Cose fighe in giro per il mondo
Cose fighe in giro per il mondo
Cina, la Grande Muraglia: visita alla sezione di Mutianyu
La Grande Muraglia cinese… che dire, quando ti ritrovi di fronte ad una delle 7 meraviglie del mondo moderno, un posto che ritenevi remoto, e che neanche avevi immaginato di riuscire a vedere?
Mi sembrava impossibile, mentre col Didi, prenotato la sera precedente, partivamo da Pechino alle 7 del mattino, per andare verso la sezione di Mutianyu della Grande Muraglia; mi chiedevo se davvero avevo organizzato questa cosa, se non stessi sognando, e quasi non riuscivo a crederci.. Mi sentivo emozionata.. come.. come.. forse come una bambina in attesa della sua grande festa di compleanno, o quando sta per prendere un animale, un gatto, un cane, o quando aspetta i regali di Babbo Natale..
Eravamo proprio in Cina, e stavamo per arrivare al cospetto di un’opera grandiosa.
La Grande Muraglia: un po’ di storia
La costruzione delle prime mura fortificate della Grande Muraglia iniziò nel VII secolo a.c, quando la Cina era ancora divisa in tanti piccoli stati, con lo scopo di definire i confini del territorio, difendendolo dalle invasioni.
Fu opera del primo imperatore della Cina, Qin (221 a.C.-206 d.C.), lo stesso da cui viene il nome del paese, lo stesso che fece costruire l’Esercito di Terracotta, e che unificò la Cina, l’unione delle sezioni già esistenti delle mura, e la realizzazione di nuovi tratti. È così che nacque questo lungo muro difensivo, la Grande Muraglia, all’epoca già lunga oltre 5000 chilometri.
Con le dinastie seguenti, le mure furono rinforzate ed ampliate, ma la maggior parte delle sezioni che oggi sono visitabili, come quelle di Badaling e Mutianyu, le meglio conservate, sono vicine a Pechino, e risalgono all’epoca della dinastia Ming (1368-1644). Fu il governo della Repubblica Popolare Cinese, nella seconda metà del XX secolo, che dopo un’opera di restauro della muraglia, ne decretò l’apertura al pubblico.
Si può dire, quindi, che la sua costruzione sia durata attorno a 2300 anni: nel 1987 la Grande Muraglia, formata da mura merlate, torrette e fortini, su un’area arrivata a circa 21000 km, 16 volte l’Italia, è stata inserita tra i patrimoni UNESCO, considerata un capolavoro dell’architettura difensiva antica.
Curiosità
La Grande Muraglia è alta dai 5 agli 8 metri e larga dai 5,5 ai 6,5 metri: doveva consentire il passaggio di quattro cavalli affiancati, che potessero trasportare truppe, armi e rifornimenti.
La muraglia finisce al mare, in un paese a est della Cina chiamato Shanhaiguan.
Sulla Grande Muraglia ci vivono anche dei gatti!!
Sull’ultima torretta di Mutianyu c’è una anziana venditrice di souvenir: mi sono chiesta se ogni mattina percorre tutto il tratto per arrivarci!
Le sezioni della Grande Muraglia
Le sezioni visitabili della muraglia sono una decina: alcune sono impegnative e richiedono faticosi trekking e scalate. Le più popolari e accessibili sono principalmente 3:
–Badaling, la prima ad essere aperta nel 1957, a una sessantina di chilometri da Pechino: è la più affollata, in quanto frequentata da gruppi e dal turismo cinese. Si può raggiungere comodamente in autobus e bus turistici, e pare anche in treno; il tratto è lungo 3,74 chilometri, salita a piedi e in funivia
–Mutianyu, poco più distante che Badaling, è frequentata molto dal turismo straniero, e quindi meno affollata, ma soprattutto dicono sia meglio restaurata, e con un paesaggio superbo; il tratto ha 23 torri, distanti 100 metri l’una dall’altra, è lungo 2,25 metri, ed è stato completamente restaurato, riportandolo come alle origini. È meno comodo da raggiungere con i mezzi rispetto a Badaling, ci arrivano autobus, o bus turistici, ma con cambi e maggior tempo di percorrenza. Più consigliato il taxi (o meglio il Didi, molto economico, circa 25 euro a tratta).
Possibilità di salire:
☑a piedi (4000 scalini)
☑con seggiovia, fino alla torretta 6, poi salita irta fino alla 14 – e possibilità di discesa anche con tobago (uno slittino che scende dalla collina)
☑con cabinovia, che arriva alla torretta 14, per giungere alla 23, l’ultima, prima che il sentiero sia interdetto
–Jinshanling, a circa 150 km da Pechino, 3 ore di auto, ha un percorso più lungo e impegnativo, in quanto la sezione non è stata interamente restaurata, ma è rimasta nelle condizioni originarie per gran parte del percorso. Ma sembra molto più spettacolare, soprattutto perchè la muraglia corre sulla cresta delle montagne, e si può vedere bene il suo sviluppo dai tratti più alti.
La nostra visita alla Grande Muraglia dalla sezione di Mutianyu
Partiamo da Pechino alle 7 del mattino, con un Didi, prenotato la sera precedente, e arriviamo all’ingresso della Grande Muraglia alle 8.40.
Andiamo alla biglietteria, che apre alle 8.30; scegliamo di salire e scendere con la cabinovia che porta fino alla torretta 14, per arrivare alla torretta 23. Col senno di poi farei, solo l’andata in cabinovia, e al ritorno andrei a piedi dalla torretta 14 fino alla 6, per fare anche quel tratto, che è in discesa, scendendo poi in seggiovia (che copre questo tratto, molto in salita all’andata se si prende la seggiovia; in alternativa la discesa può essere fatta in tobago, uno slittino che scende per la collina, ma che a noi non interessava, e dove generalmente si forma molta coda).
Dalla biglietteria c’è un pezzo di strada da fare a piedi per arrivare al punto in cui parte la navetta, che sale di parecchio per raggiungere la cabinovia, impiegando una decina di minuti. Un tratto molto carino, con locali, bancarelle e ombrelli colorati appesi in alto
Ci fermiamo da alcuni banchetti che vendono bellissima frutta: il giorno prima un cordiale cinese ci aveva offerto degli strani frutti, buonissimi, che scopriamo essere giuggiole, e decidiamo di comprarle per ristorarci durante la salita (e da allora le compreremo ovunque le troveremo)
Entriamo nella cabinovia, che inizia a salire: pian piano, sulla cresta della montagna, tra il verde degli alberi, si comincia a vedere il muro merlato
Mettiamo i piedi sul tratto di Mutianyu della Grande Muraglia che sono le 9.30, e c’è ancora pochissima gente, e il fresco del mattino
Iniziamo a percorrere con emozione i 2 chilometri e mezzo della sua lunghezza, tra i parapetti merlati, che in passato permettevano ai soldati di scagliare le loro frecce contro il nemico da entrambi i lati, cosa per cui questa sezione si distingue dalle altre
Chiedimi se sono felice!
Il tratto è in mezzo ad alberi fitti, pini e cipressi, di un verde intenso. Più si sale più sembra di andare vicino al cielo e tutto intorno si è avvolti da montagne bellissime
Si alternano punti in discesa, punti in piano e punti in salita
In certuni viene il fiatone, e io mi fermo spesso, non per la difficoltà, ma per guardare tutto minuziosamente e imprimere nella mia mente quello che vedo
Per cogliere il punto di vista tra un merlo, o da una feritoria
o da una torretta
o voltandomi indietro
Fermandomi a pensare all’opera che l’uomo ha costruito in mezzo a questi monti; a pensare a come abbiano fatto a portare i materiali in luoghi così remoti, lungo boschi ed alture; agli uomini che dentro le torrette si riparavano dal caldo e dal freddo, quando dovevano restare a difendere i confini
E anche a coloro che hanno immaginato, e poi realizzato un’opera del genere: costruita un pezzo alla volta, non si rendevano conto di che cosa stavano creando, e di cosa stavano lasciando ai posteri da ammirare..
Man mano che proseguo mi accorgo che ogni tratto della muraglia riserva un panorama diverso, una prospettiva differente
Il percorso inizia a salire con ripide scale: ci sono 454 gradini, tra le torrette 19 e 20. Nel frattempo, parecchie persone ci hanno raggiunto nella salita, creando un pò di affollamento, rallentando per la fatica, o per scattare mille foto
Più si sale, e più aumenta la meraviglia
Finché si arriva al tratto per giungere all’ultima torretta: gli scalini sono più stretti, si passa solo 2 alla volta, e sono talmente ripidi da doversi aiutare con le mani per salire e per scendere
Ma quando si arriva alla cima, si allarga davvero il cuore ❤!! Una grande pietra decreta l’arrivo nel punto dove la strada poi si interrompe, e non è più consentito proseguire
Da lì si vede la gente che sale, come un biscione che si contorce
Lo sguardo può guardare verso l’infinito
Quando siamo sazi di tutta quella meraviglia, ci rimettiamo in fila per scendere, di nuovo uno alla volta, e poi ripercorriamo la via a ritroso.
Io ancora mi attardato ad osservare le prospettive e ad assaporare il piacere di essere lì
Poi, camminando, arriviamo di nuovo alla torretta 14, da dove siamo partiti
Mi balena l’idea di proseguire verso la 6, dove si potrebbe poi prendere la seggiovia, visto che il tratto sarebbe in discesa… ma ormai abbiamo i biglietti per il ritorno, e siamo anche affamati, per cui ci accingiamo a prendere la cabinovia.
Usciamo dalla Muraglia che sono le 13.30: siamo stati 3 ore e mezza sul percorso.
Ci fermiamo a pranzo nel ristorante Xinshuangquan, ai piedi della cabinovia, prima di andare a prendere lo shuttle: è un posto che ricorda gli ambienti sovietici, con tavoli tondi e arredamento essenziale. Ma mangiamo molto bene, a prezzi contenuti, ordinando con facilità: il menù è in inglese, con cibo occidentalizzato (tipo ci sono gli involtini primavera, che pare esistano solo in occidente) e ci sono le foto dei piatti
In alternativa, per mangiare, c’è anche un bar con degli snack. Mi stupisco quando vedo gelati a forma di Grande Muraglia: scopriremo, in seguito, che in ogni monumento c’è il gelato con la sua forma, elegantemente confezionato, e anche buono!!
E poi prendiamo la navetta, raggiungendo il punto di partenza, e chiamiamo un Didi per tornare a Pechino, dove impieghiamo parecchio ad arrivare, per il traffico.
Anche questa tappa l’abbiamo raggiunta, anche questa meraviglia abbiamo avuto la fortuna di vederla🙏: siamo molto contenti
Io mi sento ricca, nutrita, espansa, e carica di quella energia che arriva dalle cose belle. E piena di gratitudine per quel che ho attorno, e per quel che, con caparbietà e motivazione riesco a prendermi.
Con la convinzione, che siamo nati per andare a prendercele, le cose belle.
settembre 2024
informazioni dettagliate sulla Grande Muraglia
https://www.viaggio-in-cina.it/grande-muraglia/
settembre 2024
tutti gli articoli sulla Cina
Un Cat Cafè tra gli hutong di Pechino!
Sarà che noi gattari ce li attiriamo i posti come questi???..
Dopo il Cat Cafè trovato per caso a Bratislava, e quello a Cagliari, chi si aspettava di trovarcene uno di fronte, in un hutong (piccolo vicoletto con basse case di corte tradizionali) di Pechino?
Eppure, stavamo tornando verso il nostro hotel poco distante, a Nanluogxiang, e stavamo percorrendo uno sconosciuto hutong visto sulla cartina, Fangjia hutong, che lì si dirigeva, quando vediamo la scritta:
CAT CAFÈ MOCHA
Sbirciamo dentro, e subito ci entusiasmiamo alla vista di un gattone bellissimo che sta a mangiando.. e poi dietro il vetro tanti tanti altri gatti..
Entriamo, e ci sono due ragazze in una specie di reception; chiediamo informazioni, col poco inglese che capiscono, e aiutandoci col traduttore: potevamo farci un caffè o un cappuccino dalle macchinette, ed entrare dai gatti per mezz’ora per 30 Yuan, l’equivalente di 3.86 euro.
Ci facciamo il caffè, ci danno dei calzari da mettere sopra le scarpe, leggiamo le regole, e altre informazioni, tipo che i gatti sono tutti vaccinati, e che quelli col collarino sono più irrequieti.. e ci fanno entrare…
E’ il mio regno😻😻: gatti everywhere😻😻😻!!
Non sapevamo dove guardare! C’erano gatti appertutto, ma belli belli, di tutte le razze, in uno spazio bellissimo, arredato in legno, pieno di cucce, altalene, mensole, buchi per gatti😽
Mi innamoro subito di uno scottish fold, o forse era un british shorthair,.. ma che importa ce nè uno più bello dell’altro, perfino lo sphynxs senza pelo, che non mi è mai piaciuto, trovo carino😍…
Ce ne sono di enormi
e di simpatici che mi guardano con la faccia buffa, chi sta dormendo in una scatola, e chi sale sull’altalena
chi giace in alto in incognito, chi cerca di evitare gli umani, chi invece è curioso, chi rincorre un gioco con una piuma, chi ti guarda, come fanno i gatti, altezzoso
Noi sembriamo impazziti!😹
C’è anche un tabellone con tutti i nomi: sono più di 50😸!!
Lo spazio è bello, ordinato, pulito, i gatti ben tenuti e curati
A un certo punto tirano fuori il cibo e tutti i gatti accorrono: che spettacolo vederli lì vicini, tutti assieme, così tanti🙀🙀.
La mezz’ora passa troppo velocemente, e non possiamo neanche fermarci di più: i nostri ritmi a Pechino non lo consentono!!
Ma questo luogo, il Mocha Cat Cafè, trovato per caso, girovagando in città, è stato un grande plus del nostro soggiorno a Pechino! Un altro posto meraviglioso, da aggiungere a quelli della giornata, la Grande Muraglia e il Tempio dei Lama, e prima di quelli grandiosi che ci avrebbero aspettato nei giorni a venire: a fronte di tutto quello che si deve pianificare per un tour in Cina, l’imprevedibile e inaspettato è quello che sorprende di più, e contribuisce a rendere indimenticabile il viaggio🥰
settembre 2024
potrebbe piacerti anche
tutti gli articoli sulla Cina
Giro in motoslitta sulle DOLOMITI, a MISURINA, e nevicata in CADORE
Un giro in motoslitta è qualcosa di estremamente adrenalico😁🤩. Siamo riusciti a farlo nelle nostre Dolomiti, in Cadore, sulla neve fresca, appena caduta, senza andare nei paesi nordici, ed è stato bellissimo!!
La bellezza della montagna d’inverno
Chi mi conosce sa quanto io ami il mare, le grandi spiagge e il caldo. E quanta fatica io faccia a far trascorrere il lungo e freddo inverno.
Eppure la grande bellezza della neve, della montagna, il freddo pungente dell’inverno, in tutta quella meraviglia, ha montato in me un entusiasmo pazzesco e forse stimolato anche lo stupore per ciò che è inconsueto, e l’eccitazione per le cose nuove, che fanno sempre bene
È stata l’occasione di una trasferta di lavoro in Cadore, in provincia di Belluno, nei giorni vicini al compleanno di mio marito, che mi hanno ispirato ad organizzare qualcosa in montagna d’inverno.
Durante il nostro soggiorno ci hanno sorpreso nevicate eccezionali, che hanno donato la vista di paesaggi candidi e incantati
Pieve di Cadore
Pieve di Cadore è un paese in provincia di Belluno, da cui dista 40 chilometri, non ancora in alta montagna perchè sorge a 878 metri di altezza, nostra prima tappa.
E’ la porta d’ingresso delle Dolomiti bellunesi, con i monti del gruppo Antelao e il lago artificiale di centro Cadore sul fondo della vallata, che tocca anche le località di Domegge, Lozzo e Calalzo, da cui parte la “lunga via delle Dolomiti”, la ciclabile che arriva a Cortina.
La cittadina ha dato i natali al famoso pittore Tiziano Vecellio, la cui casa natale si incontra sulla via per arrivare alla grande piazza del centro storico a lui dedicata, Piazza Tiziano, che ospita la sua statua al centro
Di fronte, si trova La magnifica comunità di Cadore, un palazzo quattrocentesco con una torre merlata centrale.
Poco distante, la chiesa di Santa Maria Nascente ospita alcuni dipinti importanti, tra cui la Madonna con bambino insieme ai Santi, attribuito a Tiziano
Proprio a Pieve si trova anche il museo dell’occhiale, essendo la zona proprio il distretto dell’occhialeria.
Come si può vedere dalle foto, nei giorni che eravamo a Pieve è venuta davvero tanta neve!
Una bella nevicata a Pieve di Cadore
Siamo capitati a Pieve in una giornata in cui era prevista un pò di neve, solo, che invece, di neve ne è caduta proprio tanta!! Oltre ai disagi per l’evento, inaspettato anche dai locali, si è venuta a creare, nel giro di poco tempo, un’atmosfera davvero affascinante: la neve è caduta per un giorno e una notte intera, con fiocchi enormi, imbiancando tutto il paesaggio!
Passeggiare per il paese mentre nevicava, dopo così tanto che non la vedevo, è stato emozionante!
Il parco Roccolo in centro a Pieve ospita un terrazzo con vista su tutta la vallata e sul lago.. ma ovviamente non si riusciva a vedere nulla, se non il sentiero di ingresso al parco, con i grandi alberi innevati e un paesaggio che sembrava di essere in un paese nordico!!
Ma è stato davvero rilassante anche guardare nevicare dalle grandi finestre a vetri del nostro hotel, facendo una sauna o godendosi un caldo idromassaggio!
Pieve di Cadore: l’alloggio
L’alloggio che avevo scelto a Pieve di Cadore è stato il moderno Giallo Dolomiti Wellness, una struttura particolare, in fondo al paese, con vista sul lago e sui paesi circostanti
Il piccolo hotel è di design e si sviluppa in orizzontale, è prevalentemente costruito in legno, e caratterizzato da stanze bellissime, tutte con vista e balcone, sauna e vasca idromassaggio, e un bel ristorante con una vetrata panoramica su un terrazzo, che lascia immaginare la bellezza di goderselo in estate. Davvero un posto rilassante da godere a pieno!
Si trova su una strada senza uscita, in posizione rialzata dominante: dopo la nevicata ha acquistato anche maggiore fascino!
Poiché abbiamo prenotato all’ultimo minuto, non c’era disponibilità di una stanza per 2 giorni: abbiamo quindi alloggiato in 2 camere diverse.
La prima stanza rimasta era una junior suite, davvero stupenda, ampi spazi, con arredamento in legno, con grandi vetrate panoramiche, un lungo balcone, e con la particolarità di avere una jacuzzi al centro della camera, e una sauna, anch’essa con vista
La seconda camera, più piccola ma con soffitto a spiovente che ricordava un pò una baita, era dotata di vasca idromassaggio più piccola, ma comunque comoda, e di una sauna, da cui si vedevano i monti
L’hotel ha anche un bel ristorante con delle belle vetrate, dove abbiamo gustato dei tipici piatti della cucina “montanara”, come i canederli, la polenta, il formaggio fuso, ecc.
Davvero un posto dove godere del relax e rifarsi gli occhi con la vista
Auronzo di Cadore e il suo lago color smeraldo
A 20 minuti da Pieve di Cadore si trova la cittadina di Auronzo, che ha un lago artificiale delimitato da una diga, bellissimo, dal colore verde smeraldo
Il paese è piuttosto esteso in lunghezza, e il lago si può attraversare tramite alcuni ponti, che consentono di passeggiare anche dalla sponda opposta e ai piedi del bosco.
Siamo andati 2 volte ad Auronzo, prima e dopo la grande nevicata. La prima volta ci aveva già conquistato
Nella seconda occasione, i riflessi delle montagne innevate e degli alberi sull’acqua hanno reso il paesaggio incantevole, facendolo sembrare un quadro dipinto
Ad Auronzo ci siamo fermati a pranzo in un ristorante davvero carino, molto tipico, dove abbiamo mangiato divinamente, ai piedi delle piste da sci e a fianco al fiume: il Ribotta Art Bar.
Senza dubbio un luogo che mi è rimasto nel cuore, vorrei ritornarci e alloggiare in uno degli hotel proprio sul lago!
Il lago di Misurina innevato
A 24 km da Auronzo, salendo fino a 1756 metri sul livello del mare, si trova Misurina, “La perla delle Dolomiti”, famosa per il suo lago sotto le Tre Cime di Lavaredo.
La strada per arrivarci è comoda e bellissima, con tornanti ripidi solo nella parte finale, e contornata da fitti alberi, che innevati rendono il percorso molto suggestivo
La prima cosa che si vede arrivando è un iconico enorme edificio giallo con le finestre verdi, che domina il lago: assieme al Gran hotel Misurina e alla locanda Quinz contraddistinguono il paesaggio
L’edificio si chiama Istituto Pio XII: costruito nel 1896, è stato residenza di reali, comando militare, poi è divenuto proprietà della Diocesi, diventando centro di cura per l’asma infantile in alta quota, in seguito al particolare microclima che si trova, utile per i problemi respiratori. Purtroppo, a fine 2022, il centro, che aveva 100 posti letto, ha dovuto chiudere per inattività e costi non più sostenibili di gestione. E’ davvero un peccato che un posto così bello, ben tenuto, e in posizione incantevole, a fianco alla pista da sci Col de Varda, non sia sfruttato in qualche modo
Passato il vivace edificio c’è il lago, che abbiamo potuto solo immaginare, in quanto completamente coperto dalla neve.. o quasi
La candida distesa però aveva creato un paesaggio surreale incantevole!!
Dopo aver fatto il check in al nostro alloggio, abbiamo trascorso il resto del tempo ad immergerci nell’immensa bellezza che avevamo intorno
a camminare in mezzo alla neve e fare il giro attorno al lago, tra alberi innevati e paesaggi immacolati, che pareva essere nel regno dei ghiacci del film di Frozen, a guardare cadere la neve dalla nostra finestra, al caldo, con vista sul lago.
a passeggiare nel buio della notte illuminata dai lampioni e dal bianco, con la neve che si fiondava fresca sui nostri visi entusiasti e pieni di meraviglia
Alloggio a Misurina
Appena ho visto on line la locanda al lago Quinz me ne sono innamorata subito, e ho desiderato ardentemente alloggiare là
Dopo aver prima prenotato, poi disdetto, per il timore di non riuscire a giungere in loco per la neve, all’arrivo la nostra camera era ancora disponibile: è stata una sorpresa trovare un posto in posizione incantevole, riservato e proprio ai bordi del lago
La camera era ancora più bella e affascinante di quanto si poteva vedere nelle foto
Dotata di letto a baldacchino, finestra vista lago, tavolo tondo in angolo, apparecchiato per la colazione, scrittoio, e tavolini al posto dei comodini, un bagno grande e rubinetterie di ottone
Un arredamento, che con un atmosfera vintage, richiama il 900, nelle tonalità del verde, con armadi e cassettoni dipinti, e un gran bel tepore: tutto ciò contribuiva a creare un piacevole senso di intimità e romanticismo
Sotto le camere la locanda ha un tipico ristorante pizzeria di montagna, dove abbiamo pranzato e cenato molto bene
Giro in motoslitta alle 3 cime di Lavaredo, fino al rifugio Auronzo
Poco oltre il lago di Misurina inizia la strada, lunga 2 km, che porta al lago Antorno, e da lì prosegue fino al rifugio Auronzo, che si trova a un’ora di camminata dalle Tre cime di Lavaredo.
La strada è a pedaggio (costa circa 30 euro ad auto) ed è aperta da fine maggio a fine ottobre. In inverno si può arrivare solo al lago Antorno, poi la strada è chiusa, e il rifugio si può raggiungere solo a piedi o in motoslitta
Siamo arrivati al parcheggio del lago Antorno in tarda mattinata, e fortunatamente siamo riusciti a parcheggiare l’auto sulla strada, non distante dallo Chalet Lago Antorno: i posti per la sosta sono davvero pochi, il consiglio è di arrivare abbastanza presto.
Del lago, neanche l’ombra😬: la neve l’aveva completamente coperto, tanto che non sono neanche riuscita a capire dove fosse!
A fianco allo Chalet c’è il capanno di Tre cime Service, dove fare i biglietti per il giro in motoslitta, e la fila di persone che attendono il mezzo
Poiché il servizio non è prenotabile, abbiamo dovuto attendere un’oretta, passata piacevolmente sulla neve, dopo aver acquistato i biglietti
Quando è arrivato il nostro turno, siamo saliti su 2 motoslitte diverse: questi mezzi possono portare 1 persona sulla moto dietro al conducente, 2 persone nel primo abitacolo e una nel secondo… e poi…. via, verso il top!!
Il giro è stato spettacolare, ed è durato molto di più di quello che mi aspettavo: 20 minuti, per circa 6 chilometri, per arrivare a 2300 metri di altezza, percorrendo una distesa di neve, su per la montagna
Abbiamo fatto lunghi tratti in mezzo ad un bosco di abeti e larici, con tratti di sole e nebbia offuscante, per arrivare al Rifugio Auronzo.
L’aria fredda e i fiocchi di neve, sulla motoslitta, arrivavamo al mio viso, ed ero pervasa da una sensazione di grande entusiasmo e vitalità, mentre passavamo coloro che, con le ciaspole o a piedi, stavano salendo
All’arrivo alla meta abbiamo trovato il rifugio Auronzo chiuso per la troppa neve
Si affondava fino a metà gamba, e come il lago Antorno, anche delle Tre cime di Lavaredo, che sovrastavano proprio il rifugio (e si raggiungono da lì in un’ora di passeggiata) non se n’è vista l’ombra: attorno tutto era bianco e nebbioso, e la neve cadeva, a tratti molto forte
Trascorso un pò di tempo a guardarci intorno e camminare in mezzo alla neve, abbiamo deciso di attendere la motoslitta per la discesa: volendo si può scendere anche con lo slittino, ma le condizioni di freddo e la neve fresca rendeva ciò piuttosto arduo. E io non mi sarei voluta perdere un altro giro in motoslitta!
Stavolta siamo riusciti a salire insieme, io e il marito, e anche scendere è stato molto adrenalinico: lungo la discesa le condizioni meteo miglioravano, ed eravamo proprio circondati da un’autentica bellezza
Io avrei voluto che questo giro non finisse mai, perché mi stavo divertendo molto, e ovviamente mi sono riproposta di tornare in questi posti con la bella stagione, per vedere da vicino finalmente le Tre Cime, un paesaggio ancora diverso, e sicuramente sorprendente!!🤩
La sera e l’indomani con una grande nevicata sul lago di Misurina
La sera abbiamo cenato, come a pranzo, alla Locanda Quinz dove alloggiavamo, perchè la neve cadeva intensamente
Ma non ci siamo privati di una camminata in notturna, lungo la parte del lago oltre la locanda, illuminato, sotto la neve: uno spettacolo unico!
L’indomani, dopo aver nevicato tutta notte, si era ammucchiata ancora più neve
Abbiamo impiegato un pò di tempo per liberare l’auto, ma tutto è stato estremamente piacevole: le strade erano perfettamente pulite e i pochi raggi di sole che uscivano abbellivano il panorama
Abbiamo fatto di nuovo un mezzo giro del lago, con la neve ancora più alta del giorno prima
Per pranzo siamo andati in un locale caratteristico, caldo e tutto arredato in legno, dove ci eravamo fermati poco prima per un caffè, e ci era piaciuto molto: il ristorante bar Alla Baita,
Di fronte al ristorante si trova anche il loro camping, le piste da sci e un altro servizio di motoslitta. E in quel momento, distese infinite di neve, meravigliose
Sicuramente un bel posto, dove abbiamo mangiato divinamente, e dove concludere il nostro giro e brindare
Che dire di questo giro in Cadore? Siamo partiti dispiaciuti di trovare cattivo tempo e neve. e siamo tornati considerandoci fortunati che abbia nevicato tanto, e di aver potuto godere della bellezza infinita delle nostre Dolomiti d’inverno
febbraio 2024
ti potrebbe piacere anche
Da Ortisei al rifugio delle ODLE: strepitosi paesaggi per un trekking in VALGARDENA
Tra ghiacci e cielo, sul tetto d’Europa: il MONTE BIANCO con lo Skyway
In giro per l’Appennino Tosco Emiliano in estate: il monte Cimone e il lago della Ninfa (MO)
Il Wadi Rum: paesaggi mozzafiato del deserto della Giordania, e notte in una bubble tent
Addormentarsi e svegliarsi nel deserto del Wadi Rum è come immergersi in un altro mondo e nello stesso tempo nel proprio mondo.
Un mondo di silenzio, di colori, di sole, e aria sulla pelle. Di bellezza, che non può far altro che risvegliare la gioia infinita di essere su questa terra meravigliosa, e tanta gratitudine per ciò che si vive.
Siamo arrivati al deserto del Wadi Rum da Petra, passando per uno dei punti più alto della Giordania, 1600 mt., con l’infinito a perdita d’occhio
Avvicinandosi alla meta, il paesaggio già preannunciava il suo fascino.
Ci siamo fermati al Visitor Center per la registrazione, e dopo pochi chilometri siamo arrivati al punto d’incontro con Hassan che era venuto a prenderci per portarci al camp.
Siamo saliti sul pick up fuoristrada e abbiamo percorso una quarto d’ora scorazzando con l’auto su strada sabbiose. L’eccitazione aumentava
Siamo arrivati al camp, che è in punto meraviglioso: sotto una grande roccia rossa, ampia vista del deserto di sabbia, e sul fondo altri monti del deserto
Il Jamal Rum camp è formato da una grande tenda rettangolare, dove si mangia
una tenda più piccola, adornata con tappeti e con un focolare al centro, per ritrovarsi la sera dopo cena
alcune belle tende normali e delle tende bubble.
Alcuni gradevoli spazi comuni, un punto per accendere il fuoco, e un impianto con pannelli solari
Al nostro arrivo, ci ha accolto il simpatico Mohammed: i ragazzi del camp sono molto disponibili a soddisfare le richieste e lavorano sodo per organizzare tutto al meglio.
Io sono stata molto indecisa prima di partire riguardo l’opzione se stare in un campo semplice, con solo tende (ma non troppo spartane, assolutamente con bagno in camera, e con riscaldamento e aria condizionata – non volevo patire troppo freddo la notte o troppo caldo durante il giorno entrando nella tenda) oppure se fare l’esperienza della bubble tent.
Alla fine ha prevalso questa seconda opzione: ho pensato che difficilmente avrei potuto fare altrove l’esperienza di dormire in una bolla, e a un prezzo contenuto, nonostante il glamping sia molto diffuso ultimamente un pò ovunque.. ma questa è un’altra storia, siamo nel deserto, e, oramai, queste tende a cupola con la grande finestra sul cielo, sono diventate caratteristiche del Wadi Rum.
Dormire in una bubble tent nel deserto
Siamo entrati nella nostra bubble room ..ed era bellissima!!!
Molto spaziosa, l’aspetto ordinato con alcuni dettagli caratteristici, e il bagno dietro il letto
Quando abbiamo aperto le tende bluette si è presentato davanti un panorama pazzesco!
In dotazione in camera c’era solo un asciugamano grande, solo shampoo (ma chi non si prende un bagnoschiuma dall’hotel precedente!?) ma tanta carta igienica :); mancava il lenzuolo sopra, c’era solo una pesante coperta, ma il lenzuolo sotto e i cuscini erano ben puliti
“Siamo nel deserto”, avevo pensato, “e non deve essere facile avere l’acqua per lavare tutto”. Io a questo ero preparata e mi ero portata un telo leggero da usare come lenzuolino. La pulizia della stanza lasciava un pò a desiderare, ma eravamo in un posto magnifico, “Passo io uno straccetto per la polvere e via“, ho pensato! La bubble, prenotata attraverso il driver che avevo contattato, Ibrahim, aveva un ottimo prezzo rispetto ad altre, e rispetto a un glamping dalle nostre parti.. per cui, per noi nessun problema!
La bolla poggia su un pavimento in legno, e sul patio privato c’è un lettino prendisole e un magnifico dondolo, dove godersi il più grande spettacolo dopo il big bang!!!
Mi sembrava di essere approdata in paradiso! .. invece ero nella Valle della Luna, che è la traduzione di “Wadi Rum”.
Abbiamo tenuto aperte le tende della grande finestra tutta la notte, e al mattino, al sorgere del sole, ho visto la montagna di fronte illuminarsi e diventare dorata..
Davvero un’esperienza indimenticabile!
Il tour nel deserto
Dopo il pranzo nella tenda grande, alle 15 siamo partiti per il tour nel deserto con il pick up. Eravamo poche persone, suddivise in 3 macchine, e il cassone del pick up era solo per noi 2. Ci siamo arrotolati dei foulard alla testa per il vento, come fanno i beduini con la loro kefiah (rossa), messo gli occhiali, e siamo partiti!
Che meraviglia, il vento che arrivava sul viso e i paesaggi diversi che si avvicendavano! Rocce, montagne dalle forme strane, sabbia, rossa, gialla, archi, gole…
Ogni tanto si scorgeva un camp, o dei cammellieri
Questo deserto è un incanto!
La prima sosta l’abbiamo fatta in un punto dove c’era un alta duna di sabbia su cui siamo saliti, contornata da una grande roccia
Ci siamo fermati in un bar del deserto
dove ci hanno offerto un tè squisito: il tè nel deserto era diventato una realtà!!
Abbiamo proseguito e la sosta successiva è stata in un punto che, se non fossimo stati in Giordania, avrei detto che avremmo potuto essere nei grandi parchi americani
Abbiamo poi visto tutti i punti principali dell’area protetta: il fungo, dove accanto ad un chiosco i beduini giocavano a pallavolo :) sotto il sole
la casa di Lawrence d’Arabia, i resti di un edificio, originariamente costruito dai nabatei dove si narra che visse Lawrence nel periodo della rivolta araba
le grandi distese di sabbia: super eccitante scendere con il fuoristrada!!
i disegni rupestri
alcuni formazioni rocciose bellissime
i cammelli selvaggi
In certi momenti mi è venuto in mente il meraviglioso safari allo Tsavo in Kenya, un altro viaggio indimenticabile..
Io mi sono anche arrampicata sull’arco di roccia di Burdah, con grande incoscienza, 35 metri di altezza
A un certo punto, in un passaggio dove poteva passare solo una persona alla volta, che doveva scavalcare le altre, mi è preso il panico, volevo tornare indietro, ma una guida mi ha incitato, e ho proseguito. Ma di nuovo, a un passo dalla meta, quando dovevo arrivare all’ultima parte dove sotto c’e il vuoto, ho creduto di non farcela: la guida è venuta a tirarmi per le mani e ce l’ho fatta.. ma mai più!!!
Certo una volta lassù… che soddisfazione, e che spettacolo!!
Mio marito ha seguito dal basso l’impresa con ansia, contento quando sono arrivata giù sana e salva
Al ritorno le luci del tramonto rendevano tutto splendido
Per finire il nostro tour, ci hanno portato in un punto panoramico su una roccia ed abbiamo atteso lì il tramonto.
Cena nella tenda beduina del deserto
Al ritorno, per cena c’era lo zarb, ovvero il barbeque beduino: carne cucinata in un forno creato in una buca sotto la sabbia con la brace, messa a cuocere in un barbeque di acciaio a 3 piani, coperta e fatta arrostire lentamente
Molto scenografico il momento in cui scoprono la buca e tirano fuori il barbeque! La carne era squisita, e a seguire ci siamo gustati un tè nella tenda beduina davanti al fuoco
Alla notte il camp illuminato e le stelle sono bellissimi
L’escursione termica si fa sentire, come avevamo studiato nei libri di scuola: al nostro arrivo faceva un gran caldo, di notte all’aperto era un gran freddo!
Ma anche questa è l’esperienza fantastica del deserto!
Cammellata all’alba
La mattina ero in piedi prima della sveglia, non volevo perdermi neanche un momento.
Avevamo prenotato un giro in cammello all’alba, appuntamento poco dopo le 6
Tutti ben coperti, siamo saliti sui nostri cammelli: inutile dire quanto stupendi fossero i colori dell’alba e i riflessi del sole che sorgeva sulle rocce.. Un’ora bellissima su questi animali, che si fermavano a far colazione, a brucare e mangiare dove trovano erba e fiori
E dopo colazione è arrivato il momento di partire.. tappa successiva il Mar Morto, e poi il volo verso casa, ahinoi!
Io.. sarei rimasta ancora, in quel magnifico deserto.
A non fare nulla, solo ad ammirare la bellezza. Ad ascoltare il silenzio. Ad attendere il passare delle ore e l’avvicendarsi dei colori. Fino ancora al nero della notte e alla luce delle stelle, per rivivere tutto di nuovo.
A sentire che quel deserto, e quel cielo, erano il tetto e le pareti della mia casa, dove potevo quietare e riposare, con la testa sgombra da tutto..
Piena solo di quella immensità.
su facebook
Aprile 2023
ti potrebbe interessare anche
10 passi per organizzare un viaggio di 4 giorni in Giordania
tutti gli articoli sulla Giordania
Dormire in una casa galleggiante
Non siamo andati tanto lontano da casa nostra (tra Bologna e Modena) per sperimentare questo alloggio singolare, a Rimini, nella riviera romagnola!
Scoperta per caso navigando su internet, capisco subito che voglio vivere l’esperienza di dormire in una floating house, ovvero in una casa galleggiante sull’acqua.Borghetto sul Mincio.
Attendo che ci sia una ricorrenza speciale come il compleanno del marito, ma il meteo non promette bene sull’Adriatico quindi la scelta ricade per questa volta suCon l’arrivo della bella stagione decidiamo allora di festeggiare un “non compleanno” ed andare anche senza una ricorrenza speciale: in fondo dopo il lungo inverno trascorso chiusi in casa, tra divano e serie, pensiamo che ci meritiamo di onorare la vita e la bellezza, e di trattarci bene
(frase trovata in una piazzetta di Rimini)
Entriamo nella darsena di Marina di Rimini, il cui porto turistico è rinomato per essere uno dei più belli e all’avanguardia del Mediterraneo. Si trova in una zona con edifici moderni e dalle forme strane, con un ponte e una lunga passerella pedonale che consente di vedere il panorama del porto e del mare dall’alto. La zona è molto vivace, è presente anche un ristorante, e un bar, che è aperto sul lato della spiaggia e al tramonto brulica di gente che fa l’aperitivo
Le 12 case galleggianti del House Boat Marina Resort si raggiungono percorrendo fino all’estremità la strada interna al porto. L’auto si può portare e parcheggiare davanti alla casa assegnata. Se ci si porta le biciclette ci si può spostare molto agevolmente, ed è una cosa molto gradevole.
La bianca house boat, con finestre tonde tipo oblò e una grande vetrata davanti, è bellissima
Una passerella conduce all’ingresso, e sul retro e sul davanti ci sono spazi attrezzati con tavoli e sedie, in modo da poter godere del tramonto, da un lato, e dell‘alba, dall’altro
.
L’ingresso guarda il porto e le barche ivi ormeggiate.
Una scala esterna porta sul tetto, dove c’è un solarium con 2 lettini prendisole: uno spazio spettacolare e panoramico che ho adorato
Di fronte c’è il molo, da dove escono le imbarcazioni
L’interno della casa galleggiante assomiglia a quello di una barca; gli spazi sono organizzati alla perfezione, curati e arredati con gusto ed eleganza
La cucina è attrezzata, non manca assolutamente niente. Sono a disposizione cialde per il caffè, the, zucchero e una bottiglia d’acqua per gli ospiti.
Nel bagno la doccia ha anche la cromoterapia.
La camera da letto matrimoniale ha 2 grandi oblò
2 letti singoli a castello sono invece nella seconda camera.
Un bel divano consente di ammirare il panorama del mare anche dall’interno, attraverso la vetrata.
Quando arriva il tramonto la vista è spettacolare.
E cenare mentre scende la notte, al chiarore della luna, crea un’atmosfera molto romantica
Il mare calmo del mattino presto, e le luci dell’alba regalano meravigliosi riflessi sull’acqua
La colazione con questa vista fa iniziare la giornata decisamente nel migliore dei modi, sicuramente un panorama inconsueto
Per gli amanti del mare, essere proprio sul mare, dentro al mare, percepire talvolta il dondolio delle onde, svegliarsi e avere sempre davanti lo spettacolo del mare, non ha prezzo
Ci siamo goduti il sole, il vento, il silenzio, i colori di ogni momento, l’ozio, la lettura. La bellezza di dormire dentro al mare.
Un’esperienza stupenda. Da ripetere.
Abbiamo prenotato direttamente dal sito https://www.marinadirimini.com/resort/ Rapporto qualità prezzo ottimo: gentilezza, disponibilità ed ottima organizzazione contraddistinguono il servizio.
E durante il soggiorno in questo posto splendido, ce ne siamo andati in giro per Rimini
https://www.unanimainviaggio.it/rimini-colori-arte-e-storia-a-san-giuliano/
Marzo 2023
Tra ghiacci e cielo, sul tetto d’Europa: il MONTE BIANCO con lo Skyway
Ho visto per la prima volta immagini dello Skyway sul Monte Bianco in una trasmissione di Licia Colò, e l’esperienza è entrata subito nella mia wish list!
Si perché dal servizio sembrava proprio di andare a toccare il cielo, e ho immaginato la sensazione di immensità che si poteva provare una volta arrivati lassu’, sulla montagna più alta d’Europa, con tutto intorno il bianco candore della neve e l’azzurro del cielo.
In occasione della nostra visita alla città di Torino, ho quindi programmato di realizzare anche questo sogno, nel mese di agosto 2021, e con il pretesto di trascorre qualche giorno in due località della Valle D’Aosta di cui mi avevano parlato molto bene, Cogne e a Chamois, siamo andati allo Skyway, e devo dire che davvero è stata un cosa fighissima!
Ho aspettato a prenotare dal sito delle funivie del Monte Bianco controllando fino all’ultimo il meteo e la disponibilità: volevo cercare, se era possibile, di andare in un momento di sole. Dal sito si puo’ scegliere la salita fino al Pavillon, che è la fermata del primo tratto, a 2173 metri, oppure fino a Punta Helbronner che è la stazione sommitale, a 3466. Noi abbiamo scelto la seconda opzione che consiglio vivamente! Le partenze sono ogni 15 minuti, la prenotazione è obbligatoria e solo online, fino ad un’ora prima. Per l ‘andata, la discesa da Punta Hellbronnen era, nel periodo Covid, dopo al massimo 1 ora e 30, esclusi escursionisti e coloro che prenotavano anche il pranzo al ristorante, e libera dal Pavillon.
Il biglietto è piuttosto costoso, ma vale ogni euro speso.
Il giorno prescelto ero già emozionata alla prima vista del Monte Bianco, arrivando da Cogne (distante neanche un’ora) in località Courmayuer, dove si trova lo Skyway.
Siamo partiti per tempo per fermarci a fare un giro nella cittadina, famosa località turistica davvero molto bella, proprio sotto le vette innevate.
Siamo agevolmente arrivati al parcheggio dello Skyway attorno alle 11.30 https://www.montebianco.com/it/info-utili-e-tariffe-parcheggio. Il nostro biglietto prevedeva la salita per le 12.15. La mia emozione era a mille!!!
Sbrigati tutti i controlli del caso e del covid, dopo un po’ di attesa, siamo entrati finalmente nella grande cabina della funivia, che mentre sale ruota di 360 gradi, in modo far godere del panorama da qualsiasi parte: una cosa spettacolare!
Pian piano si cominciavano a vedere le cime dei monti più vicini, anche quella del Monte Bianco.
In 10 minuti totali lo Skyway è arrivato a destinazione
All’arrivo, si scende su una piattaforma con una ringhiera, da dove si possono ammirare tutte le montagne.
Da una parte Punta Helbronner, Monte Bianco
dall’altra la vista verso l’infinito, montagne, nuvole, ghiacciai e il dente del gigante
Cielo e neve, e la sensazione di immensità e di bellezza, che non può non pervadere anima e corpo.
Abbiamo girato sulla piattaforma, ammirando e rimirando, con lo stupore negli occhi e il cuore gonfio di gioia.
Avendo il tempo limitato dovevamo compiere una scelta e abbiamo saltato la Feltrinelli 3466, “la libreria che sfiora il cielo” e la mostra dei cristalli, che sono a Punta Helbronner. Abbiamo preferito prendere l’ascensore, scendere e percorre il tunnel sotto la montagna, che è molto suggestivo, ed arrivare al rifugio Torino, il punto di partenza per gli escursionisti, e anche il punto più vicino ai ghiacciai.
E devo dire che è stato molto emozionanate, a metà agosto, mettere i piedi sulla neve. Ovviamente è vietato ai non escursionisti scendere e camminare sul ghiacciaio.
Esaurito il tempo a disposizione, siamo scesi alla stazione intermedia Pavillon, dove ci siamo fermati sui prati, a fare un pic nic e a riposare, sotto al monte Bianco, di fronte ad un panorama spettacolare ad alta quota, mentre vedevamo le cabine dello Skyway andare su e giù.
Proprio qui, al Pavillon, si puo’ visitare il giardino botanico più in alto d’Europa, un’oasi naturalistica di circa 7.000 mq., realizzato da una Onlus chiamata Saussurea, da cui anche il nome del giardino, a fini di studi naturalistici e divulgazione, con particolare riferimento alla flora dei territorio della Valle d’Aosta e del Monte Bianco.
Prima di ridiscendere, siamo andati a visitare l’Hangar 2173, ovvero uno spazio espositivo multimediale dove sono narrate le origini della funivia e abbiamo potuto conoscere la storia davvero incredibile e appasionante dell’ing. Lora Totino, che ha trasformato un sogno in realtà, dando l’avvio al cantiere nel 1941 con la stesura della prima fune per la costruzione della funivia, che sarebbe arrivata fino ad oltre 3000 metri. In mostra ci sono tanti pezzi originali della vecchia ferrovia e la spiegazione dei lavori e della tecnologia applicata, che ha portato lo Skyway ad essere quello dei giorni nostri..
La visita all’esposizione, inclusa nel biglietto, secondo me è imperdibile, e offre tantissimi spunti di riflessione, con pannelli espositivi, frasi, interviste a personaggi famosi, sul tema dell’uomo, della montagna, della ricerca, della motivazione e dell’ avvicinamento al cielo.
Lo Skyway del Monte Bianco, così come si vede oggi, è stato inaugurato nel 2015, e davvero qui ci si rende conto della grandezza della genialità e della tecnologia ingegneristica italiana, che è stata in grado di costruire quest’opera, consentendo anche a chi non è escursionista e non sarebbe in grado di arrivare tanto in alto, di avvicinarsi e di fruire di tali meraviglie della natura.
Non siamo invece andati a visitare la cantina Cave Mont Blanc, che produce spumante ad alta quota, eravamo già ubriachi di tanta bellezza!
E scendendo… un ultimo dono: uno stupendo stambecco appollaiato, mentre passavamo con lo Skyway, stava tranquillo sulle rocce sotto il sole!
Che dire? Viste da togliere il fiato, emozione tra cielo e ghiacciai, relax sotto i monti che ci hanno accolto, coinvolgimento nella visione e nel lavoro di grandi uomini che hanno sfidato l’impossibile, e anche uno stambecco.. potevo volere di più??
agosto 2021
ti potrebbe interessare anche
tutti gli articoli sulla Valle D’Aosta
CASTELBRANDO (TV): Castellana per una notte e un giorno
In una giornata di sole d’autunno, col foliage che irrompe sulle colline del prosecco, la funicolare ti porta al castello Brandolini, che, dalla strada, si vede su, in alto, dominante il paese di Cison di Valmarino.
Castelbrando, da castrum del periodo romano, a fortezza nel periodo barbarico e ottomano, residenza nei periodi a venire, poi reggia nel periodo più recente, è stato magnificamente ristrutturato e reso luogo dove assaporare l’atmosfera delle epoche passate, godersi la vista delle territorio circostante, la sua area benessere, e una cucina raffinata.
Il suo nome deriva dalla famiglia Brandolini, che per secoli, dal 1300 alla metà del 1900, ne ebbero la signoria. Nel 1997 CastelBrando fu acquistato e restaurato dalla famiglia Colomban che lo rese splendido come si vede ora.
L’accesso è da un’entrata caratteristica con le tipiche bandiere medievali, per andare alla funicolare
In un attimo, l’ascensore, dopo la ripida salita, che mostra il paese diventare sempre più piccolo man mano che si sale, conduce al castello
Nella fortezza si entra attraverso la porta di una torre
Dalla strada di ciottoli, delimitata da un lato dalle mura merlate, si arriva all’ingresso del grande castello, uno dei più grandi ed antichi d’Europa, bianco con le finestre rosse.
Prima di accedere, merita fermarsi ad ammirare il panorama incantevole dalla balconata sulle colline, che si trova davanti all’ingresso
La sala della reception introduce in quell’ambiente regale che si può immaginare, immenso
Sulla sinistra si nota subito lo scalone che porta a uno dei ristoranti, ad alcune camere e ad altre sale
un’altra scalinata porta al cortile interno
Proseguendo si va verso la zona della Spa da una parte, e all’ascensore che porta ad altre camere, dall’altra.
Il castello è davvero grande: è come stare in in piccolo borgo! E’ costruito su 9 livelli, ha 50 ettari di parco, e nel cortile interno ha anche una chiesa e un teatro.
Di notte è splendidamente illuminato, l’atmosfera diventa magica, all’interno
e all’esterno
I saloni riportano indietro nel tempo, l’area museale racconta di tempi passati
Alcune ricostruzioni impressionano, come quelle delle prigioni, tra cui una con il boia e il condannato a morte, a dimensioni reali, che si possono vedere sul percorso per recarsi al ristorante la Fucina
Il teatro Sansovino, del 1500, ora adibito a salone per conferenze, conserva la magnificenza di un tempo
Le armature, che ogni tanto si incontrano sulle scale, impressionano.
Il nostro pacchetto, prenotato direttamente dal sito dell’hotel prevedeva una notte, accesso di 2 ore alla spa, cena e colazione, si è rivelato adeguato alle aspettative e al prezzo speso, in un posto anche al di sopra dell’immaginato per bellezza ed atmosfera.
La nostra stanza, all’ottavo piano, una delle più piccole e tra quelle che in passato erano adibite alla servitù, era ben arredata per far sentire l’atmosfera
Si affacciava sul cortile interno del castello, questa era la vista dalla finestra
3 scale particolari nelle diverse aree sono presenti nel castello.
Il giardino esterno ha vedute mozzafiato, sulle colline e sui 2 borghi, Cison di Valmarino e Valmareno.
Sono presenti alberi enormi di diversa provenienza, tra cui l’abete per albero di Natale più grande ltalia
Un porticato contiene nelle nicchie alcuni esemplari di carrozze utilizzate in passato ed altri utensili di utilizzo comune.
Il giardino interno è raggiungibile tramite una scalinata che porta alla piazzetta della chiesa, e al teatro
ha una vista sul bosco circostante, incantevole d’autunno, e sul paese di Valmareno
Indubbiamente l’autunno con i suoi colori rende tutto ancora più magico.
Di notte, questa zona, illuminata dalla luna e dalle luci artificiali è molto suggestiva.
La Spa
La zona benessere è molto bella: è formata da una sala attrezzata con pesi, a vista, una piscina interna, non grande ma gradevole, con alcuni getti per l‘idromassaggio,
Ha inoltre una bellissima zona sotterranea, che corrisponde alle antiche terme romane, con 2 saune, in bagno turco (attualmente non uso per le regole Covid), un percorso kneipp, docce aromatiche, una zona relax con lettini e tisane, tutto molto gradevole
Il pezzo forte, per me, però è l’idromassaggio esterno. con vista dai merli sulle colline,
e la zona relax,
Al giungere della sera, tra il tramonto e l’illuminazione, acquista un fascino irresistibile
Nella spa si può rimanere, previa prenotazione, per un massimo di 2 ore e 30 minuti, tempo in cui davvero ho potuto godere della meraviglia e del relax che questo spazio offre.
Cena e colazione
La nostra cena, tenutasi nel ristorante più moderno, La Fucina, comunque elegante e raffinato, è stata con piatti davvero gustosi e buoni, e ben presentati
La colazione ricca e variegata, viene servita nelle sale affrescate del ristorante Sansovino, dove ti puoi sentire come una di quelle donzelle che frequentavano il castello, o che si ritrovavano per il rito del te pomeridiano e per le chiacchiere di corte
Dalle finestre si vedono stupendi panorami da un punto privilegiato
Inutile dire quanto il mio entusiasmo fosse alle stelle, io e le amiche che mi hanno accompagnato in questo viaggio (ma il luogo è molto indicato anche per una ricorrenza romantica in coppia) abbiamo girato e rigirato, ispezionando ogni angolo, godendoci davvero questa esperienza davvero suggestiva, di essere castellane per una notte e un giorno!
Giro nei dintorni
Questa zona del Veneto offre davvero tante cose da vedere, tanti percorsi interessanti ed itinerari enogastronomici, e noi, col tempo limitato, abbiamo dovuto fare una scelta. Ci sarebbe piaciuto arrivare a Valdobbiadene, vedere i luoghi del suo famoso vino prosecco, ma restando a gongolare nel castello non avevamo sufficiente tempo.
Non potevamo esimerci dal visitare il borgo di Cison di Valmarino, che ospita il castello, classificato tra uno dei borghi più belli d’Italia. La piazza principale, Piazza Roma, è carina
Si affaccia sulla piazza la chiesa settecentesca,ed alcuni edifici affrescati, ed è percorsa da vie strette caratteristiche e graziose
Un bel ponte, contornato dal bel foliage della stagione autunnale, porta verso le Vie d’Acqua, un trekking che segue il corso del fiume Rujo, e comprende anche una passeggiata lungo la via dei Mulini, che, anche qui, per mancanza di tempo, non siamo riuscite a fare e di cui abbiamo appena assaporato la bellezza.
Da Cison di Valmarino, siamo salite e scese dalle colline trevigiane, tra i vigneti
In una ventina di minuti siamo arrivate a Refrontolo, per vedere il Molinetto della Croda, un vecchio mulino con una grande macina, del secolo XVII, che poggia sulla roccia (la “croda”) molto ben restaurato.
Un angolo davvero suggestivo soprattutto con la bellissima giornata di sole che la fortuna ci stava riservando.
https://www.molinettodellacroda.it/
Le tappe lungo la strada, all’andata e al ritorno: Treviso e Conegliano
Prima di arrivare a Castelbrando abbiamo fatto tappa a Treviso, distante circa 40 chilometri.
La città, attraversata dal fiume Sile, che circonda il centro storico, è davvero bella e merita la visita.
Sulla via del ritorno, attraversando le dolci colline venete del prosecco, ci siamo fermate a Conegliano: anche questa è una bella bella cittadina, con un gradevole centro storico
Soprattutto mi è piaciuta la Rocca di Castelvecchio
Il percorso per arrivarci a piedi, in una quindicina di minuti, è tramite una suggestiva strada in salita. che costeggia un’antica cinta muraria medievale
Il nostro breve giro sulle colline del Prosecco, 55° sito italiano riconosciuto dall’Unesco, in Veneto, finisce qui, abbiamo visto posti molto belli, ed è stata davvero una bella esperienza dormire in un castello … ovviamente il tutto accompagnato dal buon vino della zona!
ottobre 2021
Ti interessano altre mete in Italia?
Le carezze delle razze
Una delle esperienze più emozionanti che ho mai vissuto, è stata l’incontro ravvicinato con le razze.
Incontrare gli animali del mare da vicino è sempre una cosa meravigliosa: ricordo ancora quando, in Mar Rosso a Marsa Alam, con un’escursione in barca andammo a fare il bagno in un punto dove arrivavano i delfini, e il loro canto sotto l’acqua, indimenticabile, ne preannunciava la venuta. Oppure le volte in cui facendo snorkeling, o anche semplicemente camminando nel mare, ho visto arrivare una tartaruga.
O quando, in Polinesia, in acqua, attaccati alla corda di una barca, erano stati richiamati degli squali pinna nera, che ci giravano intorno.
Due volte mi è capitata l’opportunità di nuotare, anzi di essere proprio toccata, dalle razze.
Le razze (appartenenti alla famiglia delle pastinache, in inglese stingray) sono pesci piatti, a forma romboidale o tonda, più o meno regolare, la maggior parte con una coda lunga a punta, e un aculeo che puo’ essere pericoloso. Vivono prevalentemente nei fondali sabbiosi e nelle lagune, spesso nascoste proprio sotto la sabbia, dove tendono a scomparire, e si muovono nel mare in modo leggiadro, che sembrano volare. Dietro agli occhi hanno due aperture chiamate spiracoli.
La prima volta che ho visto una razza nel mare è stato a Gran Cayman, ai Caraibi, molti anni fa. Ho visto anche parecchi trigoni maculati alle Maldive, che sono una bellissima specie di razza col manto cosparso di puntini azzurri. Alle Maldive e in Polinesia ho potuto ammirare in mare aperto anche l’aquila di mare, enorme, con la testa più in evidenza e il corpo come un rombo schiacciato nel senso della larghezza, la coda lunghissima, le pinne che sembrano ali. Ancora diverse sono le mante, simili per forma alle aquile di mare, viste anch’esse oltre la barriera corallina alle Maldive, che si contraddistinguono da un paio di “corna” dalla bocca, che servono loro per introdurre il cibo.
Ma la prima volta che sono venuta a contatto con le razze, è stato in Polinesia, nell’isola di Moorea, dove mio marito ed io eravamo in viaggio di nozze. L’esperienza era compresa in un’escursione che prevedeva di nuotare con le razze e con gli squali.
La seconda volta è stata nell’isola di Exuma, alle Bahamas, nell’isolotto di Stocking island, che si raggiunge in barca in poco tempo dalla capitale, dove è presente soltanto un ristorante sulla spiaggia.
Le razze, nonostante si dica che non siano animali sociali, in questi posti non temono gli uomini, sono anzi molto amichevoli, ti passano vicino, a volte si dirigono verso di te e ti accarezzano: così è successo a me, in un momento veramente esilarante.
Solitamente vengono attratte nella ricerca di nutrimento. A Moorea, venivano richiamate con la pratica, discutibile, di dare loro del cibo per far vivere ai turisti l’esperienza di vederle da vicino ed esserne attorniati. Ad Exuma si presentavano in un punto dove abitualmente veniva preparato il conch, un piatto locale a base di crostacei, i cui resti venivano poi gettati in mare: lì arrivavano appena vedevano degli umani, tra cui i turisti, associandoli a chi portava loro del cibo.
A Stocking Island ne abbiamo viste di diverse specie, non solo romboidali, come a Moorea, che andavano e venivano con la loro grazia, ed erano veramente adorabili, ma anche delle meravigliose di forma tonda e di colore chiaro.
Io stavo a guardarle, queste razze, senza fiato ed entusiasta, grata di questa esperienza: quando mi sentivo toccare dalle punte scivolose delle loro pinne, come se mi accarezzassero, mi sentivo accolta, e felice di far parte per un momento del loro mondo.
Vuoi leggere altre esperienze fighe in giro per il mondo?
puoi cliccare qui
Fiumi, monti e cascate della Corsica del Sud: Solenzara, cime di Bavella e Purcaraccia
La Corsica non è solo mare, e noi, durante la nostra vacanza nella Corsica del Sud, abbiamo fatto un’escursione sui monti e lungo i fiumi, ammirando spettacolari panorami di montagna, simili alle Dolomiti, percorso sentieri, e visto cascate con acqua verde cangiante.
Partiamo da Portovecchio prendendo la strada T10, fino a Sari-Solenzara, dove si trova il bivio che porta verso il Col di Bavella, nella regione dell’Alta Rocca.
L’alta Rocca è una zona montuosa che arriva fino a 2100 metri di altitudine, che collega la costa orientale a quella occidentale, nel Parco regionale della Corsica. La regione è nota per le sue piscine naturali, cascate, montagne e foreste.
La strada comincia a salire ed è bellissima, orlata ai bordi conifere: abeti, pini, larici, lecci, ecc. In lontananza si vedono già le cime aguzze delle montagne.
La nostra prima tappa è all’altezza del bar ristorante URUSMARINU, dove c’è un parcheggio e, attraverso l’ingresso nel giardino del ristorante, c’è l’accesso al fiume Solenzara. E’ ancora presto, non sono neanche le 10 del mattino e ci sono pochissime persone.
Scendo subito sul fiume attraversando una passerella per esplorare il posto.
Lo spettacolo che ci si presenta davanti è magnifico
Nel fiume, verdissimo, che contrasta con i sassi bianchi, una famiglia sta facendo il bagno.
Passeggiamo un po’, sui sassi, alcune spiaggette con la sabbia inviterebbero a rimanere e godere di questa bellezza, e penso alla fortuna di chi ha deciso di fermarsi nel campeggio proprio sopra il fiume a godere dello spettacolo, alzandosi la mattina. E penso che voglio tornarci e dormire proprio li’!
Ci fermiamo per un caffè al bar ristorante, anche far colazione o pranzare con questa vista, non ha prezzo..
Ripartiamo in direzione cascate di Purcaraccia, costeggiando il fiume Solenzara e salendo. Dalla strada, qualche scorcio mostra persone che fanno il bagno, in uno scenario mozzafiato.
La strada passa attraverso una vegetazione bellissima pini altissimi e fitti. Arriviamo ad un parcheggio sulla strada, in un punto contrassegnato come Col di Larone e decidiamo che, poichè il nostro mezzo è piuttosto grande, e c’è posto, meglio fermarsi qui e proseguire a piedi.
Il paesaggio che abbiamo davanti, svoltata la curva, è questo.
Qualche altra curva e troviamo una famiglia di mucche sul ciglio della strada che dormono comodamente! (al ritorno una si era proprio messa in centro alla strada)
Mi rendo conto, con il navigatore, che abbiamo superato il punto d’ingresso del sentiero, che non è segnalato, quindi torniamo indietro, ma è stata comunque una bella passeggiata. Mi accorgo dove dobbiamo andare perchè vedo una persona inoltrarsi nel bosco, c’è anche qui un piccolo parcheggio, e un’auto è proprio davanti al buco dell’ingresso, che non potevamo di certo vedere!
La prima parte è un bel sentiero in mezzo al bosco, con un profumo inebriante di pini, poi in certi punti si apre, e tutto intorno ci sono queste bellissime montagne aguzze ..su una delle quali, ci rendiamo conto, ci stiamo arrampicando!!!
Proseguendo, la cosa si fa difficile..Avevo letto che questo percorso era fattibile, ma qualcuno diceva anche che era abbastanza pericoloso e dissestato..e in effetti!! In certi tratti a fianco c’è lo strapiombo, bisogna chinarsi e tenersi con le mani alle rocce o ai tronchi degli alberi per farsi forza e spostarsi, e fare attenzione a mettere i piedi in un punto saldo! Sicuramente l’esperienza non è indicata a chi soffre di vertigini..tensione e anche fatica tremenda!!
Il pezzo peggiore è stato questo, passare su sassi scivolosi, ma ci siamo fatti forza del fatto che altre persone con bambini fossero davanti a noi, e piano piano l’avessero passato: qui abbiamo comunque avuto seri dubbi sul proseguire!
Ma lo spettacolo continua :)
Andando oltre, anche in altri punti abbiamo dubitato di farcela, e di nuovo ci hanno incoraggiato le altre persone che vedevamo passare. Si, perchè nonostante il sentiero impervio, il percorso è abbastanza frequentato, e spesso ci si deve fermare per passare uno alla volta. Ci vuole oltre un’ora di cammino, e meno male che il cielo era un po’ coperto, che almeno non abbiamo patito caldo, per cominciare a sentire il rumore dell’acqua , delle cascate e cominciare a scendere. Verso la fine ero anche sconfortata per il lungo e difficoltoso tragitto, ma alla vista delle prime pozze, l’entusiasmo mi ha fatto dimenticare gli sforzi.
Il fiume, tra grandi massi bianchi, forma pozze e cascate incantevoli.
Salendo ancora, arriviamo alla bella cascata della Purcaraccia.
e poco piu’ su, la meraviglia: enormi massi e un’acqua verde smeraldo :)
Un angolo di splendore ineguagliabile dove potersi fermare, anche per un bagno tonificante, non per noi che siamo dei freddolosi, ma i piedi a bagno, dopo un lungo cammino si rigenerano, nell’acqua ghiacciata.
Intanto le nubi hanno ingrigito il cielo, sentiamo anche qualche goccia, scioccamente non abbiamo portato cibo con noi oggi, e siamo affamati, e col pensiero della lunga camminata che ci aspetta per il ritorno.
Non andiamo oltre quindi, soddisfatti di tanta bellezza.
Dopo la meritata sosta, riprendiamo la via del ritorno, che ci pare meno impervia, forse perchè la conosciamo già.
Siamo stati oltre 3 ore e mezza in giro, sono le 14.30 quando raggiungiamo di nuovo la nostra auto. Vorrei tanto fermarmi anche poco oltre, dove c’è il Canyon de la Vacca, altro punto segnalato con canyon, pozze e cascate dove tuffarsi, ma è piuttosto tardi e siamo stanchi e la fame si fa sentire. Proseguiamo quindi verso Bavella, dove c’è un piccolo paesino con qualche casa costruita in modo molto particolare e un paio di ristoranti, a andiamo ancora piu’ in alto, proprio sulla cima, fino ad arrivare ad avere di fronte le guglie che stagliano verso il cielo, le Aiguilles de Bavella appunto, con un tempo un po’ da lupi!!
Ma che spettacolo! Alberi dalle strane forme, erba e fiori giallo brillante che contrastano, di nuovo lo stupore negli occhi !!
Ci fermiamo al ristorante che c’è proprio qui, vicino alla collinetta con la statua della madonna, una vista da paura dal terrazzo, nonostante la pioggia. Mentre mangiamo crepes e specialità corse a base di carne, buonissime, arrivano le nubi a ricoprire le cime dei monti.
Anche qui ci sarebbe stata la possibilità di fare un bel trekking per i monti, ne sarebbe valsa la pena, ha anche smesso di piovere, ma siamo stanchi. Iniziamo quindi a scendere, continuando il giro ad anello per l’interno, andando verso Zonza, un delizioso paesino di montagna, per la strada D268.
Poco oltre c’è un altro punto che merita una tappa, le cascate di Piscia Gallo (Piscia du Ghjaddu), con il loro salto di 60 metri, dopo il bivio sulla D368. Ci fermiamo nel parcheggio, gradevoli locali invitano a farsi un drink. Il trekking per arrivare alle cascate scopriamo che dura un’ora, non ce la sentiamo di farlo, nostra figlia sta dormendo in macchina, ma ci incamminiamo per vedere un po’ la zona. E’ un ottimo punto in piano per vedere le montagne circostanti!
Entriamo un po’ nella foresta di pini faggi e larici e vediamo alcune pozze che fa il fiume. Anche solo qui il paesaggio è magnifico.
Soddisfatti comunque della sosta, riprendiamo la strada, passando per la foresta di Ospedale, che dicono di essere una delle piu’ belle della Corsica. Montagne piene zeppe di pini, e in alcuni tratti, maiali o cinghiali liberi per il bosco, e un bel bacino artificiale con l’acqua verdissima.
Strada stupenda!
Siamo a mezz’ora da Porto Vecchio, Ospedale (U Spidali) è a 900 metri sul livello del mare e deve il nome all’ospedale della zona che un tempo era lì. Dopo una curva si arriva a un punto panoramico bellissimo sul golfo!
Ormai mancano una ventina di chilometri per arrivare a casa, è stata una giornata intensa, ma bellissima, straconsigliata: se tornassi indietro, sicuramente farei una tappa in queste zone, dormendo anche una notte, esplorandole tutte con calma, perchè ne vale proprio la pena!
Anche questo aspetto della Corsica mi ha folgorato!
luglio 2020
ti potrebbe interessare anche
tutti gli articoli sulla Corsica
Come dentro un dipinto: la lavanda in VALSAMOGGIA (BO)
I campi viola di lavanda esercitano sempre un grande fascino, evocando paesaggi provenzali e dipinti degli impressionisti: ne abbiamo scovato uno, proprio vicino a casa nostra, in Valsamoggia.
Usciamo di casa, in una calda giornata estiva di inizio luglio, per recarci in quel luogo di cui da qualche tempo sento parlare con entusiasmo, da alcuni concittadini: il campo di lavanda di Rodiano. Siamo proprio nel periodo della fioritura, e non mi voglio perdere questa occasione.
Percorriamo la strada che da Crespellano va a Monteveglio, e poi verso Savigno, tra campi di girasoli fioriti e prati pieni di balle di fieno dorate: l’estate rende il paesaggio in campagna ancor più incantevole e affascinante.
Passiamo oltre Savigno, risalendo i dolci tornanti dell’Appennino Bolognese, fino ad arrivare al mio punto preferito, prima di Ca’ Bortolani, una spianata dove vedi solo prato e cielo, che trasmette un grande senso di apertura. Alla rotonda del paese, si trova l’indicazione per Rodiano.
Il paesaggio si fa ancora piu’ affascinante, il verde brillante dei prati e degli alberi risalta sull’azzurro del cielo terso, rinfrescato dalla pioggia della sera precedente. Dall’alto si vedono le linee dolci delle colline, e, in fondo, le vallate, popolate da poche case. Arriviamo al cartello che indica Madonna di Rodiamo e poco più avanti compare la chiesa. Giriamo a sinistra, come ci indica il navigatore, per una strada stretta, fino ad arrivare in un punto che mi ricorda la foto dello screen shot di windows, sul mio pc, di qualche tempo fa: un prato verdissimo e sullo sfondo il cielo blu.
Lasciamo l’auto sul bordo della strada, si potrebbe anche andare oltre, ma è piacevole passeggiare per quel tratto di via e guardarsi intorno. Giunti al limite del passaggio in auto, un bel prato panoramico cattura la nostra attenzione e possiamo anche avvicinarci ai magnifici balini che adoro.
La strada si addentra in un bosco con meravigliosi alberi. E’ proprio una bella passeggiata!
Quando comincia a scendere, si scorge il casale, e di lato si intravede in lontananza qualche cespuglio di lavanda, ma prima di questo arriva il suo profumo inconfondibile. Girato l’angolo si scopre la meraviglia: in una conca compare il campo fiorito di lavanda, illuminato, a quell’ora -saranno circa le 18- per metà.
Il viola dei fiori contrasta con il verde del prato, un accostamento che ho sempre amato.
I cespugli ordinati in fila, ti fanno desiderare di immergerti, come nel mare.
A camminarci in mezzo sembra di entrare in un quadro di Monet e in quei paesaggi provenzali che ti fanno desiderare un viaggio in quei luoghi.
Le sfumature di viola cambiano con la luce, la lavanda illuminata dal sole risplende color glicine, mentre la parte in ombra assume un colore viola più acceso.
Il ronzio degli insetti che si godono i fiori, accompagna il giro nel lavandeto, le foto si sprecano perchè il contesto è veramente magico ed entusiasmante, come lo è sempre la natura quando mostra la sua bellezza prorompente, che resta impressa, prima che in uno scatto, nella mente e nell’anima.
Al campo dove si puo’ godere della fioritura della lavanda in Valsamoggia è opportuno avvicinarsi con delicatezza e rispetto. Si trova all’interno della proprietà privata dell’Azienda agricola biologica Val di Pozzo, che nell’intento di preservare questa meraviglia, contingenta le visite, attraverso tour organizzati da APS, Amici dei parchi di Monteveglio e dell’Emilia (http://amiciparcomonteveglio.altervista.org/), o attraverso il contatto diretto con il proprietario, il Sig. Vittorio (vittorio.monzoni@alice.it).
In un angolo, a lato del campo, c’è un tavolino, dove il sig. Vittorio e la moglie espongono i prodotti ricavati dalla lavanda, illustrandone le proprietà, con l’entusiasmo di chi è animato dalla passione per cio’ che fa.
Torno a casa soddisfatta, con addosso l‘inebriante profumo dell’olio essenziale di lavanda, e la luce del tramonto che illumina queste colline, come solo a quest’ora sa fare, accentuando la bellezza di tutti i particolari.
In sole 2 ore, a soli 45 minuti da casa, sono stata trasportata lontano, lontano dalle mie solite visioni, lontano dai miei pensieri, come quando si arriva alla meta di un viaggio, con lo stupore che ti fa vivere nel momento, dimenticando tutto il resto, e ti da nuova carica.
Contenta di essere uscita per andare a cercare questa perla nascosta e ancora poco conosciuta.
Ringrazio chi ha creato e curato questo spettacolo, e ringrazio ancora una volta la mia voglia di cercare la bellezza, quella che nutre l’anima, e che è in grado di fare ogni volta la magia, di farmi sentire un tutt’uno con il meraviglioso mondo che abbiamo intorno.
luglio 2020
foto di patty
ti potrebbe interessare
non distante dalla Valsamoggia
Piazzetta Betlemme e i suoi dipinti, a SAN GIOVANNI in PERSICETO (BO)