Viaggi di testa e viaggi nel mondo

La diga del VAJONT (BL): una terribile catastrofe

 

 

Andando per una trasferta verso il bellunese ci siamo fermati alla diga del Vajont.

La strada per arrivare al Vajont, tra i comuni di Erto e Casso, già in provincia di Pordenone, è molto bella, con tunnel scavati nella roccia

 

 

Ha una parete che costeggia la strada molto suggestiva

 

 

Il Vajont, un disastro annunciato

Forse non tutti sanno, o ricordano, la tragedia che avvenne nel 1963, un terribile disastro naturale ad opera dell’uomo, che costò molte vite.

Un disastro annunciato ma non evitato, perché c’erano dietro dei grossi interessi economici: la diga era stata progettata per essere l’opera di ingegnerizzazione più grande d’Europa, per la produzione di energia idroelettrica.

La costruzione avvenne non considerando il carattere franoso e sismico del territorio, sfruttando una grande gola scavata da un affluente del Piave, chiamato Vajont, tra 2 montagne, il monte Toc e il monte Salta. Il bacino avrebbe dovuto raccogliere le acque che provenivano da altre centrali idroelettriche e bacini artificiali presenti a monte, nella zona del Cadore. La diga fu inaugurata nel 1959, aveva un’altezza di 261,60 metri e una lunghezza di 190 metri, e doveva raccogliere 170 milioni di metri cubi di acqua.

Il  9 ottobre del 1963, alle 22.39, un pezzo di montagna si staccò dal monte Toc, cadendo dentro il bacino, e provocò uno tsunami di acqua, 50 milioni di metri cubi, che con una forza inaudita, saltò la diga, (che tuttavia aveva resse) e si incanalo’ nella gola del Vajont, precipitando nella valle, e travolgendo il paese di Longarone, a 6 chilometri di distanza.

Case, persone, ed ogni cosa, furono spazzate via completamente dall’irruenza dell’acqua. A quell’ora tarda della sera, la maggior parte degli abitanti di Longarone era a dormire, o a vedere la televisione al bar del paese; altri borghi sulla sponda del lago e limitrofi, furono investiti e cancellati dalla forza dell’onda, in provincia di Belluno e in provincia di Pordenone: i morti del disastro del Vajont furono 1910, di cui parecchi mai trovati 

 

 

Io ricordo di essere passata dalla diga del Vajont con i miei genitori, forse una decina di anni dopo la tragedia. Ricordo molto bene l’immagine della montagna dentro al bacino, che mi fece una grossa impressione, e lo stesso ascoltare la terribile storia dell’avvenimento.

Ora, sulla montagna crollata è cresciuta di nuovo la vegetazione, e fa meno impressione, ma lo scenario e il memoriale per le vittime sono comunque un colpo allo stomaco: è possibile vederlo dal lato della strada, e percorrere un camminamento che si avvicina alla diga, costeggiando una recinzione, dove sono apposte delle bandierine con i nomi e l’età di tutti i bambini morti per la tragedia, e di quelli che avrebbero dovuto nascere.

Ogni anno, a fine settembre ha luogo una manifestazione chiamata “I percorsi della memoria”, una camminata dove, su diversi sentieri, si possono ripercorrere luoghi solitamente inaccessibili, ponti, vie, e strade interrotte, e attraversare la frana

 

 

Molto toccante è lo spettacolo teatrale di Marco Paolini del 1993, che ogni tanto viene riproposto in TV, e che si trova anche su qualche piattaforma a pagamento, e il film, che ho avuto occasione di vedere di recente, “Vajont – La diga del disonore” del 2001.

Disonore in quanto dalle perizie, tra l’altro richieste a lavori quasi ultimati, erano emersi i rischi geologici, la documentazione delle frane e dei movimenti avvenuti nel tempo.  Ma questi, gli avvisi e gli eventi franosi che avevano preceduto la catastrofe, furono ignorati, come gli avvertimenti degli abitanti della zona, che dicevano che il monte Toc “era marcio”, per i rumori che spesso udivano e i movimenti che avvertivano. Il rifiuto a prendere in considerazione la gravità del problema, per i forti interessi in gioco, (tra cui un’imminente acquisizione della struttura da parte di Enel), in pieno boom economico, non fermarono il comportamento negligente di chi, con pochi scrupoli, rese la tragedia inevitabile.

Ancora oggi, la diga del Vajont resta una delle più grandi dighe del mondo. Il processo ai responsabili si è concluso con 2 sole condanne, a 3 e 5 anni, e solo 1 dei 2 condannati ha scontato poco più di 1 anno in carcere. Inaudito!

 

 

Per chi si trova a passare nei dintorni di Belluno, del Cadore o a Longarone, consiglio caldamente di fare la breve deviazione verso la diga del Vajont. Per toccare con mano quanto l’uomo possa operare nel bene, con l’ingegno e con la tecnica, e nel male quando si fa pochi scrupoli nei confronti dell’ambiente e degli altri esseri umani.

 

https://www.focus.it/cultura/storia/strage-del-Vajont-tutti-numeri-e-colpevoli-catastrofe-annunciata

https://www.attimidistoria.it/luogo/la-diga-del-vajont

 

febbraio 2024

 

nei dintorni

Giro in motoslitta sulle DOLOMITI, a MISURINA, e nevicata in CADORE

Visite: 1394
0 0 vote
Article Rating
Subscribe
Notificami

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

0 Commenti
Inline Feedbacks
View all comments
Cosa vuoi cercare ?
Seguimi su Facebook

Patrizia Pazzaglia, Patty dopo un po’.

Sono versatile, camaleontica e un po’ nevrotica. 

Una come tante.  Nessuna grande passione, ma so appassionarmi.

Prendo tutto molto sul serio e in tutto quello che faccio, se mi interessa, ci metto impegno e dedizione.

Scarsamente tecnologica, diversamente social.

Mi piace condividere, mi piace ascoltare, esprimermi, se è il caso, e stupirmi.

Mi piace vivere intensamente e andare in profondità delle cose che mi interessano e lasciare andare ciò che non mi serve (anche se con difficoltà).

Mi piace lasciarmi contagiare dalla bellezza e dalle emozioni e..naturalmente viaggiare, fuori e dentro di me, col corpo e con la mente (ma anche con lo spirito).

Perchè la vita è un gran bel viaggio.