Il ragionevole dubbio
Il fatto di essere insicura, mi ha spesso arrecato disagio.
Di fronte ad una affermazione, magari contraria a quello che io sapevo o pensavo, il primo pensiero che ho sempre avuto è che gli altri potessero avere ragione e fossi io ad essere in errore, ad essermi sbagliata.
Questo mi ha portato a mettermi continuamente in discussione, a riflettere, cercare di ragionare, a riconsiderare quello che pensavo. A fare entrare quello che dicevano gli altri, a zittirmi e pensare, a prendere tempo per documentarmi. Ad apparire titubante, incerta, spesso senza un’opinione precisa, perché magari non ribattevo con forza, non mi esprimevo, non pontificavo o non sostenevo con decisione le mie idee.
Proprio in questo tempo, invaso dalle fake news e dalla tendenza a voler sempre dire la propria, ho notato quanto spesso le persone parlino senza avere le informazioni complete, senza tenere conto del rovescio della medaglia o senza considerare anche le altrui ragioni. Con quanta arroganza ci si arroghi una verità, si guardi solo un aspetto di una questione -quello più comodo o della maggioranza-, si faccia a gara per avere ragione, come se si dovesse vincere qualcosa.
Si cerca di primeggiare. urlando più forte, argomentando di più, fintanto che non è più importante l’argomento di cui si sta dibattendo, ma spuntarla, avere l’ultima parola. Diventa cioè una lotta di potere. Un modo per affermare se stessi (magari in mancanza d’altro), per non doversi mettere in discussione.
Se discutessimo per capire, invece che per avere ragione, sarebbe tutto più semplice.
(Anonimo)
E spesso la tendenza è anche quella di circondarsi di persone che danno ragione, per poter avere la conferma che sì, si è nel giusto. Si è delle brave, buone, belle persone. Con un carattere, una personalità. E con il consenso degli altri.
Perchè mettersi in discussione significa anche apparire fragili.
Ma è proprio cosi’: apparire. Perchè, al contrario, è sintomo di intelligenza e maturità.
Anche se mi disturba un po’, il fatto di pensare sempre, per prima cosa, che forse sto sbagliando io, col tempo ho riconsiderato essere una qualità, il mettere in dubbio se stessi e le proprie credenze. Ascoltare altre campane, pensando che potrebbero essere loro nel giusto. Lasciare perdere quando si hanno diverse vedute, se lo scambio non risulta proficuo, e non parlare quando risulterebbe sterile o quando non si hanno tutti gli elementi.
In un’epoca in cui tutto è veloce – pensieri, parole, giudizi -, il dubbio, – fermarsi un po’ di piu’ a riflettere -, mi sembra cosa oltremodo ragionevole.
Chi vuole avere ragione cerca sempre di avere l’ultima parola. Chi ha davvero ragione ha smesso di parlare da un pezzo.
Quindi, concediamocela un po’ di insicurezza!
Concediamoci il beneficio del dubbio.
Concediamoci un ragionevole dubbio. Su quello che ricordiamo, sulle nostre opinioni, sui giudizi, sulle convinzioni.
Perché non è cosi’ raro, e neanche disdicevole, sbagliare. Neanche cambiare idea o prendersi tempo, per farsi un’opinione.
Se è eccessivo il dubbio non fa bene, perchè ansiogeno e paralizzante. Ma se è misurato, ci concede di allontanare la nostra arroganza e di farci il bel dono di un po’ di umiltà.
Preoccupati di essere felice. Non di avere ragione.
(Buddha)
Se puoi scegliere tra avere ragione ed essere gentile, scegli la seconda.
(R. J. Palacio, Wonder)
aprile 2019
foto by patty e pixbay
Ti capisco benissimo, io sono uguale a te e alla fine sono arrivata alle tue stesse conclusioni: lasciar perdere quando è proprio palese che è inutile stare lì a discutere! Poi quest’anno son successe cose che invece mi hanno dimostrato che ogni tanto “alzare la testa” (e un pochino la voce…) paga! Al di là del torto e della ragione, si dimostra comunque di avere un pensiero e di non aver paura di esprimerlo e si conquista un po’ di considerazione altrui, che non è una cosa da poco! :grin:
ah certo, quando ci vuole, ci vuole!! :)
Grazie Patrizia, in un mondo sempre più pieno di persone “nate imparate” leggere il tuo articolo è un sollievo :-)
Grazie Francesca, anche trovare persone che apprezzano, che significa che comprendono, è un sollievo!
parto dall’ultima frase di Buddha. Io sono usa che punta ad avere ragione nella discussione ma mi pongo dei limiti (spero accettabili) in due casi specifici: quando dall’altra parte proprio non si ragiona o quando si ragiona troppo e capisco che la ragione non sta dalla mia parte. Devo imparare a gestire meglio le varie situazioni ed a migliorare la misura di quando lasciar perdere. È un lavoro quotidiano che spero mi porterà ad essere una persona migliore. Trovo il tuo post davvero molto interessante e che invita a riflettere. Non sono comuni.
Grazie Vittoria! Sono i commenti come i tuoi che mi incentivano a continuare a scrivere e condividere, quando a volte mi viene voglia di lasciare perdere. Mi fa piacere se hai trovato degli spunti di riflessione: come dico nella mia presentazione, è anche e soprattutto questo l’obiettivo dei miei scritti. La coscienza con cui stai guardando te stessa e il lavoro quotidiano non è cosa comune, per cui per me già questo è apprezzabile !!
Hai ragione! Spesso capita anche a me di dover avere a che fare con la saccenza e la presunzione altrui perché alla fine di questo si tratta. Molte volte taccio anche se fatico un po’, lo ammetto. Perché la voglia di rivalsa e di mettere a tacere persone che farebbero meglio a tenere la bocca chiusa è molto forte, ma poi mi ricordo il caro vecchio consiglio della nonna che m’ha sempre dato mia madre: “Il tacere vale più della doppia risposta” e capisco che in effetti è la cosa migliore da fare, anche se poi dipende dalle situazioni, eh. Perché in certi casi occorre proprio dare una bella lezioncina.
Maria, concordo in pieno! A volte occorre proprio dare una giusta risposta! Poi pero’ basta, vale il discorso della nonna, e il famoso detto: non dare le perle ai porci! e non sprecare energia per chi non capisce.