fermi costa.
Costa piu’ che mollare.
Costa in conflitti, costa in sfinimento, costa in stress. E’ faticoso insomma.
Ma a lungo andare, paga.
Paga perchè aiuta a far nascere dentro di loro il senso del limite, che sarà utile quando non potremo piu’ essere noi a metterlo.
Aiuta ad acquisire il senso delle regole, che si trasformerà poi in capacità di rispetto.
Aiuta a costruire la possibilità di scegliere in autonomia e non perchè lo fa il branco.
Aiuta a far capire che si puo’ vivere anche senza quello che fa trend, facendo e sperimentando cose diverse dagli altri, anche la noia.
Aiuta a far imparare a trovare altre risorse in sè, e a rispettare ed apprezzare la diversità.
Aiuta ad imparare a gestire le frustrazioni.
Aiuta a far capire che cercare sempre l’approvazione degli altri e omologarsi, significa non imparare ad essere individui, con una personalità ed autonomi.
Aiuta ad acquisire il senso della conquista.
E forse, prima o poi, a capire che, in fondo, si è belli semplicemente per quello che si è.
Foto by Patrizia Pazzaglia
(maggio 2018)
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