La paura e la fortuna di essere diversi
(dal film “Wonder”).
C’è un tempo in cui essere diversi dagli altri fa paura.
E questo sentirsi diversi ci rende vulnerabili.
Invece di dar valore alla nostra unicità, questa ci spaventa.
Perchè essere unici, puo’ far sentire soli. Perché non siamo come gli altri.
Ci possiamo sentire piu’ brutti. Meno bravi. Meno buoni. Meno intelligenti. Meno capaci. Meno attraenti. Meno degni. Meno.
Diverso diventa sinonimo di peggiore.
E forse c’è anche un’ulteriore timore: la paura di far paura.
E anche gli altri ci possono far paura. Proprio perché li riteniamo diversi da noi.
E poi c’è la paura piu’ grande, quella di sentirsi rifiutati.
E magari invece vorremmo essere come gli altri, per evitare tutto questo.
Assomigliare a qualcun altro.
C’è un tempo, quindi, che tentiamo di omologarci agli altri.
A chi ci sembra meglio di noi. Che sembra abbia una vita migliore.
Ma non sappiamo, realmente, gli altri che vita hanno, come stanno, se sono felici. O se è solo apparenza, quella che si vede o che mostrano.
Essere diversi puo’ far soffrire.
Fintanto che non ne scopriamo il valore.
Fintanto che non scopriamo che è proprio quella diversità che ci rende unici e inimitabili.
Il privilegio di essere diversi.
Che può venire valorizzato da chi guarda oltre all’apparenza.
Perchè spesso le persone sembrano proprio tutte uguali e vogliono sembrarlo.
E nascondono quello che hanno di più bello. La propria ricchezza, la propria bellezza.
Ma è giusto anche proteggere la propria diversità, se necessario. Non gettare le perle ai porci. Condividerla solo con gli affini, i puri di spirito. Quelli che riescono ad apprezzarla, la diversità, e a non ferirci. Perché quella è il nostro vero tesoro. Evidente o nascosto.
E coloro che hanno il coraggio e la voglia di andare oltre le apparenze o di sfidare quella realtà che omologa, possono trovare dei tesori. Dei compagni di viaggio e di anima.
“Quando ti viene data la possibilità di scegliere se avere ragione o essere gentile, tu scegli di essere gentile“
Ho visto un meraviglioso film che mi ha fatto fare queste riflessioni. Si chiama “Wonder”. Che significa “meraviglia” “prodigio”.
E’ un film che parla di un bambino “diverso” perché, a causa di una malattia rara ha un viso deforme, e ha vissuto la sua infanzia in casa. Ha portato un casco per tanti anni, quando usciva, per non vedere lo sguardo degli altri, per proteggersi dalla ferita che gli procurava.
Ma viene per lui il momento di andare alle scuole medie, il momento di uscire nel mondo. Con la sua “diversità”, e tutto ciò che questa gli porta: gli sguardi indiscreti, il sentirsi rifiutato, la tristezza.
Un bambino che dice che se potesse scegliere di avere un super potere, vorrebbe essere invisibile.
Ma questo bambino è “nato per emergere” non per stare nascosto.
Perché, proprio quello che ha vissuto, non la sua faccia, lo ha reso una persona diversa dagli altri. E coloro che riusciranno ad andare oltre il suo viso deforme, a relazionarsi con la sua anima, ne usciranno anche loro diversi. Migliori.
Un bambino che nonostante abbia imparato a proteggersi (grazie a degli amorevoli genitori) è in grado di riconoscere e mostrare i suoi sentimenti.
Nel film emergono per la loro unicità anche gli altri personaggi, vicini al bambino. Per mostrare come le cose possano essere diverse da quel che appaiono, conoscendo i vissuti delle persone.
E allora dovremmo veramente domandarci piu’ spesso, quello che suggerisce l’insegnante del bambino:
Che cos’è che aspiro a diventare?
E’ un film che parla di quanti vorrebbero essere diversi da sé per ottenere amore e considerazione. E di come, proprio mostrandosi ed esprimendosi per come sono, lo possono ottenere, non cercando di essere qualcos’altro. Per quello che sono. Per il coraggio di smascherare malintesi e verità.
E’ un film che parla di ferite, di dolore, di bullismo, di gentilezza, di amicizia, dell’importanza di guardare oltre le apparenze, e di considerare empaticamente le esperienze vissute delle persone. Dell’importanza di conoscere bene prima di giudicare. Che magari, dopo, il giudizio cambia.
Per mia figlia, tredicenne, il film parla del coraggio di affrontare le proprie paure.
E la frase finale straordinaria del bambino è:
Se vuoi veramente vedere come siano fatte le persone, devi semplicemente guardarle
E a volte dovremmo proprio scegliere di guardare le persone. E di essere con loro gentili.
(foto Pixabay)
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