Per non dimenticare: le pietre d’inciampo nel ghetto ebraico di ROMA

L’ultima volta che mi sono trovata a Roma, sono stata in una zona che non avevo visto prima, quella del ghetto ebraico, nei dintorni di Via del Portico di Ottavio

E’ una zona molto bella, ricca di monumenti, tra cui il teatro Marcello, che assomiglia molto al colosseo, più in piccolo

La storia del ghetto risale al 1555, quando tutte le persone di religione ebraica vennero relegate a vivere in quest’area. Ciò durò fino al 1848, quando decadde l’obbligo.
Con l’entrata in vigore delle leggi razziali del 1934, e l’occupazione da parte della Germania nazista della seconda guerra mondiale, come tutti sappiamo la persecuzione degli ebrei si diffuse anche in italia, e con i rastrellamenti tanti furono catturati e deportati ad Auschwitz.
Camminando lungo le strade e i vicoli del ghetto ebraico di Roma, e guardando verso terra, in corrispondenza delle porte di alcune abitazioni, ci sono delle piccole targhe in ottone, 10×10 cm, che brillano sui sampietrini che pavimentano la strada, e catturano l’attenzione.
Su queste targhe, sono incisi nomi e cognomi, data di nascita e di morte, e luogo di deportazione, di oltre 1000 persone di origine ebrea, catturate il 16 ottobre del 1943. Solo 16 scamparono alla morte.

Si chiamano pietre d’inciampo, o stolpersteine, e sono state installate dal 1995 in tutta Europa, secondo un progetto artistico di un tedesco, Gunter Demnig, da cui partì l’iniziativa.
In Europa ce ne sono oltre 22.000 in vari paesi tra cui Germania, Austria, Repubblica Ceca, Ungheria, Ucraina, Polonia, Paesi Bassi e Italia. A Roma, dal 2010, ce ne sono più di 300.
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