La Casa di Carta: la serie delle meraviglie
Sentendo parlare da un pò di questi personaggi con nomi di città, Tokyo, Berlino, Nairobi, Rio, Denver, Mosca, Helsinki, Oslo, Stoccolma, Lisbona, in un periodo in cui, in seguito al Coronavirus, si doveva stare a casa, e alla ricerca di qualcosa di eccitante che rompesse la monotonia dei giorni tutti uguali, decidiamo per l’abbonamento a Netflix.
E di convertirci anche noi, complice una tv piena di talk show e programmi sulla situazione covid-19, e poc’ altro interessante, alle serie tv, partendo proprio da La Casa de Papel, #lacasadicarta !!
E già qui è stato il primo errore! Perchè non credo ci sarà mai una serie piu’ avvincente, più coinvolgente, e più bella di quella, per me!!!!
Non è la storia in sè, che ha dell’assurdo, in taluni momenti, anche se è avvincente, a rapire, ma sono soprattutto i personaggi, che attirano e inglobano, in una sorta di compulsione incalzante il desiderio di vedere l’episodio successivo, e voler sapere cosa accadrà. Sono i personaggi, a cui tanto ci si affeziona, che sembrano diventare quasi parte della nostra cerchia di amici.
E mi sono chiesta, come mai, si arriva a stare dalla loro parte, a fare il tifo per i delinquenti, con chi compie degli illeciti, nella Casa di Carta.
Io credo che sia perchè questi personaggi hanno carattere.
Un carattere che li fa distinguere, che non fa di loro delle persone qualunque. Certo, sono persone con delle storie non facili alle spalle. E per questo anche, forse, proviamo interesse e compassione per loro (nel senso di “compassion”= patire con..).
Ma, soprattutto, invero, qualcuno, o più di uno di loro, rappresenta una parte di noi a cui non è consentito dar voce. Magari per pudore, per rispetto delle regole, educazione, per credo, per paura, per principio.. ma che lì, davanti ad uno schermo, possiamo permetterci di far vivere, attraverso la loro storia, con la stessa intensità. Forse, ognuno di noi avrebbe voluto, almeno una volta nella vita, aver agito quella parte. Una sorta di desiderio di identificazione con qualcosa che non ci possiamo/vogliamo permettere. Fare qualcosa di assurdo, di stravolgente, di coinvolgente. Sentire di aver fatto un’assurdità, fremere per il timore delle conseguenze, superare la paura di perdere tutto e compiacersi di non avere più niente da perdere. Avere il coraggio, la spavalderia, la prontezza, sentirsi forti, onnipotenti; vivere la passione, il piacere delle cose folli, prendersi quello che si crede ci spetti, varcare i limiti o restare in bilico, sempre con l’adrenalina a mille, un’eccitazione che ti fa sentire vivo. Tutto è pianificato, per i maniaci dell’organizzazione, con un piano b sempre messo in conto, e, allo stesso tempo, in un attimo, tutto è fuori controllo, e occorre l’idea creativa, geniale, rischiosa, per coloro che amano l’improvvisazione.
C’è la genialità del professore, la grande intuizione di Lisbona, l‘impulsività di Tokyo, il coraggio di Nairobi, il cinismo di Berlino, l’innocenza di Rio, lo spaesamento di Stoccolma, la generosità di Denver, l’essere protettivo di Mosca, la forza silenziosa di Helsinki, la codardia di Arturo (che lo avrei preso a schiaffi ogni volta che lo vedevo), l’antipatia della Sierra..e non solo. Di ogni personaggio si può amare il pregio e il difetto nello stesso modo, che a volte sono la stessa cosa, vista dalla prospettiva opposta. Ognuno di loro cade nelle proprie debolezze, – e per questo empatizziamo con loro, – ma crede alla follia nei propri sogni e propositi, dando la sensazione di rendere possibile l’impossibile e facendocelo credere, o almeno sognare. Sono capaci di dar voce all’istinto, e anche di far uscire tutta la passione che li anima. Tutto ciò li rende terribilmente umani.
Ci sono poi i gesti che li contraddistinguono, che ce li fanno riconoscere, e ci fanno sorridere: il colpetto sugli occhiali del professore, quando è agitato, la matita per tenere i capelli di Raquel, quando inizia a lavorare, lo sguardo vigliacco di Arturito, praticamente sempre, quello feroce di Tokyo, quando è toccata sul vivo..e non solo. Una grandissima abilità nel caratterizzarli.
E poi certi particolari, che fanno già parte della storia, e che già impazzano ovunque. Come l’uso delle maschere con la faccia di Dali’ per non farsi riconoscere, durante le rapine, e la canzone Bella Ciao, in una versione già famosa, come colonna sonora di certi particolari momenti..
Aggiungo, ricollegandomi, al discorso di arrivare a fare il tifo per dei criminali, – e sento che mi costa chiamarli così :) – , che forse hanno la facoltà di attivare dentro di noi una sorta di tolleranza, che facciamo sempre piu’ fatica a contattare, ai giorni nostri, e che, invece, è quanto più ci contraddistingue come esseri umani. La capacità di ascoltare una storia, e, in un certo senso, di comprenderne le conseguenze, di guardare oltre le apparenze e un pò più profondamente l’altro, di vedere le ferite, i traumi, le difficoltà, di scorgere le motivazioni per certi gesti, di certe ossessioni, di certi automatismi..Non che si debbano giustificare, ma almeno ascoltare, cercare di capire, prima di arrivare a facili deduzioni, giudizi, o condanne.
Infine, assieme all’esplosione delle emozioni, c’è la vulnerabilità dell’amore, la forza dei sentimenti.
Ecco, questo credo che sia ciò che, più di tutto, ci fa amare questi personaggi..
Quelle cose, cioè, che ci accomunano tutti.
In attesa della prossima stagione..
agosto 2020
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Mi hai incuriosita… devo proprio guardarla questa serie! 😘