Il giorno di dolore che uno ha
Quasi tutti abbiamo dentro un dolore.
Un dolore antico, che talvolta si risveglia e ci riporta nel nostro buco nero.
Lo ritroviamo in un episodio, in una persona, in una relazione, in un discorso..
E quando riemerge, fa male, come allora.
Reagiamo all’evento di oggi con il dolore di ieri, come se la ferita fosse ancora lì, aperta, carne viva sanguinante, colpo allo stomaco che toglie il fiato.
Ognuno di noi si protegge come puo’, da quel dolore.
Non biasimo chi, a modo suo, lo rifugge appena lo sente affiorare e scappa o evita.
O chi ripiomba per un attimo nel baratro, venendone sovrastato.
Comprendo chi ha imparato a conviverci e chi è capace di accettarlo, guardandolo come compagno costante quotidiano.
Apprezzo chi ha avuto il coraggio di entrare nella ferita, a guardare in faccia cio’ che è stata la fonte di quel dolore. E chi è stato capace di trascenderlo, e trasformarlo in un insegnamento o anche in un dono prezioso.
Quando oggi vedo il momento esatto del colpo inferto a qualcuno e la ferita aprirsi, vorrei asciugare le lacrime, curare il cuore ferito, aprire le braccia e lenire, se possibile, quel dolore.
Perché fa meno male quando, nel patimento, hai qualcuno vicino.
Che accoglie il tuo essere, che comprende la tua sofferenza, uno sguardo amorevole, una mano tesa.
Affinchè domani, il suo ricordo, il momento in cui qualcosa lo risveglia, contenga la rassicurazione di quella mano, di quel sorriso, di quel calore e dia la forza di proseguire.
Con la certezza che non sei solo, in quel dolore.
Che ancora una volta ce la farai.
Che puoi sopravvivere e cercare comunque il tuo giorno felice.
[foto pixabay e Patrizia Pazzaglia]
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