L’effetto pelle e l’effetto alone
Tante volte quando incontriamo qualcuno ci diciamo:
“quella persona a pelle non mi piace”,
“quella mi è antipatica a pelle”.
Percepiamo i segnali corporei che la persona lancia, ancor prima di poterci fare un’idea con quello che ci racconta a parole.
E poiché la mente mente, mentre il corpo non mente, è importante ascoltare questi segnali, che passano da corpo a corpo, impercettibilmente, sotto la coscienza, piuttosto che fidarsi solo del linguaggio verbale. Per farci un’idea della persona e decidere se vogliamo averci a che fare o meno. E, se proprio dobbiamo, per prendere le misure.
A volte capita invece che ascoltiamo le parole, rimuovendo la sensazione di pelle. E se magari la persona è un buon venditore di se stesso, solo nel tempo possiamo realizzare, se quanto dice corrisponde a quel che è o è qualcosa di diverso. E’ solo una questione di tempo sì, ma accorgersene prima, ascoltando le proprie sensazioni, serve sicuramente a farci risparmiare tempo.
Ma puo’ essere importante anche mantenersi aperti, perché, talvolta, quello che percepiamo al primo impatto come poco piacevole in una persona, puo’ essere un meccanismo di difesa. E nel momento in cui si rilassa un po’ e abbassa le difese, possono uscire delle parti o delle qualità che potrebbero sorprenderci e che non avremmo immaginato subito. Come se, sotto ad una corazza evidente, si nascondesse un pancia tenera e fragile. E allora è bello andare oltre l’effetto pelle, quando la sensazione è stata di sgradevolezza di primo acchito, e lasciarsi impressionare da quello che viene dopo. Sorprendersi a cambiare l’idea che ci si era fatti inizialmente..Perchè, è anche vero, che l’apparenza puo’ ingannare, e che, a volte, certi segnali vogliono mascherare una vulnerabilità, o qualcosa che si vuole proteggere, e mostrare solo quando si ritiene sia il momento, o a chi si decide di farlo.
Oppure, quello che vediamo al primo impatto, puo’ risultarci sgradito perché rispecchia qualcosa di noi che non ci piace. Qualcosa che tentiamo di tenere nascosto. E che invece si palesa davanti e non lo accettiamo. Vorremmo ributtarlo nella nostra ombra, perché torni nascosto. Lo rifiutiamo in noi e quindi non ci piace negli altri. Qui è molto difficile riuscire ad accogliere e andare oltre. Occorre un grande lavoro di coscienza su di sè, e sulle proiezioni.
Talvolta puo’ accadere, invece, di avere la sensazione che una persona non ci convinca. Questo succede quando percepiamo dei messaggi non coerenti. Magari, a parole, la persona dice una cosa, ma il suo linguaggio corporeo ne esprime un’ altra. E questo i nostri sensi lo percepiscono e noi ci sentiamo confusi.
Ma c’è anche un altro effetto che ci puo’ ingannare. L’effetto alone.
Ovvero quando vediamo, in una persona, una qualità che ci piace e questa offusca tutto il resto, facendoci valutare in modo errato. La qualità viene estesa a tutta la persona, portando a non vedere e considerare altri lati, magari oscuri. A me, per esempio, questo accade spesso, inducendomi a vedere solo le parti buone e a non far caso ad altri segnali, e portandomi a sbagliare la valutazione. Mentre, invece, riesco a valutare molto bene una persona da quello che scrive, anche se non la conosco, perchè non deviata o sedotta da certi aspetti, verbali o corporei, che intervengono evidentemente nel contatto diretto.
Ma tutto questo cosa ci dovrebbe insegnare?
Di ascoltare le proprie sensazioni, ma darsi anche un po’ di tempo prima di arrivare a delle conclusioni.
E ricordare sempre quel proverbio indiano che dice:
“Prima di giudicare una persona ricordati di camminare per tre lune nei suoi mocassini”
(foto Pixabay e Patrizia Pazzaglia)
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