Viaggi nel Mondo
Guardando il monte
Il suono del fiume che scorre
Le creste grigie frastagliate del Latemar che svettano nel cielo
Il contrasto col verde degli abeti e dei prati
Il marrone del legno del tetto e del terrazzino, che da la sensazione di montagna
Il profumo della vegetazione che inebria
I colori del lago e i monti che si rispecchiano…
Ho amato questo monte, il Latemar
Ho dormito ai suoi piedi
Ho visto batterci la luce del tramonto
E poi quella dell’alba.
Ho visto cambiare colore alle sue pareti ruvide, alle sue conche lisce, ai suoi spigoli, coi riflessi del sole.
L”ho visto con quella luce che offusca la nitidezza, ma fa risaltare il verde degli abeti in primo piano.
Ho osservato ogni sua punta aguzza frastagliata, nel cielo azzurro.
Ho visto passare sopra gli aerei piccoli piccoli, ricordando di ogni volta che ero io, su quell’areo, e osservavo dall’alto le montagne e la meraviglia.
Ho visto le nuvole cingergli le cime, le ho guardate muoversi, trasformarsi e dileguarsi.
Ho osservato i segni del tempo che hanno scavato, modellato, eroso.
Ho pensato all’azione del tempo, a ciò che si trasforma , tras – forma, cambia forma, ma resta.
Ho pensato a ciò che rimane in mezzo a tutta questa impermanenza, ai riferimenti che mantengono saldi, e danno la forza.
Ho pensato a ciò che è grande di fronte alle tante piccolezze, che spesso inquinano i nostri giorni
Ho pensato alla gioia, quella che viene da dentro, ma anche a tutte le ansie, le difficoltà di questo tempo, e a come affrontarle per non soccombere dal loro peso. E ho cercato la forza in quel che vedevo.
Ho pensato a quante possibilità può offrire la vita, se solo si ha un pò di fantasia e coraggio.
Ho assaporato quanto sia bello lasciar correre i pensieri, e poi rincorrerli, avere questa libertà. E poi cercare di spazzarli via, per creare momenti di vuoto, solo presenza.
Ho sentito quanto sia bello poter spaziare, sconfinare, liberarsi da quei limiti tanto cercati, ma che confinano.
Ho pensato a quanto sia importante, a volte, pensare in grande, sognare in grande, rischiare in grande.
Ho desiderato che quei momenti, a cospetto della montagna, del cielo, di me, non finissero mai, e ho amato quegli istanti in modo quasi struggente. Come se fossi, io, davanti all’infinito
Ho pensato al nutrimento che arriva dalla bellezza.
E a quanto mi ha trasmesso: un senso di potenza, di grandezza, di protezione.
Quella bellezza che mai devo dimenticare che c’è, e mai devo smettere di cercare.
E all’importanza di andarsela a trovare, di non farsi sovrastare dall’insensatezza, dalle cattive abitudini, dai cattivi pensieri, dalla tristezza, e dalla morte.
Perché quella,
la grande bellezza, la forza della vita che continua,
è lì, sempre presente, permanente.
Come il monte.
Il paradiso, come l’inferno è qui, sulla terra.
agosto 2024
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Cina: Pingyao, la Cina della tradizione e delle lanterne rosse
La città antica di Pingyao, racchiusa, coi suoi 2 chilometri quadrati all’interno di mura medievali, le meglio preservate della Cina, ha ancora il suo aspetto originale risalente alle dinastie Ming e Qing (anche se le sue origini risalgono ad un’epoca ben precedente, il IX sec. A.c.).
Pingyao per noi è una tappa di avvicinamento a Pechino, che ho voluto inserire, anche solo per mezza giornata e una notte, incuriosita dalle recensioni che avevo letto, spesso controverse: c’è a chi è piaciuta molto, e chi la considera molto finta e turistica..
A me ha subito attirato, essendo anche stata inserita, nel 1997, tra i patrimoni dell’umanità UNESCO, come esempio di città meglio conservata dell’antica Cina.
E devo dire che, alla fine, l’esperienza della visita, e del soggiorno, a Pingyao è stata davvero bella ed emozionante: quando si varca la soglia delle mura è come fare un salto nel tempo, la modernità è alle spalle, ci si trova in un luogo dove il tempo si è fermato, nessun rumore di auto, solo mezzi elettrici e biciclette, si cammina tra vicoletti deserti, o per strade colme di vetrine colorate, con prodotti spesso sconosciuti e curiosi, animate da personaggi stravaganti, gente in costume e turisti cinesi eccitati, tra ritratti di Mao ed edifici che rispecchiano perfettamente l’immaginario della Cina di un tempo
Venivamo da Xi’an, visitata dopo Chendgu, ed eravamo di ritorno, al termine del nostro viaggio, a Pechino
La citta di Pingyao
Pingyao si trova a 700 km da Pechino e 540 Km da Xi’an. Ci arriviamo in treno da Xi’an, e vediamo prima di arrivare, gli enormi grattacieli tutti uguali, tantissimi, che immagino siano caratteristici della prima periferia, perchè li abbiamo visti ovunque, dal finestrino, arrivando nei pressi di ogni città cinese
La sua struttura fortificata, con la cinta muraria del XI secolo e le 6 porte, la fanno paragonare, come forma, ad una tartaruga. Gli edifici storici risalgono a 600 anni fa, e le abitazioni tradizionali sono racchiuse attorno ad un cortile centrale, con i caratteristici tetti spioventi e le tegole grigie. La maggior parte dei negozi, che si trovano sulle belle e lucide lastricate strade pedonali, sono all’interno di palazzi storici, sono decorati e hanno appese fuori le caratteristiche lanterne rosse
Lo stile architettonico della città antica è quindi rimasto quello originale della dinastia Ming, sebbene la città sia stata restaurata, divenendo un museo a cielo aperto, e siano ancora in corso dei restauri, che, in alcuni punti, fanno apparire la cittadina un po’ disordinata, e le fanno perdere un po’ del suo fascino dei tempi che furono.
Anticamente Pingyao si sviluppo’ come importante centro finanziario: qui nacque la prima banca di cambio cinese.
La città è prevalentemente visitata da un turismo interno, quindi per le strade vediamo quasi esclusivamente cinesi: noi sembriamo come degli infiltrati, tanto che in questa foto si può vedere con che curiosità ci guardano i locali!!
Sono tantissime anche qui, come a Xi’an, le donne cinesi che sfoggiano abiti tradizionali, affittati in uno dei tanti negozi del centro, dove si sono fatte anche truccare e pettinare, e che contribuiscono a creare l’atmosfera dei vecchi tempi
Di sera le tantissime lanterne rosse e i monumenti illuminati donano un fascino unico alla cittadina
Prima di partire avevamo visto il film “Lanterne rosse”, che ci aveva molto colpito: uno spaccato di vita, di neanche tanto tempo fa, il 1920, ambientato in una residenza poco distante dalla città (visitabile, con più giorni: la residenza della famiglia Qiao): gli edifici, a Pingyao, la ricordano tantissimo, sembra di essere dentro al film, richiamano la sua architettura, con i caratteristici cortili e arredamento.
Le lanterne rosse, nel film, sono il modo in cui viene comunicata la scelta del patriarca relativamente a con quale moglie trascorrerà la notte: quelle che verranno accese, davanti alla casa della prescelta, decreteranno la sua decisione.
Oggigiorno in Cina si vedono un po’ ovunque, le lanterne Rosse, e rappresentano gioia e buona fortuna
Per godere a pieno della visita a Pingyao il suggerimento è di alloggiare in un caratteristico hotel con courtyard, con letti kang (di mattoni) e tende rosse, per immergersi completamente nella cultura e nei tempi passati.
Alloggio a Pingyao
Solitamente Pingyao viene inserita in un tour classico che comprende Datong e Xi an, che è stato la prima bozza del mio itinerario. Ma poi, quando ho deciso di cambiarlo, inserendo Chendgu, non sono riuscita a rinunciare a Pingyao: mi aveva incuriosito troppo, e forse anche già conquistato.
Comincio quindi a guardare gli alloggi su Trip.com: volevo sicuramente stare all’interno della città antica.
Mi sono apparsi una miriade di caratteristici hotel con courtyard, che scegliere diventava davvero difficile, anche se le tante recensioni con foto di Trip aiutano.. ma gli hotel proposti sono davvero tanti! Essendo Pingyao la nostra ultima tappa prima di tornare a Pechino, non ho prenotato subito perchè, se qualcosa fosse andato storto, l’avrei potuta saltare.
Ma tutto è andato come doveva andare, e il giorno prima, da Xi’an, finalmente scelgo e prenoto l’hotel Juxiange Inn, che mi pare abbia camere caratteristiche.
Costa la bellezza di ..22 euro a camera 😳, incluso anche il transfer dalla stazione (dista 10 km): decidiamo che per quella cifra ci possiamo permettere 2 camere, una per noi e una per nostra figlia, e godere di tutta l’atmosfera!
Col nostro numero cinese mando un messaggio all’hotel: dopo 2 minuti rispondono dicendo che verranno alla stazione, e ci mandano la foto di chi ci verrà a prendere 😂
Al nostro arrivo, alle 15.26, il proprietario dell’hotel è già ad attenderci, ha un auto elettrica comodissima e in pochi minuti arriviamo alle mura cittadine (col bus avremmo impiegato 45 minuti), attraversando zone che mi ricordano l’India, o alcune aree del nord Africa
Alle mura ci attende una simpatica e sorridente signora, che ci indica una macchinina elettrica su cui salire: all’interno non circolano auto, e a bordo del mezzo entriamo nella città antica dalla porta nord
Attraversiamo gran parte della città, e vediamo già le belle strade con case basse caratteristiche e le lanterne rosse
Arriviamo all’hotel, e se entrare a Pingyao sembra di mettere piede in un altro mondo, entrando in questo posto ancor di più si entra nell’atmosfera della città delle lanterne rosse: all’ingresso il ritratto di Mao anticipa una piccola reception, prima di passare una porta che conduce nel cortile
Sbrigate le formalità varchiamo la soglia del courtyard
Il cortile è piccolo e raccolto ma è splendido, ornato di drappeggi rossi e di lanterne. C’è un pò di disordine in giro, cartoni, pupazzi per bambini, stendini.. sicuramente potrebbe essere più curato ma questo dà un aspetto di autenticità
Le camere sono disposte su due piani; ognuna ha una stuoia davanti alla porta e dal primo piano si vede il cortile
Le nostre camere sono una al pian terreno e l’altra proprio sopra.
Dal corridoio del primo piano la vista dei tetti, con le lanterne, e dell’intero cortile, è davvero incantevole: siamo catapultati in un altro mondo!!
Lo stesso quando sposto la stuoia che è davanti alla porta della camera
La stanza è proprio come dalle foto: pavimento scuro, mobilia di legno antico
una cabina in vetro dove c’è il bagno
un divanetto con tappezzeria rossa a fantasia, e il tavolinetto per il te
.. e un letto chiuso in una struttura in legno con tende rosse😍: una vera meraviglia, come essere in una delle stanze della casa della famiglia Qiao!
Non è un alloggio lussuoso, ma tutto è molto poetico!
Quando torniamo, la sera, dopo il nostro giro, il posto è ancora più affascinante: l’ingresso illuminato
il cortile
la camera
Ci guardiamo anche un po’ di un film cinese
Senza dubbio, soggiornare in un courtyard hotel a Pingyao è parte imperdibile dell’esperienza della visita alla cittadina!!!
In giro per Pingyao
Abbiamo a disposizione il pomeriggio del giorno di arrivo per visitare la città. Non è facile orientarsi: per fortuna alla reception ci danno una mappa, e un consiglio per la cena. Arriviamo in poco tempo alle mura, porta nord, e facciamo il biglietto (attenzione: la biglietteria è appena fuori dalle mura), che non abbiamo capito subito, comprende l’ingresso oltre che alle mura, a tutti gli edifici storici della città.
Saliamo sulle mura, il tempo è grigio, e finalmente non è caldo come a Xi’an e Chendgu, anzi.. fa freddino!
Dopo aver camminato un pò e osservato tetti e cortili dall’alto, scendiamo verso il centro
Le strade sono animate e piene di negozi per turisti, ma i venditori sono meno insistenti che negli altri luoghi: l’atmosfera è sorprendentemente più tranquilla rispetto alle altre città visitate
Vediamo templi, negozi dentro edifici storici coloratissimi, vetrine di trucco e parrucco, e bagni pubblici. Vediamo anche tante damigiane di aceto balsamico: scopriamo che è un prodotto tipico del luogo
Non abbiamo tanto tempo per visitare altri monumenti, ma riusciamo ad entrare al Rishengchang Exchange Museum, la prima banca, non solo della Cina, ma del mondo, nata qui, nel 1823 sotto la dinastia Qing, ovvero un luogo dove in cambio di un documento, veniva attestata la proprietà di denaro, che non doveva cosi’ essere trasportato durante i viaggi. L’edificio è stato completamente restaurato nel 1995 e comprende 3 tipici cortili cinesi con varie stanze ed uffici
Entriamo anche in una delle tente case storiche. Le visite sono davvero interessanti perchè mostrano come erano fatte le dimore antiche
All’interno sono un labirinto di corridoi e cortili, tutti davvero incantevoli. E mi viene di nuovo in mente la casa della famiglia Qiao, perchè questi spazi proprio le assomigliano.
Adoro in particolare quelle aperture che guardano su un’altra apertura, e poi su un’altra ancora, in una doppia e tripla sequenza. Peccato non avere più tempo!
Vediamo anche il tempio di Confucio, bellissimo all’esterno, ma non abbiamo tempo per entrarci
Pian piano scende la sera, e le lanterne rosse cominciano ad accedendersi in città, conferendo al luogo ancora più fascino
Passeggiamo sulla South avenue, una delle vie principali e passa una scolaresca di ragazzini cinesi, che ci guardano schiamazzando, alcuni ci scattano foto e ci salutano.. ci addentriamo anche in alcuni vicoletti, a caso, perchè sono un labirinto di vie, e osserviamo con interesse anche i luoghi meno visitati
Comincia a piovere a Pingyao, le strade sono bagnate e lucide, le vetrine dei negozi e dei ristoranti, e i monumenti, sono già tutti illuminati, e le lanterne rosse si agitano col vento
Chi ha attività cerca di richiamare i clienti, e c’è un gran viavai di donne che indossano abiti tradizionali, per calarsi completamente nell’atmosfera della città e farsi fotografare, come a Xi’an: sono bellissime
Io non ho alcun abito tradizionale ma evidentemente la mia fisionomia occidentale e soprattutto i miei capelli biondi e gli occhi chiari attirano l’attenzione, e invogliano a chiedere di fare una foto con me: in cambio ricevo volti sorridenti e contenti al mio accettare
Chissà in quante foto appariremo, inconsapevoli: c’è un concorso fotografico in città, e ci accorgiamo che i fotografi, cinesi, ci riprendono, mentre percorriamo eccitati e incuriositi le strade e i monumenti di Pingyao!
Poi smette di piovere, e ci godiamo ancora un po’ la bellezza della cittadina illuminata, prima di andare a cena in un ristorante consigliato dall’hotel, dove avremo anche uno sconto del 20%
Il locale all’interno è bellissimo e raffinato, il menù è anche in inglese, e si sceglie con un tablet, il cibo ottimo. Forse il miglior servizio e la migliore organizzazione trovata nel nostro viaggio in Cina
Torniamo all’hotel soddisfatti e contenti, e mi appresto ad andare a dormire nella mia alcova con le tende rosse, con la fortuna di essere l’unica “signora”😁 (dal film Lanterne rosse)
L’indomani mi alzo prima degli altri per gustarmi l’atmosfera del courtyard
Poi facciamo colazione in camera: ci prepariamo, sul tavolino apposito di legno sul divanetto, caffè, e te nella teiera tradizionale di ceramica a fiori che abbiamo nella camera
Viene l’ora di lasciare il nostro alloggio e ci presentiamo in reception. Ci indicano di uscire, non ci sono macchinine elettriche che aspettano, ma un motorino e un mezzo a 3 posti.. sono quelli che ci porteranno in stazione😁. Nostra figlia viene caricata sul motorino, noi saliamo sul mezzo a 3 posti con le valigia…
..e via per le strade di Pingyao🤣 fino al taxi, che attende fuori dalle mura, per portarci alla stazione. Davvero un finale degno del soggiorno, in questo luogo che ha meritato la nostra sosta!!
Resta da prendere il pranzo da consumare in treno.. in città non abbiamo trovato market forniti. Ma davanti alla stazione ci sono dei camioncini di street food, e hanno anche il menu con le foto..
Ordiniamo il nostro pasto che ci costa davvero pochi yuan, delle specie di crepe ripiene di carne, uova o verdure, e vediamo la signora prepararlo con impegno nella sua cucina con vista
.. e via che prendiamo il nostro cibo, e partiamo per la prossima tappa: gli ultimi 2 giorni a Pechino!
Quando ripenso a Pingyao.. ho davvero una stretta al cuore.
Diversamente da mia figlia, che dice che l’avrebbe anche saltata, e che è rimasta infastidita dal disordine dei lavori di ristrutturazione, io ne sono rimasta affascinata. E’ una città in cui mi sono sentita come dentro al set di un film, comparsa che si lascia trasportare dall’atmosfera, e ambientato in un passato che ti piomba addosso, così reale da aver il pregio di tenerti ancorato al presente, a quello che, con gli occhi aperti e curiosi, stai vedendo e stai vivendo
settembre 2024
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L’esercito di terracotta di Xi’an, in Cina: davvero l’ottava meraviglia del mondo!
All’ingresso del museo, quando nella prima fossa mi appaiono tutti in fila i numerosi guerrieri dell’Esercito di terracotta di Xi’an, mi prende un sobbalzo: il colpo d’occhio di trovarsi davanti all’armata, vecchia di 2000 anni, è davvero emozionante!
Sono passati solo 45 anni da quando venne scoperta, del tutto casualmente, questa meraviglia, unica nel suo genere: migliaia di statue, costruite per accompagnare il primo imperatore della Cina nel suo viaggio nell’aldilà!
Entriamo alle 13 di una giornata dopo la metà di settembre, e, fortunatamente, c’è gente, ma non tanta da non poter arrivare velocemente in prima fila, e godersi bene lo spettacolo dei guerrieri di fronte; anche a fianco la coda scorre bene, e prima di uscire, alla chiusura, riusciamo a tornare nell’hangar, per un ultimo sguardo, e per imprimere nella memoria questa grande bellezza
L’esercito di terracotta: storia
L’Emperor Qinshihuang’s Mausoleum Site Museum, a una quarantina di chilometri dall’antica capitale della Cina, Xi’an, è il luogo dove si trova in esposizione l’Esercito di terracotta, che comprende circa 8000 statue, tra soldati, cavalli, e carri, fatti costruire a custodia della sua tomba, dal primo imperatore Qin, l’artefice dell’unificazione della Cina -da cui viene il nome-, e della Grande Muraglia, vissuto nel terzo secolo a.c.
Qin pare fosse ossessionato dal pensiero dell’immortalità, e per questo si prodigò, durante la sua esistenza, nella ricerca dell’elisir di lunga vita; ma quando dovette arrendersi all’idea di dover anch’egli morire, decise di realizzare un luogo degno del suo rango nell’aldilà, attraverso la costruzione di un palazzo sotterraneo, dove potessero essere conservate le sue spoglie, assieme a tutto quello di cui pensava di aver bisogno. La camera funeraria avrebbe dovuto essere inviolabile e segreta, e a sua protezione il sovrano pensò di far costruire un’armata di guerrieri a grandezza naturale
La realizzazione avvenne con l’impiego di un gran numero di artigiani che, affinchè venisse mantenuto il segreto dell’esistenza del monumento, furono poi sepolti vivi alla morte dell’imperatore (da ritrovamenti in fosse vicino al sepolcro). Le fosse, la camera funeraria e l’esercito, vennero poi ricoperti da tonnellate di terra, e restarono segreti fino al 29 marzo 1974, quando l’esercito venne trovato.
In effetti, alla fine si può dire che Qin sia riuscito nel suo intento di conquistarsi l’immortalità, divenendo anzi molto più conosciuto per la sua armata di terracotta, -e per il mistero del suo Mausoleo, che ancora oggi è sepolto sotto la terra,- che per le sue imprese in vita: migliaia di visitatori si recano, ogni giorno, in visita al museo per ammirare il suo Esercito. Il suo nome rimane legato, nella storia, alla più grande scoperta archeologica del ventesimo secolo
Il ritrovamento, il 29 marzo 1974
Io avrei voluto vedere la faccia di quel contadino,Yang, quando, nel marzo del 1974, scavando nel suo terreno per costruire un pozzo, si trovò nelle mani la testa di un guerriero, e insieme ai contadini del villaggio, dopo varie indecisioni, e in seguito al rinvenimento anche di altri reperti, decise di avvisare le autorità governative: dopo scavi ed analisi, gli archeologi si resero conto di trovarsi di fronte a un vero e proprio esercito, che doveva essere legato al Mausoleo dell’imperatore Qin. Era già risaputo, infatti, che, da qualche parte, in quella zona, si trovasse la tomba del primo imperatore, ma nessuno poteva immaginare che, a sua difesa, fosse sotterrato anche un esercito in terracotta di tale portata!
Ogni singola scultura diseppellita è stata trovata in frantumi: soltanto 1 è stata estratta integra.
Con un lavoro grandioso, che dura ancora oggi, sono stati messi insieme i pezzi, e ricomposte le statue, ritrovate in 3 fosse, profonde fino a 6 metri: ad ora solo poco più di un migliaio di guerrieri, su circa 8000 rinvenuti, sono stati ricostruiti interamente, e messi in piedi, o nella posizione originaria. Statue a dimensione umana, molte delle quali poste ordinatamente in file parallele, come erano in origine. Il risultato di tutto ciò è che, a vederli ora, i guerrieri, sembra che abbiano un’anima.. la sensazione è di aver davanti persone che siano davvero vissute!!
I guerrieri sono stati fatti con un certo numero di stampi, ma ognuno è stato reso diverso dall’altro, ognuno con le sue particolarità: armature diverse, espressioni diverse, postura diversa, appartenenza a ranghi diversi, ed è bellissimo soffermarsi ad osservarli, uno ad uno. Taluni sono rimasti senza testa, e quasi tutti nelle mani non hanno le armi, che la loro posizione lascierebbe immaginare: alcune di queste armi di bronzo, sono state rinvenute, ed esposte nel museo, altre sono state trafugate nel tempo. Sono tutti delle stesso colore, grezzo, poichè, purtroppo, il contatto con gli agenti atmosferici ha fatto perdere loro i colori originari, poco dopo che sono stati dissotterrati.
L’esercito di terracotta è stato dichiarato patrimonio UNESCO nel 1987.
L’esercito di terracotta: la nostra visita
L’intero sito si estende su oltre 56 chilometri quadrati, ma il museo dell’imperatore Qin-Shi-Huang si racchiude principalmente in 3 hangar, dove i guerrieri ricostruiti, e quelli in via di ricostruzione, si possono vedere dall’alto, all’interno delle fosse in cui sono stati trovati.
La prima fossa ricorda un hangar per aerei, data l’enormità, 230 x 60 metri. Appena dopo essere entrati, si possono vedere le statue di fronte, tutte allineate ordinatamente a formare un rettangolo, in file separate da 9 corridoi, e intervallate dalla presenza di alcuni carri e di cavalli: il colpo d’occhio è davvero impressionante
.
Girato l’angolo, si possono vedere i guerrieri di fianco
e da dietro
Percorrendo il perimetro, si possono osservare tutti i dettagli: le espressioni del viso, i diversi copricapo, le uniformi, perfino le giunture sulle statue, fatte di più parti. In ogni volto si coglie la serietà e la fierezza che contraddistingue il compito di guardia che dovevano svolgere
Sul fondo ci sono le statue in via di completamento, quelle catalogate, quelle ancora non complete, e in via di ricostruzione, con accanto le cassette dei pezzi che appartengono ad ognuno, e, infine, i reperti di terracotta ancora da estrarre, e mescolati col terreno
La seconda fossa, scoperta nel 1976, è meno d’impatto: molte delle statue sono in fase di estrazione dal terreno, addirittura alcune si vedono ammassate l’una sull’altra; ma qui la cosa interessante è la presenza di un laboratorio mobile su rotaie, che permette ai restauratori di spostarsi nel luogo preciso del ritrovamento, e, ivi, di effettuare il loro lavoro. Quando siamo andati, c’erano alcuni archeologi all’opera.
A fianco della fossa sono state posizionate alcune teche in vetro, con guerrieri di diverso tipo e rango, tra cui anche l’unica statua trovata integra, che non è in piedi
Si riescono così ad osservare da vicino tutti i particolari dei soldati e degli ufficiali
Ci sono in mostra anche alcuni cavalli da traino: i particolari del muso sono davvero impressionanti
La terza fossa, la più piccola, è molto interessante perchè vi è rappresentata una scena con diversi soggetti, uomini e cavalli, in diversi ambienti
In alcune sale espositive adiacenti sono in mostra altri particolari, per esempio le armi; si può leggere la storia su pannelli espositivi, e ci sono anche alcuni strumenti interattivi. Purtroppo, al momento della nostra visita non era presente, perchè probabilmente in trasferta in altro luogo, una famosa carrozza in bronzo trainata da cavalli. Tutto ciò, comunque, cattura, e desta grandissimo interesse.
All’interno dell’area espositiva è presente un negozio di souvenir e anche un ristorante e un punto di ristoro: il fascino di quello che stiamo vedendo è tale, che ci passa l’ora di pranzo, per cui, affamati, riusciamo solo a mangiare qualche raviolo nella caratteristica area di ristoro attigua al ristorante, che ormai è chiuso.
Usciamo da una parte diversa da quella dove siamo entrati, facendo un lungo tratto di strada a piedi, molto colorato e vivace, in mezzo a negozi di souvenir, e di locali che offrono cibo di qualsiasi tipo: è come essere in un enorme centro commerciale all’aperto misto a un parco giochi; alla fine di questa via, si giunge al punto dove stazionano i taxi.
Ma… il mausoleo dell’imperatore?
Mentre ammiravo questa meraviglia, mi domandavo:
se qui sono stati trovati i guerrieri, dov’è la tomba dell’imperatore?
L’area dei ritrovamenti è molto estesa, ma non tanto lontano dal museo è stato individuato il luogo dal mausoleo, sotto ad una collinetta artificiale. Non sono ancora stati effettuati gli scavi, per una serie di motivi, tra cui, si dice, il rischio di danneggiare i reperti, portandoli alla luce, l’enorme profondità in cui si troverebbe la camera sepolcrale, il sospetto della presenza di quantitativi elevati di solfuro mercurio, che potrebbe essere tossico, attorno alla tomba, nonchè il timore di qualche altra diavoleria pensata dall’imperatore, per rendere la camera inaccessibile. Per ironia della sorte, pare che la morte dell’imperatore sia dovuta proprio ad una ingestione eccessiva di mercurio, che, secondo le credenze dell’epoca, portava l’immortalità. Il contenuto del tumulo, comunque, è ancora sconosciuto,
Dove si trova l’Esercito di terracotta
Il sito dell’esposizione si trova ad una quarantina di chilometri da Xi’an, nella provincia dello Shaanxi, nella Cina Centrale.
Come raggiungere l’Esercito di Terracotta
-con il bus turistico 306, che parte dalla stazione dei treni di Xi’an (biglietto a bordo, 7 yuan)
-con un Didi (taxi, 35 euro a/r), che è stata la nostra scelta: dalla Pagoda della Grande Oca Selvatica, partenza alle 12, arrivo alle 13, nessuna fila all’ingresso
Biglietti: acquistati alla biglietteria senza fare coda; in alternativa viene suggerito l’acquisto su Wechat (ma si possono acquistare anche su Trip.com); all’ora di pranzo abbiamo trovato poca coda anche ai controlli per l’accesso; dopo i controlli si può scegliere se percorrere un lungo tratto a piedi o se, per pochi yuan, acquistare il biglietto per la macchinina elettrica che porta all’ingresso (fortemente consigliato per risparmiare energie, soprattutto nei periodi caldi)
Durata della visita: circa 3 ore (facendo con calma)
A metà settembre, all’ora di pranzo non abbiamo trovato grande affollamento; in particolare, vicino all’ora di chiusura la prima fossa era quasi vuota. Il suggerimento quindi è di sfruttare l’orario tra le 12.30 e le 13.00 nel tentativo di evitare di non godersi la visita per via della folla esorbitante che può crearsi, soprattutto davanti alla prima fossa.
Conclusioni
Nessuna fotografia o immagine rende quello che si può provare davanti all’Esercito di Terracotta: può destare interesse la storia, io stessa leggevo le informazioni, e guardavo video e foto con curiosità, prima di andare, ma mai mi sarei aspettata l’effetto che mi ha fatto essere dal vivo di fronte a questa spettacolare visione , che, letteralmente, lascia senza fiato. E’ davvero l’ottava meraviglia del mondo!
Assieme alla bellissima citta di Xi’an, ritengo che sia una tappa che vale il viaggio in Cina
Settembre 2024
Xi’an, la città dell’Esercito di Terracotta
Cina: Xi’an, magnifica antica capitale della Cina e l’esercito di terracotta
venivamo da
Cina: escursione da Chendgu a Leshan per vedere i Budda giganti
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Cina: escursione da Chendgu a Leshan per vedere i Budda giganti
Leshan è una località a circa 2 ore di treno da Chendgu, sempre nella regione del Sichuan.
È rinomata per la presenza della più grande statua del mondo di un Budda seduto, scolpito nella roccia di una montagna.
Ma la sorpresa, per noi, è stata anche la visita all’Oriental Capital of Buddhism, che si trova nello stesso sito del Budda gigante, un’area dove si trovavano templi buddisti nell’antichità, distrutta e poi ricostruita nel 1994, all’interno di una lunga galleria scavata nella montagna, dove sono poi state scolpite nella roccia più di 10000 statue, in omaggio al Budda.
Arrivo al sito dei Budda di Leshan e biglietti
Siamo arrivati al sito dei Budda di Leshan attorno alle 15.30 da Chendgu: al mattino avevamo visitato la riserva dei panda.
Siamo entrati dall‘ingresso est, dopo aver saltato la fermata dell’ingressso principale, con il bel bus in stile vintage, che porta in quella zona: era il primo bus che prendevamo in Cina e abbiamo appurato che non è così semplice capire dove scendere.
L’accesso all’ingresso è un po’ disastrato, ho avuto il dubbio che la via non fosse corretta, mentre invece dopo qualche metro si arriva alla biglietteria, dove abbiamo acquistato i biglietti, con un pò di difficoltà, aiutati da simpatiche ragazze che vi lavoravamo, molto collaborative, e curiose nei nostri confronti.
I biglietti sono 2 diversi, a seconda che si voglia visitare anche l’area dell’Oriental Capitali of Buddishm, o soltanto il Budda Gigante. Noi abbiamo deciso di visitare entrambi, e col senno di poi, siamo stati contenti perché l’Oriental Capital of Buddishm, che sembrava un di più da vedere perché ci trovavamo lì, è stata la cosa preferita da marito e figlia.
Di seguito la mappa di tutta l’area, e il depliant dell’Oriental Capitali of Buddishm
La visita all’Oriental Capital of Buddhism
Dall’ingresso est, una navetta gratuita porta direttamente al luogo dove si inizia la visita, e dove si trova il più grande Budda sdraiato del mondo, lungo 170 metri, e scavato nella montagna, che guarda sul fiume: non sono riuscita a fotografarlo, perché non ci stava nell’obiettivo per quanto è grande!
In realtà, vederlo chiaramente non è semplicissimo, visto che la vegetazione copre la maggior parte del suo corpo
Da questo punto inizia un giardino meraviglioso, e un lunghissimo percorso, in una galleria scavata nella montagna, dove ci sono tantissime raffigurazioni di Budda di diverse dimensioni, e varie scene scolpite nella roccia. Un tributo alla cultura buddista, e alle antiche sculture andate perdute, create da artisti contemporanei, ma di una bellezza e spettacolarità toccanti
Ci sono statue scavate davvero belle
e pareti scolpite
in un percorso che ha un’atmosfera molto mistica
E’ impressionante il Budda seduto nella cava di 33 metri
e il Budda farmacista, alto 51 metri: queste sculture imponenti lasciano senza fiato
Per fare tutto in percorso nella grotta abbiamo impiegato parecchio tempo: solo alle 16.30 ci siamo diretti verso il Giant Buddah.
Il Giant Buddah di Leshan
Il Budda gigante di Leshan è una statua scolpita sulla montagna, che guarda il fiume che scorre ai suoi piedi. Questo Budda seduto, in pietra, è il più alto del mondo, ben 71 metri!
La sua costruzione iniziò nel 713 d.c., ad opera di un monaco cinese dal nome Haitong, con lo scopo di propiziare le acque del fiume, affinchè non fossero impetuose, e consentissero la tranquilla navigazione delle navi. Terminò dopo la morte del monaco, nell’803 e nel 1996 l’opera è stata inserita nel patrimonio UNESCO
Per arrivare ai piedi del Budda Gigante, occorre fare un pò di strada in sentieri ben tracciati nella tra roccia nel bosco, fino ad arrivare ad una scala che scende a picco
La ripida discesa costeggia il fiume, e affianca la roccia rossa della montagna, che, negli orari vicino al tramonto, appare come infuocata dal sole calante, e crea un paesaggio incantevole
Fortunatamente a quell’ora non c’era coda per scendere (e in seguito per risalire), ma il caldo, seppur fosse settembre, era notevole, tanto che ci siamo chiesti come facciano quelli che visitano il sito in agosto, nelle ore centrali, e rallentati dalla folla di persone.
All’arrivo alla base del Budda si deve stare con naso all’insù, per vedere la meraviglia, e rigirarsi per ammirare il fiume che scorre di fronte, e i grattacieli della città all’orrizzonte: nel momento che che eravamo lì, il fiume fluiva con un certo impeto, probabilmente in seguito alle piogge dei giorni precedenti
Il sito è davvero spettacolare e la scultura è davvero immensa.
La discesa, e la risalita, al momento è da un solo lato, perchè una parte della statua è in ristrutturazione, e coperta da impalcature (non so se, in tempi normali, si scenda da un lato e si salga dall’altro)
Purtroppo non avevamo il tempo per prendere anche la barca e vedere il Budda dalla prospettiva del fiume, che secondo me sarebbe valsa la pena
Ci siamo fermati a lungo di fronte a quest’opera, nei punti di ombra, o dove c’erano dei ventilatori, disposti per alleviare i guardiani dal calore: io sarei rimasta lì ad ammirarla ancora, ma i miei compagni di viaggio erano davvero provati dal caldo
Siamo quindi risaliti e abbiamo cominciato a cercare una diversa uscita per fare meno strada, in preda alla stanchezza della giornata, cosa che è diventata, dopo un pò, piuttosto ardua: le indicazioni erano davvero poco chiare, e nessuno, non comprendendo l’inglese, ci sapeva aiutare.
Poi finalmente siamo riusciti ad uscire, da una parte diversa da dove eravamo entrati, ed erano già le 18, l’ora di chiusura: la difficoltà è stata farci trovare dal Didi chiamato per il ritorno (e forse questo poteva farci presagire il seguito). Il viaggio è stato davvero allucinante: la macchina era scomoda e malmessa, il vetro frontale molto sporco, per evitare una coda il taxista stava per prendere una deviazione ma poi ha cambiato idea all’ultimo momento con una brusca svolta, un auto ha suonato, e lui si è fermato in autostrada a discutere con il conducente! e, dulcis in fundo, il taxista si è poi dovuto fermare per un rumore strano, e segnalazioni pervenute da altre auto, perchè si stava staccando una parte del paraurti, che, con alcune martellate, ha tolto e lasciato sul bordo strada!! Io non vedevo l’ora di arrivare a destinazione, dopo queste disavventure.
Abbiamo impiegato quasi 3 ore per raggiungere il nostro hotel, ed eravamo davvero esausti. Ovviamente abbiamo lasciato una nota negativa sull’app di Didi, relativamente a questo viaggio, per le condizioni dell’auto e per il conducente!
Conclusioni
L’escursione a Leshan, da Chendgu, secondo me vale la pena: sarebbe consigliabile farla in una giornata intera, avendone la possibilità, anzichè in mezza giornata, per godere a pieno, e senza fretta, del parco e del sito che sono davvero spettacolari.
Tempi e trasporti
-Partenza con Didi ore 11.20 dal centro Panda fino alla stazione di Chendgu est.
Treno delle ore 13.05, prenotato 2 giorni prima, arrivo a Leshan, e bus delle ore 14.20.
Attenzione: il bus si prende seguendo le indicazioni per K1 a destra, si deve attraversare la strada, ed andare dentro all’autostazione. Tempo di percorrenza: 1 ora (col Didi si avrebbe impiegato meno tempo, ma c’era una fila chilometrica alla stazione dei taxi: magari si poteva fare il tentativo di spostarsi un po’ e chiamare il Didi)
Difficile capire quale sia la fermata a cui scendere, l’autista parlava solo cinese, abbiamo visto l’ingresso principale quando il bus era già ripartito, e ci ha poi lasciato all’ingresso est, dove non c’era nessuna fila per i biglietti.
-Ritorno da Leshan a Chendgu con Didi: i treni non erano più disponibili il giorno prima, e comunque, dopo una giornata così intensa preferivano non prendere 3 mezzi, ma tornare direttamente (costo circa 60 euro in 3). Abbiamo impiegato oltre 3 ore per arrivare a destinazione, a causa del traffico intenso.
settembre 2024
su Chendgu:
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Cina, la Grande Muraglia: visita alla sezione di Mutianyu
La Grande Muraglia cinese… che dire, quando ti ritrovi di fronte ad una delle 7 meraviglie del mondo moderno, un posto che ritenevi remoto, e che neanche avevi immaginato di riuscire a vedere?
Mi sembrava impossibile, mentre col Didi, prenotato la sera precedente, partivamo da Pechino alle 7 del mattino, per andare verso la sezione di Mutianyu della Grande Muraglia; mi chiedevo se davvero avevo organizzato questa cosa, se non stessi sognando, e quasi non riuscivo a crederci.. Mi sentivo emozionata.. come.. come.. forse come una bambina in attesa della sua grande festa di compleanno, o quando sta per prendere un animale, un gatto, un cane, o quando aspetta i regali di Babbo Natale..
Eravamo proprio in Cina, e stavamo per arrivare al cospetto di un’opera grandiosa.
La Grande Muraglia: un po’ di storia
La costruzione delle prime mura fortificate della Grande Muraglia iniziò nel VII secolo a.c, quando la Cina era ancora divisa in tanti piccoli stati, con lo scopo di definire i confini del territorio, difendendolo dalle invasioni.
Fu opera del primo imperatore della Cina, Qin (221 a.C.-206 d.C.), lo stesso da cui viene il nome del paese, lo stesso che fece costruire l’Esercito di Terracotta, e che unificò la Cina, l’unione delle sezioni già esistenti delle mura, e la realizzazione di nuovi tratti. È così che nacque questo lungo muro difensivo, la Grande Muraglia, all’epoca già lunga oltre 5000 chilometri.
Con le dinastie seguenti, le mure furono rinforzate ed ampliate, ma la maggior parte delle sezioni che oggi sono visitabili, come quelle di Badaling e Mutianyu, le meglio conservate, sono vicine a Pechino, e risalgono all’epoca della dinastia Ming (1368-1644). Fu il governo della Repubblica Popolare Cinese, nella seconda metà del XX secolo, che dopo un’opera di restauro della muraglia, ne decretò l’apertura al pubblico.
Si può dire, quindi, che la sua costruzione sia durata attorno a 2300 anni: nel 1987 la Grande Muraglia, formata da mura merlate, torrette e fortini, su un’area arrivata a circa 21000 km, 16 volte l’Italia, è stata inserita tra i patrimoni UNESCO, considerata un capolavoro dell’architettura difensiva antica.
Curiosità
La Grande Muraglia è alta dai 5 agli 8 metri e larga dai 5,5 ai 6,5 metri: doveva consentire il passaggio di quattro cavalli affiancati, che potessero trasportare truppe, armi e rifornimenti.
La muraglia finisce al mare, in un paese a est della Cina chiamato Shanhaiguan.
Sulla Grande Muraglia ci vivono anche dei gatti!!
Sull’ultima torretta di Mutianyu c’è una anziana venditrice di souvenir: mi sono chiesta se ogni mattina percorre tutto il tratto per arrivarci!
Le sezioni della Grande Muraglia
Le sezioni visitabili della muraglia sono una decina: alcune sono impegnative e richiedono faticosi trekking e scalate. Le più popolari e accessibili sono principalmente 3:
–Badaling, la prima ad essere aperta nel 1957, a una sessantina di chilometri da Pechino: è la più affollata, in quanto frequentata da gruppi e dal turismo cinese. Si può raggiungere comodamente in autobus e bus turistici, e pare anche in treno; il tratto è lungo 3,74 chilometri, salita a piedi e in funivia
–Mutianyu, poco più distante che Badaling, è frequentata molto dal turismo straniero, e quindi meno affollata, ma soprattutto dicono sia meglio restaurata, e con un paesaggio superbo; il tratto ha 23 torri, distanti 100 metri l’una dall’altra, è lungo 2,25 metri, ed è stato completamente restaurato, riportandolo come alle origini. È meno comodo da raggiungere con i mezzi rispetto a Badaling, ci arrivano autobus, o bus turistici, ma con cambi e maggior tempo di percorrenza. Più consigliato il taxi (o meglio il Didi, molto economico, circa 25 euro a tratta).
Possibilità di salire:
☑a piedi (4000 scalini)
☑con seggiovia, fino alla torretta 6, poi salita irta fino alla 14 – e possibilità di discesa anche con tobago (uno slittino che scende dalla collina)
☑con cabinovia, che arriva alla torretta 14, per giungere alla 23, l’ultima, prima che il sentiero sia interdetto
–Jinshanling, a circa 150 km da Pechino, 3 ore di auto, ha un percorso più lungo e impegnativo, in quanto la sezione non è stata interamente restaurata, ma è rimasta nelle condizioni originarie per gran parte del percorso. Ma sembra molto più spettacolare, soprattutto perchè la muraglia corre sulla cresta delle montagne, e si può vedere bene il suo sviluppo dai tratti più alti.
La nostra visita alla Grande Muraglia dalla sezione di Mutianyu
Partiamo da Pechino alle 7 del mattino, con un Didi, prenotato la sera precedente, e arriviamo all’ingresso della Grande Muraglia alle 8.40.
Andiamo alla biglietteria, che apre alle 8.30; scegliamo di salire e scendere con la cabinovia che porta fino alla torretta 14, per arrivare alla torretta 23. Col senno di poi farei, solo l’andata in cabinovia, e al ritorno andrei a piedi dalla torretta 14 fino alla 6, per fare anche quel tratto, che è in discesa, scendendo poi in seggiovia (che copre questo tratto, molto in salita all’andata se si prende la seggiovia; in alternativa la discesa può essere fatta in tobago, uno slittino che scende per la collina, ma che a noi non interessava, e dove generalmente si forma molta coda).
Dalla biglietteria c’è un pezzo di strada da fare a piedi per arrivare al punto in cui parte la navetta, che sale di parecchio per raggiungere la cabinovia, impiegando una decina di minuti. Un tratto molto carino, con locali, bancarelle e ombrelli colorati appesi in alto
Ci fermiamo da alcuni banchetti che vendono bellissima frutta: il giorno prima un cordiale cinese ci aveva offerto degli strani frutti, buonissimi, che scopriamo essere giuggiole, e decidiamo di comprarle per ristorarci durante la salita (e da allora le compreremo ovunque le troveremo)
Entriamo nella cabinovia, che inizia a salire: pian piano, sulla cresta della montagna, tra il verde degli alberi, si comincia a vedere il muro merlato
Mettiamo i piedi sul tratto di Mutianyu della Grande Muraglia che sono le 9.30, e c’è ancora pochissima gente, e il fresco del mattino
Iniziamo a percorrere con emozione i 2 chilometri e mezzo della sua lunghezza, tra i parapetti merlati, che in passato permettevano ai soldati di scagliare le loro frecce contro il nemico da entrambi i lati, cosa per cui questa sezione si distingue dalle altre
Chiedimi se sono felice!
Il tratto è in mezzo ad alberi fitti, pini e cipressi, di un verde intenso. Più si sale più sembra di andare vicino al cielo e tutto intorno si è avvolti da montagne bellissime
Si alternano punti in discesa, punti in piano e punti in salita
In certuni viene il fiatone, e io mi fermo spesso, non per la difficoltà, ma per guardare tutto minuziosamente e imprimere nella mia mente quello che vedo
Per cogliere il punto di vista tra un merlo, o da una feritoria
o da una torretta
o voltandomi indietro
Fermandomi a pensare all’opera che l’uomo ha costruito in mezzo a questi monti; a pensare a come abbiano fatto a portare i materiali in luoghi così remoti, lungo boschi ed alture; agli uomini che dentro le torrette si riparavano dal caldo e dal freddo, quando dovevano restare a difendere i confini
E anche a coloro che hanno immaginato, e poi realizzato un’opera del genere: costruita un pezzo alla volta, non si rendevano conto di che cosa stavano creando, e di cosa stavano lasciando ai posteri da ammirare..
Man mano che proseguo mi accorgo che ogni tratto della muraglia riserva un panorama diverso, una prospettiva differente
Il percorso inizia a salire con ripide scale: ci sono 454 gradini, tra le torrette 19 e 20. Nel frattempo, parecchie persone ci hanno raggiunto nella salita, creando un pò di affollamento, rallentando per la fatica, o per scattare mille foto
Più si sale, e più aumenta la meraviglia
Finché si arriva al tratto per giungere all’ultima torretta: gli scalini sono più stretti, si passa solo 2 alla volta, e sono talmente ripidi da doversi aiutare con le mani per salire e per scendere
Ma quando si arriva alla cima, si allarga davvero il cuore ❤!! Una grande pietra decreta l’arrivo nel punto dove la strada poi si interrompe, e non è più consentito proseguire
Da lì si vede la gente che sale, come un biscione che si contorce
Lo sguardo può guardare verso l’infinito
Quando siamo sazi di tutta quella meraviglia, ci rimettiamo in fila per scendere, di nuovo uno alla volta, e poi ripercorriamo la via a ritroso.
Io ancora mi attardato ad osservare le prospettive e ad assaporare il piacere di essere lì
Poi, camminando, arriviamo di nuovo alla torretta 14, da dove siamo partiti
Mi balena l’idea di proseguire verso la 6, dove si potrebbe poi prendere la seggiovia, visto che il tratto sarebbe in discesa… ma ormai abbiamo i biglietti per il ritorno, e siamo anche affamati, per cui ci accingiamo a prendere la cabinovia.
Usciamo dalla Muraglia che sono le 13.30: siamo stati 3 ore e mezza sul percorso.
Ci fermiamo a pranzo nel ristorante Xinshuangquan, ai piedi della cabinovia, prima di andare a prendere lo shuttle: è un posto che ricorda gli ambienti sovietici, con tavoli tondi e arredamento essenziale. Ma mangiamo molto bene, a prezzi contenuti, ordinando con facilità: il menù è in inglese, con cibo occidentalizzato (tipo ci sono gli involtini primavera, che pare esistano solo in occidente) e ci sono le foto dei piatti
In alternativa, per mangiare, c’è anche un bar con degli snack. Mi stupisco quando vedo gelati a forma di Grande Muraglia: scopriremo, in seguito, che in ogni monumento c’è il gelato con la sua forma, elegantemente confezionato, e anche buono!!
E poi prendiamo la navetta, raggiungendo il punto di partenza, e chiamiamo un Didi per tornare a Pechino, dove impieghiamo parecchio ad arrivare, per il traffico.
Anche questa tappa l’abbiamo raggiunta, anche questa meraviglia abbiamo avuto la fortuna di vederla🙏: siamo molto contenti
Io mi sento ricca, nutrita, espansa, e carica di quella energia che arriva dalle cose belle. E piena di gratitudine per quel che ho attorno, e per quel che, con caparbietà e motivazione riesco a prendermi.
Con la convinzione, che siamo nati per andare a prendercele, le cose belle.
settembre 2024
informazioni dettagliate sulla Grande Muraglia
https://www.viaggio-in-cina.it/grande-muraglia/
settembre 2024
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Cina: la mia visita a Pechino

Pechino è talmente vasta e ha così tante cose da vedere che ci si potrebbe trascorrere anche una settimana intera.
Meriterebbe dedicarle tempo per viversela, vedere i posti di giorno, e ritornare a vederli con l’illuminazione notturna; rilassarsi nei parchi, nei templi, curiosare nelle stradine, nei centri commerciali e nei supermarket; perdersi negli hutong, entrare nei cat cafè, sperimentare locali di tutti i tipi. Viverla per le strade, andando a zonzo, senza dover visitare solo cose, respirandone l’atmosfera e guardandosi intorno.
Restando pochi giorni, questa cosa mi è mancata, e mi è rimasta come una nostalgia.. e la voglia di tornarci e di vivermela proprio così.
In ogni distretto, zona, area, mi sembrava di essere in una città diversa; l’atmosfera cambia davvero tanto da un posto all’altro. E tutti mi hanno suscitato sorpresa, meraviglia, emozioni!
Se i giorni da dedicarci non sono tanti, come nel mio caso, che sono rimasta 3 giorni e mezzo, allora ci si può limitare a visitare solo le cose principali (e magari inserire qualche cosa di particolare o sorprendersi con l’inaspettato non programmato!!)
Cosa vedere a Pechino con pochi giorni
Il centro storico, politico e culturare di Pechino è il distretto chiamato Dongcheng: un’invisibile retta, che va da nord a sud, allinea tutti i principali monumenti della città, dal Parco del Tempio del Cielo, a Piazza Tienanmen, alla Città Proibita, il Parco Jingshang, le Torri del Tamburo e della Campana
Questi monumenti risalgono alle ultime 2 dinastie, la Ming (1368-1644) e la Quing (1644-1911), conclusasi con l’avvento della Repubblica cinese, da allora e fino al 1949, seguita dalla proclamazione da parte di Mao Zedong, della Repubblica popolare cinese.
Risale al 1908 l’ascesa al trono di Pu Yi, che ha una storia davvero singolare (raccontata dal film “L’ultimo imperatore” di Bertolucci, che merita moltissimo di essere visto): incoronato all’età di neanche 3 anni, per volere dell’imperatrice Cixi, visse recluso nella Città proibita anche dopo che fu costretto ad abdicare, finchè non venne catturato dai sovietici, e poi rimandato in un campo di rieducazione in Cina, terminando la sua vita come cittadino comune.
Il primo sito quindi da vedere è proprio la Città Proibita.
La Città Proibita o Forbidden City
La Città proibita, costruita nel 1400, in periodo di dinastia Ming, porta questo nome perchè fu inaccessibile ai cittadini comuni per anni.
E’ stata palazzo imperiale, residenza dell’imperatore, dell’imperatrice, di concubine, eunuchi e servitù, e fu interdetta ad altri fino al 1924, quando l’ultimo imperatore della dinastia Qing, Pu Yi, fu costretto a lasciarla. Venne aperta al pubblico l’anno seguente. E’ una vera e propria città, immensa, circondata da mura rosse e da un fossato, costituita da deliziosi palazzi, edifici templi, cortili, magazzini, e ponti: si contano fino a 900 edifici!
Per accedere ci sono più entrate: consiglio l’ingresso nord, entrando a Piazza Tienanmen, dalla Porta della Pace Celeste, un edificio riconoscibile per la foto di Mao Zedong, dove Mao, appunto, proclamò, il 1 ottobre del 1949, la Repubblica popolare cinese
L’ingresso è a senso unico: da qui si arriva alla porta meridionale, che è l’entrata vera e propria, che in alternativa si può raggiungere in circa 15 minuti di camminata lungo i viali della città, dalla metro Tienanmen est, passando prima dalla porta est (chiusa quando siamo andati noi) e proseguendo avanti, costeggiando il fossato, per altri 10 minuti a piedi
Dopo i controlli, si entra dalla porta della città, e si trova un enorme cortile lastricato con cinque ponti di marmo, disposti in orrizzontale, che attraversano un corso d’acqua
Si passa la Porta della Suprema Armonia, per arrivare all’imponente scalinata e al Palazzo della Suprema Armonia, dopo il quale si cominciano a susseguire i vari palazzi, uno dopo l’altro
Ai lati si trovano strade con edifici minori e cortili, in un insieme di porte, entrate ed uscite, talvolta simili ad un labirinto, ma di una bellezza e di un fascino eloquente
Il sito è meraviglioso, riporta indietro nel tempo, e in un tempo che a me era sconosciuto. Per me è stato entusiasmante riconoscere ed essere dentro ai luoghi visti nel film “L’ultimo imperatore”
-Tempo di visita: minimo 3 ore. Non si accede all’interno dei palazzi.
-Fermata metro: Tienanem
-Biglietti acquistabili 1 settimana prima dal sito on line, vanno subito esauriti ma si possono acquistare sempre in loco, alla biglietteria nel cortile della porta meridionale.
-È consigliabile arrivare all’apertura per trovare meno gente.
Parco Jingshang (Collina del carbone)
Uscendo dalla porta meridionale della Città Proibita ci si trova di fronte al Parco Jingshang, un giardino bellissimo e fiorito, sovrastato da una collina, denominata Collina del Carbone, in quanto si dice fosse qui ammassato il carbone che serviva alla Città Proibita
Salendo sulla cima si incontrano alcuni templi
Si ha un panorama spettacolare di Pechino dall’alto e della Città Proibita
Noi non ci siamo andati dopo la visita a quest’ultima visto che era mattina (siamo invece ritornati verso Piazza Tienanmen che avevamo prenotato), perchè volevamo andare al tramonto, quando la vista è molto più suggestiva, anche se la folla che abbiamo trovato è stata pazzesca: tutti accalcati per fotografare il tramonto
Però devo dire che lo spettacolo è molto suggestivo: il panorama è a perdita d’occhio, sino a Piazza Tienanmen che, proprio al tramonto, si vede illuminata sul fondo
Ingresso a pagamento: 1 Yuan, metà prezzo studenti, gratuito over 60
Tempo di visita: 1 ora
Piazza Tienanmen
Si trova proprio di fronte alla Porta della Pace Celeste della Città Proibita, e per raggiungerla c’è un sottopasso prima dell’ingresso nord di quest’ultima
Piazza Tienanmen è la piazza più grande del mondo, 880 metri per 500; ha ai lati il Palazzo dell’Assemblea del Popolo, il Museo Nazionale della Cina, il Grande Teatro Nazionale, il Mausoleo di Mao, e sul fondo è chiusa dalla Porta Anteriore, un residuo delle mura di epoca Ming. Al centro si trova un obelisco, un monumento agli eroi del popolo
Sicuramente molto suggestiva per le dimensioni, non da la sensazione di una piazza vivace, o di un luogo di ritrovo come una qualsiasi piazza.. quando siamo andati c’era pochissima gente, ci è sembrata molto vuota, viste anche le dimensioni.
La piazza fu ideata dal presidente Mao Zedong. come rappresentazione dell’onnipotenza del partito comunista, ed è tristemente conosciuta anche per gli avvenimenti del giugno 1989, quando alcune proteste di studenti vennero sedate con violenza dai militari. Oggi in questa piazza è vietato manifestare.
Per entrare bisogna sottoporsi a molteplici controlli, in più punti lungo la strada e i vicoli limitrofi: controllo del passaporto, delle borse, delle borracce, e passaggio al metal detector. A me hanno controllato tutto quello che conteneva il mio zainetto, hanno perfino sfogliato un quaderno e la guida che avevo all’interno
Ogni mattina all’alba c’è l‘alzabandiera, che pare sia una cerimonia molto bella.
-Tempo di visita: meno di 1 ora
-Fermata metro: Tienanmen est
–L’ingresso va prenotato tramite l’app Wechat entro il giorno prima della visita (oppure c’è chi dice che col biglietto della Città proibita può non essere prenotata, ma a noi è stata richiesta la prenotazione e sarebbe stato arduo spiegarsi col solo biglietto della Città Proibita, visto che non parlano inglese). Non è stato facile prenotare, perchè la procedura è piuttosto complessa, nonostante avessimo il numero cinese, -che occorre (salvo fare inserire un numero dall’hotel)-, quindi ci siamo fatti aiutare dagli addetti alla reception del nostro hotel.
Qualora si decida di non andare all’apertura alla Città Proibita, vale la pena visitare prima piazza Tienanmen, e poi quest’ultima, il cui ingresso nord è sul lato.
Qienamen Daje
A sud di Piazza Tiananmen si trova la bella porta di Qianmen, risalente al 1419
Da qui parte la Qienamen Daje, un viale pedonale alberato che ho trovato incantevole, alle spalle della Porta Anteriore, che chiude Piazza Tienanmen
Vivace, pieno di locali, commerciali moderni e tradizionali, dove è bellissimo passeggiare, il viale ha ristoranti e negozi, lanterne ai lati, e un vecchio tram che lo percorre, e vicoli limitrofi (hutong) con case e botteghe caratteristiche
Lungo questa strada abbiamo pranzato, assaggiando ottimi ravioli, i famosi “dampling” al ristorante Duyichù consigliato dalla guida Lonely Planet.
Qui abbiamo avuto la certezza che i cinesi a tavola bevono acqua calda, che i ristoranti spesso non mettono tovagliette e tovaglioli, e che non hanno una toilette (ma nei vicoli limitrofi si trovano i bagni pubblici, che abbiamo sperimentato). Ovviamente si mangia solo con le bacchette.
La strada prosegue dritta, oltre la zona dei negozi, fino al Tempio del Paradiso (quasi 3 km).
Parco del Tempio del Cielo (o del Paradiso)
Il sito è un bellissimo e grande parco, il cui principale monumento è il Tempio della Preghiera del Buon Raccolto, un edificio meraviglioso circolare, con tetto ad ombrello, dai colori blu e viola, su un terrazzo di marmo
Una bellezza singolare, per la forma e per i colori intensi. Proclamato Patrimonio Unesco, era adibito a riti e cerimonie da parte degli imperatori delle dinastie Ming (1368-1644) e Qing (1644-1911)
Visitato al tramonto ha grande fascino: per me è una delle più belle cose che ho visto a Pechino
Oltre al tempio, all’interno del bel parco che lo ospita, si trovano padiglioni, altri templi ed altari. Nel suoi giardini si può assistere a scene di vita comune quotidiana: persone che fanno ginnastica, ballano, giocano o si ritrovano.
-Tempo di visita: 2/3 ore
-Fermata metro: Tiantan dongman
-Il parco ha 4 ingressi.
-Biglietti fatti in loco
Nanluoguxiang
E’ un hutong, cioè uno stretto vicolo dove affacciano le case tradizionali, lungo 800 metri, per lo più turistico, dove si trovano negozi di tutti i tipi e street food: c’è veramente di tutto!!
L’atmosfera è molto gradevole, le attività sono spesso all’interno di edifici tradizionali, la strada è pedonale ed alberata, e addobbata in alcuni tratti con le caratteristiche lanterne rosse
Al mattino è tranquilla e percorsa da coloro che si recano al lavoro in bicicletta, magari caricando i bambini da portare a scuola, mentre al pomeriggio o alla sera, è molto affollata e vivace
Da un lato confina con Gulou street, viale trafficato e pieno di locali e ristoranti, che è carino percorrere anche per farsi un’idea del tipo di negozi che ci sono (ad esempio noi siamo entrati in alcuni negozi vintage e in un grande supermercato, esperienza che consiglio); dall’altro confina con la fermata della metropolitana omonima, e la porta che guarda su Dianmen Dongdaije. Ai lati ci sono gli hutong più autentici
A noi questa via è parecchio cara, perchè avevamo scelto l’alloggio proprio in questo hutong, ci è piaciuto molto, e ci è diventato famigliare: vedere al mattino il vicolo, al risveglio, e tornare all’hotel, con tutto il caos alla sera, e scoprendo sempre negozi o angoli non notati prima, è stato davvero piacevole!
Per esempio c’era un negozio che vendeva esclusivamente gadgets di Tom & Jerry
un altro (e questi sono frequenti) solo frutta caramellata
e uno gelati fatti a forma di pupazzetti di tutti i tipi
alcuni vendevano miscele di tè freddo alla frutta, di cui proponevano assaggio, altri ancora dolciumi, in particolare una specie di marshmellow con biscotti e frutta disidratata, buonissimi!
Qui per la prima volta ho visto i negozi dove eseguono la pulizia delle orecchie!!!
In zona si trovano il Tempio dei Lama, la Torre del Tamburo, quella della Campana, e il Tempio di Confucio.
-Fermata metro: Nanluoguxiang
Schichahai
In pochi minuti, da qui si arriva alla zona di Schichahai, altro vivace quartiere, con vie molto caratteristiche
Si trova accanto ad una zona di laghi molto carina (Xihai, Houhai, Qianhai), in alcuni punti attraversati da ponti e ponticelli, molto animata la sera, e piena di locali
A fianco a uno dei laghi si trova un lungo dragone colorato: questa è stata una delle immagini che per prima ho visto appena arrivata a Pechino, che mi ha fatto pensare: “Ecco, sono davvero in Cina!!”
-Fermata metro: Schichahai (o a piedi da Nangluoguxiang)
Tempio dei Lama
Il Tempio dei Lama è un’altra delle cose che più ci è piaciuta a Pechino (non solo a me ma anche a mia figlia ventenne e al marito): è un tempio stupendo dedicato al culto buddista tibetano, il più importante esistente fuori dal Tibet. Risale al XVII secolo, fu inizialmente costruito come residenza per il figlio dell’imperatore, poi diventò monastero per i monaci lama: tutt’ora è rifugio di monaci provenient dalla Mongolia
E’ molto grande e formato da diversi cortili e templi
All’interno dei templi si trovano delle statue di Budda sempre più grandi: man mano che si avanza nei cortili, si assiste ad un crescendo degli edifici e delle dimensioni dei Budda, fino ad arrivare all’ultimo, dove si trova il Budda più grande, in piedi, costruito con un unico blocco di legno: è alto 26 metri, ed è magnifico!
I caratteristici tetti dell’archittettura cinese, dai colori vivaci o dorati, le variopinte mattonelle, e le decorazioni, spiccano, infondendo un senso di bellezza ed allegria
Ma, soprattutto, nel tempio si gode di un’atmosfera mistica toccante e coinvolgente
Si trovano infatti devoti che pregano, altari con candele, grandi diffusori di incenso, dove i fedeli depongono stecche, inchinandosi, che infondono profumi intensi, e il tutto trasmette un senso di grande sacralità
– Fermata metro: Yonghegong
-Biglietti fatti in loco. Chiusura ore 16.30
Tips: in un hutong vicino al tempio dei Lama, Fangjia hutong, per caso abbiamo trovato il Cat cafè Mocha, dove ci si può fermare per un caffè, con una cinquantina di gatti di tutte le razze bellissimi, da accarrezzare, e che ti girano attorno (o ti guardano con superiorità, come usano fare i gatti). A questo posto ho dedicato un articolo
🔺️ La Torre del Tamburo
La stupenda Torre del Tamburo, risalente al 1420, domina Gulou street, e l’abbiamo vista più volte, di giorno e di sera passando, poichè alloggiavamo in zona
Salendo per una ripida scala si arriva alla sala dove ci sono i grossi tamburi rossi, che rievocano il passato, quando, gli originali, scandivano il tempo alla città
Ogni mezz’ora si può assistere ad un gradevole spettacolo di suono dei tamburi, e dal balcone che circonda la torre, si ha una vista spettacolare sugli hutong circostanti
Ho trovato molto interessante anche la mostra di orologi antichi, per lo più ad incenso, mai visti prima di allora.
-Tempo di visita: 1 ora
-Biglietti in loco
🔺️La torre della Campana
Di fronte alla Torre del Tamburo si trova la Torre della Campana, in pietra grigia, meno affascinante di quella del Tamburo, dove è conservata una campana in bronzo, che pare si potesse udire fino a 20 km di distanza
Questa torre l’abbiamo visitata solo all’esterno.
-Biglietti in loco
Questa zona, della Torre del Tamburo e della Campana, del Tempio dei Lama, di Schichahai e di Nanluogxiang è caratteristica per la presenza degli “hutong”.
🈴️Gli hutong
Prima di iniziare ad organizzare il viaggio in Cina, non avevo neanche mai sentito la parola “hutong”. Invece poi ho scoperto essere una delle cose più autentiche che si trova nel centro storico di Pechino: gli hutong sono gli antichi vicoli della vecchia Pechino, ovvero viuzze strette con le tradizionali case a corte, basse, in pietra grigia, molte delle quali con i caratteristici tetti spioventi
La costruzione dei primi hutong risale a oltre 7 secoli fa, e in ogni vicolo un tempo si viveva la vita quotidiana, e si gestivano affari e commerci specifici: non è raro vedere all’inizio della via un’insegna con alcune informazioni storiche. Si sono sviluppati principalmente nei dintorni della Città Proibita, e vi abitavano sia i cittadini comuni, che i ricchi.
Le principali zone dove ancora ci si può addentrare negli hutong sono quella attorno al viale Gulou, dove si trovano la Torre del Tamburo e della Campana, il Tempio dei Lama, e il turistico hutong Nanluoguxiang, il vicino quartiere Schichahai, quello di Qianmen e i dintorni di Wangfuijing.
Girovagando senza meta tra i vicoli, o infilandosi da un grande viale, si possono trovare hutong molto disordinati, con vecchi carretti, biciclette, motorini, roba accatastata, e altri molto ordinati, dove magari, più ci si addentra, più si può osservare la vita quotidiana degli abitanti, i panni stesi, pentolame, vasi di fiori, ecc.
Nelle case degli hutong la toilette spesso non è presente, quindi si incontrano tanti bagni pubblici, divisi per uomini donne e, a volte, famiglie
Entrando nelle viuzze, se si proviene da un attiguo viale trafficato della città, è come entrare improvvisamente in un altro mondo: sorprende il silenzio e la differente architettura, e il contesto è molto affasciante, offre davvero un’immersione nella vecchia Pechino. Che, fortunatamente, da un certo periodo in poi, il governo ha deciso di salvaguardare, dopo che era stata messa in atto una politica di abbattimento delle case degli hutong, per far posto a moderne costruzioni residenziali
Wangfuijing street
Wanffuijing street è una enorme ed elegante via pedonale commerciale e moderna, con edifici e grandi pannelli pubblicitari illuminati, la sera, centri commerciali enormi, e negozi di grandi firme. Al centro della via spicca un orologio simile al Big Ben
A me, devo dire, è piaciuta molto anche questa parte così all’avanguardia di Pechino, dove tutto è spazioso ed enorme! Basta comunque imboccare una delle stradine laterali e ci si trova in tutt’altro mondo.
-Fermata metro: Wangfuijing
⛩Palazzo d’Estate
Il Palazzo d’Estate o “Giardino della coltivazione dell’armonia” era la residenza estiva degli imperatori della Cina, che vi si trasferivano, dalla Città Proibita di Pechino, per sfuggire al caldo dell’estate. Risale al 1750
E’ un bellissimo parco attorno a un grande lago, con pendii collinari che sovrastano dei bei viali alberati, un lungo porticato, ponti, e coloratissimi palazzi e templi, in un giardino pieno di salici piangenti: il tutto costituisce un insieme armonioso, che gli è ha valso il titolo di patrimonio mondiale UNESCO
È considerato il giardino imperiale più grande e meglio conservato al mondo.
I punti che maggiormente mi sono piaciuti sono la Shouzou Street, che sembra una cittadina sull’acqua, dove edifici caratteristici si affacciano su canali attraversati da ponti, creando scorci suggestivi
il lungo corridoio, un porticato di 728 metri di lunghezza affacciato sul lago Kunming
e il ponte bianco con le 17 arcate che collega ad un isolotto nel lago
E poi ci sono i salici piangenti più belli mai visti!
I templi e gli edifici sono coloratissimi e trasmettono allegria e bellezza
Alcuni piccoli edifici lungo il parco sono stati trasformati in negozi o locali di ristoro, che offrono però ben poco per rifocillarsi: non ci sono ristoranti all’interno, solo una grande sala da tè, pertanto per mangiare bisogna accontentarsi o portarsi qualcosa da fuori.
Il Palazzo d’Estate è stato uno dei luoghi preferiti dell’imperatrice vedova Cixi, che ha una storia che mi ha molto incuriosito: è quella che compare, morente, nelle prime battute del film “L’ultimo imperatore” e che nomina il nipote di neanche 3 anni imperatore. In realtà lei non era la moglie dell’imperatore, ma una concubina che gli aveva dato un figlio (cosa che non era riuscita a fare la moglie), e alla morte del sovrano, tramite il figlio prestanome, aveva governato la Cina per lungo tempo
Ah… qui abbiamo visto delle bellissime e colorate mandarin duck
-Fermata metro: Beigongmen (North Palace Gate), linea 4 della metropolitana, poi camminata di 15 minuti fino all’entrata.
-Tempo minimo per la visita: 4 ore ma ci si può trascorrere un’intera giornata, e anche fare un giro con una delle barchetta che collegano le varie parti del lago.
Altre curiosità su Pechino
Come si può immaginare a Pechino nelle ore di punta il traffico è allucinante. Quando siamo arrivati dall’aeroporto, distante 27 chilometri dalla capitale, abbiamo impiegato un’ora e mezzo per giungere in centro, col Didi. Meglio forse la metropolitana, ma noi abbiamo pensato che dopo un lungo viaggio, e non pratici della città, fosse meglio prendere un taxi.
Al mattino invece si vedono tantissime persone in bicicletta e in motorino, che caricano i bambini da portare a scuola o che si muovono in città. Bisogna fare attenzione perchè sfrecciano ovunque!
I motorini sono tutti elettrici quindi non si sentono arrivare: negli stretti hutong suonano in continuazione il clacson, per avvisare di spostarsi.
Non è raro vedere uomini in strada che davanti a un tavolino giocano a Mahjong, la tradizionale dama cinese
Il nostro alloggio a Pechino
Dopo aver a lungo meditato, aver letto e guardato, la mia scelta per l’alloggio è stata per il Tangfu Boutique hotel, nel vicolo Nanluoguxiang, perchè mi sembrava una buona zona, abbastanza centrale, vicino ad alcuni importanti monumenti, come la Torre del Tamburo e della Campana, vicino ai laghi e a zone caratteristiche, e non lontana dalla Città Proibita
Non avevo all’inizio ben capito che si trovava in uno degli hutong turistici più frequentati, strada pedonale piena di street food e negozi, e credo unico hotel della via, ma questo è stato anche il plus di questa location, che me la farebbe riscegliere ancora: da poco prima del tramonto la strada si riempie di gente che passeggia, e si trova veramente di tutto. E noi ci siamo trovati subito in mezzo alla bolgia e all’anima di Pechino!
L’hotel si confonde sulla strada: l’ingresso è a fianco ad uno Starbucks, la reception non è grande, caratteristica dei boutique hotel, ma offre personale che straordinariamente parla inglese, ed è gentile e disponibile. All’ingresso mette a disposizione macchinetta per il caffè, bollitori con diversi tipi di tè, e snack salati e dolci
Avevo scelto una courtyard room, senza finestra ma con una porta a vetri che dava su un cortile: camera sufficientemente grande, con proiettore e schermo grande quasi come la parete al posto della tv, ciabattine, spazzolini e dentifricio inclusi, in camera bollitore con tè caffè, caramelle e salatini, e acqua in bottiglia, a disposizione.
Il bagno non era, come avevo visto in molti hotel, un cubo a vetri nella stanza: era un vero e proprio ed elegante bagno
All’arrivo ci hanno anche offerto squisiti dolcetti, frutta e bibite, come benvenuto
Non tutte le camere sono uguali, pertanto non saprei dare un giudizio sulle altre: la nostra era rinnovata e moderna, e ci siamo trovati benissimo.
A pochi metri dall’hotel si trova Gulou street, dove il Didi lascia o preleva, non potendo entrare nel vicolo (ma la strada da fare con i bagagli è davvero poco), piena di ristoranti, market e negozi; dall’altra parte, a circa 700 metri, si trova la stazione della metro Nanluoguxiang, e la trafficata Dianmen Dongdaije.
Pechino: cosa abbiamo mangiato
L’impatto con il cibo è stato.. piuttosto duro!
La prima sera abbiamo deciso di provare l’anatra laccata, una specialità tipica: il difficile è stato farci capire per ordinarla. Siamo entrati in un ristorante a Schichahai, il menu non era in inglese, ma c’erano le figure: tuttavia pur con quelle, e con il traduttore non è stato facile, tanto che a un certo punto mi sono alzata e sono andata a mostrare un’anatra appesa in esposizione, per far capire cosa volevamo. Insieme all’anatra ci hanno portato acqua calda: è qui che abbiamo scoperto che i cinesi pasteggiano con quella! Meno male che avevano anche un frigorifero dove poter mostrare l’acqua minerale fredda che volevamo. Assieme all’anatra ci hanno portato una specie di chapati, dentro ai classici contenitori dei ravioli: il cameriere, vedendoci un po’ confusi, si è infilato i guanti e ci ha mostrato come avvolgere i pezzi di anatra in questo pane morbido
Abbiamo ordinato anche delle squisite melanzane, preparate chissà come!!
Tutto comunque era buonissimo ed è stato anche divertente avere tutti i camerieri attorno, che cercavano di capire e farci capire cosa mangiare!
I giorni successivi abbiamo assaggiato i ravioli cinesi, i dampling, buonissimi, con carne, riso o pesce
Maiale, cucinato in diversi modi, pollo in agrodolce o alla piastra, e involtini
Non potevamo non assaggiare l‘hotpot, caratteristico cinese: una specie di bourguignonne, ovvero una pentola rialzata con sotto delle braci, dove bolle acqua con verdure, e dove cuocere carne o verdura, da gustare accompagnate con salse: la carne era davvero buona, ma per me non molto saporita, la salsa che avevamo ordinato non mi piaceva molto, per cui ho chiesto, e sono riuscita ad avere del sale!
Spesso abbiamo scelto di mangiare in posti tipo street food, che avessero qualche tavolino per sedersi (qui per esempio abbiamo mangiato dei giganteschi spiedini di carne, buonissimi, con il loro pane tipo piada)
o, in Wangfuijing street, siamo andati in un ampio spazio dove il cibo era in mostra, ed era così più facile scegliere: c’era di tutto, e abbiamo mangiato benissimo
Poi abbiamo assaggiato anche questa particolare patata fritta
la frutta caramellata, diversi pancake ripieni ottimi.. insomma, alla fine ce la siamo cavata, a volta spazientiti, altre volte divertiti!!
Le opzioni per chi non mangia carne però non sono molte, soprattutto negli street food: qualche volta si trovano seppie o polipo, cucinati sulla griglia, gamberetti, riso con verdure o tofu
Tra gli highlights di Pechino ho tralasciato di parlare di una destinazione che merita un articolo a parte:
la Grande Muraglia!
p.s. quando ho scritto “biglietti acquistati in loco” nelle biglietterie, mi riferisco ad un periodo non di altissima stagione, quando è importante informarsi sulla possibilità di trovarli disponibili o dell’opportunità di acquistarli in anticipo (in caso di acquisto da intermediari i prezzi possono essere molto più alti)
Dopo Pechino, saremmo partiti per andare a vedere una località che aspettavamo di vedere con ansia: la patria dei Panda!
E via quindi a prendere il primo treno velocissimo, che in 7 ore ci avrebbe fatto percorrere 1800 chilometri, sfiorando anche i 350 km all’ora, in direzione Chendgu!
Conclusioni
Pechino mi è piaciuta tantissimo! Tanto che è una di quelle città in cui tornerei volentieri!
Settembre 2024
per le informazioni pratiche leggere qui
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Un Cat Cafè tra gli hutong di Pechino!
Sarà che noi gattari ce li attiriamo i posti come questi???..
Dopo il Cat Cafè trovato per caso a Bratislava, e quello a Cagliari, chi si aspettava di trovarcene uno di fronte, in un hutong (piccolo vicoletto con basse case di corte tradizionali) di Pechino?
Eppure, stavamo tornando verso il nostro hotel poco distante, a Nanluogxiang, e stavamo percorrendo uno sconosciuto hutong visto sulla cartina, Fangjia hutong, che lì si dirigeva, quando vediamo la scritta:
CAT CAFÈ MOCHA
Sbirciamo dentro, e subito ci entusiasmiamo alla vista di un gattone bellissimo che sta a mangiando.. e poi dietro il vetro tanti tanti altri gatti..
Entriamo, e ci sono due ragazze in una specie di reception; chiediamo informazioni, col poco inglese che capiscono, e aiutandoci col traduttore: potevamo farci un caffè o un cappuccino dalle macchinette, ed entrare dai gatti per mezz’ora per 30 Yuan, l’equivalente di 3.86 euro.
Ci facciamo il caffè, ci danno dei calzari da mettere sopra le scarpe, leggiamo le regole, e altre informazioni, tipo che i gatti sono tutti vaccinati, e che quelli col collarino sono più irrequieti.. e ci fanno entrare…
E’ il mio regno😻😻: gatti everywhere😻😻😻!!
Non sapevamo dove guardare! C’erano gatti appertutto, ma belli belli, di tutte le razze, in uno spazio bellissimo, arredato in legno, pieno di cucce, altalene, mensole, buchi per gatti😽
Mi innamoro subito di uno scottish fold, o forse era un british shorthair,.. ma che importa ce nè uno più bello dell’altro, perfino lo sphynxs senza pelo, che non mi è mai piaciuto, trovo carino😍…
Ce ne sono di enormi
e di simpatici che mi guardano con la faccia buffa, chi sta dormendo in una scatola, e chi sale sull’altalena
chi giace in alto in incognito, chi cerca di evitare gli umani, chi invece è curioso, chi rincorre un gioco con una piuma, chi ti guarda, come fanno i gatti, altezzoso
Noi sembriamo impazziti!😹
C’è anche un tabellone con tutti i nomi: sono più di 50😸!!
Lo spazio è bello, ordinato, pulito, i gatti ben tenuti e curati
A un certo punto tirano fuori il cibo e tutti i gatti accorrono: che spettacolo vederli lì vicini, tutti assieme, così tanti🙀🙀.
La mezz’ora passa troppo velocemente, e non possiamo neanche fermarci di più: i nostri ritmi a Pechino non lo consentono!!
Ma questo luogo, il Mocha Cat Cafè, trovato per caso, girovagando in città, è stato un grande plus del nostro soggiorno a Pechino! Un altro posto meraviglioso, da aggiungere a quelli della giornata, la Grande Muraglia e il Tempio dei Lama, e prima di quelli grandiosi che ci avrebbero aspettato nei giorni a venire: a fronte di tutto quello che si deve pianificare per un tour in Cina, l’imprevedibile e inaspettato è quello che sorprende di più, e contribuisce a rendere indimenticabile il viaggio🥰
settembre 2024
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Cina: Xi’an, magnifica antica capitale della Cina e città dell’Esercito di terracotta
Difficile dire quale sia la città che più mi è piaciuta nel mio viaggio in Cina: Xi’an però l’ho trovata davvero bella, affascinante e con una gran bella atmosfera.
Xi’an è l’antica capitale della Cina, ha una cinta muraria risalente all’epoca Ming (1370), alta 12 metri, larga fino a 18, e un perimetro di 14 chilometri, che racchiude la città, che è un mix di modernità, di larghi viali, e di edifici antichi molto belli.
Arriviamo a Xi’an da Chendgu: sono solo 3 ore e mezza di treno, ma siamo parecchio stanchi dalla giornata intensa precedente, quando abbiamo visitato in una giornata la riserva dei panda e i Budda di Leshan. Abbiamo la speranza che ci sia meno caldo umido rispetto a Chendgu, ma appena mettiamo i piedi a terra dal treno, sentiamo che, no, c’è la stessa calura!
Prendiamo la metro per raggungere l’hotel, che ho scelto, di nuovo, in pieno centro. Alla fermata di Zhonglu street, impieghiamo parecchio tempo per capire quale sia la direzione giusta, nella rotonda sotteranea centrale, enorme, che si trova sotto alla Torre della Campana, da cui si diramano a raggera una moltitudine di uscite: comoda per evitare il traffico del crocevia, ma al’inizio.. che casino!!
Giungendo nella piazza, avevo come riferimento la Torre del Tamburo, per trovare il nostro hotel ma impieghiamo un pò per trovarlo: è sotto il porticato di un palazzo antico, ed è una parte di quest’ultimo, e guarda proprio sulla piazza, ma all’esterno c’è solo un’insegna con caratteri cinesi!
Ci rendiamo conto subito che la posizione è superba, sulla via della Torre del Tamburo, che si vede completamente, dall’alto, dal delizioso sky garden dell’hotel.
Prima di iniziare ad andare in giro per la città, però, ci dobbiamo riprendere dal caldo, che qui, si fa ancora pesantemente sentire, a differenza dell’ottima temperatura trovata invece a Pechino
Le principali attrazioni di Xi’an
I principali monumenti di Xi’an, si trovano all’interno del largo perimetro delle mura e sono:
-la Torre della Campana (Bell Tower)
Si trova al centro di un crocevia, è molto scenografica alla sera quando si illumina, e risale al 1582: al suo interno si trova una campana. Spicca fortemente il contrasto tra la modernità delle strade trafficate, e l’antichità del monumento
-la Torre del Tamburo (Drum tower)
E’ risalente al 1380, e contornata all’esterno da lunghe file di tamburi rossi
Merita sicuramente una visita all’interno, per camminare sul suo perimetro, e vicino ai tamburi, per vedere la bella sala, dove, ogni mezz’ora, si svolgono anche sessioni di musica incantevoli
Dalle terrazze della torre si ha la gradevole vista sulla città
La Torre del Tamburo è stato il monumento che più mi è piaciuto a Xi’an: si tova in una zona pedonale, su una piazza, e a fianco alla strada principale del quartiere mussulmano Beiyuanmen, e con l’illuminazione della sera, è davvero splendida
-il quartiere mussulmano
Sorge lungo la via pedonale Beyuanmen, una strada piena zeppa di insegne colorate, chioschi che espongono cibi di tutti i tipi, ristoranti, banchetti, negozi di dolciumi
Si trovano cose davvero curiose, come ingressi con nebbie e dragoni
La sera la strada è molto affollata e chiassosa, lo street food imperversa
Lateralmente alla via principale, si snodano vicoli e vicoletti, dove ci sono per lo più mercatini di souvenir. In una di queste stradine, si trova la Grande Moschea, inserita nei patrimoni UNESCO, risalente al 742 d.c., uno dei luoghi di culto islamico più importante della Cina. E’ molto grande, ha 4 cortili interni, con edifici in caratteristica architettura cinese con tratti islamici, e merita sicuramente entrare per visitarla: a noi è piaciuta molto anche per l’aspetto autentico ed essenziale.
-le mura cittadine
Le mura di Xi’an risalgono al XIV secolo, dinastia Ming, sono ottimamente conservate, e sono una delle attrazioni più affascinanti della città. Ogni 120 metri si trova un bastione, e le lanterne rosse che decorano la via, la sera si accendono, creando una grande atmosfera e un contesto molto suggestivo
Noi entriamo dal south gate, acquistando in biglietteria i biglietti, e poi percorrendo un corridoio che porta alla scala per salire
Rimaniamo subito impressionati dalla larghezza delle mura: sembra di essere su una strada a più corsie!
Giungiamo che è già l’imbrunire, e con l’intenzione di affittare delle biciclette per percorrerne un tratto. Poco oltre l’ingresso troviamo l’ufficio per il noleggio: non abbiamo tanto tempo, perchè sono già le 20, e il servizio chiude alle 21.30, ma è il modo migliore per percorrere un po’ di strada, vista la lunghezza del perimetro di 14 chilometri!
Pedaliamo sulle mura che ormai è buio, e vediamo la città illuminata dall’alto
Restiamo affascinati dagli edifici bordati da lucine e da tutte le lanterne rosse che ci fanno proprio sentire di essere in Cina
C’è molta gente, all’inizio del percorso, ma pochissima proseguendo avanti: qualcuno con gli abiti tradizionali, che qui usa molto affittare per una giornata, si fa delle foto, e sembra davvero di essere su un set cinematografico, o dentro ad un film
Decidiamo poi di ritornare indietro, e riconsegnamo le bici alle 21, pagando circa 18 euro.
Il giro sulle mura di Xi’an è valso davvero la pena: di nuovo, come altre volte ci è già capitato qui in Cina, ci è parso di essere catapultati indietro nel tempo
Questa città, Xi’an, dove si arriva di solito per l’Esercito di Terracotta, si è rivelata una bellissima scoperta nel suo insieme!
Fuori dalle mura si trova la Pagoda della Piccola Oca Selvatica, che non abbiamo visitato, e
-la Pagoda della Grande Oca Selvatica
Risalente al 652, fu costruita per custodire dei libri buddisti: si trova all’interno di un monastero buddista, nei cui giardini c’è un’atmosfera molto tranquilla e gradevole
La Pagoda si può raggiungere con la metropolitana: noi facciamo un po’ di fatica a trovarla, perchè la mappa non segnala correttamente la fermata, e alcuni blog non indicano quella giusta, che è Dayanta Pagoda Station; quindi dal punto dove scendiamo, facciamo un tratto a piedi, poi ci pare lungo (abbiamo un’intensa giornata davanti) e proviamo a prendere le biciclette in affitto con Alipay, -quelle azzurre– con cui percorriamo pochi chilometri, arrivando al punto in cui l’ingresso è interdetto, e così proviamo anche questa esperienza (un po’ incasinata perchè poi abbiamo qualche problema ad identificare la zona dove devono essere lasciate le bici. e a ribloccarle), e, infine, c’è da percorrere a piedi un lungo viale pedonale, per arrivare all’ingresso della Pagoda, dove si possono acquistare i biglietti
La vediamo solo dall’esterno, ma è valsa la pena arrivare fin qua, per tutto il contesto in cui è inserita
La visita dura circa un’ora, poi chiamiamo un Didi (taxi): ci aspetta una delle cose per cui siamo qui, la meraviglia dell’Esercito di Terracotta
Tra le principali attrazioni di Xi’an, non possiamo non mettere… noi!!
Continua infatti, qui, l’interesse dei cinesi nei nostri confronti, anche di quelli che affittano gli abiti tradizionali per un giorno, con tanto di trucco e parrucco, che si fanno fotografare in ogni monumento.. ma che chiedono la foto anche con noi, e sono felicissimi quando accettiamo di farla!
Curiosità: anche qui, come ovunque andiamo, troviamo in ogni monumento, il gelato con la forma del monumento stesso: tra l’altro molto buono, e con bel packaging, una cosa davvero divertente!
Il nostro hotel a Xi’an
L’hotel centralissimo che ho scelto è l’Ibis Styles hotel (Xi’an Bell and Drum Tower Hulmin Street).
A 700 metri dalla metropolitana, l’hotel è in una parte di un palazzo storico, sotto ad un portico dove ci sono negozi, e per questo poco visibile, e guarda su un lato della piazza principale; il personale non parla per nulla inglese, la stanza è spaziosa e gradevole (manca il frigorifero che sarebbe stato utile). Come negli altri hotel, non prendiamo la colazione, perchè di frequente in Cina è solo, o prevalentemente salata: gli hotel hanno comunque tutti il bollitore e in dotazione te e caffè, e noi ci compriamo tortine o biscotti da consumare in camera
Ma la cosa migliore di questo hotel, dall’ottimo rapporto qualità prezzo, è la superba location, su una strada vivace che porta alla vicinissima Torre del Tamburo
La Torre si può ammirare in tutta la sua bellezza dal delizioso sky garden all’ultimo piano
Nei giorni che rimaniamo, al mattino presto e alla sera prima di dormire, io vado a godermi qualche istante di relax, in questa oasi di pace e bellezza
Trasferimenti: da stazione a hotel, e viceversa metropolitana, fermata Zhonglu, a fianco alla Torre della Campana; dalla città all’Esercito di Terracotta Didi (12 euro a tratta)
Biglietti monumenti: tutti in loco
Conclusioni
Xi’an ci è piaciuta molto, eccezionale la visita all’Esercito di terracotta, per cui di solito si sceglie di fare tappa nella città
L’esercito di terracotta di Xi’an, in Cina: davvero l’ottava meraviglia del mondo!
Ma Xi’an è assolutamente una gran bella città dove fermarsi con calma, per tutti i suoi monumenti. Soprattutto ci è piaciuta l’atmosfera gradevole, amplificata dalla location centrale del nostro hotel. Avrebbe meritato sicuramente oltre 2 giorni di permanenza, ma dovevamo ritornare verso Pechino, fermandoci alla prossima tappa: Pingyao, la città di Lanterne Rosse!
settembre 2024
Venivamo da
Cina: escursione da Chendgu a Leshan per vedere i Budda giganti
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Cina: Chendgu e i panda, meravigliose e buffe creature!
Chendgu è conosciuta come la città dei Panda. Tuttavia ci ha sorpreso anche per altro: il suo aspetto avvenieristico di megalopoli, con grandi grattacieli si mescola con elementi originali, zone tradizionali e aree verdi dove la natura prorompe, e in queste visioni contrapposte emerge la cultura dei suoi abitanti.
Dalle case da tè, alle persone che si fermano in una piazza a fare balli tradizionali, a chi si gode un giro con la barchetta nel laghetto del parco, ai tanti giovani in giro, ai molti ragazzi cosplayer, ovvero vestiti come personaggi di cartoni, film o fumetti, Chendgu è una città vitale, che pullula di gioventù e originalità, che ha subito catturato la curiosità della nostra, quasi, ventenne.
Ma anche noi abbiamo destato curiosità come occidentali, e non è mancato chi ci ha fermato per chiederci di fare una foto insieme, la prima di una lunga serie di richieste!
Chendgu dista 1800 km da Pechino, è raggiungibile con un volo interno o con 7 ore di treno veloce (la nostra opzione) che raggiunge anche i 350 km orari.
Davvero lontano come destinazione per un viaggio di 9 giorni.
Ma sapevo che se avessi proposto di andare a vedere i panda al resto della famiglia, avrei trovato tutti d’accordo. Inoltre nei dintorni, a circa 200 km di distanza, c’era la possibilità di andare a Leshan, e vedere il Budda scavato nella roccia più grande del mondo. Per 2 attrazioni poteva valere la pena il lungo viaggio!!
Quindi, avvisati dello sforzo da sostenere per questa tappa intensa, che per gli orari dei treni avrebbe comportato la visita in una giornata di entrambi i posti, ne ho programmato l’inserimento nell’itinerario: per i panda, questo ed altro!🦝
La città di Chendgu
Peccato aver poco tempo per visitare Chendgu nella regione del Sichuan: oltre all’attrattiva dei panda e dei Budda, la citta è anche considerata la capitale della moda, ha antiche origini ed è rinomata per avere la migliore cucina della Cina.
Arriviamo alla stazione di Chendgu, e prendiamo un taxi per il nostro hotel, e subito ci accorgiamo che è la città dei panda: c’è una concentrazione di statue in 3d, gadget, immagini, cose a forma di panda, davvero esagerata: si vedono panda ovunque!!
Il che è divertente, ma effettivamente un pò eccessivo: il business creato attorno a questi animali è davvero immane. E non solo a Chendgu, perché gadgets dei panda si trovano anche in altre città della Cina, essendo l’animale simbolo del paese
Tianfu square
Tianfu square è la piazza principale della città, ed è la prima sorpresa
La piazza circolare, molto grande, ci accoglie con una meravigliosa rosa al centro, con colori intensi che spiccano sul grigio, e sugli specchi dei grattacieli che la circondano.
Uno strano contrasto, ma che io ho trovato molto affasciante, e un luogo dove con piacere ritornavo, essendo il nostro alloggio molto vicino
A lato di tutta questa modernità, si trova una grande statua di Mao Zedong
La piazza ha anche un piano sotteraneo, in parte aperto, luogo anch’esso di passaggio, di ritrovo, di shopping
La sera, illuminata, è davvero splendida
Il Chengdu People’s Park
Il People’s Park è una sorprendente oasi di verde in mezzo ai palazzi e ai grattacieli di Chengdu. E’ un parco enorme dove si trovano ruscelli, un lago, case da tè e ristoranti caratteristici, mercatini, e soprattutto una vegetazione tropicale stupenda
Sembra di entrare in un altro mondo, dove il rumore del traffico è sostituito dal canto degli uccellini, uno spazio di pace e di bellezza molto rilassante.
Quello che a un certo punto ha catturato la nostra attenzione è stata un area molto grande con vialetti dove si trovano bacheche con annunci, rosa o azzurri
Di primo acchito abbiamo pensato ad annunci immobiliari, ma usando il traduttore abbiamo poi capito che si tratta di annunci per incontri presumibilmente matrimoniali, che vengono appesi: impressiona vederne la quantità, quello che da noi ormai avviene solo via internet, tramite siti d’incontro, qui è tangibile e sotto gli occhi di tutti all’interno di un parco!!
Kuan Zhai Alley
Questa zona comprende i vicoli di Kuan Alley, Zhai Alley, vicolo largo e vicolo stretto, e Jing Alley, strade antiche restaurate con precisione, con case e cortili tradizionali, negozi di cose curiose e da assaggiare, ristoranti e street food
Arrivando dalle grandi arterie della città, piene di grattacieli e strutture moderne, ed entrando in questi vicoli, sembra proprio di fare un salto indietro nel tempo, essendo proprio dentro al centro della città!
Da qui iniziamo, e cio’ prosegue nelle città a venire, a vedere molti negozi in cui le donne possono truccarsi, pettinarsi e vestirsi come da tradizione
Ceniamo in questi vicoletti, in un piccolo locale sulla strada che ci aveva ispirato, dopo essere riusciti a fatica, ma anche con divertimento, ad ordinare: ancora ci ricordiamo il gusto di quanto mangiato, effettivamente qui c’è una gran buona cucina!
Peccato davvero essere rimasti così poco nella città di Chendgu, tutti e 3 avremmo voluto rimanere, vedere le altre cose che ci sarebbero state da vedere, e godercela di più!!
Il Chengdu Research Base of Giant Panda Breeding
I panda sono alcuni degli animali più rari al mondo, e fino a pochi anni fa, rischiavano l’ estinzione.
Sono patrimonio nazionale cinese e si trovano solo in alcune Province della Cina tra cui il Sichuan, dove si trova il Chengdu Research Base of Giant Panda Breeding
Questa riserva è la più vicina alla città, a 10 chilometri di distanza, è un organizzazione senza scopo di lucro, che dal 1987 si occupa di fare ricerca e allevare panda giganti, per garantire la conservazione della specie, ricreando per loro un habitat naturale.
Il centro originariamente ospitava 6 esemplari, con lo scopo di incentivarne la riproduzione: l’obiettivo è stato raggiunto, e secondo quanto dichiarato nel sito, a ottobre 2024, ci sono 244 esemplari di panda gigante, che non è più a rischio estinzione.
Oltre ai panda che conosciamo, con il loro mantello divertente bianco e nero, il centro ospita i panda rossi, o panda minori, molto carini e simpatici (ma nessuno batte i panda bianchi e neri!), anch’essi con una sorta di mascherina sugli occhi, molto più piccoli, con la livrea rossiccia, e la coda ad anelli. Di questi esemplari ce ne sono 160 nel centro. Entrambi questi panda vivono solo in Cina e, anche se carnivori, si nutrono prevalentemente di bambù
Anche il turismo verso i centri, che sicuramente serve per il loro mantenimento, non sembra sempre un turismo etico ed educato. Nel parco che abbiamo, visto gli animali non sembrano disturbati dalle persone per gli spazi ampi in cui vivono e si muovono, ma le orde di turisti che in certi momenti (agosto o le feste cinesi) arrivano, fanno vivere la visita in modo tutt’altro che tranquillo e godibile, a mio avviso.
Noi siamo capitati in un giorno della mid autumn fest, e tanta gente era già presente, come noi in attesa, prima dell’orario di apertura: quando hanno aperto i cancelli, una folla che pareva indemoniata ha cominciato a correre… verso cosa poi? un punto dove la sicurezza radunava le persone in coda, facendole entrare poco alla volta
Biglietti: fatti la sera precedente su Trip, la fila da fare per gli occidentali è quella dei passaporti.
La visita al Research Base of Giant Panda Breeding
La visita può durare anche più di mezza giornata perché il parco è molto bello. Tuttavia i percorsi, sebbene segnalati, non mi sono sembrati molto chiari.
All’apertura le persone hanno cominciato a correre per arrivare ad un punto in cui i guardiani hanno fatto accedere a gruppi, l’inizio del percorso, dove si poteva vedere il primo panda che dormiva
Poi la gente si è sparpagliata per il parco, alla ricerca di altri panda: non è così facile trovarli, perché loro si muovono, e il parco è grande
Cartelli con i nomi, e le caratteristiche di qualche esemplare, si trovano nelle aree dove abitano, ma non è detto che siano visibili, magari sono a dormire o rintanati da qualche parte
Quindi, dopo l’ingresso, parte una ricerca per individuare gli animali
Noi siamo riusciti a vederne 6 o 7 all’aperto, alcuni che mangiavano o giocavano tra di loro, si arrampicavano, e scendevano dagli alberi, e uno che dormiva su un tronco, ma proprio in alto!
Non si vedono da molto vicino, ma abbiamo li abbiamo potuti ammirare a fare tutte le cose buffe che si vedono fare ai panda nei video che si trovano on line
Dopo le 10 del mattino, nelle varie aree è stato messo un cartello con scritto che i panda sarebbero stati visibili in ambienti al chiuso, per l’alta temperatura, cosa di cui eravamo al corrente: durante le estati calde, i panda hanno bisogno di stare in locali refrigerati, per questa ragione è importante arrivare al mattino, all’apertura, nel tentativo di riuscire a vederne qualcuno all’esterno, nel loro habitat naturale
Nelle aree interne i panda si vedono attraverso vetrate, e anche più da vicino
Abbiamo poi visitato l’area dei red panda: questi animali non soffrono il caldo come gli altri, quindi si trovano sempre all’aperto. Ne abbiamo visti parecchi che mangiavano, o dormivano sugli alberi
Il parco è molto bello, la vegetazione è splendida, il caldo umido è un pò debilitante, l’affollamento crea un pò di fastidio: abbiamo saputo poi che la folla era dovuta alla festa di mezz’autunno di 4 giorni, che porta i cinesi a visitare posti come questo (per questa festa al ritorno all’hotel abbiamo trovato in camera dei dolci caratteristici chiamati moon cake, gentilmente offerti)
Dal sito siamo usciti attorno alle 11, per recarci poi a Leshan.
Il nostro hotel a Chendgu
L’hotel che avevo scelto a Chendgu è davvero a pochi passi dalla piazza principale della città, Tianfu square, e comodissimo alla metro (all’andata, dalla stazione Chendgu est, abbiamo preso un taxi, ma conviene usare la metropolitana che evita il traffico, come abbiamo fatto quando dovevamo ritornare in stazione): location formidabile e stanza stupenda ad un prezzo davvero ottimo, 50 euro la tripla di 39 metri quadri: il City Huaguoshan Hotel
Attiguo al gigantesco Celebrity hotel, ha una reception modesta, dove non parlano una parola di inglese; la stanza al decimo piano, con grande vetrata sui grattacieli è veramente bella!
Ha un angolo delizioso per il tè, con tavolino basso, più uno spazio con divano, dalla parte opposta
Il bagno è grande, in dotazione ci sono ciabattine in spugna ricamate, e accapatoi: è stata la migliore sistemazione del nostro viaggio
Conclusioni
La città di Chendgu ci è piaciuta molto. È una grande metropoli moderna e simpatica ma non opprimente, con alti grattacieli ma anche un bel parco e una zona antica e caratteristica, e diverse attrattive: a nostra figlia è piaciuta molto per l’atmosfera giovane e vivace, e tutti e 3 abbiamo convenuto che sarebbe stato bello fermarsi di più in questa città!
I Buddah a Leshan, di cui racconto a parte qui
Cina: escursione da Chendgu a Leshan per vedere i Budda giganti
meritano sicuramente la visita, e anche la riserva dei panda, ma se si avesse più tempo, forse potrebbe valere la pena visitare altre riserve più distanti e meno frequentate, come il Bifengxia Panda Reserve o il Dujiangyan Panda Base.
settembre 2024
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Cina in fai da te: informazioni pratiche
La Cina, un paese così grande, così diverso, ma così affascinante.
In verità non era nella mia lista dei posti da visitare con priorità, e neanche nella mia lista!
L’occasione di un viaggio d’affari, l’esenzione del pagamento del visto d’ingresso concessa quest’anno, il 2024, e il prossimo, e le recensioni entusiaste di chi c’era stato, ci fa decidere di partire, di intraprendere quest’avventura, abbinando a un viaggio di lavoro un bel tour del paese.
Perché chi vuol fare un viaggio in Cina, organizzandolo in autonomia, davvero si imbarca in un’avventura, che comporta giornate di studi e pianificazione.
La prima cosa da considerare riguarda l’itinerario: è un paese immenso, con tantissime cose da vedere, e dopo un pò mi accorgo che più leggo e mi informo, più trovo posti che vorrei includere nel mio giro. Ma, necessariamente, devo fare una scelta, e limitare le destinazioni in base ai pochi giorni che ho a disposizione.
Una volta deciso l’itinerario, con la partenza molto prossima (non è passato molto tempo da quanto ho prenotato il volo a quando siamo partiti) ho voluto rivedere il film “L’ultimo imperatore”, che non ricordavo quasi per nulla, per entrare nell’energia del paese: devo dire che è stata un’ottima idea, che ha alimentato la mia curiosità di vedere la Città Proibita di Pechino, dove per la maggior parte il film è ambientato, e ho potuto così conoscere un pezzo importante della storia della Cina: è stato poi un piacere riconoscere, al momento della visita, i luoghi visti sullo schermo. Ho poi guardato anche “Lanterne rosse”, girato vicino a Pingyao, e non ho resistito a non mettere la cittadina nel mio itinerario.
Mentre scrivo e racconto di questo viaggio
ripercorro le varie tappe con la mente,
tornando ai giorni scorsi.
E mi piace, perché in questo modo sedimento i ricordi,
fisso in un contenitore tutto quello che ho vissuto,
e i dettagli che piano piano la memoria non riuscirà a trattenere..
E ripercorrendo,
e guardando tutto a posteriori,
realizzo che è stato davvero un gran bel viaggio.
Organizzare un viaggio in Cina fai da te
Organizzare un viaggio in Cina fai da te è molto impegnativo, direi.. complicato: c’è molto da studiare.
Se pianificare un viaggio in autonomia è di per sé un lavoro, per l’impegno che richiede, per la Cina tutto si eleva alla ennesima potenza.
Ho cominciato a cercare ispirazione da itinerari proposti, leggere racconti su blog o siti specifici, consultare guide, ma credo che avrei avuto molte difficoltà se non avessi potuto raccogliere tante informazioni pratiche da un gruppo di viaggiatori su Facebook che riportavano le loro esperienze, problemi e risoluzioni, istruzioni: “Cina fai da te – viaggi, consigli, ispirazione”
Nonostante la complessità organizzativa, una volta arrivati in Cina tutto funziona alla perfezione: hanno un’organizzazione sorprendente, che noi ce la possiamo sognare, con l’ausilio della tecnologia, app, e smartphone. Ecco, senza uno smartphone e una connessione credo che non solo non si possa sopravvivere come turisti, ma forse nemmeno come abitanti!
I pagamenti vengono fatti tramite app, circola pochissimo contante, e le carte di credito sono raramente utilizzate; l’accesso ai mezzi pubblici avviene prevalentemente tramite smartphone (ci sono anche le macchinette automatiche, e da poco si può accedere anche con la carta di credito); i controlli sono capillari e ovunque, stazioni, metro, attrazioni, e sono come quelli degli aeroporti; la rete ad alta velocità dei treni collega le lunghissime distanze, e i treni sono puntualissimi.
A fronte di questa organizzazione pazzesca, pare impossibile credere che nessuna toilette, pubblica o in un posto pubblico, abbia la carta igienica, che non mettano tovaglie o tavagliette sui tavoli, che di turisti occidentali ce ne siano davvero pochi- nel nostro viaggio, a settembre, abbiamo incontrato meno di 10 italiani e pochissimi europei, tanto che la popolazione ci vede come delle rarità, e molti chiedono di fare foto con loro. Ma, soprattutto, stupisce che quasi nessuno parli inglese: anche tra i giovani è raro trovare qualcuno che lo comprenda, e tra coloro che lavorano nei siti turistici, a livello di non sapere cosa significhino parole come “water” o “exit”.
Può risultare pertanto difficile comunicare e farsi aiutare in caso di necessità, per esempio per raggiungere una stazione della metro o un monumento, o per avere consigli su come muoversi, o per capire cosa contiene un piatto.
Poi ci sono le eccezioni: persone che si danno davvero da fare, a volte anche divertendosi, per farsi e farti capire. Di nuovo entra in ballo lo smartphone, col traduttore: si parla o si scrive nel dispositivo, che traduce, ma a volte traduce cose impossibili, bislacche o ridicole, e bisogna rassegnarsi a non riuscire a capire.
I social europei sono vietati dal governo ma tutti hanno una VPN per bypassare il sistema di blocco, quindi evidentemente chiudono un occhio: è un controsenso rispetto a tutti i controlli, e non si capisce come mai (ma per fortuna) sia consentito.
Ma torniamo al nostro itinerario.
Il nostro itinerario di 10 giorni in Cina
La prima non facile decisione da prendere per la pianificazione, come dicevo sopra, è quale scegliere quale itinerario fare: in un paese così grande le cose che suscitano grande interesse e attrazione sono tantissime.
Ho iniziato a leggere itinerari, a chiedere consigli, e dopo avere modificato un primo giro, e rivoltato la sequenza di un secondo, consapevole del tour de force che ne avrebbe comportato l’attuazione, e combinando gli incontri di lavoro pianificati, ho stilato un itinerario che accontentava sicuramente noi 3, tutti, oltre me, il marito e la figlia quasi ventenne, che dopo anni aveva deciso di tornare a viaggiare con noi, attirata da questa destinazione.
Ecco il mio ITINERARIO di 10 notti (più 2 di viaggio, che si riducono, coi trasferimenti, per le visite a poco più di 7 giorni):
3 NOTTI PECHINO
2 NOTTI CHENDGU
2 NOTTI XI’AN
1 NOTTE PINGYAO
2 NOTTI PECHINO
E veniamo ora alle informazioni pratiche, alcune trovate sul web, altre basate sull’esperienza fatta sulla nostra pelle
Cina in fai da te: informazioni pratiche
☎️ SCHEDE TELEFONICHE E CONNESSIONI
Una delle cose più rilevanti per il viaggio è avere una connessione internet, che permette pagamenti, prenotazioni, navigazione. Ho iniziato quindi a cercare informazioni su schede telefoniche e VPN
Non avendo telefoni che supportano esim, molto comode perchè sono sim virtuali che non necessitano di scheda fisica, ho trovato le seguenti alternative:
-acquistare una sim con numero cinese all’arrivo all’aeroporto
-acquistare una sim in Italia, con numero italiano, di un operatore cinese, on line o presso un negozio di cinesi, che fa da rivenditore
La nostra scelta è stata di acquistare in Italia, in un negozio di cinesi trovato sul sito CMlink, 2 schede telefoniche, con 50 minuti di chiamate verso Italia e Cina, e 5 giga, per 1 mese: praticamente sono le sim che usano i cinesi residenti in Italia per chiamare in Cina, o chattare, collegate ad un numero italiano. Per chi ha un telefono dual sim sono l’ideale. Hanno provveduto ad attivarle al negozio dove le abbiamo acquistate, ma ci hanno addebitato 15 euro ognuna (si poteva anche ordinarle on line ma per noi era tardi per riuscire a riceverle) e hanno sempre funzionato. Si può poi acquistare, per 1.99 euro, un numero cinese dal sito da abbinare, ma impiegano 5 giorni per attribuirlo: noi saremmo stati già in Cina, quindi non abbiamo proseguito con l’attivazione, anche perché, poi, per diversificare e per sicurezza, essendo noi in 3, abbiamo deciso di acquistare, all’arrivo all’aeroporto, una SIM China mobile con numero cinese, CHE SI È RIVELATA NECESSARIA per alcune prenotazioni, o per le chiamate dei taxisti Didi per conferma. Purtroppo con questa ultima SIM abbiamo terminato i 5 Giga anzitempo (non abbiamo compreso come, ed inoltre noi avevamo capito di averne 50) e non c’è stato verso di ricaricarla, quindi abbiamo usato l’hotspot CMlink. Il numero cinese comunque ha continuato a funzionare (il Didi chiamava quel numero) e ha funzionato anche Alipay per i pagamenti. La connessione è necessaria per ogni telefono per l’utilizzo dei mezzi di trasporto con Alipay (da pochi giorni si può accedere in metro anche con carta di credito).
Oltre alle SIM, se si vuole navigare su Google o usare i social, incluso Whatsapp (con cui si possono fare chiamate), è neccessario acquistare una VPN per bypassare il firewall cinese (ce ne sono anche di gratuite, ma poichè avevamo letto di problemi di funzionamento abbiamo preferito stare sul sicuro e acquistarne una per uno); le esim spesso le hanno integrate; con Cmlink non servirebbe, ma occorre se su guide usare il wifi per non consumare giga: noi abbiamo scelto LetsVPN, che costa molto poco (5 euro) ed ha sempre funzionato.
Relativamente ai telefoni, attenzione ai power bank: ci sono dei limiti Wh e se non si leggono le specifiche possono venire sequestrate.
🈯️ LINGUA
La maggior parte delle persone non parla inglese, incluse quelle che lavorano nel turismo (taxisti, addetti alle attrazioni e agli hotel) e non capisce neanche le cose basilari. I taxisti ti parlano in cinese anche se non capisci.
È importante quindi avere un traduttore, o più di uno (Google translate, Papago, ecc.) da usare sia con la traduzione vocale, sia scrivendo, o scansionando le immagini. Ma capita, a volte, che le traduzioni, soprattutto dei menù, non siano comprensibili o inerenti.
🈲️ PAGAMENTI: LE APP ALIPAY E WECHAT
APPLICAZIONE ALIPAY
Alipay è un app fondamentale per i PAGAMENTI, che accettano ovunque.
Occorre inserire i dati del passaporto e di una, o meglio più, carte di credito: genera un qr code, da presentare per il pagamento inserendo la cifra da pagare, o in alternativa, si scansiona il qr code del venditore e viene inserita la cifra. Una volta presa la mano il sistema è molto comodo, simile al nostro Satispay, sempre più diffuso anche in Italia.
ATTENZIONE: non collegare la stessa carta a più telefoni altrimenti Alipay può venire bloccato (a noi è capitato per un doppio inserimento di carta di credito): contattando l’help il problema viene risolto in un paio d’ore, seguendo le istruzioni fornite per il controllo che viene richiesto per riemettere l’autorizzazione all’uso (fare foto, inserire dati e documento, ecc).
Ovviamente per usare l’app occorre una connessione, e spesso occorre togliere la VPN (vedi in seguito) per evitare rallentamenti.
Per il PAGAMENTO DEI MEZZI PUBBLICI occorre generare un qr code per ogni diversa città, dalla sezione trasporti: viene scaricata la mappa della città e devono essere reinseriti i dati del passaporto.
APPLICAZIONE WECHAT
Noi l’abbiamo scaricata per avere un sistema di pagamento alternativo, ma l’abbiamo usata poco. Per i cinesi è anche l’alternativa a whatsapp. È stata necessaria per prenotare Piazza Tienanmen. Per usarla è necessario avere un numero telefonico cinese.
Noi abbiamo utilizzato principalmente Alipay. Tutti, ma tutti, anche la piccola bancarella, e anche per un acquisto di pochi centesimi, l’accettano.
Le carte di credito sono accettate per le attrazioni, per il resto non sono molto in uso. All’arrivo all’aeroporto abbiamo cambiato un po’ di contanti, nel caso di eventuali emergenze, che, avendo installato Alipay su 3 telefoni, non abbiamo avuto.
🈴️ PRENOTAZIONI: TRIP.COM
L’applicazione Trip.com è super utile per fare PRENOTAZIONI di trasporti, hotel ed attrazioni.
Consente anche l’accumulo di euro, e, una volta completato il soggiorno/viaggio, si possono scontare su nuove prenotazioni (io prenotando hotel e attrazioni anche strada facendo, ho scontato diverse decine di euro).
La sezione “I MIEI VIAGGI” contiene tutte le prenotazioni assieme, ed è molto comoda; viene comunque inviata anche una mail, con la conferma.
Per gli HOTEL Trip.com funziona come booking.com, ma ha molte più alternative. Ci sono soluzioni cancellabili anche fino al giorno stesso, e i dettagli delle camere sono molto ricchi.
Attenzione: spesso sono proposte anche stanze senza finestre, personalmente non le amo.
La conferma via mail della prenotazione è inviata anche in lingua cinese, con le indicazioni per il taxista, o per l’hotel.
Per i biglietti delle ATTRAZIONI (tipo Riserva dei panda, Esercito di terracotta, ecc.) occorre selezionare la lingua inglese per poter effettuare l’acquisto.
I biglietti dei TRENI si possono prenotare, ed è meglio farlo appena possibile per mettersi in lista per l’acquisto (l’addebito è immediato) anche se la vendita inizia solo da 15 giorni prima. Se i posti si esauriscono e l’acquisto non va a buon fine, si viene messi in lista d’attesa: meglio controllare alla data di inizio vendita se l’acquisto è andato a buon fine o si è stati messi in coda. Nel secondo caso, Trip tenterà di acquistarli fino alla partenza, ma potrebbe essere opportuno cercare un’alternativa perchè non è garantito l’acquisto (anche se io ho visto che poco prima della partenza spesso tornano disponibili dei biglietti). Meglio ancora è inserire alternative di treno, classe e orario alla prenotazione.
ATTENZIONE alle pluriprenotazioni!!
A me è capitato di non aver messo alternative, e sono finita in coda per un treno: ho acquistato i biglietti di classe superiore (business) mantenendo la coda per vedere se tornavano disponibili biglietti più economici, ma dopo un pò di tempo mi hanno cancellato dalla coda, perché risultava un’altra prenotazione per lo stesso treno (ho dovuto cancellare prima i biglietti più cari e acquistare i biglietti tornati disponibili più economici).
Se si acquista un treno che ha la lista di attesa, mettendo diverse alternative di classe, viene addebitata la cifra più alta, e se riescono ad acquistare la più economica viene effettuato il rimborso della differenza.
Non ho avuto esperienze per l’acquisto di VOLI, ma con questa app mi sono trovata benissimo.. anzi, crea dipendenza!!
Il SERVIZIO CLIENTI contattato via chat risponde subito ed è molto efficiente. Sul sito si trovano, anche in italiano, tutte le condizioni di vendita e di cancellazione, scritte in modo molto chiaro, anche se articolate.
L’addebito delle prenotazioni è immediato, ma se prevista possibilità di cancellazione, rimborsano entro pochissime ore.
–🚌 MEZZI DI TRASPORTO
–METRO: Una corsa in metro costa 0,36€, si può pagare con l’app Alipay, selezionando la sezione trasporti che genera un qr code, da passare allo scanner all’ingresso e all’uscita. Oppure ci sono le biglietterie automatiche all’ingresso, ma non ho avuto esperienza di quanto facile sia usarle. Da pochi dovrebbe essere attivo anche il pagamento con la carta di credito.
L’app Metromen è utile per calcolare i percorsi ma occorre sapere il nome della stazione, non basta il luogo: purtroppo io non avevo informazioni di una app che contenesse una mappa con luoghi e stazioni metro integrati, (e neanche un iPhone, che pare ce l’abbia), per cui a volte abbiamo perso tempo sia a trovare la metro, che a cercare il nome della stazione più vicina.
All’ingresso della metro viene controllato il passaporto, le borse vengono passate allo scanner come in aeroporto, si deve passare dalla porta di controllo, e per entrare in metro va passato il qr code nel lettore, dopo aver impostato la città se si paga con Alipay. Spesso si deve camminare parecchio per arrivare al treno o all’uscita, fattore che va considerato nel calcolo dei tempi per gli spostamenti.
–DIDI: Spesso noi abbiamo scelto come mezzo di trasporto il DIDI, un alternativa al taxi, come Uber, o più simile al più economico Bolt di Lisbona, per il costo davvero basso delle corse, e per abbattere i tempi degli spostamenti (essendo in 3 eventuali spostamenti che comportavano metro+pullman per le attrazioni sarebbero costate pochissimo di meno). Qualche esempio: dall’aeroporto al centro di Pechino 7.49 euro, per la Grande muraglia 23 euro, per l’Esercito di terracotta dal centro di Xi’an 6.23 euro, per la tratta più lunga, da Chendgu a Leshan, 200 km, 58 euro.
IMPORTANTE: NEGLI AEROPORTI E NELLE STAZIONI I DIDI SONO NELL’AREA “CAR HAILING” O “E_HAILING” QUINDI VANNO SEGUITE LE INDICAZIONI CHE INDICANO QUESTA DIREZIONE, NON QUELLE PER I TAXI.
ATTENZIONE: ci è capitato chevil Didi non individuasse bene la posizione, non abbiamo capito perchè, visto che noi vedevamo esattamente il suo percorso quando era nelle vicinanze e il tempo di arrivo, quindi quasi sempre il taxista ha chiamato quando è arrivato nei pressi, parlando cinese (ha chiamato anche talvolta in caso di prenotazione). Se non vi trova, si può inviare foto con l’app di qualche riferimento per fargli capire la posizione esatta
🚕 funzionamento
Tramite l’applicazione Didi su Alipay si inserisce la destinazione e appare il costo, il tempo di arrivo, targa, colore e modello dell’auto e alcune alternative di taxi.
Le corse si possono anche prenotare in anticipo, e può essere opportuno farlo per gli orario mattutini (noi abbiamo prenotato la sera precedente il Didi per la Grande Muraglia,per la Riserva dei Panda a Chendgu, e per i trasferimenti in aeroporto.)
Il prezzo sull’applicazione non comprende eventuali pedaggi, che verranno aggiunti in seguito.
È possibile che un pagamento resti in sospeso. Nel caso, alla riapertura dell’app viene segnalato e va fatto il pagamento, pena la mancata possibilità di prenotazioni ulteriori.
–BICI: Abbiamo anche noleggiato bici con Alipay, il funzionamento è come quello del noleggio nelle città in Italia, di sblocco e blocco a fine corsa, il prezzo non lo abbiamo capito😬, ma è irrisorio
–TRENI: sono puntuali e affidabili. La prima classe è ovviamente più comoda della seconda, sedili spaziosi, reclinabili, comodo poggiapiedi, acqua e snack.
Sui treni c’è anche un distributore di acqua calda (nel caso per farsi dei noodles, per loro da bere) e un lavandino esterno, con anche acqua fredda, credo potabile
🚅 STAZIONI DEI TRENI
Le stazioni sono grandi come aeroporti, per questo è importante arrivare 45 minuti/1 ora prima per orientarsi e trovare il gate. I controlli sono gli stessi della metro, passaporto per entrare, scanner, metaldetector. Gli accendini spesso li fanno lasciare.
Il check in apre circa 20 minuti prima della partenza del treno, ci sono lunghe code che il personale riesce però a smaltire in tempo.
Il biglietto comprato su Trip è sempre sul passaporto, e va presentato mettendosi in coda dall’operatore, non dagli scanner.
Alla stazione di Xi’an ci sono i distributori di acqua gratuita.
🚌 BUS: preso solo una volta, a Leshan, il biglietto lo abbiamo fatto a bordo pagando in contanti perché non avevamo cambiato la città su Alipay. Un pò difficile individuare le fermate perché non indicate (non so però nelle grandi città)
🏢 HOTEL
In molti hotel non parlano inglese, noi solo a Pechino abbiamo trovato personale che parlava inglese, ed è una comodità; altrove ci hanno dato solo la chiave, muti.
In tutti (medio livello) abbiamo trovato ciabatte, spazzolini, dentifricio, acqua gratis rifornita, bollitore con te, ombrelli, macchinini antizanzare, in uno accappatoi, in un altro un regalo di benvenuto.
Non in tutti c’è il frigorifero (in estate è utile, magari controllare su Trip, dove è scritto, io ho dimenticato di farlo).
Non abbiamo mai preso la colazione inclusa, perchè nella maggior parte dei casi abbiamo letto che è solo salata: compravamo biscotti o dolciumi nei market e ci facevamo tè o caffè al mattino in camera. Il nescafè lo avevamo portato da casa ma si trova anche nei market.
✔Hotel scelti e prezzi per tripla, a notte
–Pechino: Tangfu boutique hotel Gulou branch – posizione Nanlouguxiang⬆️, hutong pedonale, 80 €
+ 1 notte Junyi Selected hotel, di fronte a stazione Beijng West, 80 €
–Chengdu: Huaghuosan hotel⬆️ – zona Tianfu square, decimo piano con vista, stupendo, 50 €
–Xi’an: Ibis Styles- Bell and Tower, sulla piazza della Torre del tamburo e a fianco a quartiere mussulmano ⬆️, 50 €
–Pingyao: Juxange inn – courtyard hotel, città antica, 22 €⬆️ incluso transfert dalla stazione
-Pechino: di nuovo Tangfu boutique hotel (ci è piaciuta sia la location che l’hotel). Per questo ultimo soggiorno abbiamo avuto un inconveniente alla seconda prenotazione, non ci hanno dato la stanza prenotata ma una di livello inferiore, che ci hanno cambiato il giorno successivo. Le stanze non sono tutte uguali, io avevo scelto quelle al primo e secondo piano che sono rinnovate, non ho idea di come siano le altre, ma comunque questo hotel per location e servizio mi sento di consigliarlo
👮 SICUREZZA e CONTROLLI
In ogni città visitata ci siamo sempre sentiti tranquilli ovunque. A Pechino nelle zone degli hutong (vicoletti con le case antiche) è ben visibile il cartello con la foto e i dati del poliziotto addetto alla sicurezza: noi siamo andati anche col buio.
Nelle piazze principali di Xian e Chendgu è presente un camper adibito alla Polizia.
I controlli ci sono ovunque, agli ingressi delle attrazioni, di stazioni e metropolitane, in entrata e in uscita, dove bisogna passare il passaporto. Più capillari a Pechino in zona Tienanmen e Città proibita: qui anche nelle strade.
All’aeroporto di Pechino in partenza controllano tutto, all’ingresso effettuano anche un controllo esplosivi, e prima dei gate, in caso sospetto, fanno aprire i bagagli per verificare cosa è stato segnalato e se può passare.
💰 COSTO DELLA VITA
–CIBO: mangiare è abbastanza economico, sia nei ristoranti che negli street food, dove abbiamo spesso mangiato, se avevano anche tavolini, così spetavamo di riuscire a capire gli ingredienti, vedendo, cosa ordinare. Abbiamo fatto la spesa nei market per colazione bibite e frutta a costi irrisori (l’acqua da mezzo litro 25 cent)
-🤩 ATTRAZIONI: le attrazioni non sono costose, la più onerosa è la Grande muraglia, 23 euro, e l’Esercito di terracotta, 15 euro, i siti più piccoli si aggirano in media sui 5 euro.
ATTENZIONE: in molti siti gli over 60 hanno biglietto scontato a metà prezzo o non pagano (in alcuni dai 65); anche i bambini hanno sconti o biglietti gratuiti,e gli studenti con tesserino della scuola/università pagano solitamente metà prezzo.
Le attrazioni acquistate su intermediari (tipo Get your guide, Civitas, ecc) sono più costose: meglio comprarle sul sito oppure tramite Trip.com, dove hanno lo stesso prezzo.
Se non è alta stagione si possono acquistare anche il giorno stesso per avere maggiore flessibilità (verificare che per alcune è necessario acquisto il giorno precedente, tipo Piazza Tienanmen)
🚻 BAGNI PUBBLICI
Nelle città ci sono molti e ben segnalati bagni pubblici. Non sono invece presenti nella maggior parte dei ristoranti.
Ho avuto occasione di frequentarli tutti, da quelli degli hutong, nelle attrazioni, nelle stazioni, nei treni e anche nelle hall degli hotel: tranne che sui treni in nessuno c’è la carta igenica, quindi è fondamentale avere fazzolettini sempre con sé.. lascio immaginare la condizione delle toilette in città🤢. Nella maggior parte è indicato se squat toilette, ovvero turca, o water.
👜 BAGAGLI
Consiglio di usare dei trolley non degli zaini: noi avevamo 1 trolley ciascuno + zainetti e mia figlia uno zaino: lei ha fatto una gran fatica perché anche se si prendono taxi o si alloggia vicino a una metro, la strada da percorrere per arrivare ai treni o ai gate delle stazioni solitamente è parecchia.
❗Dettagli e curiosità che mi sono rimasti impressi😳
-I motorini tutti elettrici che non li senti arrivare, e che suonano di continuo
-Il mix di tradizionale e moderno delle città e i quartieri grattacielo nelle periferie, visti dai treni
-Le donne cinesi che amano vestirsi e fotografarsi con abiti tradizionali, e i tanti che chiedono di fare foto con me, bionda, o con tutta la famiglia
-I cinesi che scatarrano e sputano everywhere🤢
-A tavola bevono e servono acqua calda!!
-Sono molto diffusi, soprattutto a Pechino, i posti dove puliscono le orecchie: un addetto suona un campanello, riconoscibile da lontano
-L’avviso più diffuso è “mind your step“😂
-Il People’s park a Chendgu con centinaia di annunci per matrimonio esposti
-Le lagne che si sentono in giro, dagli avvisi registrati e ripetuti con gli altoparlanti ad oltranza😒, o fatti a voce con cantilena continua, dai negozi, alle attrazioni, ai venditori che propongono le merci, al radio taxi sul Didi
📌 Cosa mi ha dato fastidio 🙄
-Non poter chiedere informazioni/comunicare quando mi serviva, perché non comprendono l’inglese (dalle indicazioni per strada, al taxista che chiama per la posizione, ecc)
-Le poche indicazioni stradali per metro e/o dentro le attrazioni
-La fatica per capire gli ingredienti della cucina e per ordinare il cibo (pochi menù scritti anche in inglese)
-Il traduttore (di più tipi) che spesso traduce cose impossibili (a volte ci siamo fatti anche delle sane risate)
Conclusioni
🔆 Un viaggio in Cina come questo è piuttosto faticoso, sia per l’organizzazione, che fisicamente, soprattutto con un programma serrato come il mio: è sicuramente consigliabile, se possibile, avere più giorni ma credo sia inevitabile che, nel cado, si diventi voraci e si tenda a voler aggiungere altre tappe e cose da vedere.
Ma è molto entusiasmante, seppur le tratte in treno siano lunghe, quelle a piedi per le visite stancanti, le giornate intense; c’è da aggiungere che, nel nostro caso, se a Pechino la stagione è stata perfetta, a metà settembre, a Chendgu e Xi’an il caldo era ancora piuttosto asfissiante ed umido, e chi lo soffre molto può essere rallentato. Per contro, credo che ci sia meno folla rispetto ad agosto o alle feste cinesi: il giorno della visita alla riserva dei panda è caduto nei 3 giorni del Mid Autumn Festival e in effetti abbiamo visto la differenza! In compenso in hotel ci hanno fatto trovare dei Moon Cake, il dolce cinese tradizionalmente preparato proprio per la Festa di metà autunno!
E’ importante studiare subito come funzionano le app, una volta capito, tutto fila velocemente che è una meraviglia.
Con pochi giorni se si vogliono vedere le attrazioni principali non possono esserci tempi morti, e ci si deve alzare molto presto, capire come arrivare a un luogo, dove andare per fare i biglietti (o farli online), dove entrare, ecc. Poi, occorre cercare di capire dove e cosa mangiare, farsi capire, -ed essere preparati a rinunciare a capire,- . I tempi sono di solito più lunghi di quel che si può immaginare.
Insomma è un viaggio sicuramente impegnativo, e i tipi ansiosi, o che perdono facilmente la pazienza come me, devono mettere in conto parecchia fatica (e altrettanta a chi deve seguire i miei ritmi).
Alla fine però si resta stupiti dall’organizzazione eccellente, dall’inaspettato che non programmato magari ti trovi di fronte, dal venire a conoscere un mondo così diverso dal nostro, e con grande fascino, e dalla immensa bellezza dei luoghi. Che ti fanno venire voglia di tornare, una volta finito il viaggio, per visitare anche altre zone diverse che, hai capito, saranno di altro incommensurabile splendore.
settembre 2024
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