Navigando
Navigo in questo mare, con la voglia di infinito, di varcare i miei confini, quelli che con duro lavoro ho cercato di costruirmi e consolidare.
Tappando i buchi di quel colabrodo che ero, che facevano entrare ed uscire indiscriminatamente di tutto, toccando le parti vive e scoperte, indifese.
Navigo con la voglia di sconfinare, andare verso l’ignoto lasciando il conosciuto, il quotidiano, la routine.
Navigo con quel delicato equilibrio di parti ricucite, di pezzi separati poi ricomposti. Con un contenitore che ho esplorato e dove ho trovato le mie verità e scacciato molte illusioni e menzogne, attraverso un lungo percorso per ritrovarmi intera.
Un contenitore tutt’altro che infrangibile, fragile. Tanto da non poter ancora accogliere il riflesso di uno specchio che rimanda scissione, visioni parziali della realtà, o che difetta di verità. Perturbazioni, nel mio navigare, che non mi posso permettere di affrontare, dal momento che la mia barca non è ancora solida a sufficienza.
Sebbene sia grande il mio desiderio, e bisogno, di condivisione e di confronto, di fratellanza e di comunione, so che devo cercare percorsi e discorsi per navigare in acque tranquille. Devo restare lievemente sull’acqua, senza andare in profondità se non percepisco di essere in acque sicure. Per non rischiare che, da qualche spiraglio, da qualche buco rimasto, entri nella mia barca ciò che non deve, provocando spaccature o squarci, e mi trascini di nuovo nella tempesta.
(foto di copertina scattata a Zanzibar)
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