Le affinità selettive
Non c’è niente da fare: per me, per sentirsi bene, si devono trovare delle persone a noi affini.
Ma non affini nel modo di pensare. Che le diversità possono arricchire, il confronto tra idee puo’ essere produttivo, l’accettazione del diverso motivo di crescita.
Affini negli interessi o nelle passioni, che ci fanno sentire di avere cose in comune e quindi meno soli.
Affini nei valori, nel modo di concepire la vita. Per le cose che si ritengono importanti.
E, cosa piu’ importante, affini nella sensibilità.
Perchè se manca questa affinità, c’è il rischio, prima o poi, di restare delusi o feriti. Pur avendo tante cose in comune. C’è il rischio di arrivare a sentirsi soli, anche se si è con qualcuno. Ci puo’ essere lo scontro fra modalità, ed è il piu’ sensibile ad essere toccato. Prima o poi, possono nascere incomprensioni, fuori, e fratture, dentro.
Non è una cosa che si capisce subito.
Spesso, all’inizio, ci puo’ essere l’esaltazione dell’incontro con l’altro. E questo in ogni relazione. Ci puo’ essere il desiderio forte di comunione con gli altri o con l’altro. La voglia di appartenere. Emergono le cose in comune, quelle che creano vicinanza. Ognuno tende a mostrare il meglio di sè. Ognuno tende a vedere il meglio dell’altro. C’è il gusto di condividere cose insieme. Molti bisogni trovano soddisfazione.
E’ nel tempo che si cominciano a vedere le cose piu’ sottili e forse piu’ reali. E che la sensibilità ne risente. Quando si è già stati accettati e ci si permette di fare uscire qualcosa di piu’.
Emergono quelle divergenze che separano e fanno male. Magari attacchi mascherati o inconsci, ma che colpiscono. Si dà qualche cosa di piu’ di sè e si vede qualche cosa di piu’ dell’altro. Che non brilla piu’ come quando tutto è cominciato.
E quindi si puo’ rimanere frastornati, perchè non era quello che pensavamo o che avevamo visto. Assetati di relazioni appaganti e coinvolgenti all’inizio, cominciamo a farci un quadro completo solo dopo. E magari sono proprio le cose che piu’ ci piacevano all’inizio, a darci fastidio.
Magari sono i nostri conflitti interni che vengono risvegliati dalla relazione.
Si puo’ cercare di non allontanarsi, perchè in fondo ci piace stare con quella persona o con quel gruppo di persone. Oppure, perchè comunque ci si vuole bene.
Ma non è facile stare con questa sensazione. Non è facile stare, in mancanza di una sensibilità affine. Non è facile dover rendersi conto di quel che sta accadendo e accettarlo.
Sentire che non si sta più bene come prima e che occorre fare una scelta.
A volte si resta per necessità o perchè non si hanno alternative.
Stare e negare, far finta di niente, ma non stare piu’ bene.
Stare e subire, mandare giu’ bocconi amari, con la tristezza del malessere.
Stare perchè fa piu’ male andarsene, ma sentire ogni volta una frattura, che allontana ancor di piu’.
Stare e cercare di proteggersi in qualche modo.
O scegliere di andare e lasciare alle spalle.
Mentre aumenta il bagaglio dei nostri rimanerci male.
Sarebbe bello riuscire a capire fin da subito chi ha sensibilità affine e fare una selezione preventiva. Poterlo fare, o averne la forza. Oppure, essere cosi’ bravi da lasciarsi scivolare le cose addosso e andare oltre..
Ma a volte le cose succedono, travolgono o coinvolgono, e allora si vivono..
E’ importante anche vivere, e nel vivere ci sono misure da prendere. E lezioni da imparare.
…nel leggerti mi sono ritrovata in tante delle tue affermazioni. Mi sono ritrovata spesso a riflettere sulle affinità che mi legano alle persone, specie in questi ultimi anni. Chissà se è vero che questa “selettività” aumenta con l’età…
In ogni caso, grazie per questa riflessione!
L’affinità è importantissima ed è davvero il nodo dello stare bene insieme.
ps. bella la frase “nel vivere ci sono misure da prendere. E lezioni da imparare.”
Io penso che si resta male quando le aspettative sono alte. Concordo con te che bisogna avere affinità con l’altro/a per instaurare un rapporto che sia d’amore o d’amicizia.