Un adolescente in viaggio
I cayos di Cuba
I cayos di Cuba sono splendidi isolotti con meravigliose spiagge bianche di sabbia soffice e mare caraibico cristallino, dalle mille sfumature azzurro verdi.
Il primo cayo che ho avuto la fortuna di vedere è stato Cayo Largo, indubbiamente il più bello in assoluto: ci sono andata in escursione da Santiago de Cuba per una giornata, e poi, memore della sua bellezza, ci sono tornata qualche anno dopo, per una settimana di vacanza
Ne ho parlato qui
In un viaggio successivo, un on the road per il nord di Cuba, ho scelto di visitare altri cayos, per abbinare al tour qualche giorno su quelle spiagge da sogno.
Ho visto quindi Cayo Guillerno, Cayo Coco e Cayo Levisa. Non ho visitato Cayo Santa Maria, che dicono essere anch’esso incantevole.
Cayo Guillermo
Siamo arrivati a Cayo Guillermo dopo 2 notti all’Havana, trascorse in una meravigliosa casa particular dopo aver visitato l’Habana vecchia, e con il bus turistico, esserci spinti verso gli altri quartieri.
L’idea era di spezzare con un pò di mare il nostro tour di Cuba. Ero già stata a Varadero in passato, oltre che a Cayo Largo e volevo quindi visitare un altro cayo.
Il posto più comodo da raggiungere da L’Havana sarebbe stato Cayo santa Maria, ma guardando foto e leggendo recensioni, mi avevano attratto i Jardin del Rei, un gruppo di isolotti, tra cui Cayo Guillermo e Cayo Coco.
Il viaggio per arrivarci diventava però lungo, non ci arrivavano i bus che percorrono gran parte del territorio cubano, della società Viazul, e prendere un taxi sarebbe stato eccessivamente costoso. L’alternativa avrebbe potuto essere un volo fino al vicino Cayo Coco, ma anch’esso costava parecchio. Pertanto, ho trovato una soluzione, combinando il viaggio in questo modo: Viazul fino alla cittadina di Ciego de Avila e poi, arrivati alla stazione dei bus, taxi fino Cayo Guillermo. Alla stazione dei bus erano già presenti molti taxi in cerca di clienti, e una volta contrattato il prezzo, siamo partiti.
A Cayo Guillermo abbiamo alloggiato al resort Iberostar Daiquiri che aveva recensioni meno peggio degli altri.
A Cuba non ci si deve aspettare lo stesso livello di hotel di altri luoghi: gli alberghi sono gestiti dallo stato, e i servizi non sono tanto curati, neanche il personale è molto motivato. l’Iberostar aveva buone opinioni, era venduto anche da un primario tour operator italiano, e devo dire che a noi è piaciuto molto: appena ritinteggiato, una bella hall, camere ampie vista mare, piscina con bar all’interno, paella e barbecue in spiaggia, e 2 ristoranti: ecco questi ultimi non erano gran che, sia come qualità, sia come organizzazione.
La spiaggia dell’hotel è molto grande, il mare ha bei colori, nonostante non sia molto cristallino.
Per trovare un mare strepitoso bisogna fare una passeggiata di qualche minuto verso il Sercotel, resort con pessime recensioni, ma davanti a un tratto di mare davvero bello.
Procedendo dopo il Sercotel, si può arrivare in una specie di palude piena di fenicotteri rosa.
Nel cayo e presente anche un delfinario (che non abbiamo visitato). La vista di questa area, dalla strada statale per arrivare al nostro hotel, è davvero bella.
L’hotel offre gratuitamente un servizio di bus turistico, di quelli rossi a 2 piani, che porta a Cayo Coco, e, dalla parte opposta, a Playa Pilar, la spiaggia frequentata da Heminguey.
Un giorno, prendendo proprio questo bus turistico, siamo andati a Cayo Coco e qui il mare è così turchese, in contrasto con la spiaggia bianca, da far restare senza fiato.
Un’ altra giornata siamo andati a Playa Pilar, attraversando brutte zone di edificazione selvaggia, (magari hotel bellissimi, ma non mi sarebbe piaciuto alloggiare in mezzo a quel cemento).
La stessa Playa Pilar, stupenda, – si capisce perché era la preferita di Hemingway-, con i pali azzurri delle sue strutture in legno turchese, ha sul fondo un mostro incompiuto che rovina il paesaggio e la natura!
Nei cayos non possono andare i cubani: soltanto chi vi lavora può entrare, per cui purtroppo non si può avere contatto con la popolazione.
Dopo 5 giorni, sempre con un taxi, siamo ripartiti alla volta della splendida e colorata Trinidad e la verdissima valle de Los Ingenios, dove per gli appassionati del mare si trova Cayo Jutias, che non abbiamo visitato per mancanza di tempo. E poi, dopo 2 giorni, abbiamo proseguito per la meravigliosa Vinales e da lì di siamo di nuovo andati al mare, a Cayo Levisa!
Cayo Levisa
Le nostre aspettative non sono state deluse: la spiaggia di Cayo Levisa ha sabbia bianchissima con delle belle palme nella parte attrezzata, davanti alla reception e al ristorante, dove sono presenti anche ombrelloni di paglia e lettini. Ma andando oltre il resort è come essere in un’isola deserta, la spiaggia è vuota e si possono fare bellissime passeggiate fino ad arrivare ad una splendida laguna, disseminata di mangrovie: nel mare si trovano le stelle marine.
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SEYCHELLES: un sogno a lungo cullato
E poi ci sono giorni in cui ti svegli proprio dove vorresti, nel posto che hai a lungo sognato.
Spiaggia bianca, mare azzurro, verdi palme e alberi di takamaka, Quelle viste, quel profumo e quel rumore del mare che ti riempiono l’anima di gioia e bellezza.
Quei giorni dove i piedi scalzi sentono sotto la sabbia, gli occhi si riempiono di meraviglia, il profumo dei fiori, di mare e di foresta inebriano, l’umidiccio si sente nella pelle, il vento spettina portando via i pensieri.
Arrivare alle Seychelles mi è costato fatica, la fatica -ma anche il piacere– di organizzare un viaggio.
Mi è costato ansia, l’ansia -ma anche la voglia- di ripartire per un luogo lontano in periodo ancora di Covid.
Mi è costato dubbi, dubbi -ma anche il desiderio- di tirare fuori un sogno da un cassetto..
La spinta a voler vedere la bellezza di un’altra parte di mondo, e a condividerla con la mia famiglia, ha avuto la meglio su tutto.
Le Seychelles non sono solo mare.
Sono principalmente mare sì, azzurro e verde, tranquillo o impetuoso, ma anche foreste selvagge in cui addentrasi.
Sono incontri improvvisi. Una tartaruga gigante per strada, volpi volanti che si spostano nel cielo, amichevoli cani in spiaggia che cercano compagnia, mucche in un cortile, il temporale che sorprende mentre sei in giro, alberi sotto cui trovare riparo.
Gli elementi della natura qui travolgono e stravolgono, nel loro inverno, per quanto visto, e magari anche nella loro estate.
Sono colori saturi e forti, bellezza straripante da ammirare con gli occhi sgranati dallo stupore.
Sono l’odore dei tropici e dell’umidità dell’estate.
Sono il profumo intenso dei fiori che arriva quando gli si passa accanto.
Sono tonificanti camminate, pedalate e fatica.
Sono rocce granitiche, come giganti che fan da guardia alla spiaggia, calde e attraenti
Da toccare, da sdraiarsi, da guardare, con l’ impossibilità di staccare lo sguardo.
Sono paesaggi che spettinano come il vento, e che risuonano ad anime tormentate o inquiete, o alla ricerca di una bellezza unica e ricercata, o di una pace agognata.
Sono l’ombra in spiaggia, col desiderio che il tempo si fermi, i pensieri vaganti, la voglia di associazioni futili, date da quello che arriva ai sensi: visioni, profumi, suoni, il sole, l’aria, l’umido, l’acqua sulla pelle. O il gusto di un semplice panino tonno e formaggio e un caffè. buonissimi. sotto quel cielo, davanti a quel mare.
Sono giornate intere col rumore del mare all’orecchio. O quando non c’è quello, con la voce possente del vento tra gli alberi, o il verso di qualche uccello sconosciuto, dei grilli, o di una miriade di uccellini che abitano un grande albero e decidono di farsi sentire prima di sera. Sono bianchi uccelli eleganti, con le ali e il becco appuntiti.
Sono il canto dei galli che si passano voce quando fa ancora notte, che ti svegliano e che continuano a cantare ad ogni ora. Gioia o semplice vita. O il buffo verso dei gechi. O due tartarughe giganti che si accoppiano rumorosamente.
Sono la vanità delle persone di riprendersi in mille pose plastiche, dinanzi a tanta bellezza, o per conservare ricordi.
Le mie Seychelles sono una guesthouse sulla spiaggia a Praslin, uno chalet nel bosco a La Digue, una casa arroccata con ineguagliabile vista mare, nel sud di Mahè.
Sono un sogno diventato realtà.
Una realtà che ho deciso che mi potevo meritare. Perchè ognuno di noi merita la bellezza. E può avere il coraggio di andare a prendersela.
Prima di passare al racconto e ai dettagli voglio fare l’elenco di alcune delle cose che non dimenticherò delle mie Seychelles
I galli che cantano a tutte le ore
Il gattino Miagolo che arriva nostro chalet
I cani sulla spiaggia che vengono a cercare compagnia. In particolare Jack, a La Digue
Le tartarughe giganti sulla strada
La vista di Anse la Mouche dal nostro balcone e quella da Rosemary’s guesthouse
La spiaggia di Anse Volbert deserta al mattino
Le pedalate a la Digue
La potenza delle onde del mare, che ti sbattono a terra se gli volti le spalle
La bellezza dirompente di Anse Coco, una volta che te la sei conquistata
Il bagno nell’azzurro di Petite Anse a Mahé
Il coco de mer a forma di culo :) (che ho anche sul timbro del passaporto)
Le palme giganti nella foresta della Valle del Mai
Gli angoli paradiaci e la sensazione di pace.
Seychelles: le incantevoli spiagge e l’antica foresta di Praslin
Seychelles: in bicicletta verso le spiagge paradisiache di La Digue
Dormire a VENEZIA, il carnevale e BURANO
Festeggiare un evento importante a Venezia
Trascorrere una notte d’incanto in questa città unica
Dormire in una residenza storica, dimora della famiglia di Marco Polo
Trovarsi in una stanza in stile veneziano, tappezzeria e drappi rosso e oro, lampadari di cristallo
Aprire la finestra al mattino con vista su un canale, i gondolieri che preparano le loro gondole per la giornata
Pranzare in uno storico ristorante del 1500 frequentato da Casanova
Perdersi per le calle, i campi, e i ponti, che attraversano i canali, che donano meravigliosi scorci
Cercare la libreria Acqua Alta, sul canale, stipata di cartoline, gadget, e libri, dentro a gondole, a vasche, a tini e canoe, che talvolta fan da arredo o da scala. E anche dimora per gatti audaci
Camminare per la bella piazza San Marco gremita di gente mascherata per il carnevale, che gira e fiera si mostra e si mette in posa
Cercare le opere d’arte nella basilica dei Frari, del Tiziano e contemplare e le altre meraviglie
Ammirare la magnificenza e l’imponenza del ponte del Rialto
e il Canal Grande dalla terrazza del Fondaco dei Tedeschi
la scala Contarini del Bovolo imbucata tra le calle, e tutti i palazzi eleganti, blasonati o meno, che appaiono lungo il cammino
ognuno che concorre alla magia e al fascino della città.
Venezia, inutile ribadirlo, è città unica e impareggiabile, che non può far altro che infondere meraviglia ad ogni visita.
Un evento particolare, un compleanno importante da festeggiare.. Non potendo fare un lungo viaggio, quale migliore idea che trascorrere una notte a Venezia, in un edificio storico appartenuto alla famiglia di Marco Polo, e nel periodo del carnevale?
Siamo rimasti due giorni e questo è stato il nostro giro a Venezia
Primo giorno:
da parcheggio Marghera a piazzale Roma (in autobus)
Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari
Ponte del Rialto
Pranzo alla storica trattoria Poste Vecie, Rialto Mercato
Hotel Ca Amadi (zona Rialto)
Libreria Acqua Alta (a Calle Lunga Santa Maria Formosa, nel Sestiere Castello)
Piazza San Marco, Palazzo Ducale, Ponte dei Sospiri
Terrazza Fondaco dei Tedeschi e visita al bellissimo centro commerciale (zona Rialto)
Osteria Fanal del Codega (Sestiere San Polo)
Secondo giorno:
Ponte del Rialto
Scala Contarini del Bovolo
Fondamenta nove e imbarco per Burano
Piazza San Marco
Vaporetto Canal Grande – Piazzale Roma e bus per parcheggio Marghera
Venezia, il parcheggio
Abbiamo scelto gli economici parcheggi di Marghera, in particolare il Terminal Service, 5 euro al giorno, contro i 22 del parcheggio Tronchetto (che richiede poi di prendere il People mover per arrivare in città) o gli oltre 30 euro a Piazzale Roma. Da qui passano diversi autobus (biglietto 1.5 euro) con destinazione piazzale Roma.
Venezia l’alloggio
Alloggiare a Venezia in un edificio storico che è stato di proprietà della famiglia di Marco Polo.. non ha prezzo!
Cercavo un posto caratteristico, visto che stavamo festeggiando un compleanno importante, e ho trovato, spulciando su Booking.com, l’hotel Ca Amadi, residenza storica appartenuta alla famiglia di Marco Polo prima, al conte Amadi poi, di grande fascino. Si raggiunge dal Ponte del Rialto, passando il centro commerciale Fondaco dei Tedeschi, e prendendo alcuni vicoli laterali.
Chi crede che un posto del genere e in posizione così invidiabile abbia un costo inaffrontabile si sbaglia: con qualche scontistica di Booking (genius o sconti ricevuti) si arriva ad un prezzo davvero invitante per il posto!
Mangiare a Venezia
Credo sia pensiero comune anche per i ristoranti, che i prezzi siano altissimi a Venezia.
Quello che ho riscontrato è che gli ultimi rincari dopo il Covid in molte zone dell’Italia, hanno allineato i prezzi, pertanto, certo non si spende poco, ma adesso come adesso, non più di quello che si spende per mangiare in altre città o località turistiche (ad esempio non più di quelli di Lampedusa!)
Per pranzo ho cercato un posto che si distinguesse: l’antica trattoria Poste Vecie, prenotato tramite The fork che riservava un bello sconto. Un ristorante storico, accessibile tramite un ponticello su un canale
che in passato è stato sede di un ufficio postale, di cui vedono reperti nelle sue sale, e con una saletta affrescata dal Cherubini, e con un bel caminetto antico.
Un posto caratteristico, elegante, e romantico, frequentato in passato anche dal Casanova, che si trova vicino al mercato del pesce, dove il cibo conserva tutto il suo sapore genuino e dove, al termine del pranzo, ci hanno offerto le caratteristiche frittelle veneziane, con tanto di candelina per il compleanno. Abbiamo mangiato il baccalà mantecato, tipico piatto veneziano, di una bontà mai sperimentata prima, un rombo alla griglia altrettanto buono, e ancora da evidenziare degli ottimi spaghetti al nero di seppia.
Per cena ho scelto invece l‘osteria Fanal del Codega, un piccolo ristorante con tavolini anche a bordo del canale per le serate calde (ma purtroppo non era il nostro caso), e interni piacevoli, soffitto a travi, cibo preparato tutto al momento e accompagnamento musicale col pianoforte. Qui abbiamo assaggiato ancora pesce, spaghetti allo scoglio, grigliata mista e seppie alla veneziana con polenta.
Il Carnevale a Venezia
Capitare a Venezia per il carnevale è una meraviglia e una disdetta allo stesso tempo. Una meraviglia per l’atmosfera, e per le maschere che si vedono in giro per la città, davvero incantevoli. Una disdetta se si capita di sabato o di domenica, quando dalla folla non riesci neanche a camminare, a prendere un vaporetto, un bus, a bere un caffè, a girare per le calle, a vedere il Ponte dei Sospiri.
Quest’anno si teneva di nuovo il carnevale dopo 2 anni di divieto per il covid-19. Assembramenti nel weekend come se non ci fosse mai stato.
Abbiamo avuto la fortuna di essere arrivati di venerdì e aver goduto dello spettacolo con una quantità di gente accettabile. Ma ripassando il sabato, davvero la quantità di gente era allucinante.
Le maschere pero’ erano davvero belle!
Alcune informazioni e denominazioni utili sulla città di Venezia
Prima di parlare di quello che abbiamo visto in particolare, al di là delle bellezze consuete di Venezia (San Marco, il Ponte dei Sospiri, quello del Rialto, ecc..) lascio alcune informazioni che io ho trovato utile studiando la visita alla città.
A Venezia le piazze si chiamano “campi”, le vie “calle”, i sottopassi “sottoportego”, i quartieri “sestieri”. La città è divisa in 6 sestieri: Cannaregio, Santa Croce, San Polo, Dorsoduro, Castello e San Marco. Inoltre i bacari sono i tipici bar dove si gustano i cicchetti, gli assaggini, come le tapas per la Spagna.
Cannaregio è la parte a nord, quella del ghetto e dei bacari più conosciuti e di Fondamente nove, dove ci si imbarca per le isole; Santa Croce è la zona che parte da Piazzale Roma, col ponte di Calatrava e che arriva fino al Canal Grande; San Polo è il sestiere del Ponte del Rialto e della Basilica dei Frari; Dorsoduro è la zona universitaria e delle Zatter , il lungomare più famoso; Castello è il sestiere oltre il Palazzo Ducale, dove c’è la biennale, l’altra promenade, Riva degli schiavoni e l’arsenale; San Marco è quello della omonima piazza e Basilica, Palazzo ducale, ponte dei Sospiri, Fenice.
Le attrazioni
Rimanendo così poco tempo a Venezia, solo una notte e due giorni, abbiamo fatto una selezione delle attrazioni da vedere e abbiamo scelto:
- La libreria Acqua Alta, in Calle Lunga Santa Maria Formosa, tra San Marco e Rialto, tappa obbligata per chi come noi, ama i libri e i gatti:
a dispetto di un entrata normale, la libreria ha un uscita anche sul canale
e all’interno si trovano davvero stipati tantissimi libri, nuovi, vintage ed usati, su Venezia, sull’arte, sui gatti, vecchi fumetti, cartoline, gadgets, dentro barche, vasche e contenitori in modo che siano protetti dalla eventuale acqua alta.
Alcuni vecchi libri sono stati usati anche come arredamento alle pareti o per fare una scala.. insomma davvero un posto molto affascinante!
- La vista dalla Terrazza del centro commerciale Fondaco dei Tedeschi, che si trova sopra al ponte del Rialto, con ingresso gratuito e prenotazione on line: è una gran bella vista sul Canal Grande, davanti e dietro al Rialto (che si vede parzialmente); tuttavia è piuttosto piccola quindi non ci si aspetti chissà cosa.. Molto bello e meritevole di una visita anche il centro commerciale, una location storica stupenda, soprattutto il piano all’ingresso
- la visita alla Basilica di Santa Maria gloriosa dei Frari, sulla strada da Piazzale Roma al Rialto nel sestiere di San Polo, in stile tardo gotico
- all’interno sono contenute importanti opere d’arte, tra cui 2 dipinti di Tiziano, l’Assunta e la Madonna di Cà Pesaro, uno di Bellini, uno di Donatello, e la tomba di Canova, ed è davvero come visitare un museo
- la scala Contarini del Bovolo, edificio tardo gotico, ubicato nel sestiere di San Marco: non siamo saliti sulla scala a spirale di 80 gradini fino a 26 metri d’altezza, che sicuramente avrebbe meritato, ma il monumento è davvero bello e singolare da vedere
E poi, ovviamente, spostandosi per raggiungere i vari punti di interesse, si può apprezzare quella che è Venezia: si rimira la città dall’acqua sui vaporetti, ci si perde per le calle, si ammirano meravigliosi scorci sbucando dai canali o salendo sui grandi o piccoli ponti, si passa dai sottoporteghi, si arriva nei campi e nei campielli, e col naso all’insù si può contemplare della bellezza dei palazzi storici
Inutile poi dire quanto è bella Venezia al calar della sera
o la notte, illuminata, e nel momento in cui anche i turisti sono meno numerosi
Burano
Il sabato avevamo programmato di prendere un vaporetto ed andare nella colorata Burano, per sfuggire al caos dei turisti per il carnevale.
Ne parlo qui:
Insomma un giro a Venezia dà sempre grande soddisfazione!
febbraio 2022
Pittoresca BURANO
Burano davvero un’isola pittoresca. Nel senso che sembra uscita dalla tavolozza di un pittore che si è divertito coi colori.
Colori caldi, forti, anche quando sono pastello.
Arrivando da Venezia, col traghetto, pare di sbarcare in un altro mondo.
Alla fermata il suono del verso dei gabbiani, richiamati anche dal bar ristorante, che subito ha attratto la nostra attenzione, essendo quasi l’ora di pranzo, mi ha fatto ricordare un‘isola danese, visitata molto tempo fa, Bornholm, tra la Svezia e la Polonia, dove il loro canto era ovunque e una costante.
Al “Fritto misto“, un nome anonimo per un posto con cibo eccellente, si trovano cicchetti, primi piatti, piatti di pesce squisiti e serviti dentro contenitori fatti di pane croccante e con posate di legno: un plauso alla ecosostenibilità di questo ristorantino a cui non abbiamo resistito.
Pochi tavoli di legno, una ottima organizzazione: si ordina dalla finestra, si riceve un numero e un dispositivo che suona quando il tuo ordine è pronto. Nonostante le temperature, ancora fredde di fine febbraio, la giornata soleggiata, la bontà del cibo, la vista dei colori, il mare e l’idea di quello che ci aspettava, ci ha fatto godere in pieno il nostro pranzo.
Una stradina si addentra da qui nel paese, ricca di negozi carini e caratteristici, fino ad arrivare al primo canale.
Un tripudio di colori delle case, che si avvicendano, una dopo l’altra, con un ordine e una cura che rasenta la perfezione.
Burano non è cosi piccola come mi aspettavo. Dall’imbarcadero occorre poco tempo per arrivare al mare, dall’altra parte dell’isola, ma girare per le calle e costeggiare i 3 canali che la attraversano, ammirando il riflesso delle case colorate sull’acqua, e sbirciando nella miriade di vicoletti che la compongono, prende tempo, e va fatto con assoluta calma, per godere di ogni angolo, di ogni colore.
Talvolta si giunge nei pochi slarghi o nelle piazze, vivaci comunque, per i colori o per i bar e ristoranti con sedie e tavolini che ospitano i turisti.
Si passano i ponticelli, alcuni in legno, o ci si avventura in vicoli che restano deserti. Dalla parte opposta dell’arrivo del vaporetto, il campanile storto, che si scorge presto da lontano.
Burano, famosa anche per i merletti e gli abiti artigianali, bellissimi e particolari, che hanno catturato l’attenzione della mia adolescente. Burano e i suoi dolci tipici, le esse, biscotti semplici ma sani e gustosissimi, che abbiamo preso da un forno artiginale sul canale.
Burano è un’opera d’arte, immagine di bellezza, che come ogni bellezza suscita emozioni, concetto ben spiegato su una piastrella appesa ai muri di una casa colorata:
Il colore come la musica si serve di una scorciatoia per raggiungere i nostri sensi e suscitare le nostre emozioni
Arrivare a Burano
Per arrivare a Burano da Venezia, il mezzo più veloce è il vaporetto numero 12 che si prende a Fondamente nove, in quanto non occorre fermarsi a Murano e cambiare barca (questa linea comunque ferma anche a Murano).
In alternativa le linee 4.1, 4.2 e la 3 che passano anche da piazzale Roma e dalla stazione, vanno a Murano dove si deve scendere, recandosi a Murano Faro e prendendo la linea 12. La linea 14 passa da San Marco e va anche a Burano ma impiega più tempo e ha minor frequenza.
E’ consigliabile acquistare un abbonamento giornaliero da 21 euro, in quanto la singola corsa, dal prezzo di 7,5 euro, ha validità 75 minuti, pertanto già con 3 corse il costo dell’abbonamento è ammortizzato, e se non si riesce a prendere il vaporetto perchè troppo affollato il biglietto potrebbe arrivare a scadere.
Il viaggio in vaporetto dura quasi un’ora.
Forse non tutti sanno che Burano si raggiunge anche senza passare per Venezia, da Cavallino Treporti, vicino a Jesolo, in 35 minuti di vaporetto, linea 12
https://www.isoladiburano.it/it/come-arrivare-a-burano.html
febbraio 2022
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CHAMOIS, la Perla delle Alpi senza auto, in Valle D’Aosta
Chamois è un pittoresco borgo alpino della Valtournanche, a pochi chilometri dal monte Cervino, in Valle d’Aosta, che fa parte delle Perle delle Alpi, ed è considerato uno dei paesi più belli d’Europa
Di ritorno da Cogne e dal Monte Bianco, sulla strada verso casa, prima di lasciare la Valle d’Aosta decidiamo di fare una deviazione in un paesino alpino di cui di frequente avevo sentito parlare, per la sua bellezza e per la caratteristica di essere l’unico comune in Italia a non essere accessibile alle autovetture e privo di strade asfaltate.
Il paese di Chamois infatti si può raggiungere a piedi attraverso una mulattiera piena di curve dal fondo valle, tramite un sentiero dalla località di La Magdaleine a piedi o in bicicletta, o piu facilmente con una funivia. Alternativa decisamente più costosa è l’elicottero o un piccolo aereo, visto chè è presente un altiporto. Il trasporto di merci e animali avviene attraverso una teleferica.
La funivia per la verità è un po’ vetusta, parte dalla cittadina di Buisson … piuttosto vertiginosa, arrivando fino a 250 mt dal suolo, quanto panoramica, porta fino a 1800 mt, altezza di Chamois. E’ davvero impressionante salire l’ultimo tratto molto in pendenza attaccato alla montagna! Per fortuna che la salita dura solo 5 minuti.
All’arrivo ci si trova davanti ad una balconata che offre uno splendido panorama sui monti, la chiesetta del paese, la seggiovia che porta al lago di Lod, a 4 km, e spicca il grande silenzio per la mancanza di auto che circolano, in un territorio che accoglie soltanto un centinaio di abitanti.
Ma a parte quello che manca, quello che ci appare davanti sono verdi praterie, fiori selvatici di mille colori, casette tradizionali e antiche in pietra e legno, boschi di alberi stupendi e la sensazione di quiete, di ritmi tranquilli e riposanti
Camminando nel sali scendi di stradine del paese, si nota talvolta uno stato di isolamento e abbandono di alcune abitazioni, ma basta passeggiare verso il torrente e per i sentier,i che subito il paesaggio e la natura sovrastano quella sensazione: solo pace e tranquillità fanno compagnia lungo il cammino. E’ un luogo davvero che lascia senza parole, nel senso che zittisce, toglie la voglia di parlare, porta ad ammirare, guardare dentro e fuori.
Per pranzo ci siamo fermati nel centro del paese, al bar Funivia, di fronte alla chiesa e a fianco alla funivia, mangiando degli ottimi panini, con una vista sui monti e su quel paesino da fiaba! Che effettivamente è davvero incantevole come mi hanno descritto e come l’avevo immaginato.
Chamois fa parte del comprensorio del Cervino Ski Paradise, che d’inverno annovera 200 chilometri di piste sciistiche, 16 che partono nei dintorni della cittadina stessa.
Per arrivare a Buisson in auto occorre percorrere l’autostrada A5 Torino-Aosta uscendo a Chatillon. Da qui si trovano le indicazioni per Valtournenche-Cervinia fino all’arrivoa a Buisson, dove è possibile parcheggiare l’auto esattamente di fronte alla funivia per Chamois.
agosto 2021
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COGNE, ai piedi del Gran Paradiso
Cogne.. un paese da sogno!
Cogne, i prati Santorso, grandi, verdi sotto i monti, col Gran Paradiso innevato che li domina, sullo sfondo, e che ti guarda,… e tu non puoi non ricambiare, ammaliato, con lo sguardo a perdita d’occhio.
Cogne, il torrente Valnontey, con le sue acque verdi, impetuose, che scende e rinfresca le menti, costeggia il sentiero che sale sui monti e disperde i pensieri che non siano in armonia con tanta bellezza.
Cogne, le case ordinate coi fiori ai balconi, e il legno che scalda.
Cogne e la telecabina, che ti porta sopra i 2000: dall’alto, tutta la valle, il paese che diventa piccolo piccolo,.. E percorrendo il sentiero, ti avvicini ai giganti, vedendoli tutti, il Bianco, il Gran Paradiso, e poi il verde e l’azzurro, la terra e il cielo..
E tu, lì, a contemplare la grande bellezza.
L’arrivo a Cogne
La Valle D’Aosta mi ha stupito per quanto mi è piaciuta, e la strada per arrivare a Cogne ancor di più: si costeggia il torrente Grand Eyvia, affluente della Dora Baltea, dal colore verde quasi come la giada, attorniato dagli alberi verde scuro brillante, in estate.
Cogne è un piccolo paesino in una vallata, con molte case caratteristihe in sasso o in legno, e addobbate con fiori, con un prato enorme e meraviglioso, che guarda il Gran Paradiso: il prato di Sant’Orso.
Cogne, il nostro l’alloggio: l’hotel Sant’Orso
hotel Sant’Orso: davvero una favola e il soggiorno è stato indimenticabile!
Davanti al prato di Sant’Orso si trova l’omonimoPrenotato parecchio tempo prima su booking.com, la nostra camera era nella parte più nuova, una tripla all’ultimo piano, con un balcone vista Gran Paradiso
Avevamo un secondo balcone con vista su parte del paese e sullo spazio privato, attrezzato, dell’hotel.
In stanza avevamo a disposizione anche un binocolo, per guardare in modo ravvicinato ogni angolo dei monti e dei prati
Molto moderna, la camera era tutta in legno e molto spaziosa
La colazione era compresa, con vista, buffet dolce e salato, e addirittura c’erano le ostriche!! Ristorante ottimo, servizio impeccabile e una spa con piscina coperta, ma con vetrate aperte, sauna e angoli relax, e anche un piccolo idromassaggio all’esterno vista monti e a fianco sauna e botte con acqua ghiacciata. Il tutto davvero bellissimo e scenografico
Svegliarsi al mattino, vedendo il sole che illumina il Gran Paradiso non ha prezzo!
Passeggiata Valnontey
Dal prato Sant’Orso parte una strada che porta verso il piccolo paesino di Valnontey, a 3 km di distanza, e che diventa poi sentiero che conduce in mezzo ai boschi. La strada costeggia ad un certo punto l’omonimo torrente, spettacolare, nella vallata.
Alcuni ponti lo attraversano: il paesaggio qui è davvero suggestivo tra una vegetazione rigogliosa e la fragorosa voce del torrente.
Non ci siamo addentrati molto quando i sentieri cominciavano a salire in mezzo al bosco, ma è stata comunque una passeggiata fresca ed imperdibile.
La cascata di Lillaz
A poco più di 3 km da Cogne si trova il paesino di Lillaz, raggiungibile quindi anche a piedi, davvero grazioso, da cui si puo’ arrivare alla omonima cascata di Lillaz.
Non trovando posto al parcheggio indicato per iniziare la camminata, che in una decina di minuti porta alla cascata per un percorso abbastanza in piano, abbiamo cambiato direzione, arrivando nei pressi del campeggio Le Salasses, dove si trova un altro parcheggio, con indicazioni per un sentiero verso la cascata. La via si addentra in un bosco bellissimo e per nulla frequentato,
Il sentiero è più impervio e più in salita rispetto a quello dal paese, che abbiamo fatto poi al ritorno e che costeggia il fiume, ma indubbiamente è molto più bello e selvaggio, e ci ha portato di fronte al primo salto della cascata.
La cascata di Lillaz infatti scende in più salti, formando talvolta delle vasche di acqua verdissima
Per arrivare al salto più alto occorre percorrere un tratto del sentiero piuttosto in salita, stretto e talvolta difficoltoso se si incontrano altre persone.
Ma vale assolutamente tutto lo sforzo: i salti della cascata, visti anche dai ponticelli che sono stati costruiti per attraversarla e dall’alto, e il fiume quando scorre in piano, sono una vista mozzafiato
Sentiero natura del Montseuc con telecabina Pulsè
Poco distante dal centro di Cogne, si trova la telecabina Pulsè, che porta a 2081 metri di altitudine.
Scesi dalla telecabina non si arriva in una vallata o in un punto panoramico, come mi sarei aspettata, ma in una piccola spianata in mezzo agli alberi, con un bar aperto nella stagione estiva, e poi si deve proseguire per il sentiro nel bosco, se si vuole arrivare alla prima balconata con vista. Il sentiero è ad anello, e per compierlo interamente, occorrono circa 2 ore, è piuttosto faticoso, con un dislivello di 250 metri; in alternativa è possibile arrivare in un punto da dove si puo’ ammirare la vallata di Cogne, e sul fondo il massiccio del Monte Bianco, e salendo ancora un po’, avere una magnifica vista del Gran Paradiso (tempo di percorrenza circa 30 minuti).
Noi non abbiamo proseguito oltre, ma si dice che da li’ in poi occorra un po’ di esperienza di montagna, ma quello che abbiamo visto mi fa dire che ne è valsa comunque la pena!
Dove mangiare a Cogne
Purtroppo la nostra permanenza a Cogne è durata solo 2 notti, dopo di che siamo andati sul Monte Bianco con lo Skyway e a Chamois, sulla via del ritorno.
In questi 2 giorni abbiamo mangiato di giorno apizze, focacce, pane, e speck e formaggio del luogo, acquistati nel forno e nei negozi del paese e mangiati al sacco, mentre la prima sera siamo andati al ristorante dell’Hotel Sant’Orso che è davvero notevole: ambiente caratteristico, cucina tipica valdostana e servizio eccellente. Tanto che avremmo voluto ritornarci anche la sera successiva, ma non c’era disponibilità, così siamo andati in pieno centro del paese, alla enoteca-ristorante Cave de Cogne, piccola ma con uno stupendo giardino esterno, dove abbiamo mangiato benissimo le specialità della zona.
Cogne è davvero una cittadina incantevole, mi ha talmente entusiasmato che, come spesso mi accade, ho in previsione di tornarci!
E dopo Cogne, tappa successiva verso il ritorno Chamois!
agosto 2021
tutti gli articoli sulla Valle D’Aosta
Da Ortisei al rifugio delle ODLE: strepitosi paesaggi per un trekking in VALGARDENA
Tra ghiacci e cielo, sul tetto d’Europa: il MONTE BIANCO con lo Skyway
Ho visto per la prima volta immagini dello Skyway sul Monte Bianco in una trasmissione di Licia Colò, e l’esperienza è entrata subito nella mia wish list!
Si perché dal servizio sembrava proprio di andare a toccare il cielo, e ho immaginato la sensazione di immensità che si poteva provare una volta arrivati lassu’, sulla montagna più alta d’Europa, con tutto intorno il bianco candore della neve e l’azzurro del cielo.
In occasione della nostra visita alla città di Torino, ho quindi programmato di realizzare anche questo sogno, nel mese di agosto 2021, e con il pretesto di trascorre qualche giorno in due località della Valle D’Aosta di cui mi avevano parlato molto bene, Cogne e a Chamois, siamo andati allo Skyway, e devo dire che davvero è stata un cosa fighissima!
Ho aspettato a prenotare dal sito delle funivie del Monte Bianco controllando fino all’ultimo il meteo e la disponibilità: volevo cercare, se era possibile, di andare in un momento di sole. Dal sito si puo’ scegliere la salita fino al Pavillon, che è la fermata del primo tratto, a 2173 metri, oppure fino a Punta Helbronner che è la stazione sommitale, a 3466. Noi abbiamo scelto la seconda opzione che consiglio vivamente! Le partenze sono ogni 15 minuti, la prenotazione è obbligatoria e solo online, fino ad un’ora prima. Per l ‘andata, la discesa da Punta Hellbronnen era, nel periodo Covid, dopo al massimo 1 ora e 30, esclusi escursionisti e coloro che prenotavano anche il pranzo al ristorante, e libera dal Pavillon.
Il biglietto è piuttosto costoso, ma vale ogni euro speso.
Il giorno prescelto ero già emozionata alla prima vista del Monte Bianco, arrivando da Cogne (distante neanche un’ora) in località Courmayuer, dove si trova lo Skyway.
Siamo partiti per tempo per fermarci a fare un giro nella cittadina, famosa località turistica davvero molto bella, proprio sotto le vette innevate.
Siamo agevolmente arrivati al parcheggio dello Skyway attorno alle 11.30 https://www.montebianco.com/it/info-utili-e-tariffe-parcheggio. Il nostro biglietto prevedeva la salita per le 12.15. La mia emozione era a mille!!!
Sbrigati tutti i controlli del caso e del covid, dopo un po’ di attesa, siamo entrati finalmente nella grande cabina della funivia, che mentre sale ruota di 360 gradi, in modo far godere del panorama da qualsiasi parte: una cosa spettacolare!
Pian piano si cominciavano a vedere le cime dei monti più vicini, anche quella del Monte Bianco.
In 10 minuti totali lo Skyway è arrivato a destinazione
All’arrivo, si scende su una piattaforma con una ringhiera, da dove si possono ammirare tutte le montagne.
Da una parte Punta Helbronner, Monte Bianco
dall’altra la vista verso l’infinito, montagne, nuvole, ghiacciai e il dente del gigante
Cielo e neve, e la sensazione di immensità e di bellezza, che non può non pervadere anima e corpo.
Abbiamo girato sulla piattaforma, ammirando e rimirando, con lo stupore negli occhi e il cuore gonfio di gioia.
Avendo il tempo limitato dovevamo compiere una scelta e abbiamo saltato la Feltrinelli 3466, “la libreria che sfiora il cielo” e la mostra dei cristalli, che sono a Punta Helbronner. Abbiamo preferito prendere l’ascensore, scendere e percorre il tunnel sotto la montagna, che è molto suggestivo, ed arrivare al rifugio Torino, il punto di partenza per gli escursionisti, e anche il punto più vicino ai ghiacciai.
E devo dire che è stato molto emozionanate, a metà agosto, mettere i piedi sulla neve. Ovviamente è vietato ai non escursionisti scendere e camminare sul ghiacciaio.
Esaurito il tempo a disposizione, siamo scesi alla stazione intermedia Pavillon, dove ci siamo fermati sui prati, a fare un pic nic e a riposare, sotto al monte Bianco, di fronte ad un panorama spettacolare ad alta quota, mentre vedevamo le cabine dello Skyway andare su e giù.
Proprio qui, al Pavillon, si puo’ visitare il giardino botanico più in alto d’Europa, un’oasi naturalistica di circa 7.000 mq., realizzato da una Onlus chiamata Saussurea, da cui anche il nome del giardino, a fini di studi naturalistici e divulgazione, con particolare riferimento alla flora dei territorio della Valle d’Aosta e del Monte Bianco.
Prima di ridiscendere, siamo andati a visitare l’Hangar 2173, ovvero uno spazio espositivo multimediale dove sono narrate le origini della funivia e abbiamo potuto conoscere la storia davvero incredibile e appasionante dell’ing. Lora Totino, che ha trasformato un sogno in realtà, dando l’avvio al cantiere nel 1941 con la stesura della prima fune per la costruzione della funivia, che sarebbe arrivata fino ad oltre 3000 metri. In mostra ci sono tanti pezzi originali della vecchia ferrovia e la spiegazione dei lavori e della tecnologia applicata, che ha portato lo Skyway ad essere quello dei giorni nostri..
La visita all’esposizione, inclusa nel biglietto, secondo me è imperdibile, e offre tantissimi spunti di riflessione, con pannelli espositivi, frasi, interviste a personaggi famosi, sul tema dell’uomo, della montagna, della ricerca, della motivazione e dell’ avvicinamento al cielo.
Lo Skyway del Monte Bianco, così come si vede oggi, è stato inaugurato nel 2015, e davvero qui ci si rende conto della grandezza della genialità e della tecnologia ingegneristica italiana, che è stata in grado di costruire quest’opera, consentendo anche a chi non è escursionista e non sarebbe in grado di arrivare tanto in alto, di avvicinarsi e di fruire di tali meraviglie della natura.
Non siamo invece andati a visitare la cantina Cave Mont Blanc, che produce spumante ad alta quota, eravamo già ubriachi di tanta bellezza!
E scendendo… un ultimo dono: uno stupendo stambecco appollaiato, mentre passavamo con lo Skyway, stava tranquillo sulle rocce sotto il sole!
Che dire? Viste da togliere il fiato, emozione tra cielo e ghiacciai, relax sotto i monti che ci hanno accolto, coinvolgimento nella visione e nel lavoro di grandi uomini che hanno sfidato l’impossibile, e anche uno stambecco.. potevo volere di più??
agosto 2021
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Il fascino indescrivibile e avvolgente di MATERA
Breve ed intenso, 2 giorni e una notte, ma sufficiente per farmi innamorare.
Matera mi ha rapito portandomi dentro la sua anima, lasciandomi sorpresa ad ogni angolo, con lo stupore di vedere quello che non ti aspetti, con la voracità di girare per scoprire un’altra prospettiva, un altro angolo, un’altra vista da incanto.
Matera è terra che ha sempre accolto nel suo ventre, offrendo casa e protezione.
Caverne, grotte, dove rifugiarsi, spazio rubato alla roccia, case scavate nella roccia e costruite sulla roccia. Roccia che ti avvolge tutto intorno, grande contenitore, un mondo a parte, e un presepe, dove anche tu, quando cammini, diventi uno dei personaggi.
E’ l’impronta forte che è rimasta della storia, delle tante storie nel tempo, che ti arrivano addosso.
E’ la bellezza della gravina selvaggia, il dirupo su cui si affaccia; del fiume che scorre e fa sentire la sua voce; della Murgia che di fronte la guarda, le caverne come fossero tanti occhi che osservano da lontano.
Matera è qualcosa di mai visto prima. È una storia emozionante ascoltata dalla voce di una guida appassionata e divertente, che racconta la sua terra, e che mi ha toccato il cuore.
Sassi, acqua, povertà.
Riconoscimento, riscatto, rinascita.
Matera assomiglia anche agli uomini. Non è solo quel che vedi, è apparenza, che nasconde i suoi segreti nelle profondità, sotto ciò che è evidente, siano essi vergogne, fatiche, abbandoni o risorse, ingegno, tesori.
E’ qualcosa che era rimasto lì, dimenticato, fintanto che giustizia ha trionfato, è iniziata la risalita, e ha avuto la sua rivincita. Completamente meritata.
Diamante grezzo reso splendente, di cui andare fieri. E da cui prendere esempio e forza.
Due giorni e una notte a Matera
E’ novembre e piovono offerte Ryanair.. la voglia della consueta toccata e fuga novembrina si fa sentire: lo scorso anno abbiamo saltato a causa della pandemia, gli anni precedenti abbiamo fatto Londra, Barcellona e poi Siviglia, e prima ancora le terme euganee.
Ma un irresistibile volo per Bari, a 10 euro andata e ritorno, ci fa decidere: da tanto tempo volevamo visitare Matera, e questa è l’occasione giusta!
Arriviamo all’aeroporto di Bari, ci dirigiamo verso il banco dell’autonoleggio Sixt a prelevare la nostra auto, in precedenza prenotata, e partiamo in direzione Matera.
Matera dista neanche un’ora dall’aeroporto di Bari, e la super strada per arrivare è molto comoda.
La Murgia materna: il parco delle chiese rupestri, il belvedere Murgia Timone, le caverne preistoriche
La prima tappa, arrivati al mattino da Bari a Matera, è stato il parco della Murgia Materana, a 7 chilometri dalla città
Avrei voluto arrivare dal centro, scendendo lo strapiombo della gravina, un canyon attraversato dal torrente, passando per il ponte tibetano
Ma l’incertezza del tempo e la possibilità di trovare terreno fangoso, mi ha fatto desistere. Per cui, puntato il navigatore, siamo arrivati al centro Jazzo Gattini, e lasciata l’auto al parcheggio, abbiamo camminato lungo l’altopiano. Dapprima a fianco a praterie, dove mucche podoliche dal manto grigio sfumato e bianco pascolavano con i loro campanacci in compagnia di qualche cavallo, poi per i sentieri, per circa un chilometro avvicinandosi alla vista della città dei Sassi.
Il parco della Murgia Materana è un parco archelogico storico naturale con chiese rupestri e villaggi neolitici e con alcuni meravigliosi punti panoramici, con vista sui Sassi di Matera di fronte.
Sul fondo del sentiero si trova un piazzale, raggiunto anche dall’autobus turistico, che guarda l’estremo della città, il canyon e il torrente Gravina, e da lì partono dei sentieri a ritroso, lungo il crinale, dove ci sono alcune chiese rupestri (purtroppo chiuse in quel momento), incastonate nella roccia, e ampie grotte, in cui entrare e immaginare gli uomini della preistoria che vi trovavano rifugio
La meta che mi ero prefissata di raggiungere era il belvedere Murgia Timone. Da li’, e da dentro le caverne che si incontrano lungo la via, si può godere di una vista spettacolare dei Sassi.
Il parco della Murgia Materana è sito Unesco, come Matera: è una meta imperdibile, a mio parere, se si programma una visita alla città
Il nostro alloggio a Matera: la Neviera nei Sassi
Per il nostro breve soggiorno a Matera volevo alloggiare in un posto davvero tipico e particolare, e studiando le varie soluzioni ho proprio trovato il posto giusto.
La Neviera nei Sassi è un b&b che si trova in una strada del centro cittadino, via Buozzi, vicino a Piazzetta Pascoli, nella zona del Sasso Caveoso, ma non lontano dalla parte di via Ridola non pedonale, dove abbiamo potuto comodamente parcheggiare l’auto sulle strisce blu.
È un insieme di grotte trasformate in 3 camere, 2 quadruple enormi, bilocali, e una doppia. Noi abbiamo alloggiato nelle due quadruple, la 1 e la 3.
La nostra camera era proprio nella neviera, il posto dove in passato conservavano la neve, molto affascinante, ben riscaldata, con una doccia in grotta che fa anche effetto sauna. Davvero una meraviglia!
Anche l’altra quadrupla, dove alloggiava nostra figlia era stupenda, aveva anche la vista su una cisterna sotterranea illuminata.
A disposizione avevamo un buono per la colazione in un bar nelle vicinanze, ma anche capsule per il caffè, bollitore con te e caffè, acqua, qualche biscottino, e le mappe della città.
Dormire nella Neviera è stata una delle cose più affascinanti del nostro giro a Matera; sicuramente il mio consiglio per chi pianifica una visita alla città è di non perdersi l’esprienza di alloggiare in una casa grotta ristrutturata, per respirare completamente l’energia della città .
La struttura della città
“Ho visto un precipizio, lì dentro c’era Matera. Chiunque la veda non può non restarne colpito, tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza “
Carlo Levi “Cristo si è fermato a Eboli”
Matera sorge sopra un dirupo. Nella roccia sono state scavate grotte, usate come abitazioni, sopra le quali scorrono strade, che sono i tetti di dette abitazioni; la città, quindi, non è solo quello che si vede, perchè si sviluppa anche sotto la terra. L’ingegno dell’uomo ha fatto sì che fosse architettato un sistema di raccolta delle acque, attraverso solchi che corrono sui tetti, si riversano all’interno, nelle grotte, lungo canaletti nei pavimenti delle case, defluendo in apposite cisterne, collegate tra loro da vasi comunicanti. Matera nel 1993 è entrata a far parte dei siti riconosciuti dall’Unesco proprio per il sistema di canalizzazione delle acque piovane messo in opera attraverso i secoli.
Le grotte sono insieme pavimenti per chi esce dalle abitazioni di sopra e tetti per quelle di sotto
Il centro di Matera si divide in 4 parti principali da non perdere.
Il Piano, è costituito dalla parte tutta in piano che va da Piazzetta Pascoli a Piazza vittorio Veneto, zona rinascimentale, formata da due grandi strade principali pedonali, via Ridola e via del Corso, che si susseguono, intervallate da Piazza del Sedile e Piazza san Francesco
A destra del Piano, si trova il Sasso Caveoso, mentre a sinistra il Sasso Barisano, le zone piu antiche risalenti all’anno 1000, dove si trovano le case abitate un tempo principalmente dagli artigiani, ricavate scavando la calcarenite, ovvero la roccia di cui sono composti i sassi, in un saliscendi di stradine
Al centro, c’è la strada che va in salita verso la collina e porta alla Civita, risalente al 1200, il rione dove è ubicato il duomo
All’interno dei Sassi si trovano tante chiese rupestri, scavate nella roccia, la maggior parte delle quali conservano affreschi e sono di spettacolare bellezza. Si trovano anche diverse case nella grotta, molto interessanti da visitare per rendersi conto di come era la vita in tempi passati.
Nelle grotte dei Sassi si cela la capitale dei contadini, il cuore nascosto della loro antica civiltà.
Le meravigliose viste di Matera
Oltre alla vista di tutta la città di Matera dal Parco della Murgia, che è fenomenale, ci sono diversi punti panoramici molto belli nei Sassi
Dalla cattedrale della Madonna della Bruna, sulla Civita, c’è una bella balconata sul Sasso Barisano
Dal belvedere di Piazzetta Pascoli si ha una vista sul Sasso Caveoso
Dal belvedere Guarricchio di Piazza Vittorio Veneto, oltrepassando i 3 archi, si ha la vista sul Sasso Barisano.
Dal Sasso Barisano, nella parte più esterna di Via Madonna della Virtù, sulla parte superiore dove si tiene l’esposizione di Dalì, si ha una vista fantastica del canyon e della gravina. Sul fondo del, lato destro c’è la chiesa e il convento di Sant’Agostino
Sopra al piazzale della chiesa di San Pietro Barisano si ha un’altra stupenda vista da vicino del Sasso Barisano e della Civita.
Salendo lo sperone roccioso del Montirone, dove si trova la chiesa di Santa Maria de Idris, il panorama è su entrambi i sassi, e sul retro c’è una magnifica vista della Murgia
Il mio panorama preferito resta comunque quello che si vede da via Muro, nel Sasso Caveoso, che guarda verso la chiesa nella roccia, così particolare, di Santa Maria de Idris, il piazzale della chiesa di San Pietro Caveoso, con la Murgia sullo sfondo, e ai piedi il Sasso Caveoso
“Eravamo intanto arrivati al fondo della buca, a Santa Maria de Idris, e alzando gli occhi vidi finalmente apparire, come un muro obliquo, tutta Matera. Di lì, sembra quasi una città vera. Le facciate di tutte le grotte, che sembrano case, bianche e allineate, pareva mi guardassero, coi buchi delle porte, come neri occhi.”
Carlo Levi
La nostra guida a Matera: Giulio Cappella
Visitare Matera con una tour guidato è sicuramente un modo per conoscere bene la storia della città e per vedere i posti principali, quando non si ha troppo tempo a disposizione. Inizialmente infatti non è cosi facile orientarsi tra i rioni e le stradine dei sassi. Ma vale la pena comunque la visita guidata anche se si ha più tempo a disposizione, per ascoltare la storia della città dalla voce fiera e appassionata di un abitante del luogo.
La mia scelta è ricaduta su una visita di gruppo pomeridiana (ma eravamo solo 9 persone) con Giulio Capella, dopo aver letto le ottime recensioni su TripAdvisor, simpatico, appassionato e divertente ma mai sopra le righe, preciso e preparato, e che ci ha dato in un tour di quasi 3 ore moltissime notizie, con un taglio storico, artistico e sociale che ho apprezzato molto.
Partiti da piazza San Francesco, siamo scesi dal Sasso Barisano, saliti sulla Civita, dove abbiamo visitato anche l’interno barocco della cattedrale romanico-pugliese della Madonna della Bruna, e passati da via Muro, famosa per le scene del film “La Passione” di Mel Gibson
La vista da qui, sulla chiesa di Santa Maria de Idris e sul Sasso Caveoso, come citavo sopra, è strepitosa, soprattutto all’imbrunire, quando la città sembra diventare un presepe
Abbiamo visto lungo le strade il sistema di raccolta delle acque usato in passato, i raccordi di canalizzazione tra le case, per cui Matera è diventata patrimonio Unesco.
Abbiamo visitato la casa cisterna e ascoltato la storia di come viveva chi ha abitato nelle case grotta, fino a un passato neanche tanto remoto
Siamo entrati a visitare la chiesa rupestre della Madonna delle Grazie, e ammirato gli affreschi
Al termine della visita mi è salita una grande emozione per la storia di riscatto e rinascita di questa straordinaria città.
Di seguito il riferimento di Giulio: 320 8214680
Altre cose da non perdere a Matera
-La chiesa nella roccia di Santa Maria de Idris, con la croce che svetta, comunicante con la chiesa di San Giovanni, e il sottostante piazzale di San Pietro Caveoso, offrono un colpo d’occhio meraviglioso, ma vale la pena assolutamente la salita allo sperone del Montirone
per le monumentali rocce
per visitare l’interno delle due chiese e vederle da vicino
e per ammirare il bel panorama del retro, sulla Murgia Materana
-Il Palombaro lungo, una grande cisterna idrica ipogeo, realizzata per la raccolta delle acque sorgive, scavata nel XVI secolo, alto 17 metri, in piazza Vittorio Veneto, è un posto davvero pazzesco, e splendidamente illuminato
-La Goccia, la scultura di Kengiro Azuma, si incontra in Piazzetta Pascoli; sullo sfondo si trova Palazzo Lanfranchi da una parte, e il belvedere panoramico da un’altra
-Le opere di Dali’ si trovano in giro per la città: il pianoforte surrealista a Piazza S. Francesco, l’orologio molle in sella al cavallo, in via Madonna della Virtu (di fronte al complesso rupestre), l’elefante spaziale in piazza Vittorio Veneto, ma strepitosa è l‘esposizione di oltre 200 opere Dalí “La persistenza degli opposti”, in una location straordinaria, ovvero il complesso rupestre della Madonna della Virtù e San Nicola dei Greci, che da sola vale il viaggio (ne parlo qui)
Dalì a MATERA: stupore e bellezza, tra il tempo ballerino e la danza degli opposti
-Alcune belle statue in bronzo, a grandezza naturale, si trovano in giro per la città
-Via Ridola e Via del Corso, che iniziano in Piazzetta Pascoli e terminano in Piazza Vittorio Veneto, e che ci si ritrova spesso a percorrere muovendosi per il centro, la centrale Piazza San Francesco che le delimita, conducono nelle varie stradine dei sassi in cui perdersi, da quelle più grandi (via Beccherie, via D’Addozio, via San Biagio) a quelle più piccole, alle scalinate che salgono e scendono come in un dedalo, e che portano ad angoli e scorci meravigliosi
Matera di sera
Non avrei voluto mai che finissero quelle 2 giornate: sebbene fossi risucita a vedere tutto quello che mi ero proposta e fossi soddisfatta, avrei voluto nutrirmi ancora di tanta bellezza!
Mangiare a Matera
Mangiare a Matera è una gran bella esperienza. Quello che abbiamo trovato è stata una cucina molto singolare, diversa da tutte quelle provate prima e poco conosciuta. Non so se perchè avevo selezionato alcuni ristoranti in ambienti piuttosto tipici e particolari, con eccellenti recensioni su Tripadvisor, ma devo dire che in ognuno abbiamo percepito una grande passione nella preparazione dei cibi, e anche nel raccontarli e presentarli, una ricercatezza degli ingredienti, e il mantenimento della tradizione anche quando il piatto era arrichito e rivisitato.
Abbiamo assaggiato le seguenti specialità lucane, tutte buonissime:
Baccalà impanato e pasticciatoCrapiata (la zuppa tipica)Polpette di paneOrecchiette con ragù di salsiccia pezzentePaccheri con caciocavallo e pistacchioAgnello alla LucanaRavioli ripieni di burrataCavatelli con mollica croccantePeperoni cruschi
I ristoranti, che mi sento assolutamente di consigliare, sono i seguenti:
-Osteria da Pico, bellissimo locale in grotta nel Sasso Barisano, cibo ottimo
-Bollicine bistrot, bel locale in grotta nel Sasso Caveoso (via Buozzi) cibo ottimo
–Burro salato, locale appena fuori dall’area pedonale in una traversa di via del Corso (via Rocco Scotellaro), molto bello e con servizio eccellente, cucina molto raffinata e ricercata, tradizionale lucana e francese rivisitata
Conclusioni
Chiunque veda Matera non può non restarne colpito tanto è espressiva e toccante la sua dolente bellezza.
Carlo Levi
Dopo essere stata definita “vergogna d’Italia”, nel 1952, per le condizioni di povertà in cui ancora negli anni 60 viveva la popolazione di Matera nelle grotte, la città ha avuto il suo riscatto: il 9 dicembre 1993 i Sassi di Matera sono diventati patrimonio dell’umanità Unesco e nel 2019 Matera è stata designata Capitale europea della cultura.
Matera per quanto ne abbia sentito parlare, decantata per la tanta bellezza e particolarità, è impossibile immaginarla, è una città unica e davvero indescrivibile, seppur ci si provi, e con cui io ho empatizzato molto. E’ un museo a cielo aperto che mi ha lasciato sorpresa e mi ha entusiasmato.. e mi ha lasciato una grande voglia di tornarci!
“… arrivai ad una strada che da un solo lato era fiancheggiata da vecchie case e dall’altro costeggiava un precipizio. In quel precipizio è Matera. Ma di lassù dove ero io non se ne vedeva quasi nulla, per l’eccessiva ripidezza della costa, che scendeva quasi a picco. Vedevo soltanto, affacciandomi, delle terrazze e dei sentieri, che coprivano all’occhio le case sottostanti. Di faccia c’era un monte pelato e brullo, di un brutto color grigiastro, senza segno di coltivazioni né un solo albero: soltanto terra e pietre battute dal sole. In fondo scorreva un torrentaccio, la Gravina, con poca acqua sporca ed impaludata tra i sassi del greto. Il fiume e il monte avevano un’aria cupa e cattiva, che faceva stringere il cuore. La forma di quel burrone era strana: come quella di due mezzi imbuti affiancati, separati da un piccolo sperone e riuniti in basso da un apice comune, dove si vedeva, di lassù, una chiesa bianca: S.Maria de Idris, che pareva ficcata nella terra. Questi coni rovesciati, questi imbuti si chiamano Sassi, Sasso Caveoso e Sasso Barisano. Hanno la forma con cui a scuola immaginavo l’inferno di Dante. E cominciai anche io a scendere per una specie di mulattiera, di girone in girone, verso il fondo. La stradetta, strettissima, che scendeva serpeggiando, passava sui tetti delle case, se quelle così si possono chiamare. Sono grotte scavate nella parete di argilla indurita del burrone: ognuna di esse ha sul davanti una facciata; alcune sono anche belle, con qualche modesto ornato settecentesco. Queste facciate finte, per l’inclinazione della costiera, sorgono in basso a filo del monte, e in alto sporgono un poco: in quello stretto spazio tra le facciate e il declivio passano le strade, e sono insieme pavimenti per chi esce dalle abitazioni di sopra e tetti per quelli di sotto. Le porte erano aperte per il caldo. Io guardavo passando, e vedevo l’interno delle grotte, che non prendono altra luce ed aria se non dalla porta. Alcune non hanno neppure quella: si entra dall’alto, attraverso botole e scalette. Dentro quei buchi neri dalle pareti di terra vedevo i letti, le misere suppellettili, i cenci stesi. Sul pavimento erano sdraiati i cani, le pecore, le capre, i maiali. Ogni famiglia ha in genere una sola di quelle grotte per tutta abitazione e ci dormono tutti insieme, uomini, donne, bambini e bestie..”
Cristo si è fermato a Eboli
dicembre 2021
LAMPEDUSA: informazioni e suggerimenti per organizzare il viaggio
Ecco come abbiamo organizzato il nostro viaggio a Lampedusa, spunti che possono essere utili per chi volesse andare!
Lampedusa è un’isola molto piccola, 4 km di larghezza e 12 di lunghezza, fa parte dell’arcipelago delle isole Pelagie e sorge in mezzo al Mediterraneo o Mare Nostrum, come chiamato dagli antichi romani.E’ più vicina all’Africa che all’Italia, da cui dista 100 km, mentre la separano 200 km dalla Sicilia. La Porta d’Europa, il monumento in memoria dei migranti che hanno perso la vita in mare, lasciando le coste africane, fuggendo dalla guerra o alla ricerca di un futuro migliore, per chi arriva dall’Africa è la prima cosa visibile della terra d’Europa.
Come arrivare a Lampedusa
Il nostro alloggio: il Bed and Breakfast Paola e Melo a Cala Pisana
E poi ci si innamora..
Ci si innamora di un posto, non perché sia perfetto o il più bello del mondo, ma perché ti fa stare bene. Perché è, e ti da, tutto quello che cercavi; perchè è quello che ti risuona dentro, che ti fa percepire bellezza, verità, e pace.
E’ quello dove crei i tuoi ricordi felici: quelli a cui attingi quando ne hai bisogno, o nei momenti bui, o di attesa.
Unanimainviaggio – Lampedusa, Cala Pisana
Il bb Paola e Melo è un’oasi a Cala Pisana, e forse in tutta Lampedusa.
Informale, colorato, semplice, in stile etnico. I proprietari ti accolgono all’arrivo all’aeroporto, e ti portano quando arriva il momento di ripartire. Disponibili per tutto, ti mettono a disposizione ombrelloni per la spiaggia, maschere e pinne, borse frigo, teli mare, acqua da tenere nel frigorifero.. a noi hanno messo a disposizione anche n bollitore dietro nostra richiesta!.. e ti prestano perfino i libri della loro ricca libreria!
Cibo
Noleggio Auto
Escursione giornaliera in barca
Isola dei Conigli
Spiagge di Lampedusa
Se ti interessano altre informazioni, puoi scrivermi e comunque qui trovi tutti gli articoli su Lampedusa ====> https://www.unanimainviaggio.it/lampedusa/
*quando si ha diritto a risarcimento per volo in ritardo o cancellato: Poichè è capitato spesso di sentire che un volo sia stato ritardato o cancellato e non tutti lo sanno, riporto qui i casi in cui si ha diritto a un RISARCIMENTO:
- quando un volo viene cancellato, prima di 14 giorni dalla partenza, la compagnia aerea ( se possiede la licenza rilasciata in un Paese dell’Unione Europea e tranne circostanze eccezionali non prevedibili) può offrire sempre un rimborso del biglietto o un volo alternativo
- quando una cancellazione avviene meno di 14 giorni dalla partenza, si può avere il risarcimento oltre al rimborso del biglietto
- in caso di ritardo: di due o più ore per tutte le tratte aeree fino a 1500 km; di tre o più ore per tutte le tratte aeree europee ed extra europee comprese tra 1500 e 3500 km; di quattro o più ore per le tratte oltre i 3.500 km al di fuori dell’Unione europea come da schema sotto riportato
Il passeggero ha diritto a un risarcimento per il volo cancellato o ritardato, tra i 250 e i 600 euro, in base al Regolamento (CE) 261/2004
- Tratte fino a 1500 km : €250 di risarcimento
- Tratte tra i 1500 – 3500 km: €400 di risarcimento
- Tratte superiori ai 3500 km: €600 di risarcimento
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L’isola dei Conigli, la relativa spiaggia e tutto il contesto della zona è davvero uno dei più bei paesaggi di mare mai visti.
Come arrivare alla Spiaggia dei Conigli
La spiaggia e l’ isola dei Conigli
Una volta arrivati alla spiaggia, sull’asciugamano si sta molto poco, quindi la mattinata in cui eravamo tutti ammassati poco ci ha importato: è troppo bello godere di quel mare spettacolare.
Dalla spiaggia dei Conigli si può raggiungere a piedi l’isola dei Conigli, che è un piccolo isolotto di roccia di 4 ettari, collegata da un istmo sabbioso, visibile in caso di bassa mare ma sempre con acqua poco profonda
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