Figli adolescenti: quello che i genitori vorrebbero (e dimenticano)
Li vorremmo belli buoni bravi intelligenti e geniali.
Li vorremmo impegnati ordinati sensibili migliori, spesso diversi. Talvolta. Per un aspetto o per l’altro.
Li vorremmo come piacciono a noi, per esserne orgogliosi, per esserne fieri.
Per appagare il nostro bisogno narcisistico di genitori.
Li vorremmo uguali a noi, pur preservandoli dai nostri stessi traumi, ferite, lacrime.
Vorremmo facilitare loro le cose, dargli comodità, spianargli la strada. Talvolta.
Li vorremmo saggi e responsabili senza l’apprendimento dagli errori e le conseguenze dei misfatti.
E’ umano.
E tante volte facciamo anche fatica ad ammetterlo.
Dimenticando che con le cose difficili e scomode si cresce. Che con ferite e sofferenze si comprende.
Vorremmo che fossero meno arroganti, irruenti, sfacciati, sfrontati, meno aggressivi, meno in conflitto con noi.
Non considerando che se ci sfidano si preparano alle sfide della vita.
Che se ci combattono stanno lottando per affermare la loro identità. Per cercare di conquistare la loro autonomia.
Che vogliono provare di essere qualcuno, sentire che esistono. Vogliono sentirsi visti.
Vorremmo non vedere sulle loro facce l’inquietudine, lo spaesamento, il peso delle scelte.
Vorremmo che osassero di più, o di meno. Talvolta.
Dimenticando che devono sperimentare, sentire, imparare, elaborare.
Vorremmo che facessero le scelte che ci piacciono, la scuola promettente, il lavoro entusiasmante, le strade più facili.
Dimenticando che la cosa più importante è infondere la passione.
Vorremmo che ci parlassero, che non mettessero così tanta distanza tra noi e loro, avere più elementi per capirli.
Dimenticando che stanno cercando la loro strada, di farsi una loro idea, di voler loro capire.
Vorremmo un po’ di gratitudine per i nostri sacrifici, e di indulgenza per i nostri sforzi nel cercare di capire, di adeguarci, di accogliere. Essere compresi, noi, per la nostra impazienza, ansia, le arrabbiature, le interferenze, il controllo.
Dimenticando che è una ruota che gira. Di quanto ci siamo sentiti noi incompresi, inadeguati, respinti, non riconosciuti. Comprendendo ora i nostri genitori.
Vorremmo riconoscerci in loro. Almeno per qualche parte, invece spesso stentiamo a riconoscerli. Estranei che sembrano usciti da un altro corpo, appartenuti ad un’altra famiglia. Talvolta. Oppure li vediamo tanto uguali, e siamo fieri o spaventati di ciò.
Non realizzando che se li vogliamo uguali a noi è per sentirci meno soli, anche nel male e meno impauriti.
Che devono differenziarsi da noi per diventare autonomi. Donne e uomini adulti.
Come deve essere.
Vorremmo che non passassero tante ore con gli smartphone, che non stessero tutto quel tempo chiusi nella loro stanza, oppure in giro; vorremmo che avessero più il senso della misura, che spesso tanti adulti non hanno.
Dimenticando che stanno cercando il loro posto nel mondo, che stanno cercando di capirlo, questo mondo, che stanno prendendo le loro misure.
Che molto spesso hanno bisogno di trovare una direzione e di sperimentare. Di un confine, che magari faticano a trovare in noi. Rischiando che lo trovino fuori, quel confine: un muro dove sbattono, una tranvata che gli arriva in faccia.
Vorremmo che corrispondessero alle nostre aspettative per non sentirci non abbastanza bravi come genitori, o delusi.
Dimenticando quale sia il loro bene. Che non importa quello che vorremmo noi, ma quello che vogliono loro. Non importa quello che vorremmo che fossero ma quello che loro vogliono essere.
Dimenticando che non sono un nostro prolungamento, e non sono la misura del nostro valore, ma esseri umani alla ricerca della loro strada. Come siamo stati noi.
Allevare per lasciare andare è un duro compito. Ma questo è.
Non è semplice come genitori raccapezzarsi tra passato e futuro, vecchio e nuovo, consueto e insolito.
Ma non sarà la pompa al nostro orgoglio o le nostre aspettative soddisfatte che li renderanno migliori.
E se ci pensiamo bene,
solo una cosa è importante e dovremmo volere:
che siano felici,
che siano liberi.
E questo dovrebbero sapere.
Affinchè possano impegnarsi a trovarsela da soli, la loro felicità, la loro libertà.
(considerazioni rivolte a me stessa e a tutti i genitori di figli adolescenti che ho sentito e che si riconoscono -o li riconoscono- in atteggiamenti, dinamiche, emozioni)
ti potrebbe anche interessare altro sulla stesso argomento
ciao
é bello quello che hai scritto e mi aiuta a riflettere. o ho figli ma ho una mamma di cui ho distrutto le sue aspettative e in questo periodo ci sono incomprensioni e tensioni. Penso che tutto sia da relativizzare. Un figlio capisce il valore degli evetuali errori dei genitori solo durante la loro anzianità o dopo la loro morte. … Sì, ehm, sono le mie riflessioni. Comunque grazie dell’articolo. Ho da pesare durante il fine – settimana. ciao e buon fine- settimana autunale
Grazie, e allora.. buone riflessioni!