Viaggi di testa e viaggi nel mondo

Quel metro di distanza: le nuove distanze della pandemia e altre distanze

 

 

E’ da tempo che pensavo di scrivere un post sulle distanze, e ora, con il pericolo dei contagi da covid-19, non se ne fa che parlare, della giusta distanza.

La distanza è

 

lo spazio che intercorre tra due luoghi, due cose, o due persone

 

Se parliamo di relazioni significa tenere qualcuno vicino o lontano.

Riguardo la distanza fisica, ognuno di noi ha uno spazio ideale nel rapporto con l’altro, una bolla di sicurezza, chiamato uovo prossemico (la prossemica è una disciplina derivante dagli studi dell’antropologo Edward T. Hall, che indaga come l’uomo struttura inconsciamente le sue distanze, nella vita di tutti i giorni e con le altre persone ), che definisce lo spazio oltre il quale non desidera che l’altro vada, per non sentirsi a disagio.

Magari è capitato anche a voi, quando qualcuno vi parla, di sentire che vi viene troppo vicino, o che addirittura vi tocca, ed essere infastiditi da questo.

Oltrepassare quello spazio, l’uovo prossemico, puo’ significare avere la sensazione di essere invasi, così come lo stare troppo lontani puo’ dare una sensazione spiacevole o di abbandono.

Attraverso questo spazio viene comunicata una cosa importante: la relazione che si vuole tenere con l’altro, ma anche quale è la nostra zona di sicurezza, quella in cui ci sentiamo protetti, in contrapposizione a quella in cui ci sentiamo minacciati, e sentiamo il bisogno di proteggerci.

Quando penso alla distanza mi viene sempre alla mente il dilemma del porcospino di Arthur Schopenhauer:

 

Il dilemma del porcospino

Alcuni porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono il dolore delle spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali: il freddo e il dolore. Tutto questo durò finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione

 

I porcospini devono cercare una adeguata distanza per non pungersi, e nello stesso tempo per darsi calore. Provano e riprovano, per trovarla.

Come i porcospini, quello che vorremmo nel rapporto con gli altri, è cercare di sentirci vicini, ma senza farci del male, o sentirci invasi nel nostro spazio; senza dare la sensazione di essere invadenti dello spazio dell’altro. Non sentirci soffocare dall’altro, ma neanche avere la sensazione di lontananza. Avvertire distanza da qualcuno che vorremmo sentire vicino, fa male, evoca la sensazione di venire abbandonati. Fa male nel caso di distanza fisica, come nel caso di distanza emotiva. Mentre talvolta prendere le distanze diventa necessario, serve per poter sopravvivere, o prendere respiro.

Insomma, occorre imparare a prendere le misure. Ed è un lavoro fatto di tentativi, prove e riprove, -come per i porcospini,- che, a volte, per le persone con confini più fragili, dura tutta una vita.

 

Io non odio persona alcuna, ma vi son uomini ch’io ho bisogno di vedere soltanto da lontano

Ugo Foscolo

 

Oggi, con la pandemia, le distanze fisiche opportune sono state stabilite, o consigliate, dall’alto, e da altro: il famoso metro di distanza, da tenere, gli uni dagli altri, per non infettarsi col virus. O lo stare ognuno a casa propria, distanti. Per qualcuno puo’ essere un bene, -per chi fatica a stabilirle, le distanze. Mentre per altri puo’ essere faticoso, -per chi sente l’esigenza di una maggiore vicinanza, di un contatto fisico. Certo è che, dover tenere le distanze dai propri cari è sempre molto duro: il contatto fisico, gli sguardi, gli odori, la voce, sono i primi modi di comunicare ed entrare in relazione fin dai primi giorni di vita, e rimangono un elemento costante imprescindibile per creare legami, riconoscere, riconoscersi, in una relazione.

 

 

 

Non è mai bello quando le distanze vengono stabilite da qualcun altro.

Tuttavia, visto che proprio dobbiamo, per proteggerci, possiamo provare a trovare un aspetto positivo nel tenere quelle distanze dagli altri, a cui talvolta non facciamo coscientemente attenzione: possiamo entrare, nostro malgrado o meno, in uno spazio intimo, dove ci si prende il tempo di sentire, di ascoltarci, di fermarci a riflettere, cosa che si fa sempre più di rado, oberati di cose da fare e di stimoli. Uno spazio per stare con noi stessi, guardarci dentro, per quanto bene o male possa farci, cosa che a volte evitiamo, per paura, per fretta, o chissà..

Stando con noi stessi abbiamo la possibilità di venire a contatto con cose che ci spaventano, ci deprimono e ci buttano a fondo, cose di cui non sapevamo dell’esistenza o di cui sapevamo ma cercavamo di stare alla larga, come difesa. Cose che lasciate nell’inconscio potrebbero sabotarci o non permetterci di vivere a pieno, ma impauriti, o come fuggitivi. Possiamo cercare di guardarle, queste cose, riconoscerle sarebbe già un primo passo, e, se necessario, chiedere aiuto per affrontarle.

Oppure potrebbero venire alla luce risorse inaspettate, nascoste, sconosciute o dimenticate, che, occupati a prendere le misure, nella ricerca della vicinanza di qualcuno, o di difenderci dall’invasione qualcun altro, ci erano sfuggite. Insomma può essere un ampliamento di conoscenza e di coscienza, che talvolta potrebbe essere d’aiuto per stare meglio. Anche nel caso in cui il metro di distanza o lo stare a casa propria, lontani, sia un limite, e si senta il bisogno di maggiore vicinanza, poichè il senso della mancanza puo’ portarci a nuove consapevolezze e alla valorizzazione di cio’ che viene a mancare.

 

 

C’è un altro aspetto, poi, che possiamo considerare: se stiamo troppo vicini, non riusciamo a vedere bene, a mettere a fuoco le cose. Vale per gli occhi e vale anche per il resto. Occorre allontanarsi un po’ per vedere piu’ nitidamente, per avere una prospettiva più ampia. Aumentare le distanze, a volte, si rivela necessario, per acquisire più obiettività. E’ un modo per fare chiarezza: non si vede più soltanto una piccola parte, ma qualcosa di più, del grande disegno.

 

Le scene della nostra vita sono come rozzi mosaici. Guardate da vicino non producono nessun effetto, non ci si può vedere niente di bello finché non si guardano da lontano.

Arthur Schopenhauer

 

Potremmo quindi mettere a frutto questo tempo di distanze forzate, oltre che per guardarci dentro, per guardare meglio, o per vedere le cose, o le persone, da un po’ più lontano. Magari per venire a scoprire qualche verità in più. Potrebbe accadere di riuscire ad apprezzare cose che da vicino non vedevamo, di dare valore, di acquisire valore. O, con nuove consapevolezze, di accorgerci di voler lasciare andare, o ridimensionare, quello di cui ci rendiamo conto che non vale la pena, o che in definitiva ha poca importanza per noi.  O vedere se, il fatto di dover porre la nostra attenzione al prendere le misure, a stare attenti se quello o l’altro ci è vicino oppure no, non sia una scusa, proprio per non entrare ad esplorare un po’ di più quel che sentiamo o non sentiamo, le nostre paure, le nostre relazioni.

E potrebbe anche essere un modo per cercare i tanti altri modi di essere vicini: i legami a distanza sono assolutamente potenti, legano o tengono uniti, seppur con fili invisibili, nel bene o nel male. Che vicinanza e distanza a volte, possono alterare la realtà, o essere solo illusioni, da una parte o dall’altra.

 

Se vi separate dall’amico, non addoloratevi, perché la sua assenza vi illuminerà su ciò che in lui amate.

Kahlil Gibran

 

Non si è mai lontani abbastanza per trovarsi.

Alessandro Baricco

 

dicembre 2020

 

 

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3 anni fa

Io sono in un periodo della mia vita in cui apprezzo la distanza fisica. Mi danno fastidio gli abbracci, le strette di mano, i baci e vivo questa imposizione con una sorta di gratitudine che mi consente di non apparire scortese. Averlo scritto mi fa sentire meglio. Grazie per questa opportunità 🤗

3 anni fa

Sicuramente ai tempi del covid le distanze da mantenere sono note a tutte. Personalmente amo stare fisicamente vicina a chi mi è caro, ma vivendo e viaggiando all’estero ho visto che non è così per tutti.

3 anni fa

Non potevo immaginare che la distanza mi avrebbe fatto soffrire così tanto. Sapere di non poter andare a trovare il mio nipotino e mia figlia (loro a Milano e io a Taranto) mi sta facendo stare male. Dicembre sta acuendo questo malessere. Eppure non avere troppe persone intornob è quello che amo di più. Ma passerà!

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Patrizia Pazzaglia, Patty dopo un po’.

Sono versatile, camaleontica e un po’ nevrotica. 

Una come tante.  Nessuna grande passione, ma so appassionarmi.

Prendo tutto molto sul serio e in tutto quello che faccio, se mi interessa, ci metto impegno e dedizione.

Scarsamente tecnologica, diversamente social.

Mi piace condividere, mi piace ascoltare, esprimermi, se è il caso, e stupirmi.

Mi piace vivere intensamente e andare in profondità delle cose che mi interessano e lasciare andare ciò che non mi serve (anche se con difficoltà).

Mi piace lasciarmi contagiare dalla bellezza e dalle emozioni e..naturalmente viaggiare, fuori e dentro di me, col corpo e con la mente (ma anche con lo spirito).

Perchè la vita è un gran bel viaggio.