LAMPEDUSA
Lampedusa è un’isola da sogno, un mare bellissimo, spiagge di sabbia e di roccia, tramonti infuocati, cibo divino, profumi intensi. Musica per l’anima.
Lampedusa è appagamento per tutti i sensi.
Ma Lampedusa non è soltanto questo. Non è solo l’Isola dei Conigli, l’aperitivo al tramonto, pesce, cannoli e granite. Quella sì, è la parte evidente, quella che cerchiamo, andando lì in vacanza.
Andare a Lampedusa e godere soltanto di tanto splendore, senza poter sapere in diretta, da chi ci vive, quello che succede senza il filtro dei media, è come andare in un grande resort senza uscire a vedere com’ è la vita fuori. Manca un pezzo. Io, per come sono fatta, ho bisogno di vedere le cose nella loro interezza, non solo una parte.
Ma se vuoi, puoi non vedere null’altro, tutto può essere come se niente fosse, solo bellezza disarmante e appagamento dei sensi. Vedi solo se vuoi, se senti che manca quel pezzo, e lo cerchi.
E allora può capitare di trovare chi ti racconta ciò che non è evidente, l’esperienza straziante e toccante di chi vede arrivare, o non arrivare, vite umane. Di leggere la storia e le storie di chi c’era, e di chi c’è, ad affrontare una realtà.
Può capitare di vedere giungere davanti alla baia dove alloggi, a Cala Pisana, una nave, un grande traghetto, che quello non può non essere evidente. E venire a sapere che è la nave per la quarantena, che là sopra ci sono delle storie tremende di esseri umani.
Puoi venire a sapere degli sbarchi notturni della sera prima, durante il tranquillo passeggio dei tanti in via Roma; dei cadaveri che giacciono da giorni sul fondo del mare, e che nessuno ha interesse a recuperare, e neanche a raccontare; di chi ha interesse a non turbare quell’isola felice, che del turismo, della ricerca della gaiezza, d’estate, ne vive, ed è anche comprensibile. Non parlare della parte oscura, perchè nella realtà del giorno d’oggi si cerca di non mostrare le parti buie o dolorose, ma solo il bello, il gradevole, il piacevole, a cui si aspira… rimuovendo il resto, quel che sta nell’ombra, creando una realtà fittizia, parziale, che turba meno, dà meno fastidio. Dimenticando che non può non esistere anche l’altra parte, che fa parte della vita, della realtà.
Oppure ne senti parlare se fa audience, se genera curiosità, morbosità, o diventa pretesto per strumentalizzare o manipolare, distorcere una situazione, spesso raccogliere voti e consensi. Incanalare le paure del diverso, dell’uomo nero, della perdita dei propri privilegi.
Battaglie sulla pelle degli esseri umani fragili: non solo di quelli evidenti, ma anche di quelli la cui fragilità è non essersi costruiti un sistema di valori, il senso della comunità, della solidarietà, della fratellanza, cresciuti così, e di quelli che scelgono scientemente di non voler vedere.
Eppure in tutto ciò, nella tragicità della situazione c’è qualcosa di grande: il coraggio di chi combatte e cerca una vita migliore da una parte, e l’umanità delle persone che prestano accoglienza, aiuto, dall’altra, affrontando entrambi l’inferno.
In questi articoli cerco di raccontare della mia Lampedusa, della sua bellezza infinita, e di quanto mi è entrata sotto la pelle, cerco di fornire anche utili suggerimenti per organizzare il viaggio, parlo di come l’ho vissuta, portando sempre l’altra parte accanto.
( Lampedusa si trova in una voce a parte e anche sotto la voce Sicilia)
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