Pensieri ai tempi del coronavirus, parte seconda: in isolamento
Ma cosa ne sappiamo?
Per tutti andrà veramente tutto bene??
Chi può dirlo?
Lo so che si dice un pò per tirarsi su, ma mi sembrano quelle consolazioni inutili, che vengono date nelle situazioni difficili degli altri, per tenere a bada le proprie, ed altrui, ansie.
No, qui non è così, nessuno lo può dire se andrà tutto bene, nessuno può dare garanzie.
Questo coronavirus ci mette davanti inesorabilmente all’incognito, al senso di precarietà, e la precarietà, a me, ha sempre disorientato. Anche se, a dir la verità, siamo sempre davanti all’incognito. Non possiamo mai sapere cosa ci aspetta, ma ci illudiamo di saperlo, di poter prevedere. Ci attacchiamo al nostro bisogno di fare piani. All’illusione di avere un controllo sulle cose.
E anche i sogni, chi si azzarda più a sognare? Io tento di tenerli lontani, per scaramanzia, e per evitare delusioni. Ecco, questo coronavirus anche i sogni ci porta via, oltre alle illusioni.
La pandemia ci porta davanti alla realtà. Ci porta a farci vivere nel qui e ora. Quello a cui ambiscono raggiungere coloro che perseguono l’illuminazione. Quello che da sempre attestano i principi zen. Quello che da alcuni saggi è considerato il segreto della felicità. Non fuggire nel futuro, -in pianificazioni, attese di eventi, momenti migliori,- o nel passato,- ricordi, vecchi rimorsi o ferite. Vivere guardando quello che c’è ora. Carpe diem.
Quando cammini, cammina. Quando mangi, mangia. – PROVERBIO ZEN
Cosa che, indubbiamente, con il logorio e la velocità della vita moderna, abbiamo perso (e dico perso perchè questa è una caratteristica che apparteneva a tutti noi, da bambini).
Certo, ora ci tocca, brutalmente siamo costretti a vivere nel qui ed ora. Un qualcosa ci ha scombinato tutti i nostri bei programmi. E questo bell’esercizio ci tocca senza averlo scelto (come invece lo sceglie chi intraprende la via dell’illuminazione). Dobbiamo vivere nel qui ed ora, con pochi margini di fuga dalla nostra angoscia di non avere il controllo. Razionalmente possiamo capirlo, ma con una realtà e un momento che non ci siamo scelti, risulta un po’ difficile da accettare.
Questo coronavirus ci porta davanti al tempo disponibile, facendo venire meno le scuse del “non ho tempo”. Ci mette davanti all’essenzialità della nostra vita, senza obblighi di sorta, lavoro (per alcuni), bambini da portare a scuola, corsi, aperitivi, impegni vari, tutto ciò che “riempie” la nostra vita. Ci mette davanti alla nostra difficoltà nello spendere quel tempo libero che ci troviamo davanti, perchè, senza essere liberi di spenderlo come vogliamo, ci pare non abbia senso averlo libero.
Ci mette davanti alla nostra fragilità.
In questi giorni mi commuovo facilmente, sarà perchè, come molti, o tutti, mi sento più fragile. La fragilità umana, in questi frangenti che stiamo vivendo, vedo che si manifesta in diversi modi: c’è chi cerca di dirsi e di dire che andrà tutto bene; c’è chi fugge, fisicamente, perdendo di vista le sue responsabilità e il senso civico; c’è chi in preda alla rabbia (che aveva anche prima) non riesce a fare a meno di contrastare ogni cosa o cercare qualsiasi motivo per sollevare polemica, sparando a zero su tutto e tutti. C’è chi cerca di tenersi impegnato a più non posso, perchè non è abituato a stare fermo, ad aspettare. C’è chi cerca di tenersi informato e chi diffonde informazione o disinformazione. C’è chi cerca di restare in contatto con gli altri, di supportare e supportarsi, di creare un cordone di solidarietà, perchè la sensazione di essere vicini e uniti lo fa star bene, e più forte, di fronte a un grande male comune.
E’ un momento in cui l’altalena degli opposti ha la prevalenza sulle mezze misure, quindi, assieme alle peggio parti dell’umanità, egoismo, mancanza di responsabilità, reazioni esagerate, stupidità, ecc., vengono fuori anche le migliori, che si riassumono in una grande bellezza. La bellezza di un gesto, di una parola, di una visione, di un messaggio. Del cuore che esce, si mostra e inizia a cantare. Che cerca altri cuori con cui comunicare.
Io credo che, in questa bellezza almeno, possiamo dare un senso a ciò che sta accadendo. Un modo che si è inventato Dio, per chi crede, l’universo, o non so chi, per farcela vedere. Perchè la bellezza, intorno e dentro, ce l’abbiamo. Ma nella fretta di vivere (o di non vivere) e di pianificare, di essere sempre da qualche altra parte, anzichè nel qui ed ora, ce lo dimentichiamo.
E la bellezza, come il virus, è contagiosa.
Consoliamoci anche così, che in questa grave situazione, non so che altro si può fare.
#labellezzaècontagiosa
parte prima qui:
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immagini Pixabay e Patty
Anche io penso che ‘andratuttobene é un pó una farsa. sta andando tutto male. ci sono 1800 morti e la pandemia sta dilagando in tutta Europa-.
Scusa ho dimenticato di scrivere la cosa piú importante gran bel post!
Grazie Giordana!!
… la bellezza è contagiosa …
… fretta di vivere e di non vivere …
… senso del tempo libero …
grazie
hai scritto delle belle parole e condivido che ci sia la bellezza dentro di noi che la si deve cogliere e la si deve sviluppare. Forse queso periodo difficile deve aiuarci a scoprire la bellezza in noi e a coltivarla. Prima quando il virus non c’era e si viveva … meglio, si viveva peggio.