Viaggi di testa e viaggi nel mondo

Viaggi di testa

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Sogni a breve termine

 

 

Posso solo concedermi sogni a breve termine.

Non posso più permettermi progetti troppo avanti nel tempo. Le circostanze della vita mi impongono di vivere più possibile nel qui e ora, e se non alla giornata, di non guardare oltre una settimana, qualche settimana, qualche mese.

Di investire poco, tenere misurato un entusiasmo che freme. E tuttavia di non deporre la speranza in quel che può arrivare, nella potenza del bello non previsto e prevedibile.

 

 

È una condanna, per chi i sogni li costruiva piano piano, nei dettagli; li pianificava e li custodiva. Gli riempivano i vuoti, i tempi bui, i giorni senza senso, o le notti insonni. Per chi dai sogni si faceva cullare, spremeva entusiamo, e ingannava le attese di momenti migliori o desiderati.

E quando è più il tempo che è passato rispetto a quello che resta, anche i sogni vanno selezionati: eliminati quelli impossibili, conservati quelli più ambiti e possibili.

Diventa necessario credere che ognuno dei sogni rimasti deve trovate il suo spazio, continuando a dare forza e motivazione. Cercare di non lasciarne indietro nessuno, infilarli appena possibile, in quel tempo finito che rimane.

Diventa importante credere che anche i sogni a breve termine servono per sopravvivere.

 

 

Sono condannata a sogni a breve termine.

Ma l’importante è averli i sogni, perseguire quelli più vicini e attendere per quelli più lontani. Prepararli e chiuderli in un cassetto, per ritrovarli lì pronti, per essere tirati fuori all’occasione, e restare stupiti dalla loro improvvisa realizzazione. O da altri sogni non sognati, improvvisati, che hanno preso il posto, sorprendendo per la loro magnificenza.

Perché certi momenti sono cosi: si puo solo sognare a breve termine.

E il segreto è di non smettere di sognare

 

 

            “C’è che ormai che ho imparato a sognare

              non smetterò”

 

 

Ho imparato a sognare

Quando inizi a scoprire

Che ogni sogno

Ti porta più in là

Cavalcando aquiloni

Oltre muri e confini

Ho imparato a sognare da là

Quando tutte le scuse

Per giocare son buone

Quando tutta la vita

È una bella canzone

C’era chi era incapace a sognare

E chi sognava già

 

Tra una botta che prendo

E una botta che do

Tra un amico che perdo

E un amico che avrò

Che se cado una volta

Una volta cadrò

E da terra, da lì m’alzerò

 

C’è che ormai che ho imparato a sognare non smetterò

 

Non siamo noi ad acchiappare i nostri sogni. Sono i nostri sogni che acchiappano noi.

Tu fatti acchiappare dai tuoi sogni.

Non smettere di credere in quello in cui hai sempre creduto”

Chiara Gamberale – Dimmi di te

 

 

 

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Sono assetata

 

 

Sono sempre stata assetata.

Assetata di cose che fanno battere il cuore, di cose che risuonano nell’anima.

Assetata di bellezza, di meraviglia, di stupore; assetata di stimoli, di carezze, di amore; assetata di esperienza di conoscenza, di parole.

Di parole che vanno in profondità e scuotono. Che creano connessioni; che mi fanno comprendere. Che mi fanno pensare, e sentire che quello che provo, o penso, ha un senso.

Sono sempre stata assetata.

Ho cercato, curiosa. Ho trovato, e mi ha consolato. In qualche modo ha dato un senso ai dubbi, conferme a quello che mi dicevo, su cui dubitavo, perdendomi e sconfinando.

Ho cercato e assorbito, per non precipitare, per non soccombere.

Ho cercato per accendere una luce.

Mi sono guardata intorno per portare la vita che c’era fuori, dentro di me.

Ero assetata di linfa vitale.

Ho cercato di placare la mia sete.

Non so se sia stata, e sia, la cosa giusta, ma tutto quello che ho fatto mi ha permesso di arrivare al momento successivo. Ha messo in moto qualcosa dentro.

E mi ha consentito, e mi consente, di sopravvivere, in, e a, certi momenti.

 

 

 

“Rivolgo sempre alla vita la stessa preghiera: fammi battere il cuore.

Chiedo alla gente: divertimi.

Chiedo alla giornata: stupiscimi. 

Ci rimango male se non succede, anzi, di più: non so giocare se non succede.

E come faccio a chiamarlo serenità questo veleno lento  che mi sale per le ginocchia, comincia ad arrampicarsi  prima che io mi svegli, apro gli occhi e lo trovo già nei polpastrelli che mi aspetta?

Non mi sfascia in due dal dolore, è vero… se mi sfasciasse in due almeno lo riconoscerei..

Sono sopravissuta..potreste promettermi che dunque, sopravviverò.

Invece questo veleno mi lascia intatta. E proprio così m’ammala, così m’ammazza!”

 

Chara Gamberale – Dimmi di te

 

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La COSTIERA AMALFITANA fuori stagione

 

La costiera Amalfitana in inverno: la storia e la bellezza fuori stagione, quando l’affollamento non guasta le visite, e i prezzi sono bassi, col rischio del brutto tempo o di attimi di meraviglioso sole.

Abbiamo visitato alcuni paesi della Costiera amalfitana a febbraio, quando molte delle attività sono chiuse: in questa zona la stagione riprende tra marzo ed aprile, per cui si può avere difficoltà a trovare locali per mangiare (a Ravello, per esempio, soltanto un ristorante era aperto in paese), o code, perché dei turisti comunque c’è ne sono, mentre per dormire si trova una buona offerta, a prezzi che davvero è difficile immaginare per quelle località, che triplicano in alta stagione.

I paesi della costiera sono: i più conosciuti Amalfi, ex repubblica marinara, Ravello, Positano, Vietri sul mare, poi gli altrettanti deliziosi borghi di Atrani, Cetara, Conca dei Marini, Furore, Maiori, Minori, Praiano, Scala e Tramonti.

 

Le strade per la costiera

Venendo dalla provincia di Napoli, abbiamo scelto di percorrere 2 strade diverse: la via dell’entroterra, passando per il Valico di Chiunzi, in un senso,e  la spettacolare strada costiera, nell’altro senso.

 

 

Il valico di Chiunzi, ovvero la strada che si inerpica per i monti Lattari, offre viste davvero sorprendenti, sul Vesuvio e sul golfo di Napoli, arrivando fino ad oltre 600 mt sul mare.
Questa strada, piena di tornanti, passa per il primo paese della zona della costiera, Tramonti, e solitamente è meno trafficata; da qui si può poi prendere la diramazione per Maiori o per Ravello.

La strada costiera è di una bellezza disarmante, sale e scende stretta, accanto al mare, è piena di curve, passa sui vari borghi che affacciano sul mare, (quindi escluso Ravello, tra i più conosciuti), e si possono ammirare scogliere e picchi sul mare altissimi, e in molte occasioni si affiancano pareti rocciose spettacolari, terrazzamenti, con meravigliosi alberi di pino e piante piene zeppe di limoni. Al tramonto, col sole che si specchia sul mare, lo spettacolo è all’ennesima potenza.

Guidare è piuttosto faticoso, soprattutto per l’attenzione da prestare: se dalla parte opposta arriva un pullman, o una corriera della Sita, -la compagnia dei mezzi pubblici che serve la zona,- ci si deve fermare e passare uno alla volta.
Ecco, fortunatamente a febbraio il traffico è davvero poco, non abbiamo trovato code; solo percorrendo alcune zone del valico di Chiunzi abbiamo trovato parecchia nebbia, costituita probabilmente dalle nuvole basse: sembrava di essere in Valpadana, più che in costiera.

 

AMALFI e il suo meraviglioso duomo

In una bella e soleggiata mattina di una domenica di febbraio arriviamo ad Amalfi.
Troviamo subito posto nel costoso parcheggio davanti al molo: è questo che mi piace del venire in questi luoghi fuori stagione, non si impazzisce per trovare un comodo parcheggio!

Il paese si inerpica dolcemente sulla montagna, le sue case colorate guardano il porto, e la Porta Marina, un grande arco con a fianco una bella ceramica, dai caratteristici colori blu e gialli raffigurante il Mediterraneo, con una citazione antica di Amalfi, introduce al suo centro.

 

 

Pochi passi, e con stupore ci si trova in piazza Duomo: la cattedrale di Sant’Andrea Apostolo è bellissima, lascia senza fiato, con la sua particolarità del grigio e bianco a figure geometriche che predomina, la sua bella scalinata e un alto campanile

 

 

La strada principale ha pochi negozi aperti, e apprezziamo la quiete; ci infiliamo in qualche vicoletto, facciamo qualche scala; alcuni scorci mi stupiscono, come quando mi trovo in un vicolo con arcate strette bianche, che mi sembra di essere in una Medina

 

 

I ristoranti o bar aperti, in questo periodo, sono pochi e molto affollati: riusciamo a mangiare una buona pizza da Memè, rinunciando al cuoppo in vendita sulla via principale, che ha con una coda lunghissima, prima per pagare, poi per averlo.

Visitata Amalfi, compriamo poi i biglietti della barca per andare a Positano, agli uffici Travelmar sul piazzale del molo, per sfruttare la bella giornata di sole: hanno solo 3 partenze in inverno.
Prezzo 20 euro a/r.
In alternativa ci sono i bus della Sita che percorrono la costa.

..E poi si parte, e vedere Amalfi dal mare è veramente uno spettacolo!

 

 

Le mille viste di POSITANO

La vista della Costiera per arrivare a Positano, con la bella giornata di sole, è fantastica. Gli scogli che danno sul mare, i monti verdi punteggiati di case qua e là, o gli agglomerati bianchi che formano i paesini, e anche gli hotel che hanno lunghe scalinate ripidissime che arrivano al mare.. è tutto spettacolare!

 

 

E poi si arriva a Positano: una schiera di case colorate che si aprono su 2 lati, e convergono come in una “V”, un campanile, e una spiaggia scura bella lunga.. questa la prima visione.

 

 

Scendiamo dalla barca e ci inoltramo nel paese: anche qui la maggior parte delle attività sono chiuse, qualche gatto cammina sornione per le strade, sui cornicioni, e nei giardini, i turisti non sono ancora tanti come vedremo qualche ora più tardi.

Andiamo prima dal lato sinistro del paese, da via del Saracino, trovando una bella piazzetta

 

 

Poi prendiamo una scalinata che porta ad una stradina pedonale, che sale e ci mostra scorci bellissimi, tra le abitazioni a picco sul mare; gli alberi iniziano a fiorire, e si può ammirare la bella piazza col Duomo dall’alto, dove i bambini si ritrovano a giocare a palla come un tempo, probabilmente dopo la messa. Di lato si vede la spiaggia e la costa.

 

 

Il campanile del Duomo dell’Assunta è altissimo, ed è accanto, staccato dalla chiesa; la strada che dalla piazza, dopo il campanile, porta verso l’alto, nella parte destra del paese, via dei Mulini, è piena di fiori e ha già un aspetto primaverile, con qualche negozio che espone i famosi abiti colorati estivi e le ceramiche pregiate

 

 

La posso immaginare stracolma di gente… mentre, invece, noi ce la stiamo godendo così, con grande tranquillità

 

 

Saliamo fino alla via Cristoforo Colombo, che è un balcone sul mare, con panorami meravigliosamente pittoreschi.

 

 

Ridiscendendo verso la spiaggia, la percorriamo in riva al mare, tutta, fino alla fine, dove inizia la scogliera, punto stupendo per fermarsi a prendere un pò di sole, e guardare il paese anche da questa prospettiva.

 

 

Finchè, sazi di tanta bellezza ci rimbarchiamo per Amalfi.

 

 

RAVELLO, panorami indimenticabili sulla costiera

Avevo scelto di alloggiare a Ravello in quanto il meteo non era molto favorevole, nel giorno che avevamo a disposizione, ed io volevo consolarmi almeno svegliandomi con davanti un panorama da favola, e la vista del mare.
Mai decisione fu migliore!

 

 

L’alloggio scelto non tradisce le aspettative, e proprio all’arrivo, nel giorno del compleanno di mio marito, qualche raggio di sole ci viene regalato per farci godere di tutta la bellezza di questo posto.
E nonostante il maltempo, svegliarsi la mattina con il panorama dal balconcino dell’Auditorium rooms, mi fa apprezzare ogni momento, di nebbia di nubi, di squarci di sole quando questi liberano il campo, offrendo una vista da urlo.

 

 

Ravello a febbraio e pressoché deserta, tutti i locali sono chiusi, anche i bar e i ristoranti. Cittadina non di passaggio, sulla strada costiera come le altre, a 1.7chilometri da Amalfi, e un paio da Minori, ha la peculiarità di offrire viste dall’alto indimenticabili.

E’ famosa per i giardini di 2 ville panoramiche, Villa Rufolo, sulla piazza principale, che non riuciamo a visitare perché arrivati dopo le 17, e, a una quindicina di minuti a piedi, Villa Ciambrone, di cui vediamo solo l’ingresso, per caso, sbagliando strada, perché chiusa per ristrutturazione: è famosa per la sua terrazza verso l’infinito.

La piazza principale di Ravello, su cui affaccia il bianco Duomo di San Pantaleone, è un bellissimo e grande balcone con vista sulle montagne

 

 

Da un lato si trova la pittoresca via Wagner, che sale fino ad una zona di belle ville d’epoca, molte delle quali trasformate in hotel; si arriva in una piazzetta che ospita lo strano municipio del paese, e avanti fino al Belvedere; mentre scendendo dall’altro lato, si imboccano dei vicoletti con scalinate che scendono per il paese, e che offrono vedute incantevoli: noi li facciamo con l’illuminazione notturna, al calare del buio, trovando percorsi davvero suggestivi. Alcuni di questi indicano la via per Amalfi, o per Minori.. ed io penso a quanto mi piacerebbe tornare, e raggiungere a piedi i vari paesini.

 

 

Voltandosi si vede il campanile del Duomo che non sembra neanche appartenere allo stesso, e l’atmosfera di tutto il contesto è davvero ricca di magia. Non incontriamo nessuno sul nostro cammino

 

 

Ravello è famosa anche per il suo festival della musica: un grande auditorium si trova proprio a fianco del nostro alloggio, vediamo foto di concerti sul piazzale in un contesto bellissimo, con la vista sul golfo, e immaginiamo quanto deve essere divino ascoltare buona musica con quel panorama.

La sera, essendo tutto chiuso, ci spostiamo a cena a Scala, qualche chilometro ancora più su, con una pioggia scrosciante, dove gustiamo le prelibatezze campane.

 

L’alloggio a Ravello: Auditorium rooms

Meraviglioso, unico… che dire??

 

 

Perfetto stile “costiera”, 2 camere ristrutturate con grande gusto, colore predominante l’azzurro e il blù

 

 

Non riesco a prenotare, perchè già occupata, la stanza col bagno che ha una piccola finestra col panorama sul golfo, stupenda; una bottiglia di vinoè a disposizione per noi, da bere su quello che è il plus di questo alloggio: un balconcino con una vista incredibile, dove, se il tempo lo permette, viene servita la colazione (non è stato il nostro caso)

 

 

e dove si può godere, di tutta la bellezza, di giorno

 

 

e di notte

 

 

A gestire l’alloggio sono 2 fratelli gemelli: noi abbiamo conosciuto solo l’entusiasta Pasquale, e sentir dire che fa il mestiere più bello del mondo… è davvero entusiasmante.
Parcheggio in strada, a pagamento, comodo, davanti all’alloggio, sulle strisce blu o nel garage coperto Auditorium: in bassa stagione i prezzi sia dell’alloggio che del parcheggio sono davvero bassi!!

E anche se c’è stato un tempo poco favorevole con la nebbia… è stato tutto magnifico!

 

 

MINORI e i dolci di Sal Di Riso

Minori l’abbiamo notata subito passando, perché è davvero carina. Piccola, raccolta, affacciata su una spiaggetta, e con una cattedrale importante: ci ripassiamo per fermarci sulla via del ritorno, che, da Ravello, facciamo lungo la strada costiera.

 

 

Perché tutti ci hanno consigliato di non perderci i dolci di Sal Di Riso. Ed hanno regione: la pasticceria, sulla strada principale che guarda la spiaggia, è un salotto, le vetrine da esposizione paiono gioiellerie, e i dolci sono di una bontà da leccarsi i baffi

 

 

Assaggiamo quelli che hanno reso famoso il pasticcere, ovvero la delizia al limone, pan di spagna ripieno di crema chantilly e ricoperto di crema al limone, e la torta ricotta e pere.

 

 

Di passaggio dall’alto vediamo anche Erchia, Cetara, Vietri sul mare e passiamo dal lungomare di Maiori, molto affollato per il carnevale la domenica, senza dimenticare la deliziosa Atrani, che vediamo di passaggio, poco dopo Amalfi.

Il ritorno dalla costiera al tramonto ci regala splendidi paesaggi, col sole che brilla sul mare, ea fianco le coste alte rocciose, e le distese di terrazzamenti e di alberi di limoni, cosa per cui è anche famosa la costiera

 

 

Sulla strada ci sono tantissimi punti panoramici, picchi sorprendentemente alti sul mare, edifici costruiti sulle rocce, e con piattaforme o scale ripidissime che scendono sull’acqua.

Comprendiamo il motivo per cui la costiera è stata set di diversi film, ed è meta di turisti da tutto il mondo: sono posti davvero particolari e stupendi. Pensavo fossero molto simili alle 5 terre in Liguria, ma in realtà, anche se hanno un territorio simile, sono molto diversi.

Sicuramente non andrei in queste zone quando sono molto affollate di turisti e trafficate: le strade e i vicoli sono troppo stretti, e per me non sarebbe possibile godere della loro grande bellezza, nonostante con i negozietti aperti e la vita animata della costiera avranno sicuramente un grandissimo fascino. Io sono stata molto contenta di averle visitate fuori stagione, e ringrazio quando il tempo è stato clemente, e quando mi ha regalato spiragli di sole tra le nubi, che me ne hanno fatto apprezzare il loro incommensurabile splendore.

 

febbraio 2025

 

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Ho smesso di chiedermi se la mia vita ha un senso e che senso ha la vita.

Ho smesso di pre-occuparmi, vivendo in anticipo qualcosa, che magari mai succederà.

Ho smesso di credere a chi mente, dicendo che non trova il tempo, quando invece è solo questione di scelte.

Ho smesso, anche se ci sono ancora degli strascichi, di sentirmi sbagliata, di pensare che le ragioni degli altri possano essere migliori delle mie, e di giustificare apparenti vittime, inconsapevoli carnefici.

 

 

Non ho smesso di sentire fatica ad alzarmi la mattina, a mettermi in moto per fare cose che forse poco mi interessano, ma che, in qualche modo, devo fare.

Non ho smesso di replicare, anziché ascoltare, di preferire chi è d’accordo con me, a chi ha idee e sensibilità opposte, di cercare stimoli compulsivamente, anzichè scegliere momenti di silenzio. Ma lo riconosco, ed è già qualcosa. 

Non ho smesso di aspettarmi cose e comportamenti, e di restare delusa quando non rispecchiano le mie aspettative. Ma ci sto lavorando sopra.

Non ho smesso di sentirmi in colpa se mi concedo cose belle, quando parlo con qualcuno che fa scelte diverse.

Non ho smesso di tornare la bambina di un tempo quando vengono stuzzicate le mie ferite: l’adulto fa ancora fatica ad attivarsi con la ragione, e a dare risposte diverse.

Non ho smesso di mettermi in discussione, di guardarmi in profondità, di indignarmi, di cercare l’onestà, di ambire a una pace interiore.. con quali risultati, non lo so.

Non ho smesso di essere anche troppo sincera, con me e con gli altri, di far fatica a tacere, o evitare che la mia faccia parli per me. O, a volte, di non riuscire a dirlo, quel qualcosa di sincero, e poi non sentirmi bene, perché ho tradito me stessa. E questo credo non riuscirò a impararlo.

Non ho smesso di irritarmi per i cambiamenti, e invece a volte di desiderarli come una necessità. E di oscillare tra un estremo e l’altro, di frequente con non pochi conflitti, dimenticando che questo è il tutto di noi esseri umani.

Non ho smesso di percepire la mia pelle troppo sottile, che mi rende eccessivamente permeabile, e mi impone talvolta di mettere dei confini, che mi sono costruita a fatica, e che spesso sento ancora non abbastanza solidi.

Non ho smesso di essere curiosa: questo mi ha salvato in passato, e credo che ancora possa salvarmi.

Non ho smesso di sperare, di sognare, di farmi prendere dall‘entusiasmo, perché anche questo credo che per me sia salvezza.

Non ho smesso di restare incantata dalla bellezza della natura, dalla forma degli animali, dalla meraviglia delle opere dell’uomo, e dall’arte, che mi toccano l’anima e mi nutrono. Non ho smesso di amare di camminare al mattino presto sulla spiaggia, di prediligere le persone empatiche, di preferire il silenzio alle troppe parole.

Non ho smesso di cercare quello che mi fa stare bene, che mi fa sentire viva e apprezzare il mondo, e anche di non soccombere ai pesi della vita. Spesso al prezzo di dover far dialogare le mie vocine interiori, che frenano, che cercano giustificazioni, e mi sfiniscono. Il desiderio di non sprecare la vita ancora prevale.

Non ho smesso di aver paura di sprecare il tempo, con l’aggiunta, ora, di essere spaventata di invecchiare, e di averne poco, di tempo. Che si veda sulla mia faccia, sul mio corpo, e di non vedere quello che vedono gli altri.

E non ho smesso, anche se lo ritengo altamente improbabile, di sperare di diventare un’anziana stimata saggia, anziché una vecchia e indesiderabile rompicoglioni, lamentosa e a cui non va mai bene niente, irriducibile e troppo attaccata alla vita.

Ma qui, c’è ancora molto lavoro da fare.

 

 

“Uno su mille ce la fa..

ma quanto è dura la salita,

in ballo c’è la vita..

 

Gianni Morandi

 

gennaio 2025

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Nebbia in COSTIERA (la bellezza oltre tutto) – CAMPANIA

 

 

Ho visto una nebbia nella costiera amalfitana, a febbraio, che neanche in Valpadana.

Visibilità limitatissima. Muro bianco davanti.

 

 

Eppure, anche la nebbia in costiera ha un suo fascino.

L’ho vista passare, coprire, e rischiarare; muoversi come zucchero filato; imbiancare lo sfondo, dando argomento all’immaginazione.

Ho visto le nuvole così vicine che le potevo toccare, che in certi momenti sbiancavano perfino quello che avevo in primo piano. Che, coprendo il contorno, spostavano la mia attenzione a quel che avevo vicino, a pochi metri, proprio davanti: un grande pino marittimo, che diventava il protagonista. Il tronco lungo, la chioma aperta, i rami agitati dal vento, gli aghi verdi ballerini.

 

 

L’albero e la voce del vento, immersi in un candore irresistibilmente seducente, che tutto aveva avvolto: impossibile vedere oltre, vedere altrove. Impossibile vedere lontano. Che faceva vedere anche i riccioli di metallo della ringhiera verde, il colore in risalto delle piastrelle, i particolari, che, diversamente, non si notano

Per poi andarsene, la nebbia. Alzarsi e liberare il campo; la costa ridisegnarsi, i confini tornare definiti, e chiari i particolari.. E lasciare di nuovo spazio a quella bellezza che era rimasta nascosta per mostrarne una diversa.

 

 

E questa sono io, irriducibile mentre, a dispetto del cattivo tempo e della visibilità zero sulla costiera, all’alternarsi di bianco e grigio, dal mio balconcino panoramico, scelto apposta per la vista, a Ravello, non mi ingastrisco, non mi dispiaccio, non impreco contro la sfortuna. Non rinuncio al mio momento.

 

 

Attendo quel che viene, e cambia, mi godo quel che c’è.

Guardo, vivo in profondità, e scopro altra e diversa bellezza.

Posso vedere meglio, e di più.

Respiro, e apprezzo quel che ho davanti.

 

La mia esperienza frequente è che a restare positivi si ha una doppia grazia: non ci si avvelena il presente e spesso arriva una ricompensa (e, anch’io, questo me lo devo sempre ricordare).

E un raggio di sole tanto atteso, in mezzo alla burrasca, che si fa spazio piano piano, è un grande dono: un momento da cui “succhiare tutto il midollo”, di cui gioire al massimo.

Un motivo per riservare infinita meraviglia e gratitudine 🙏.

 

 

Andai nei boschi per vivere con saggezza,

vivere in profondità,

e succhiare tutto il midollo della vita,

per sbaragliare tutto ciò che non era vita

e non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto. 

Henry David Thoreau

 

 

febbraio 2025

 

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Guardando il monte

 

 

Il suono del fiume che scorre

Le creste grigie frastagliate del Latemar che svettano nel cielo

Il contrasto col verde degli abeti e dei prati

Il marrone del legno del tetto e del terrazzino, che da la sensazione di montagna

Il profumo della vegetazione che inebria

I colori del lago e i monti che si rispecchiano…

 

Ho amato questo monte, il Latemar
Ho dormito ai suoi piedi
Ho visto batterci la luce del tramonto
E poi quella dell’alba.

 

 

Ho visto cambiare colore alle sue pareti ruvide, alle sue conche lisce, ai suoi spigoli, coi riflessi del sole.

L”ho visto con quella luce che offusca la nitidezza, ma fa risaltare il verde degli abeti in primo piano.

Ho osservato ogni sua punta aguzza frastagliata, nel cielo azzurro.

Ho visto passare sopra gli aerei piccoli piccoli, ricordando di ogni volta che ero io, su quell’areo, e osservavo dall’alto le montagne e la meraviglia.

Ho visto le nuvole cingergli le cime, le ho guardate muoversi, trasformarsi e dileguarsi.

 

Ho osservato i segni del tempo che hanno scavato, modellato, eroso.

Ho pensato all’azione del tempo, a ciò che si trasforma , tras – forma, cambia forma, ma resta.

Ho pensato a ciò che rimane in mezzo a tutta questa impermanenza, ai riferimenti che mantengono saldi, e danno la forza.

Ho pensato a ciò che è grande di fronte alle tante piccolezze, che spesso inquinano i nostri giorni

 

 

Ho pensato alla gioia, quella che viene da dentro, ma anche a tutte le ansie, le difficoltà di questo tempo, e a come affrontarle per non soccombere dal loro peso. E ho cercato la forza in quel che vedevo.

Ho pensato a quante possibilità può offrire la vita, se solo si ha un pò di fantasia e coraggio.

Ho assaporato quanto sia bello lasciar correre i pensieri, e poi rincorrerli, avere questa libertà. E poi cercare di spazzarli via, per creare momenti di vuoto, solo presenza.

 

Ho sentito quanto sia bello poter spaziare, sconfinare, liberarsi da quei limiti tanto cercati, ma che confinano.

Ho pensato a quanto sia importante, a volte, pensare in grande, sognare in grande, rischiare in grande.

Ho desiderato che quei momenti, a cospetto della montagna, del cielo, di me, non finissero mai, e ho amato quegli istanti in modo quasi struggente. Come se fossi, io, davanti all’infinito

 

 

Ho pensato al nutrimento che arriva dalla bellezza.

E a quanto mi ha trasmesso: un senso di potenza, di grandezza, di protezione.

Quella bellezza che mai devo dimenticare che c’è, e mai devo smettere di cercare.

E all’importanza di andarsela a trovare, di non farsi sovrastare dall’insensatezza, dalle cattive abitudini, dai cattivi pensieri, dalla tristezza, e dalla morte.

 

Perché quella,

la grande bellezza, la forza della vita che continua,

è lì, sempre presente, permanente.

Come il monte.

 

 

Il paradiso, come l’inferno è qui, sulla terra.

 

 

agosto 2024

 

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Auguri e preghiere per l’anno 2025

 

 

Nonostante tutto, nonostante le impossibili pianificazioni, voli bassi e sogni messi da parte; nonostante non sia stato un anno di viaggi lontani, o lunghi, il 2024, -tutt’altro,- per varie situazioni che si protraggono da tempo, – ogni mese ho avuto una boccata d’aria, -talvolta con occasioni di lavoro, talvolta come sogni che dormivan nel cassetto,- vissuta intensamente e con immensa gratitudine🙏

 

Il 2024 è iniziato con un’alba davanti al mare, non lontano, a Porto Recanati, ma l’inizio con quella vista, e col mio elemento preferito, mi ha resa felice ; ed è finito con altrettanta bellezza, sotto un presepe illuminato, in un’altra cittadina di mare, l’incantevole, Manarola, alle 5 Terre🥂.

 

Il grande regalo dell’anno, è stato il ritorno con noi di nostra figlia, in un inaspettato viaggio in Cina, l’unico lontano: la Grande Muraglia e la Città Proibita, i panda, e i grandi Buddah, l’Esercito di Terracotta, e le Lanterne Rosse.. un mondo così diverso.. Quanta bellezza😍😍😍

 

E un altro bel regalo, che mi ha scaldato il cuore: Evanland, festival del mondo interiore, e concerto di Gio Evan, balsamo per l’anima, ad Assisi, tante emozioni in una cornice meravigliosa 💖.. ancor di più perché io, nella magica Assisi, non ci ero mai stata 😊 !

 

E poi.. anche il compleanno in viaggio, a Lisbona, che di rado mi è successo, che meraviglia di città!

 

Brevi vacanze in un mare stupendo alle Cicladi, in Grecia, che non mi ha fatto sentire la mancanza dei mari tropicali, e Ferragosto a Carezza al lago, sulle strepitose Dolomiti: svegliarsi davanti al Latemar è impagabile👏

 

Non sarà stato gran che, rispetto a tanti viaggi e viaggiatori, ma io mi sento grata: sento di aver goduto di ogni istante, e assaporato la grande bellezza che il mondo, vicino o lontano, può offrirci. 🙏🙏🙏🙏❤

 

 

 

 

Poi, situazioni che si sono evolute; tempi migliori attesi che si sono avvicinati; e maggiore consapevolezza che le pre-occupazioni servono solo ad avvelenare e non vivere un presente, rispetto ad un futuro sconosciuto e imprevedibile, e dell‘importanza di fare entrare dentro semi di positività e speranza, a combattere con le abitudini e i pensieri nocivi e boicottanti🙂

 

Cosa mi auguro per il 2025? ❓❓

 

Di non essere sovrastata dalla stanchezza.

 

Di riuscire sempre a guardare dalla parte della luce, e usare il buio per riposare.

 

Di conquistare saggezza anziché accumulare amarezza, rancori e pretese.

 

Di riuscire a prendermi sempre quello di cui ho bisogno o desiderio, o che mi merito, senza sentirmi in colpa.

 

Di mantenere sempre la gratitudine nonostante tutto.

 

Mi auguro l’entusiasmo del bambino, la saggezza dell’adulto, la protezione del genitore; coscienza e comportamenti sani.

 

Mi auguro la gioia, non la felicità, -beh magari anche quella, – che scaturisce da singoli momenti,- ma “la gioia che nasce da dentro” (cit Seneca/Vito Mancuso), che accompagna indipendentemente dal luogo, dagli accadimenti, dalle persone, dal buio; quella che contiene tutto, gratitudine, saggezza, speranza.

 

E poi anche la compassione e l’accoglienza, per gli altri e per me stessa, braccia aperte e cuore ampio.

 

E in ultimo, ma non ultimo, forza e salute per affrontare il mondo e le intemperie💪

 

Poi mi auguro anche viaggi.. eh beh😁..

 

Viaggi in aereo, perché da lassù mi ricordo che il cielo è blu sopra le nuvole (cit. Pooh🤣); viaggi in posti nuovi, per destare nuova meraviglia; e anche in posti conosciuti, per ricontattare una bellezza che conosco; in posti vicini, per una boccata d’aria, come quelle degli ultimi tempi; e viaggi dentro, per conoscere e comprendere sempre qualcosa di più, che ce n’è sempre bisogno🤭..

 

E con ciò…

 

Buon anno a me, e buon 2025 a tutti🥳

 

 

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“Bagno per signore”: intime confessioni e scomode, ma sane, verità

 

 

Oggi racconto di un viaggio in cui all’inizio ti chiedono di slacciare le cinture di sicurezza..

È un viaggio nelle storie di alcune donne, personaggi di una produzione del Teatro delle Temperie, il teatro del mio paese, dei cui sempre toccanti spettacoli, ho spesso scritto: 5 scene, con 2 interpreti, ambientate nel bagno, luogo che è metafora dell’intimità, e dei segreti più reconditi che si nascondono nell’anima. Un posto dove la verità, quando è il tempo, come i bisogni fisiologici, non può fare a meno di uscire, non lasciando più spazio alle bugie e alle maschere: davanti allo specchio del bagno, o comunque all’interno di quelle quattro pareti, ci si ritrova di fronte a se stessi, e alla propria vita.

I personaggi raccontano di tradimenti: quelli delle madri, che tramandano alle figlie un ruolo tradizionale, e non accettano quando quest’ultime non si riconoscono più in quel ruolo e in quella vita, e della ferita di abbandono che causano loro. Quelli delle figlie, -necessari per liberarsi,- quando queste si accorgono che non riescono, o non vogliono più aderire a quei ruoli assunti per eredità, per educazione, o per cultura, che spesso hanno fatto loro credere di volere cose che non erano quelle che realmente volevano, con tutta la sofferenza e lo smarrimento che ne consegue. Raccontano della necessità di trovare una nuova identità, di “ripartorirsi”, e del bisogno di cominciare ad ascoltarsi, cosa che nessuno, forse, ha mai insegnato loro a fare.

Raccontano di conflitti interni vissuti, di quando “scende la catena”, e non ce n’è più per nessuno (o, come dicono,  “scoppia la bolla nel cervello”), con la voglia di rompere con quello a cui non si appartiene più. Una presa di coscienza di ciò che sembrava vero,- una vita famigliare, un’idea, un’aspettativa, un sentimento,- qualcosa che riempiva la vita, che poi si rivela idealizzato, senza consistenza, o che si sgonfia, o muta, lasciando la sensazione di delusione, di essere in trappola, con l’impeto inarrestabile di voler buttare tutta la propria vita all’aria, o nel cesso appunto, perchè si intravede una possibilità di liberarsi, e si riesce finalmente ad immaginare una vita diversa.

E, anche, di quando, non volendo riconoscerli, i conflitti, si manifestano come una forza dentro che esplode in incontrollabili attacchi di panico, impossibili da gestire. Di quando, per sopravvivere, si arriva ad anestetizzare i propri sentimenti; o di quando si resta bloccati da qualcuno che fa leva sulle paure, che paralizzano, e rendono incapaci di accorgersi che non c’è nulla di vero in quello che vogliono fare credere.

Toccano anche l’assenza di solidarietà femminile, e l’emergere talvolta di una certa perfidia, che sconfina nell’esercizio di quel potere, che si sente di non avere sulla propria vita, sulla vita di un altro simile, con l’arma della paura.

E, soprattutto, raccontano del vuoto: della solitudine profonda che questo genera quando non ci si riconosce più, non si sente più un‘appartenenza, non ci si sente capiti, o quando si vede il mondo attraverso un vetro, e lo si percepisce, -e ci si percepisce,- irraggiungibili, con la sensazione che nessuno si accorga che c’è qualcuno dall’altra parte dello schermo; di quando un’aspettativa nutrita piomba nella realtà, e fa cadere tutte le illusioni, come un bozzolo che doveva contenere un sogno, a lungo custodito e curato, che rivela il niente che c’è all’interno. E anche di quando accade che il vuoto è nella pancia, fisicamente, in un utero che non si può riempire, e nella credenza comune che la vita, e la persona, perda di valore.

E poi c’è il vuoto che lascia la morte di una madre, la mancanza di qualcuno sopra di noi, che veglia, qualcuno nei cui pensieri sappiamo essere sempre presenti, che è dentro di noi, nel bene e nel male. Che dobbiamo arrivare a tradire, e talvolta lasciare andare, anche prima della sua morte fisica, lei o la sua eredità, per essere libere. E per le più “fortunate”, si può intravedere anche la possibilità del recupero di una parte saggia, che insegna ad essere resilienti, ad essere in grado di affrontare la vita al meglio, nonostante le intemperie da attraversare.

 

 

In definitiva, lo spettacolo ci mette davanti ad esseri umani che si trovano a guardare nella loro vita cio’ che esiste davvero, o non esiste più, o non è mai esistito. Esseri umani che si interrogano e che forse hanno cominciato da poco a vedersi e a darsi le loro risposte, con una buona dose di coraggio. A donne che apparentemente sembrano fuori di sè, ma questo essere fuori di sé è cosa buona, poichè è frutto dell’aver guardato finalmente dentro di sé. Persone che comprendono che, a volte, fare la cosa sbagliata, o che il mondo ritiene tale, può essere la cosa giusta, per loro stesse. Temi densi che possono far risuonare dentro ad ogni spettatore qualcosa che lo riguarda.

 

“Bagno per signore” è l’ennesimo spettacolo di Andrea Lupo che fa il suo dovere: da dà pensare.

Una delle mie prime riflessioni, a caldo, alla fine, è stata che viene difficile credere che il testo sia stato scritto da un uomo, per le corde che tocca, insinuandosi nei meandri dell’animo e della storia femminile. È magistralmente interpretato, e con grande coinvolgimento, da 2 attrici che si rivelano bravissime e capaci di far emozionare, Silvia Frasson e Mara Di Maio.

E’ uno spettacolo toccante, che, se si accetta di slacciare le cinture di sicurezza, come richiesto, puo’ far viaggiare in territori impervi e scottanti, ma che contengono importanti verità.

Perché, volenti o nolenti, è la verità, che rende liberi, non le illusioni.

 

dicembre 2024

 

foto: Teatro delle Temperie

https://www.teatrodelletemperie.com/events/bagno-per-signore/

 

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Nessuno si salva da solo

 

 

Nessuno si salva da solo.

Anche nel nostro piccolo abbiamo bisogno di qualcuno che ci accompagni.

O che ci prenda per mano.

O che ci dia una spinta.

O che sia un riferimento, da ascoltare, talvolta da emulare.

O di un richiamo.

O di una chiamata.

 

Questo, si trova, o avviene, se si è alla ricerca, e non si smette di cercare, nonostante tutto.

O se ci si viene a trovare nella condizione di accogliere.

Se, dentro, si sono, consapevolmente o inconsapevolmente, create le condizioni perché ciò avvenga.

 

 

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Formigli e Massini, racconti e verità sul pianeta che affonda come il Titanic: la cultura che può portare salvezza

 

 

Sono stata a vedere ieri sera, a Modena, lo spettacolo di teatro civile di Corrado Formigli e Stefano Massini:

 

“TITANIC, IL PIANETA AFFONDA MA L’ORCHESTRINA CONTINUA A SUONARE”

 

Informazione, storie, racconti, di ciò che non si sa e si dovrebbe, o di cui si ha ricordi sbiaditi; di ciò che non viene neanche commemorato, mentre sarebbe importante averne memoria; o di quello che è risaputo, ma su cui si preferisce far calare il silenzio. Quello che non si vuole vedere, per non intaccare l’avanzamento di un inarrestabile progresso, che potrebbe compromettere un mondo di apparente benessere..

 

Monologhi e dialoghi per far riflettere, per incentivare scelte, e magari per riuscire a far cambiare qualcosa, qualche comportamento. Una goccia nell’oceano, -si può pensare,- ma ricordiamo: sono le gocce che formano gli oceani.

Prendere coscienza, anche attraverso uno spettacolo, un’artista, un giornalista: questa è LA CULTURA. E’ ciò che “mette in luce“, tra tutto lo scontato, il dimenticato, l’ignorato, tra il fare senza pensare alle conseguenze, -ovvero l’irresponsabilta‘.

Ciò che riporta all’attenzione, e fa smuovere le coscienze.

Ciò che amplia la propria visuale, che spesso è ridotta ad un presente senza visione del futuro.

Ciò che, attraverso la conoscenza e il sentire, mette in grado di prendere posizioni.

 

Quando tutto è cominciato?

E’ una delle domande.

Quando l’uomo ha iniziato a mettere in primo piano il potere, rispetto alla sopravvivenza dell’ambiente, quindi di noi esseri umani. Quando hanno acquistato più valore piaceri effimeri e denaro, rispetto al valore della vita delle persone.

Quando l’uomo ha cominciato a negare, non voler vedere, quello che gli era scomodo seppur nocivo; e da Sapiens si è trasformato in Homo Potents, volto a sovrastare, col potere, le leggi di una natura, che inevitabilmente si ribella, e le leggi dell’etica. A disinteressarsi del futuro, nonostante genitore di figli, che si ritroveranno in eredità devastazioni, squilibri, irreversibilita’.

 

 

E come l’orchestrina del Titanic ha continuato a suonare mentre avveniva la tragedia, ci si ritrova a vivere in mezzo al disastro annunciato, magari guardando con ammirazione chi può permettersi un cocktail raffreddato da cubetti di ghiaccio provenienti dagli iceberg della Groenlandia.

Da Greta Thunberg a Rockfeller, dalla grande carestia cinese al più grande disastro ambientale mai avvenuto, in India nell’84, che ha causato, solo all’inizio, 5000 morti, a Bohpal, -me lo ricordo bene, ero una ragazzina-, dalla nostra vicina Ilva, ex Italsider, con i morti che ancora si contano, all’esplosione della piattaforma petrolifera nel golfo del Messico del 2010 (che, chi si ricorda più??), e i danni irreversibili con il riversarsi del petrolio nel mare e nell’aria che respiriamo …

Con la solita incisività, capacità di raccontare e collegare fatti e ragionamenti, Formigli e Massini, ieri sera a Modena, nel caldo torrido di piazza Roma, ci hanno riportato a questi drammi, spesso dimenticati, ai personaggi che hanno tentato di aprire gli occhi all’opinione pubblica, a quelli che hanno avuto delle responsabilità, e a quelli senza scrupoli, con l’obiettivo di sensibilizzare e diffondere.

Riproponendo a noi, alla nostra coscienza, la fatidica domanda

 

“Che cosa lasceremo ai nostri figli”?

 

e la riflessione riguardo a se non vale la pena chiederci di che cosa abbiamo realmente bisogno, o di che cosa possiamo fare a meno, e se non sia necessario un cambio di rotta: interrompere l’orchestrina e pensare davvero alla salvezza, per evitare il tragico naufragio, finché siamo in tempo.

Perché, come dicono i nostro eroi, è sempre una questione di scelte.

Bravissimi, Formigli e Massini, per la passione con cui hanno portato questi argomenti, per la passione per l’inchiesta, la ricerca e la condivisione della verità; per l’impegno nel trasmettere l’importanza di fare la propria parte, sempre, e comunque, al di là della propria professione e di conservare la dignità come esseri umani

 

 

17.07.2024

 

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Patrizia Pazzaglia, Patty dopo un po’.

Sono versatile, camaleontica e un po’ nevrotica. 

Una come tante.  Nessuna grande passione, ma so appassionarmi.

Prendo tutto molto sul serio e in tutto quello che faccio, se mi interessa, ci metto impegno e dedizione.

Scarsamente tecnologica, diversamente social.

Mi piace condividere, mi piace ascoltare, esprimermi, se è il caso, e stupirmi.

Mi piace vivere intensamente e andare in profondità delle cose che mi interessano e lasciare andare ciò che non mi serve (anche se con difficoltà).

Mi piace lasciarmi contagiare dalla bellezza e dalle emozioni e..naturalmente viaggiare, fuori e dentro di me, col corpo e con la mente (ma anche con lo spirito).

Perchè la vita è un gran bel viaggio.