Il grande vuoto
Le città vuote, le strade vuote, le piazze vuote.
Il vuoto nei negozi, gli scaffali vuoti.
Il vuoto delle giornate che passano (o che faticano a passare).
Le cose che mancano, le vite vuote.
Il vuoto dei programmi che sfumano.
Il dolore del vuoto.
Il vuoto delle persone lontane.
Il vuoto delle persone che se ne sono andate.
Il vuoto dentro. Il buco nero.
Precipitare nel vuoto.
La disperazione di cadere nel vuoto.
Il vuoto di quello che manca.
Il vuoto senza via di fuga.
Le parole che cadono nel vuoto.
Il vuoto del silenzio.
Il vuoto nel frigo.
Disarmati, di fronte al vuoto. Indifesi, vulnerabili, fragili.
Le teste vuote.
Il vuoto della mente (magari).
Il bicchiere mezzo vuoto.
L’altra faccia del vuoto. Il vuoto fertile.
“Pensavamo di restare sani in un mondo malato?”
(Papa Francesco)
Fotografia del tempo del coronavirus, a un mese dal distanziamento sociale
“Ho sempre avuto una paura folle del vuoto. Paura di precipitare. Paura di soccombere. Paura di restare lì, sospesa, senza appigli attorno.”
E’ quello che ho iniziato a scrivere per poi accorgermi che avevo scritto le stesse identiche cose in questo articolo, anni fa:
Facciamo qualsiasi cosa per sfuggirlo, questo vuoto, cerchiamo di riempirci di cose, per non sentirlo.
Super impegnati, iperattivi, alla ricerca continua di stimoli.
E’ anche per questo che il momento è cosi’ difficile per noi.
Il coronavirus ha tolto tutto ciò che riempiva le nostre giornate, i nostri pensieri (a volte i nostri cari, che è infinitamente piu’ grave). Ci ha messi davanti a un senso di vuoto, da cui è difficile ora sfuggire, davanti al senso, o al non senso, della nostra vita.
Ci ha messo davanti alle nostre domande senza risposta, al nostro tempo, a quello che resta, a quello che abbiamo e a quello che siamo. Nel vuoto possiamo incontrare il nostro senso di solitudine e la paura di essa, che è pur essa stessa un’illusione. Perchè, in fin dei conti, sappiamo che ognuno di noi è solo.
E’ una situazione che tende a rimuovere le nostre vie di fuga, i pretesti, le bugie.
Puo’ portarci davanti ai nostri demoni interiori, a doverci guardare in faccia, perchè nessuno dall’esterno può farci più da specchio nell’isolamento (anche se esistono ancora i social-e per fortuna in questo momento). O ci costringe a guardare in faccia situazioni spiacevoli o dolorose. E’ un momento in cui possono cadere veli ed emergere verità, belle o brutte che siano. Un momento che puo’ mostrare, a noi e al mondo, quello che siamo, quello che di vero o di non vero è presente nella nostra vita.
Ma potrebbe essere anche un momento in cui scopriamo che, quello che tanto temiamo, quello che c’è oltre quel vuoto, non è solo o così catastrofico.
Che in fondo a quel vuoto possono esserci le nostre risorse.
Che in fondo a quel vuoto puo’ esserci tutta la nostra voglia di vivere veramente, o di ricominciare a vivere.
Che in fondo a quel vuoto possiamo ritrovare la nostra umanità.
“Nessuno si salva da solo”
(Papa Francesco)
28.03.2020
foto dal web e pixabay
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L’immagine del Papa solo in una piazza deserta resterà secondo me una delle inmagini simbolo di questo periodo….
A me il vuoto piace, o meglio, sono sempre stata abituata a viverci, a volte ne ho fatto anche un alleato. Questo periodo assurdo dobbiamo prenderlo come un’opportunità per farlo fruttare, questo vuoto. :*
Concordo. Sono abituata a confrontarmi con il vuoto e ad essere asociale, per cui questo periodo non è per me cosi’ stravolgente. Vedo invece ovunque persone che continuano a riempirlo con qualsiasi cosa, non sfruttando l’opportunità forzata. Qualcosa o qualcuno cambierà ma non so se sarà abbastanza. Un saluto all’altro capo del mondo.
Questo vuoto in realtà è pieno di tante cose, ma soprattutto di riflessione e di cambiamento. Cosa e’ necessario cambiare in noi e nella nostra società? Questa e tante altre domande mi riempiono il cuore. L’immagine del Papa e’ davvero impressionante!
Credo che quell’immagine del Papa abbia fatto da cassa di risonanza del vuoto in cui siamo stati catapultati, che si spera che per tanti, appunto come dici, sia un vuoto fertile, in grado di portare cambiamento.