Zanzibar, la prima volta in Africa
Ero già stata in Africa più volte, in Egitto e in Tunisia ma quando ho toccato la terra di Zanzibar.. ho sentito un’emozione fortissima, come se fosse stata la prima volta che ci mettevo piede, e quando l’ho lasciata soffrivo del famoso Mal d’Africa che non mi avrebbe mai piu’ abbandonato..
Zanzibar è l’isola dai mille colori del mare, dai paesaggi straordinari, creati dal fenomeno delle maree, è terra di pescatori e coltivatori di alghe, beach boys simpatici e volonterosi, che imparano perfettamente l’italiano, e perfino i proverbi, è l’isola che ti offre l’opportunità di entrare in contatto con il favoloso popolo dei Masai ..
Ecco la nostra esperienza nel dettaglio!
Zanzibar con bambini: la magia delle maree e degli incontri
Nostra figlia aveva 6 anni quando ci siamo sentiti pronti per tentare di realizzare un sogno che coltivavo da tempo: fare una vacanza nell’isola di Zanzibar, pubblicizzata nelle foto con mari e spiagge dai colori stupendi..
Ci siamo fatti fare un’offerta da un tour operator trovato per caso su internet, specializzato in Zanzibar e Kenya, https://www.easyafrica.it/ e grazie alla formula prenota prima, prenotando a marzo, abbiamo ricevuto un preventivo molto buono, con la bambina completamente gratuita, per 15 giorni, a metà luglio.
Luglio è la fine della stagione delle piogge a Zanzibar, per cui ci aspettavamo qualche giornata non proprio di sole, ma siamo stati lo stesso entusiasti della scelta, solo qualche mattinata ci siamo svegliati col cielo coperto, ma poi veniva il sole.
Per mesi ho sognato, leggendo recensioni del resort scelto, criticato da molti, e i racconti di viaggiatori, entusiasti dell’esperienza nel paese, attendendo con ansia la partenza.
Finalmente è arrivato il giorno fatidico. L’agenzia è riuscita anche a farci partire da Bologna, la nostra città. All’aeroporto di arrivo a Zanzibar, la situazione non è stata cosi’ disastrosa per noi come avevo letto, le pratiche sono state sbrigate velocemente e fuori ci aspettava il nostro transfer.
Appena siamo usciti dall’aeroporto, ho sentito una grande e inaspettata emozione assalirmi..ero arrivata in Africa!! E si è subito visto dalla strada che ci ha condotto al resort..mucche sui lati delle vie, i matatu, tipici autobus locali, strapieni di africani, una vegetazione pazzesca.. Ero commossa e non capivo ancora bene il perchè.
All’arrivo al nostro resort, il Palumbo reef ad Uroa, sulla costa est, ci siamo subito resi conto che ci piaceva molto: era una struttura con costruzioni tipiche con i tetti di paglia, ristorante rialzato vista piscina, e sul fondo si vedevano i colori dalle tonalità dal verde al blu’ del mare..incantevole.
In aggiunta, abbiamo ricevuto una splendida accoglienza, ci è stato fatto un upgrade della camera, ci hanno assegnano una suite in prima fila vista mare, con terrazzo tutto di legno, camera con due stanze, una per noi e una con il letto singolo per nostra figlia: non potevamo capitare meglio.
Giada è stata contenta del suo letto con la zanzariera, della piscina con la vista sul mare, delle amache sulla spiaggia, e le hanno detto che se la notte si lasciavano delle banane sul terrazzo, arrivavano le scimmie a mangiarsele (e cosi’ è stato!).
I guardiani del resort erano guerrieri Masai, bellissimi, indossavano sempre i loro abiti tradizionali.
Nei giorni successivi abbiamo avuto l’opportunità di conoscerli, e ci hanno raccontato di come vivono nella loro terra, in Tanzania, e dei motivi per cui si spostano a Zanzibar.. c’era chi, appunto, faceva il guardiano, chi aveva un “negozio” sulla spiaggia, chi faceva i balli tipici Masai agli spettacoli serali dei resort. Quelli che avevano il negozio, invitavano educatamente a visitarlo, in un modo che non era possibile rifiutare, e se si entrava in uno, si dovevano poi visitare tutti, per non fare un torto, anche se non si comprava nulla..
I loro prodotti artigianali erano meravigliosi, bracciali, collane, oggetti in cuoio, poi vendevano anche le spezie…nostra figlia avrebbe voluto comprare tutto, anche affascinata da questo mondo, cosi’ diverso dal nostro..Ne ho parlato qui:
Con il passare dei giorni, dopo che ci hanno conosciuto, quando ci vedevano sulla spiaggia, ci chiamavano per nome, per chiacchierare un pò, senza secondi fini: esercitavano un’ attrazione particolare, per cui veniva la voglia di condividere del tempo con loro e conoscere i loro usi e costumi o, semplicemente, camminarci accanto.
Un giorno hanno invitato mio marito a fare una partita a pallone con loro sulla spiaggia, con una palla costruita con le alghe, lui, unico bianco in mezzo a loro, e per l’occasione avevano tolto i loro abiti tradizionali.
Oltre alla bellezza dei colori del mare, la cosa stupenda di Zanzibar, e di Uroa in particolare, sono i sand banks, che si formano in alcuni punti col fenomeno delle maree, particolarmente evidente sulla nostra spiaggia.
Ma anche tutto il resto affascina in questo posto..Le donne africane che raccolgono le alghe in pesanti sacchi trascinati a riva con fatica, coltivate dalla popolazione in quel tratto di mare, il villaggio di pescatori attiguo al resort, dove i bambini giocano a pallone o vanno in bicicletta sulla spiaggia, le caprette allevate vicino alle case sulla spiaggia, la vita quotidiana degli abitanti..
I bambini, sulla spiaggia, vengono incontro ai turisti e chiedono matite, caramelle, soldi, che sarebbe sempre meglio non dare, perchè non si educhino a queste abitudini.. Un giorno una bambina, con un abitino rosa, si è aggregata a noi per una passeggiata sulla spiaggia, durante la bassa marea, ha preso per mano Giada, hanno camminato insieme, si sono fatte compagnia, e senza parlarsi hanno trovato un linguaggio comune nel gioco, come i bambini sanno fare.
Un altro giorno, assieme ad un masai, siamo andati a visitare il villaggio, con discrezione, camminando tra le case. Siamo arrivati alla scuola, dove il maestro ci ha accolto, mentre stava facendo lezione e abbiamo lasciato a lui indumenti che erano stati di Giada, affinchè li distribuisse a chi ne avesse bisogno.
I pescatori sono a disposizione per portare i turisti a fare un giro in mare, con le loro barche artigianali fatte di legno, fermandosi per farti fare il bagno e vedere le stelle marine. Non potrò mai dimenticare il nostro capitano, che, mentre ci riportava a riva, ci ha chiesto se avevamo pantaloncini per lui..Purtroppo no, non ne avevamo, però qualche maglietta da regalare l’avevamo portata e, chiedendo, abbiamo scoperto che lui aveva anche dei bambini.. Siamo tornati in resort a prendere quello che ancora ci era rimasto e glielo abbiamo regalato. E’ andato dagli amici a mostrare quello che gli avevamo dato, e dopo un po’, mentre stavamo facendo altro, sentiamo chiamarci: era tornato, e indossando la maglietta che gli avevamo regalato, con un sorriso enorme, voleva che gli facessimo una foto ricordo..per noi!
Poi ci sono i beach boys. Ero preparata anche a loro, sapevo che all’inizio ti assalgono, cercano di venderti qualcosa, ti chiamano, appena esci dal villaggio ti si appiccicano addosso.. ma a parte i primi giorni in cui arrivi, poi risultano simpatici, qualcuno è un po’ furbo, ma si possono conoscere delle persone simpatiche, che si guadagnano da vivere come possono, che parlano bene l’ italiano e conoscono anche proverbi e modi di dire, o le nostre canzoni famose e che si presentano con nomi che fanno veramente ridere: Leonardo da Vinci, Zambrotta, Pino la Lavatrice, Antonio Banderas, Bruno Vespa, Bossi… Dopo qualche giorno, non sei più “nuovo” e quindi ti lasciano vivere, e puoi guardare il loro assalto ai nuovi ospiti arrivati.
Gli incontri sulla spiaggia con gli abitanti del luogo e i masai, invitavano alla socialità anche con gli altri ospiti del villaggio, e in breve tempo, la scala che dal resort portava alla spiaggia, era diventata l’accesso ad un mondo diverso, ed era come scendere in una piazza, per incontrare persone, parlare, contrattare, condividere esperienze.
Con i beach boys abbiamo fatto alcune escursioni, ma neanche poi tante, perchè amavano stare lì, nel contesto del nostro villaggio, in compagnia delle persone conosciute e degli africani. Comunque, quelle che generalmente vengono proposte sono:
-il safari blù
-la visita a Stone Town
– Jozani dove ci sono le scimmie rosse
-il nord, Nugwi e Kendwa
-l’escursione per vedere i delfini a Kizimkazi
-eventualmente a richiesta escursioni alle spiagge di Paje e Jambiani
Noi abbiamo fatto il safari blù e siamo stati 2 volte al Nord.
Per il safari blù, avevo cercato su Tripadvisor recensioni e a colpo sicuro, all’arrivo, avevo chiesto di un beach boys di cui parlavano per la sua simpatia ed affidabilità. L’escursione è stata molto bella, ma devo dire che tornassi indietro mi affiderei a qualcuno che vende escursioni ufficiali: ci siamo infatti imbarcati non da un molo, ma da un punto in mezzo alle mangrovie, la barca era piena di persone, sembravano dei migranti, senza giubbotto di salvataggio (per fortuna noi ne avevamo una per Giada..)..fortunatamente al ritorno avevamo una barca diversa. Dopo qualche decina di minuti di navigazione, siamo arrivati alla famosa isola che non c’è, una lingua di sabbia che appare e scompare in base alla marea..E’ bellissimo trovarsi su una spiaggia, completamente in mezzo al mare, fare il bagno, e dopo un po’ vedere che sparisce..Nel frattempo i beach boys avevano preparato un gazebo per ripararci dal sole e delle bevande per rinfrescarci. Dopo questa tappa, mentre l’acqua cominciava ad arrivare e la spiaggia diventava sempre piu’ corta, siamo ripartiti e ci siamo fermati in un punto nel mare per fare snorkeling. Abbiamo proseguito poi per l’isola di Kwale, dove ci siamo fermati per il pranzo preparato dai beach boys, e siamo andati a vedere un grande baobab caduto, dove Giada ha potuto anche arrampicarcisi sopra. Siamo ritornati col vento in poppa, navigare è una meraviglia in mezzo a quello splendido mare.
Al nord siamo voluti andare per vedere le spiagge che non risentono del fenomeno delle maree. Prima siamo passati dal paese di Nungwi e ci hanno portato anche a vedere l’ospedale delle tartarughe. Poi siamo andati a Kendwa, ed era ormai il tramonto.. meraviglioso, perchè in quella zona è proprio sul mare, l’atmosfera è bellissima e il bagno si puo’ fare sempre.
Ma se devo essere sincera, la peculiarità di Zanzibar sono proprio le maree e i magnifici paesaggi che creano: essere al nord è come essere in qualsiasi altro punto di mare meraviglioso nel mondo, essere in zona maree è sentire di stare proprio a Zanzibar.
Siamo tornati ancora al nord un altro pomeriggio, con un taxi, sempre tramite l’organizzazione di un beach boys, il fantastico Leonardo da Vinci, che stava studiando da guida turistica, ed è una persona posata e tranquilla, per godere del bel mare, ma restando dell’idea che dove eravamo noi, Uroa, era veramente un paradiso in tutti i sensi.. Certo, da una parte del resort c’erano tantissime alghe, ma dall’altra il mare era meraviglioso con le sue lingue di sabbia, avevamo vicino un villaggio zanzibarino, per cui potevamo essere in contatto con la popolazione, e in quel tratto era presente soltanto un altro piccolo lodge e un tranquillissimo resort..Oltre a questo, c’era una specie di palafitta sulla spiaggia dove una sera siamo andati, con altri ospiti del resort e i masai, camminando per la spiaggia, sotto un cielo stellato meraviglioso.. Era una posto dove facevano musica, si ballava e si beveva tutti insieme, uno spettacolo unico ed indimenticabile. Un’altra sera, anzichè cenare nel resort, abbiamo organizzato con altri ospiti, una cena a base di aragoste procurate e cucinate dai beach boys, in una casa attigua disabitata sulla spiaggia, altra esperienza veramente esilarante.
Alla fine della vacanza abbiamo comprato un sacco di cose da portarci a casa, spezie, collane, ciabatte, quadri colorati e tanti splendidi oggetti, nei vari negozi dei nostri amici masai.
Che dire… Zanzibar è un posto meraviglioso, abbiamo fatto incontri bellissimi, ed è impossibile non tornare con il Mal d’Africa e il desiderio di tornare di nuovo in contatto con questa terra magica..
(luglio 2011)
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