Viaggi di testa e viaggi nel mondo

Hirayama, insegnami la gioia dei Perfect days

 

 

 

Già dal trailer, l’ultimo film di Wim Wenders, ha risuonato nella mia anima, ed ho avvertito un desiderio irrefrenabile di vederlo. E non ha tradito le mie aspettative: mi è piaciuto moltissimo!!

Un uomo, a Tokyo, in Giappone, vive le sue giornate tutte uguali.

Fa un lavoro umile, pulisce i bagni pubblici della sua città, con grande dignità ed estrema accuratezza, come se fosse il lavoro più importante del mondo.

 

 

Ogni mattina, quando esce di casa, dopo tutti i suoi rituali quotidiani, guarda il cielo sorridendo. Poi va a prendersi un caffè in lattina ad un distributore automatico e se lo beve sul suo furgone.

Si lascia contagiare dalla musica che ama, e dal suono antico delle musicassette, che ascolta mentre va al lavoro; dalle persone strane, e un po’ al limite che incontra, che guarda con rispetto, interesse e curiosità, e anche con grande benevolenza; dalle chiome degli alberi che si stagliano nel cielo blu, che osserva ogni giorno durante la pausa pranzo, nel giardino dove si reca a mangiare il suo sandwich.. .. e in questo mi ha ricordato i momenti in cui anch’io, sdraiata sulla mia amaca in giardino, resto ore a guardare i rami e le foglie delle querce nel cielo!

 

 

Hirayama, il protagonista di Perfect days, è un uomo di poche parole, ma la sua presenza parla per lui. Si esprime prevalentemente a cenni e gesti, e parla solo quando non ne può fare a meno, dicendo l’indispensabile. L’essenziale è la sua caratteristica.

Vive con l’essenziale, fa una vita umile e semplice, e – si intuisce – non è sempre stato così, è frutto di una scelta o di una necessità.

Mette tutto se stesso in quello che fa, ed è un uomo gentile, ha grande empatia con il mondo attorno, che guarda e ascolta con interesse.

 

 

 

Vive di abitudini, riti e ritmi: tutto è sempre uguale nelle sue giornate, ma non si percepisce alcuna monotonia o pesantezza, solo ritualità, ordine, e assenza di aspettative.

Vive nel suo mondo, solitario, senza legami, senza tecnologia, principalmente osservando, e sfiorando soltanto la vita degli altri.

Vive nel presente, perché come dice

adesso è adesso, un’altra volta è un’altra volta”.

Elementare Watson, viene da pensare, ma, poi, cosi elementare non è.

Inforca la sua bicicletta quando si deve muovere nella sua caotica città, al di fuori degli orari di lavoro

 

 

Vive in un alloggio semplice, senza doccia, e con poche comodità; va a fare la doccia nei bagni pubblici e lava i suoi abiti di lavoro nelle lavanderie; riserva grande cura, ogni mattina, al riordino della sua stanza, ed annaffia con dedizione le sue piantine; si prende cura di se stesso e del posto nel mondo che si è ricavato; mangia nei soliti posti, dove lo conoscono, e gli portano il solito piatto, senza che debba nemmeno chiedere; la sera legge libri selezionati usati, che compra in un piccolo negozio, alla luce di una lampada, nella sua camera da letto; ascolta le canzoni anni settanta, di Lou Reed, Patty Smith, dei Rolling Stone, di Nina Simone, e così via, ogni giorno andando al lavoro….

Di questo è fatta la sua vita, la sua routine.

Che si svolge con estrema leggerezza, senza il tormento e la noia della ripetizione dei giorni tutti uguali, e senza prospettive immaginate o desiderate.

Anzi, quando si sveglia, ogni mattina, e segue la stessa sequenza di gesti, e poi esce e guarda il cielo, facendo il primo respiro fuori casa, si percepisce il piacere di un nuovo giorno da vivere.

“It’s a new life, for me, yeah. It’s a new dawn. It’s a new day. It’s a new life, for me. And I am feeling good” (Nina Simone)

 

E’una nuova alba
E’un nuovo giorno
E’una nuova vita
Per me
E’una nuova alba
E’un nuovo giorno
E’una nuova vita per me
E io sto bene

 

Un nuovo giorno che non ci si aspetterebbe che fosse così apprezzato, visto che è identico a tutti gli altri.

Che ci si aspetterebbe non riservasse incognite, ma che, inevitabilmente, talvolta arrivano. Senza fare nulla.

 

Oh freedom is mine

That’s what I mean
And this old world is a new world
And a bold world for me

 

 

In contrapposizione a questi giorni immutabili, senza prospettive, Hirayama stupisce, a un certo punto, dicendo che

se non cambiasse qualcosa nella vita tutto sarebbe assurdo.”

 

Perché lui sa che può fidarsi del domani, dell’ignoto. Del nuovo giorno.

Forse ha imparato dalle sue esperienze; forse ha maturato una saggezza; sicuramente ha fatto delle scelte. E ha imparato ad avere fede e ad accogliere. E che null’altro era possibile fare.

 

 

Ha fatto pace con se stesso, e probabilmente con l’ombra di un passato doloroso (che per un attimo si riaffaccia nel suo presente). Ora le ombre le osserva guardando le chiome degli alberi, e la bellezza del gioco di luci ed ombre che fanno nel cielo, e cerca di catturare quell’attimo di luce sfavillante che penetra, con la sua macchina fotografica analogica, ancora col rullino. Il cosiddetto “komorebi”, parola giapponese che definisce questo concetto: il momento in cui la luce filtra tra le foglie degli alberi. Un momento magico, poetico e di rara bellezza, che entusiasma e ricarica. Una danza, un rimando all’impermanenza di tutte le cose, alla verità che non esiste luce senza ombra. Alla ricerca dello spiraglio di luce nell’oscurità. Che non occorre esser chissà dove, per trovarlo: basta il cielo, un albero con le foglie, e un po’ sole che si insinui.

Bisogna attendere oltre i titoli di coda per trovare questo accenno, come se il regista volesse lanciare un ulteriore messaggio che chi resiste fino alla fine e non se ne va prima, avrà il privilegio di comprendere.

Hirayama sembra aver trovato un equilibrio nella sua vita.

Non ci è dato di sapere quanto abbia impiegato, e quanto gli sia costato: possiamo solo immaginarlo da un’emozione che lo travolge, in un momento in cui rincontra il suo passato.

Non ci è dato sapere se sia felice: e qui mi torna alla mente un discorso ascoltato ad una conferenza di Vito Mancuso:

La felicità è un’emozione in balia della realtà, va e viene, è un sentimento dell’ideale.

La gioia è una disposizione che viene dal lavoro interiore, e permane, non dipende dal sapere, dal riconoscimento, ma dal reale, dall’onestà intellettuale, dal voler mettere ordine in idee e sentimenti.

La felicità esalta, mentre la gioia porta tranquillità.

 

Lui vive con questa tranquillità: è riuscito a trovare nelle piccole cose la gioia, quindi a dare un senso a quel che fa, e alle sue giornate; a mantenere, -nonostante la vita,- l’amore per la vita.

E tutto ciò lo trasmette con il suo sorriso, che emoziona. Con i suoi occhi, che fanno capire che la vita vale la pena di essere vissuta. Anche senza troppo clamore, ma sempre con presenza e attenzione.

E chissà che la vita stessa non gli riservi delle belle sorprese!

 

 

Perfect days è un film che può non piacere a tutti: ha pochi dialoghi, non ha colpi di scena, può risultare noioso. Ma ci sono i rumori, le ombre, le espressioni, le musiche meravigliose, le immagini di Tokyo, e dei bagni pubblici, che sembrano talvolta opere d’arte. E soprattutto c’è la vita e tutto il mondo interiore di Hirayama, che ha molto da insegnare.

Soprattutto in un’epoca in cui ci si riempie di cose, persone, aspettative, prospettive; in cui si vive voracemente, egocentricamente, di corsa, accecati dai desideri e dalla mira del successo. Insoddisfatti, distratti, senza pace e spesso senza gioia.

Insegna l’importanza di nutrirsi di bellezza, e di cercare quella bellezza anche impercettibile, fonte di gioia, nelle piccole cose.

E che

 

Il mondo è fatto di tanti mondi. Alcuni di questi sono connessi tra loro, altri no.

 

Il film ci mostra un mondo, che può essere un’alternativa. Un mondo discreto e attento, così lontano da quello della visibilità e del clamore in cui siamo abituati a vivere, spesso con frustrazione.

 

Questo, quello che mi ha trasmesso Perfect days. Io l’ho amato, questo film; ho amato il personaggio di Hirayama (e la straordinaria interpretazione di Koji Yakusho), ho amato i suoi perfect days, e il suo meraviglioso sorriso, il suo essere contento di iniziare ogni nuovo giorno. E se potessi gli lancerei un messaggio:

 

Insegna anche a me, caro Hirayama, ti prego, come trarre gioia ogni giorno, affinché anche le mie giornate diventino dei “perfect days”

 

 

 

Gennaio 2024

Qualche recensione interessante:

https://www.vanityfair.it/article/perfect-days-film-wim-wenders-recensione

 

 

 

Perfect Days, come la routine può salvare il mondo

 

 

https://www.doppiozero.com/ombre-e-gabinetti-perfect-days-di-wim-wenders

https://www.spiweb.it/cultura-e-societa/cinema/recensioni-cinema/perfect-days-di-w-wenders-recensione-di-e-marchiori/

https://www.4pareteita.it/2024/01/14/guida-visione-perfect-days-canzoni-libri-wim-wenders/

 

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Patrizia Pazzaglia, Patty dopo un po’.

Sono versatile, camaleontica e un po’ nevrotica. 

Una come tante.  Nessuna grande passione, ma so appassionarmi.

Prendo tutto molto sul serio e in tutto quello che faccio, se mi interessa, ci metto impegno e dedizione.

Scarsamente tecnologica, diversamente social.

Mi piace condividere, mi piace ascoltare, esprimermi, se è il caso, e stupirmi.

Mi piace vivere intensamente e andare in profondità delle cose che mi interessano e lasciare andare ciò che non mi serve (anche se con difficoltà).

Mi piace lasciarmi contagiare dalla bellezza e dalle emozioni e..naturalmente viaggiare, fuori e dentro di me, col corpo e con la mente (ma anche con lo spirito).

Perchè la vita è un gran bel viaggio.