Nessuno escluso: abbiamo sbagliato qualcosa
ABBIAMO SBAGLIATO QUALCOSA.
spunti dallo spettacolo “NESSUNO ESCLUSO” di Andrea Lupo, Teatro delle Temperie
Premessa: questa recensione è influenzata dal periodo emotivo che sto vivendo, di disagio, disillusione, amarezza e tristezza (la stessa di cui parlano i personaggi dello spettacolo), per il momento storico, politico, sociale, relazionale che stiamo vivendo. L’avanzare dell’individualismo, dell’egoismo e dell’egocentrismo a discapito della compassione (nel senso di “patire con”), della solidarietà, dell’amore, di cui l’essere umano è stato dotato e che lo diversifica dagli altri esseri viventi.
Tempo fa sono andata a vedere lo spettacolo NESSUNO ESCLUSO, di Andrea Lupo, al Teatro delle Temperie di Calcara (Bo).
Sono uscita, al termine, che mi mancava il respiro, tanto era il groppo che mi era venuto alla gola.
La storia è ambientata in un futuro (troppo presente) dove gli esseri umani, alienati, lavorano per raggiungere qualcosa che sembra sempre piu’ irraggiungibile.
Si adoperano per avanzare ad uno status sociale piu’ elevato, con il miraggio di condizioni di vita migliori. Anelando a false promesse di felicità, considerazione, visibilità, e uniti agli altri solo da una tristezza, una frustrazione e una solitudine comuni.
Compiacenti a un sistema che omologa desideri e obiettivi.
Che insegna a non guardare in faccia a nessuno. Che riduce sentimenti ed emozioni alla brama di realizzazione di desideri materiali, a mettere il proprio sé al centro del mondo. Che fa dimenticare la propria umanità e che fa assopire il bisogno e il desiderio del contatto profondo con gli altri.
Esseri umani inconsapevoli di essere inseriti in un ingranaggio e già in un circolo vizioso per cui nulla sembra essere mai abbastanza, ne cio’ che si fa, ne cio’ che si ottiene, ne cio’ che si è.
Sempre connessi a un mondo che non è quello della loro anima.
Incapaci di accettare l’altro per quello che è, perché non sono in grado di accettare e accogliere neanche se stessi.
Per raggiungere i propri desideri e un livello maggiore, obbediscono alle regole, anche ingiuste o contrarie all’etica, sottomettendosi, svendendosi e accettando qualsiasi cosa.
“Lavoro –guadagno” è il loro mantra.
Ognuno vorrebbe essere diverso per distinguersi. E nello stesso tempo, ognuno nutre disprezzo e denigra il diverso di status inferiore, che arranca per migliorare le proprie condizioni. Nonostante, magari, abbia le stesse sue origini o si sia trovato esso stesso in una medesima condizione nel corso della sua vita, o subisca lo stesso trattamento.
La diversità diventa motivo di distanza e arroganza, anziché favorire lo scambio e l’arricchimento, o stimolare conoscenza o solidarietà. Semplicemente perché è lo specchio di una realtà temuta e rifiutata.
E’ una guerra fra poveri, che aliena e che rafforza il sistema, contribuendo a mantenere le cose come sono, l’asservimento e l’infelicità.
Un sistema a cui quasi nessuno pero’ riesce a ribellarsi. Anzi, la risposta a: “lo stato ti è grato” è: “e io sono grato allo stato”.
In questa realtà non si puo’ dar spazio al sentire perché ostacolerebbe la corsa. Non ci si puo’ fermare tanto a riflettere per non cadere nella disperazione.
“L’avidità ci ha resi duri e cattivi; pensiamo troppo e sentiamo poco”.
Dilaga l’illusione che, se si riesce ad avere un potere sugli altri, attraverso un controllo sui piu’ fragili, attraverso la seduzione e la manipolazione, possa aumentare il proprio prestigio.
Ma alla fine della giornata, resta la solitudine. La stessa di chi, per non affrontarla, dedica tutte le proprie energie al lavoro. La stessa che fa si che non esista piu’ un concetto di comunione, condivisione, in contrapposizione all’individualismo.
Lo spettacolo NESSUNO ESCLUSO è la fotografia di quello che è diventato il mondo nell’epoca moderna.
La creazione di nuovi bisogni, il consumismo, l’illusione di arrivare alla felicità col raggiungimento del benessere, l’esaltazione dell’ego a discapito della comunità e dell’accoglienza.
Il far leva sul bisogno di approvazione e riconoscimento e sull’ambizione ad uno status sociale sempre piu’ elevato.
Con il fine di una maggior disgregazione e la possibilità di maggiore manipolazione delle coscienze e delle masse. Che consente di avere un maggiore potere su di esse, da parte del sistema.
Ma è anche la fotografia delle realtà quotidiane piu’ piccole che si vivono.
L’essere diverso, il provenire da un altro paese, il pensare o agire diversamente dalla massa, il non omologarsi ai canoni proposti, portano spesso all’esclusione, ad etichette negative, alla denigrazione.
Qualcosa che, invece di essere considerata una ricchezza, è fatta vivere come una mancanza, un difetto, una colpa, soprattutto ai soggetti piu’ deboli.
Viviamo in tempo in cui si è continuamente connessi, anche se non si sa esattamente a che cosa. Sicuramente non a se stessi e al proprio cuore o alle persone reali. Dove la cosa importante è sempre ottenere qualcosa di più: “il piu’ nuovo, il piu’ grande, il piu’ veloce, il piu’ costoso, il piu’ brillante, il piu’ geniale…” ….“piu’ like” , “piu’ followers”..per essere, o ancor peggio, per sembrare, piu’ “figo”.
O anche solo per essere integrato. Per non essere tagliato fuori, escluso.
Chi non si è ancora assuefatto a questo modus vivendi e ha il coraggio di non adeguarsi, chi ancora non ha venduto l’anima e non si arrende e nutre ancora una speranza, chi si accorge che cosi’ non è vivere e crede che sia possibile una vita diversa, spezzare le catene ed uscire dall’ingranaggio, o almeno provarci, è spesso attaccato e lasciato solo.
Direi che ABBIAMO SBAGLIATO QUALCOSA.
Un’ora di ansia, nell’attesa di un finale che dia una SPERANZA.
E mentre tutto sembra volgere ineluttabilmente al pensiero che non c’è una speranza, che gli individui sono destinati a sentirsi sempre piu’ soli, disperati , impotenti, timorosi, incapaci di unirsi e di avere fiducia in se e negli altri, privati del senso di unione, comunione, indotti ad accettare la propria morte emotiva, la speranza arriva.
Arriva dal discorso di un uomo. Un discorso capace di infondere ancora fiducia.
Il discorso di qualcuno che crede ancora nella forza dell’uomo, che incita a combattere ogni giorno, che ha una carica tale che dà forza.
Un discorso vecchio di anni, ma che fa sentire che non è ancora tutto perduto.
Qualcuno che dice che l’avidità di questo tempo è un male passeggero, e che la libertà non puo’ essere soppressa. Di non cedere a chi ci dice come vivere, cosa fare, cosa dire, come essere, come pensare. Che gli uomini hanno l’amore dell’umanità nel cuore.
Un discorso galvanizzante che arriva dritto, a mio avviso, a chi ancora puo’ e vuole fare una scelta, a chi è ancora speranzoso e ricettivo, a chi puo’ scegliere ancora la pillola rossa del risveglio della coscienza e puo’ essere capace di percorrere la strada meno facile. A chi ha il coraggio di guardare la realtà in faccia e di non raccontarsela e trova la forza per non arrendersi.
E come un virus iniettato nel sistema, attirando dei simili potrebbe diventare contagioso, e, forte di insegnamenti antichi e di un’umanità instillata in tutti gli esseri umani, potrebbe riesumare i sani valori, ascoltare il proprio cuore, il proprio sentire, credere nei talenti personali, nel valore di ogni singolo individuo e ritrovare la possibilità di un contatto profondo e una relazione autentica con gli altri.
Un discorso che ci dice che si puo’ ancora combattere per un mondo migliore. Che si puo’ essere quel virus che contamina il sistema.
E la speranza mi viene anche dall’idea che, se qualcuno riprende questo discorso, se qualcuno porta in scena questa realtà, questo qualcuno sta tentando di indurre a riflettere, di sensibilizzare, di scuotere le coscienze.
Che se c’è qualcuno che comprende e si emoziona davanti a questo spettacolo, allora non siamo soli.
Allora si può veramente credere che ci sia una via di uscita per cambiare, che ci possano essere persone che non si accontentano di vivere cosi’, persone sveglie e pronte per tentare di combattere per un mondo migliore.
Che forse c’è speranza, per chi non si vuole omologare.
Per chi si vuole opporre.
Per chi non vuole dimenticarsi di se per compiacere gli altri.
Per chi crede ancora in una giustizia, nell’importanza di ascoltare e restare fedele a se stesso, nel dono del libero arbitrio e della possibilità di scegliere.
Per chi crede che noi per primi possiamo accogliere noi stessi, le nostre parti piu’ scomode. E anche gli altri, che ce le mostrano da fuori.
Per chi crede ancora nel rispetto. Nella dignità di tutti gli esseri umani, NESSUNO ESCLUSO.
“Voi non siete macchine, voi non siete bestie: siete uomini! …. Combattiamo per liberare il mondo, eliminando confini e barriere; eliminando l’avidità, l’odio e l’intolleranza. Combattiamo per un mondo ragionevole. Voi, il popolo, avete la forza di fare che la vita sia bella e libera; di fare di questa vita una splendida avventura. Quindi, in nome della democrazia, usiamo questa forza. Uniamoci tutti! Combattiamo per un mondo nuovo che sia migliore!” (DISCORSO ALL’UMANITA’ dal film “Il grande dittatore” (1940) Charlie Chaplin).
Uno spettacolo toccante. Emotivamente impegnativo. Attori straordinari. Complimenti al Lupo e a tutto il Teatro delle Temperie per questa produzione e un sentito ringraziamento.
per accedere alla zona blu, ed evolvere da grigio a cittadino Blu, devi accumulare almeno 100.000 LED.
buon blu a tutti, Nessuno Escluso
#nessunoesclusoinpillole #pilloledinessunoescluso
(foto di Teatro delle Temperie)
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