Cracovia
Affascinante CRACOVIA: visita di 3 giorni alla città polacca
La mia Cracovia
Il ticchettio degli zoccoli dei cavalli che arrivano, trascinando carrozze bianche guidate da eleganti cocchieri, e che portano i turisti
Il suono, ogni ora, della tromba, che appare dalle finestre del campanile più alto della Basilica di Santa Maria, col saluto finale, atteso, del trombettista
I palazzi d’epoca, colorati, eleganti, attaccati uno all’altro, ognuno diverso, che seguono il perimetro della piazza, ma anche le curva della strada
La piazza Reikny Glowny, immensa, imperiale, elegante, quadrata, che io non immaginavo così… la zona centrale occupata dal Fondaco dei tessuti, che la fa sembrare di minori dimensioni, sempre animata e vivace. Incantevole con le luci della sera
Ho amato questa piazza, che ho girato in lungo e largo ogni giorno della mia permanenza in città. Arrivarci in 2 minuti dal mio alloggio, così vicino, -e il posto migliore dove stare-, era come giungere ad un appuntamento irresistibile con la bellezza, l’originalità, la magnificienza
Tutto, in Stare Miasto, la città vecchia, è ordinato, pulito, curato, e armonioso; i locali, si distinguono tra quelli estremamente eleganti, quelli con un gusto retro’, e altri intrisi di tradizion: tutti hanno grande personalità
Il castello Wavel, domina in modo discreto su una colinetta, e risalta guardandolo dalla Vistola, ma è imponente quando si raggiunge
I giardini Planty, attorno alla città vecchia, hanno preso il posto delle mura, e regalano piacevoli passeggiate.
Se Stare Miasto si contraddistingue per eleganza, Kazimierz sprizza di vivacità, di originalità, di mescolanze
Con le sue chiese e le sue sinagoghe, coi suoi locali, che mi hanno ricordato i “ruins bar” di Budapest.
Brulica di giorno e soprattutto di sera.
Mentre a Podgorze, cala il silenzio sul ghetto ebraico, portavoce della memoria degli orrori del periodo nazista, pur celebrando la grandezza di uomini come Schindler, e la sua fabbrica, e Pankiewicz, e la sua farmacia dell’Aquila, e portando al mondo la loro storia. La memoria in tante sedie vuote su una Piazza
I 2 quartieri sono uniti dal Father Bernatek’s bridge, passerella pedonale e ciclabile, attrattiva per i panorami, e per i suoi plastici acrobati che volteggiano nell’aria sulla Vistola. Bellissimo la sera
Un viaggio a Cracovia è l’occasione per riflettere sulle diverse polarità che contraddistinguono l’uomo: su quanto di grandioso e bello sia riuscito a creare, come le miniere di sale, con i percorsi nel sottosuolo, le stuperfacenti sculture; i grandiosi edifici, e poi .. espressioni d’arte come la Dama con l’ermellino, dipinta da quel genio di Leonardo.. ma mostraanche di quanta di brutalità e crudeltà sia stato capace, con la deportazione e lo sterminio di massa di tanti esseri umani nei campi di Auschwitz e Birkenau
A Cracovia era da tempo che volevo andare, e, finalmente c’è l’ho fatta.
Tre giorni e mezzo a Cracovia
Complice un volo a un prezzo davvero conveniente, e con ottimi orari, per inizio settembre, con la compagnia Wizzair, prenoto per la permanenza in città di 3 giorni e mezzo: Wizzair è conosciuta per non essere molto affidabile, per via delle frequenti cancellazioni, ma un prezzo così non me lo posso lasciare scappare.
Va tutto bene, quindi partiamo, godendoci 2 giornate di un tempo sereno, e anche di un caldo anomalo in città per essere l’inizio di settembre, mentre nei 2 giorni successivi assaporiamo il clima autunnale, grigio ed umido.
Vedere e viversi la città col sole è grande un privilegio, visto che, a detta anche dei locali, il meteo a Cracovia è davvero sfavorevole, e pioggia e nuvole sono all’ordine e del giorno. Noi l’abbiamo vista in entrambe le versioni e ovviamente col sole è un incanto
ma anche con il cielo grigio ha il suo fascino
In 3 giorni e mezzo sono riuscita a vedere tutto quello che avevo pianificato, sicuramente gli highlights della città, e le principali escursioni, alle Minere di sale e ad Auschwitz-Birkenau: un giorno in più avrebbe reso meno stancanti le giornate, e mi sarebbe piaciuto, per poter godere della meravigliosa città con calma.
Cracovia: gli highlights
La città vecchia, Stare Miasto
L’immensa Rynek Glowny e la Basilica di Santa Maria
Rynek Glowny è la Piazza del Mercato, ricca di monumenti ed edifici storici, su cui primeggia la Basilica gotica di Santa Maria, Bazylica Mariacka, del 1220, bellissima, imponente, e con la particolarità di avere 2 torri diverse, e di diversa altezza: sulla più alta, ad ogni ora, un trombettiere suona una breve melodia, affacciandosi alle finestre, per farla udire, nelle diverse direzioni, a tutta la città, e al termine, da ogni finestra, da il suo saluto con la mano. Per me era super affascinante fermarmi ad attendere, guardare uscire la tromba, ascoltare la melodia ed attendere il saluto. Quando mi sono trovato al mio alloggio allo scoccar dell’ora, riuscivo a sentire il suono della tromba!
Sulla torre è anche possibile salire, per vedere il panorama della piazza.
L’interno della Basilica ha vetrate policrome, un polittico enorme e un soffitto stellato
Mentre affaccia su una immensa piazza, la chiesa ha accanto anche una deliziosa ed intima piazzetta, Plac Mariacki, il cui accesso è da un lato o da dietro: qui si trova la piccola chiesetta trecentesca di Santa Barbara, in un angolo davvero incantevole, soprattutto con le luci della sera
Sul retro della Basilica, si trova la piazza Maly Rynek, che nonostante non sia molto citata come luogo da visitare, ho trovato molto graziosa, con i suoi palazzi colorati che vi si affacciano
La Piazza del Mercato sembra meno grande di quel che è perchè ha al centro il Fondaco dei Tessuti, un grande edificio del XIV secolo, che, all’epoca, ospitava il commercio dei tessuti, mentre ora è sede di bancarelle di artiginato e souvenir
Ai lati ha dei porticati che ospitano eleganti bar e ristoranti, ed accanto si trova la torre del municipio del 1300, alta 70 metri, sebbene il municipio non ci sia più
Affianco si trova una scultura in bronzo, che rappresenta la enorme testa cava reclinata del Dio Eros: mi pareva di riconoscere lo stile, infatti allo stesso artista, Igor Mitoraj, appartierne la statua di Icaro caduto, che abbiamo visto davanti al Tempio di Zeus, nella Valle dei Templi di Agrigento!
Dal lato opposto, si trova la chiesetta di Sant’Adalberto (Chiesa di San Wojciech), particolare per le sue piccole dimensioni, in confronto all’enormità del resto, la Basilica, il fondaco e la piazza stessa; pare che sia il monumento più antico della piazza (risalente al X secolo), nonostante il suo attuale aspetto barocco, e conserva un’atmosfera mistica: noi l’abbiamo sempre vista, anche di sera, piena di fedeli in preghiera
Tutto intorno alla piazza si trovano dei bei palazzi, con incantevoli bar e ristoranti, in un atmosfera davvero imperiale.
La Basilica di San Francesco
Non distante dalla piazza, vale la pena visitare anche la Basilica di San Francesco, in stile gotico balcanico, ovvero con mattoni rossi, con le sue meravigliose vetrate interne, e il soffitto stellato. In questa Basilica andava spesso a pregare Papa Woytila
I luoghi di Papa Woytila
Di fronte, si trova un edificio con il ritratto di Papa Woytila: è il palazzo del Vescovo, in Franciszanska 3, dove il Papa polacco, originario di Wadowice, oggi santo, fece il seminario, fu ordinato sacerdote, e divenne vescovo
Altri punti ricordano Papa Giovanni Paolo II, come la casa di via Kanonicza 21, la Basilica di San Francesco, dove si trova un suo ritratto, l’università Jagellonica che frequento’. Davanti alla cattedrale c’è una statua in suo onore
L’Universita Jagellonica, il cortile e l’orologio in movimento
A pochi passi dalla Piazza del Mercato, si trova il Collegio Maius, l‘Universita Jagellonica, la prima università voluta da Casimiro il Grande, edificio gotico del 400, che merita di essere visto: qui studio’ anche Copernico, e ora però non si tengono più lezioni
Noi non abbiamo visitato gli interni, ma soltanto il bel cortile con porticato, recandoci anche di, proposito per vedere il caratteristico orologio con statuine, che sfilano da una porticina in alto, al suono della musica, nelle ore dispari, dalle 9 alle 15
Porta e Ulica Floranska
Dalla Piazza del Mercato, parte, a lato della Basilica, verso nord, la via del passeggio, la Ulica Florianska
Sempre molto animata e piena di negozi, conduce alla porta omnima, Porta Floriana, dedicata a San Floriano, principale via di accesso alla città in passato, e unica rimasta delle 8 porte delle mura, che un tempo circondavano la città vecchia, sostituite ore dai giardini Planty, dove è molto piacevole passeggiare
Di fronte a Porta Floriana si si trova il Barbacane, un bastione del 400: un tempo, un fossato scorreva tra i 2 monumenti
Fuori dalla porta e non distante merita la vista il bel teatro Juliusz Slowacki
La Dama con l’ermellino, il capolavoro di Leonardo
Poco distante da Porta Floriana, all’interno della città vecchia, si trova il museo Czartoryski
Un museo che personalmente non ho trovato particolarmente interessante, prevalentemente sulla storia polacca, e con alcune ceramiche e quadri anche di autori italiani, ma dove si trova esposto un bellissimo dipinto di Rembrandt, e soprattutto, in una intima e tranquilla sala, la famosa Dama con l’ermellino di Leonardo da Vinci, che è davvero un incanto: c’è la possibilità di avvicinarsi molto, e apprezzare la meraviglia dell’ermellino e del il viso della dama! Sicuramente vale la pena!
Il castello Wawel
Dalla parte opposta della piazza, verso sud, c’è l’altra strada del passeggio, Ulica Grodzka, sulla quale affacciano le adiacenti chiese dei Santi Pietro e Paolo, barocca, che sorprende perchè ha davanti le statue dei 12 apostoli, e di Sant’Andrea, con la sua facciata romanica
Di sera, tra illuminazione e musicanti, hanno grande fascino
Poco oltre, da questa via o dalla via Kanonicza, si arriva ai piedi della collinetta del Castello Wawel,antica residenza dei reali polacchi, fino a quando la capitale non si spostò a Varvasia, nel XVI secolo
La Cattedrale del castello Wawel, intitolata ai Santi Stanislao e Venceslao, restò sede di incoronazione e funerali, anche quando Cracovia non era più capitale.
Nell’800 il castello fu occupato dagli austriaci, e solo quando dopo la prima guerra mondiale Cracovia fu annessa alla Polonia, divenne sede del presidente
Da questo lato, il castello non appare nella sua magnificienza
Per apprezzarne forme e dimensioni, occorre spostarsi verso il fiume, o ammirarlo dal fiume stesso con una mini crocera
Senza dubbio merita salire ed entrare: la prima cosa che appare è la sontuosa Cattedrale, davvero particolare, composta da più edifici di diversi stili, colori, altezze..
Attacato alla Cattedrale c’è il castello: proseguendo nell’ampia corte, si può entrare nel cortile anche se non si visitano gli interni
Per mancanza di tempo, abbiamo dovuto fare delle scelte e non siamo riusciti a visitare gli interni, nè della cattedrale nè del castello; abbiamo però potuto passeggiare negli splendidi spazi e giardini esterni
All’estremità si può godere del panorama sulla Vistola, dei viali di passeggio sul fiume, e del lato opposto della città
Scendendo da questo lato, si può arrivare alla Grotta del Drago. Il drago sputafuoco, oggetto di varie leggende, è il simbolo della città, ed è una scultura in bronzo, che a orari prestabiliti sputa fuoco: noi l’abbiamo visto per caso, durante la gita sul fiume, proprio mentre stava sputando il fuoco. I negozi di souvenir della città sono pieni di gadget che rappresentano il drago.
Segnalo infine che, sulla strada al crocevia che, passato il castello, va in direzione del quartiere Kazimierz, c’è una chiesa barocca, bianca, molto grande, che non desta attenzione di giorno, ma che la sera, invece, illuminata si mostra in tutto il suo splendore: la chiesa di San Bernadino.
Il vivace quartiere Kazimierz
In passato la zona di Kazimierz era una città a sè stante da Cracovia, dove vivevano sia cristiani che ebrei. Il suo nome deriva da Casimiro, in onore del sovrano Casimiro il Grande, il più importante re polacco, che riportò la Polonia dalla rovina alla rinascita, che fece costruire il Castello di Wawel, la cattedrale e l’università (ora Jagellonica), ed accolse un gran numero di ebrei.
Ora Kazimierz è un quartiere molto vivace, soprattutto la sera, pieno di locali e negozi caratteristici ed originali, spesso arredati con pezzi vintage, che mi hanno ricordato un po’ i ruins bar del quartiere ebraico di Budapest
L’atmosfera è molto diversa da quella elegante e regale di Stare Miasto. Accanto a strade con palazzi non imperiali ma eleganti, se ne trovano altre con edifici decadenti, pieni di scritte, murales, tutt’altro però che non interessanti.
Il fulcro di Kazimierz è Plac Nowy, una piazza molto animata, pieno di giovani la sera, di bancarelle attorno, che ha al centro un particolare edificio rotondo, ex mattatoio, patria dello street food, che si acquista dalle finestrelle esterne, dove primeggia lo zapiekanka, una baguette aperta farcita a piacere. A me questa piazza è piaciuta sia di giorno
che di sera
Nel lato ovest di Kazimierz, quello cristiano, si trovano delle bellissime chiese, come quelle gotiche di Santa Caterina
e quella maestosa e splendida del Corpus Domini, capolavoro gotico baltico all’esterno esterno e barocco all’interno
Mentre nella parte ovest del quartiere, quella ebraica, si trova la deliziosa piazza Szeroka, con un giardinetto e tanti locali con antiche insegne e uno spiazzo su cui affacciano piacevoli bar e ristoranti e, dove si trovano quattro sinagoghe e un cimitero ebraico
La zona è piena di vicoletti molto pittoreschi con i sanpietrini a terra, e ricorda molto il ghetto ebraico di Roma. La sera, è una zona molto frequentata, dove è molto piacevole passeggiare. Sul fondo di piazza Szeroka si trova la Vecchia Sinagoga
Podgorze, il ghetto e i luoghi della memoria
Podgorze, che i polacchi pronunciano “Podgurzch”, quasi incomprensibile, si trova sulla sponda opposta della Vistola, ed è il luogo dove furono ghettizzati tutti gli ebrei, circa 17000, nel 1941 dai nazisti del Terzo Reich, durante l’occupazione della Polonia, nella seconda guerra mondiale.
Proseguendo oltre, verso il fiume, dalla Vecchia Sinagoga, si trova un trafficato ponte: in pochi passi da lì si arriva alla Plac Bohaterow Getta, o Piazza degli Eroi del Ghetto. Dopo la costituzione del ghetto ebraico in questo quartiere, diviso da un muro dal resto della città, fatto costruire nazisti nel 1941, gli abitanti non ebrei furono costretti a trasferirsi, e le migliaia di famiglie ebree che abitavano in città vennero costrette a trasferirsi nel ghett. Circa 17000 persone vivano stipati nelle case, in numero non sufficiente per accoglierli tutti, in condizioni disumane, subendo fame, malattie e maltrattamenti.
La piazza diventò il punto di selezione degli ebrei per la deportazione verso campi di sterminio, e delle esecuzioni di chi non era abile al lavoro. Coloro che venivano deportati dovevano lasciare sulla piazza tutti i loro averi. Oggi, in memoria di questi crimini, e per non dimenticare, sulla immensa Plac Bohaterow Getta, sono state installate grandi sedie vuote in acciaio, disposte in più file: alcune rivolte verso la farmacia dell’Aquila, che si trova su un lato, altre rivolte verso la strada, a simboleggiare i vuoti lasciati dai deportati, e gli averi forzatamente abbandonati
Il monumento è molto impattante, e mi ha ricordato quello delle scarpe della memoria sul Danubio di Budapest.
La Farmacia dell’Aquila
All’angolo della Plac Bohaterow Getta, si trova la Farmacia dell’Aquila, appartenuta al farmacista Tadeuz Pankiewicz, l’unico non ebreo rimasto a vivere nel ghetto
Io avevo spesso sentito parlare della Fabbrica di Schindler, ma mai della storia di Pankiewicz e della sua farmacia e mi ha molto colpito..
Gestendo la sua farmacia, con la scusa che fosse l’unica del quartiere, l’uomo aiutò molti ebrei, sostanzialmente imprigionati dentro quell’area, fornendo medicinali e assistenza, procurando tinture per capelli agli anziani per evitare loro la deportazione, sedativi per tenere quieti i bambini mentre erano nascosti, offrendo nascondiglio, facendo da punto di contatto tra gli ebrei e per le comunicazioni, e cercando di salvare qualcuna di quelle persone, che proprio sulla piazza venivano raccolte per la deportazione o per essere uccise. Infine portò la sua testimonianza nel libro che scrisse “Il farmacista del ghetto di Cracovia”
Ora la farmacia è diventata un museo interattivo, ma è restata tale e quale come era in quel periodo: si può visitare, ed entrando si trovano documenti, foto, bilance ed altri strumenti, bottiglie, contenitori, medicinali; si possono aprire tutti i cassetti, che contengono scritti e informazioni; ci sono pannelli luminosi, schermi che proiettano documentari, persino telefoni che, sollevando la cornetta, raccontano storie..
La fabbrica di Schindler
Come raccontato nel famoso film “Schindler list”, Schindler, di origini tedesche, iscritto al partito nazista, imprenditore e non sicuramente uno stinco di santo, rilevo’ una fabbrica a Cracovia, con lo scopo di fare soldi e un buon affare, ma vedendo le atrocità che subivano gli abitanti del ghetto, realizzò che l’impiego di ebrei nella sua fabbrica, poco distante dalla Plac Bohaterow Getta, poteva salvare persone dalla deportazione
Riuscì a far prevalere la compassione sui suoi interessi personali, adoperandosi per far vivere gli ebrei che prestavano lavoro presso di lui in migliori condizioni, e dignitose rispetto a quelle in cui avrebbero vissuto nei campi di lavoro e di concentramento. Con la redazione della famosa lista, cerco’ di salvare quante più persone possibili, rischiando anche la vita.
La fabbrica di Schindler a Cracovia è ora un museo, dove viene spiegata e documentata la storia di quei tempi: non siamo riusciti a visitarla perché i biglietti con la guida italiana, auspicabile, devono essere acquistati mesi prima. E’ possibile riuscire ad acquistare i biglietti in loco, facendo lunghe code e senza guida.
Il Father Bernatek’s bridge
Il moderno Father Bernatek’s bridge, ponte pedonale e ciclabile sulla Vistola, unisce il quartiere Podgorze con il quartiere Kazimierz
Ha la particolarità di avere sulle sue funi di acciaio delle statue di acrobati, che, in modo molto realistico, pare librino nell’aria, facendo acrobazie sui fili
Il ponte è stato realizzato nel 2010 ad opera dell’artista Jerzy Kędziora, in sostituzione di uno precedente, ed è stato dedicato al monaco padre Laitus Bernatek
Con l’illuminazione della sera, quando l’abbiamo visto noi e, dicono, al tramonto, è davvero spettacolare
Prima di giungere al ponte, e attraversandolo, le luci dei led che lo illuminano, e illuminano gli altri ponti, sono una magnifica vista
Escursione alle miniere di sale
Le miniere di sale, in polacco Kopalnia, si trovano a Wieliczka, distante una mezz’ora di treno da Cracovia. I primi scavi risalgono a 700 anni fa, quando venne rinvenuto il salgemma in questa zona: da allora sono stati scavati 300 chilometri di gallerie, su 9 livelli, fino ad arrivare a 327 metri di profondità. Il percorso turistico è di 3.5 chilometri, e consente di scendere fino al terzo livello, a 135 metri nel sottosuolo. La miniera restò attiva fino al 1996, quando venne riconvertita in sito turistico, riconosciuto dall’UNESCO.
La visita, consentita solo con una guida, inizia dopo la discesa di 378 gradini fino a 64 metri: in totale si dovranno scendere circa 800 gradini (anticipo subito che il ritorno è in ascensore)
Si svolge percorrendo poi gallerie e cunicoli, che conducono ad ambienti dove sono riprodotte scene di lavoro con statue e cavalli e strumenti di lavoro dei minatori del tempo, e dove vengono spiegati i metodi di estrazione e trasporto; ma anche camere dove sono presenti altari, cappelle, lampadari, statue in omaggio a santi e personaggi importanti, bassorilievi
Tutto è fatto di sale, le pareti delle gallerie, il pavimento, le statue scolpite, i lampadari che paiono di cristallo.. solo le porte che collegano una galleria all’altra, e non possono restare aperte contemporaneamente, le strutture costruite a sostegno, che sono in legno, e gli antichi macchinari di lavoro, ancora perfettamente conservati.
È presente persino un lago sotterraneo, un bar per ristoro con servizi, un negozio, e alcuni ambienti che possono essere affittati per cerimonie. Il momento più stupefacente della visita è quando si arriva nel punto più basso visitabile, alla cappella di Santa Kinga, 400 metri quadrati, uno spazio enorme, con bellissimi lampadari, statue e rappresentazioni scolpite: è davvero incredibile che tutto questo si trovi sotto terra!
Escursione ad Auschwiz e Birkenau
A questa escursione, emotivamente molto toccante ho dedica un post a parte
AUSCHWITZ e BIRKENAU: visita ai campi dell’orrore vicino a CRACOVIA
TRE GIORNI E MEZZO a Cracovia: informazioni utili per l’organizzazione del viaggio
In 3 giorni e mezzo di permanenza a Cracovia sono riuscita a vedere tutto quello che avevo pianificato, gli highlights della città e le principali escursioni, alle Minere di sale e ad Auschwitz-Birkenau: un giorno in più avrebbe reso meno stancanti le giornate, e mi sarebbe piaciuto per poter godere della meravigliosa città con calma; mi avrebbe permesso inoltre di visitare gli interni di qualche monumento, che dovendo fare un scelta, ho deciso di saltare.
Città girata prevaletenente a piedi; in un paio di occasioni, per tratte lunghe da percorrere dopo una giornata, (Podgorze- Piazza del mercato e Stazione-Podgorze) abbiamo preso Bolt (5-7 euro), che fornisce un servizio di taxi più economico di altri, comodo, tramite app, che avevamo già utilizzato a Lisbona
PERIODO: 4-7 settembre 2025
METEO: 2 giorni di caldo insolito, a detta loro, fino a 28 gradi, 2 giorni con media di 18 gradi.
VOLO: Wizzair, puntuale, prenotato a fine gennaio, 45 euro a persona.
TRANSFER AEROPORTO: andata con Taxi prenotato con Booking (gratuito con l’alloggio), ritorno a piedi fino alla stazione dall’alloggio, treno, € 6 a persona, 25 minuti.
ALLOGGIO: BRACKA MAIN SQUARE: prenotato da Booking, suite a 2 minuti dalla Piazza del Mercato, location top, stupenda camera con cucina comune
se interessa prediligete camere con vista città, perché le altre danno su un cortile interno con un locale molto rumoroso. Dalla finestra vedevo da una parte il Fondaco dei tessuti
dall’altra la Chiesa di San Francesco
90 euro a notte in 2 (e con Genius era incluso transfer con taxi dall’aeroporto). Consiglio un alloggio più vicino possibile alla piazza principale perché è meraviglioso vederla a tutte le ore, comodissimo alle vie principali Floranska e Grodzka, al castello, e si arriva a piedi anche a Kazimierz e Podgorze. Stazione raggiungibile in 20 minuti a piedi.
Possibilità di deposito bagagli gratuito prima e dopo il check in. Check in automatico con QR code.
Dall’alloggio si poteva sentire anche il suono della tromba ogni ora, che viene dalla finestra della torre più alta della Basilica (visibile bene dalla piazza Santa Barbara, con tanto di saluto finale del trombettista: bellissimo!)
FREE TOUR CENTRO E CASTELLO: con Antonio da Foggia, prenotato su WhatsApp (reperibile su facebook)2 mesi prima. Personaggio istrionico, divertente, storico militare, preparato: a noi è piaciuto moltissimo, ci ha dato tantissime informazioni in generale, oltre che sulla città, anche sulla situazione europea attuale. Rifarei il giro con lui senza indugi, ma consiglio di valutare se può piacere il personaggio
VISITA AD AUSCHWITZ E BIRKENAU: Prenotata visita in italiano da sito ufficiale per le 14.15, poco meno di un mese prima, quando mi sono accorta che i posti stavano esaurendo, € 30 a persona.
Andata con Treno (la stazione in polacco si chiama Oswiecim) ore 11.26 arrivo 12.52, € 4 a persona in biglietteria + bus ore 13.00 per sito, circa 1 euro, biglietto fatto da macchinetta automatica in loco.
Ritorno a piedi (2km) in quanto alle 16.15 cessa il servizio del bus, treno ore 18.28, € 4 euro.
VISITA ALLE MINIERE DI SALE: qui non sono stata abbastanza veloce a prenotare la visita in italiano. Ho scritto una mail per sapere se prenotando in altra lingua avrei potuto cambiare, qualora si fossero liberati posti, e mi hanno risposto che a ridosso del giorno della visita avrebbero potuto essere messi in vendita altri biglietti. Quindi, vedendo che in inglese c’erano sempre disponibilità, anche un giorno per l’altro o per il giorno stesso, ho atteso e tenuto sotto contro la situazione. La mattina del giorno prima hanno messo in vendita, per l’orario, che mi interessava ulteriori 35 biglietti in italiano.
Visita con guida in italiano ore € 16.15.
Andata con Bolt ore 14.45 € 12, ma tornando indietro prendirei il treno, sicuramente piu veloce, perché abbiamo trovato traffico.
Ritorno in treno ore 18.41 (10 minuti a piedi dalle miniere alla stazione), biglietto fatto alla macchinetta sul treno, 20 minuti, € 2. La stazione si chiama Wieliczka Rynek Kopalnia.
MUSEO CZARTORYSKI (Dama con l’Ermellino): visita con audioguida, € 17, biglietti presi la mattina stessa in loco, durata circa 1 ora e mezza.
FARMACIA DELL’AQUILA: biglietti presi in loco, € 5. Le disponibilità per la fabbrica di Schindler iniziavano da novembre, quindi ci siamo limitati a vederla da fuori, dove, nel tardo pomeriggio abbiamo visto una fila bella lunga all’ingresso/biglietteria per acquisto biglietti in loco.
MINI CROCERA SULLA VISTOLA: Mira Bay, barca in legno, biglietti in loco, 2 ore, € 19 a persona (o mezz’ora, metà giro € 12 euro).
PREZZI PRANZI E CENE: 1 portata 2 bevande da 24 a 42 euro in 2.
CIBO: sparsi ovunque in città si trovano baracchette dove vendono gli obwarzanek, delle specie di bretzel a forma di anello intrecciato a spirale
In alcuni negozi vengono anche farciti e sono strepitosi
Tantissimi i dolci, ottima la torta Kremowka fatta di 2 strati di pasta sfoglia e pienissima di crema.
Ottime le zuppe, in particolare la zurek servita in un contenitore fatto di pane, lo stinco e il gulash, le cotolette, le patate preparate in parecchi modi e le barbabietole fritte
Il mio cibo preferito pero’ sono stati i pierogi, ravioli tipo quelli cinesi, a mezzaluna, farciti e conditi in tantissimi modi. In città esiste una simpatica catena specializzata in questo piatto Pierogarnia Krakowiacy
PAGAMENTI: non abbiamo cambiato soldi, usato sempre carta di credito (tranne free tour in cui abbiamo usato gli euro)
Note:
Somme arrotondate per eccesso.
La città è piena di Carrefour express.
I biglietti di Miniera ed Auschwitz sono rimborsabili fino a 14 giorni prima. Per entrare ad Auschwitz occorre documento d’identità.
La stazione centrale di Cracovia è all’interno della Galleria Krakowska
ITINERARIO
Di seguito l’itinerario dettagliato di 3 giorni e mezzo a CRACOVIA:
GIORNO 1: arrivo In tarda mattinata
-Taxi dall’aeroporto, incluso nella prenotazione dell’alloggio con Booking.
-Giro sulla piazza principale Rynek Glowny e Stare Miasto (Città vecchia)
-Passeggiata fino al quartiere Kazimierz.
-Pranzo da Mr Vincent Pierogi
-Plac Nowy e vista dall’esterno delle chiese e delle sinagoghe del quartiere.
-Quartiere Podgorze, Piazza degli Eroi del Ghetto, visita alla Farmacia dell’Aquila, vista esterna della Schindler’s factory.
-Cena : Gotanna Chita in Stare Miasto (centro storico)
e passeggiata Rynek Glowny e Floranska, comprati dolci per colazione da Goralskie Praliny
GIORNO 2
Mattino
-Free tour centro storico e castello con ANTONIO da Foggia.
-Pranzo da Morskie Oko, Stare Miasto
Pomeriggio
-Visita alle Miniere di sale di Wieliczka.
-Cena: Stodola (prenotato al pomeriggio) in Floranaska Ulica
GIORNO 3
Mattina
-Cortile dell’Università Jagellonica (già visitato nel free tour), per vedere l’orologio che suona con personaggi che escono, alle ore dispari
-Visita Fondaco dei tessuti nella Piazza del Mercato, e giro dal Planty (parco attorno al centro storico dove erano le antiche mura) per raggiungere la stazione.
-Pranzo con pretzel, i bretzell polacchi riepieni acquistati da Goracy Precel street food, nel sottopasso nei pressi della stazione
Pomeriggio
-Visita ai campi di Auschwitz e Birkenau (collegati da una navetta in 10 minuti).
-Cena: Lokalna a Podgorze (raggiunto con Bolt), con la classica zuppa servita in un contenitore nel pane, e cotoletta
e giro sul ponte Father Bertanek e a Kaziermierz fino a Piazza del Mercato
GIORNO 4
Mattino
-Visita al Museo Czartoryski, dove si trova la Dama con l’Ermellino
-Visita interno Basilica di Santa Maria
-Pranzo: Polsky Smokie in Stare Miasto (ottimo per pranzi veloci)
Pomeriggio
-Passeggiata sotto il castello sul fiume Vistola e tour con barca in legno con Mira Bay
Sera: volo di ritorno
Cracovia è incantevole, ordinata pulita, i locali sono stupendi, da quelli eleganti, a quelli vintage e quelli tradizionali, ci sono tanti artisti di strada e carrozze che creano atmosfera, e abbiamo sempre mangiato benissimo🥰
settembre 2025
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Non è neppure facile partecipare alla visita ai campi di sterminio, che inizia ad Auschwitz, ed ascoltare la guida che racconta come tutto è cominciato, come tutto avveniva, e finiva, conducendoci nei luoghi dell’orrore, della sofferenza estrema, e della altrettanta estrema crudeltà.
Si segue, in un ascolto silenzioso, percorrendo i viali, entrando in alcuni di quegli edifici a blocchi di mattoni rossi, e delimitati da filo spinato e torrette di controllo
In un ascolto fatto di pugni allo stomaco, di nodi alla gola, di incredulità, di enorme tristezza; di quello che ti arriva addosso vedendo ciò che resta di un essere umano dietro ad alcune vetrate: capelli, tantissimi capelli, occhiali, valigie, scarpe, vestiti, pentolame
E la realizzazione del grande inganno a cui, -si comprende,- erano soggette le persone, vedendo le cose che portavano con sé per il loro viaggio: l’illusione, dietro le false promesse, di un luogo migliore dove vivere, e di un lavoro che li rendesse liberi, mentre invece venivano condotti in un posto dove i più andavano incontro alla morte
E se non una morte nelle camere a gas, una morte di stenti, per malnutrizione, per malattie, spesso per il freddo, viste le basse temperature, che, d’inverno, arrivano in questi luoghi anche a meno -20, con solo un pigiama leggero da indossare, all’esterno, nei campi di lavoro, e nei dormitori non riscaldati.
Se non morivano, i prigionieri erano costretti a sopravvivere in modo disumano, in quei luoghi di annientamento, del corpo e dell’anima, dove il valore e la dignità della vita venivano cancellati, e qui se ne vedono le prove. L’identità della persona diventava un numero, in un primo momento apposto su una casacca a righe, poi tatuato su un braccio.
Un lungo corridoio pieno di fotografie mostra questo: un numero e un distintivo a triangolo di colore diverso, sulla divisa a righe, per contraddistinguere se fossero ebrei, omossessuali, rom o prigionieri politici; il nome e l’anno di nascita sotto l’immagine, e il breve periodo di permanenza prima dello sterminio
Sulla parete di sinistra, volti di donne, le prime coi capelli, le successive con la testa rasata. Sulla destra gli uomini, tutti rasati, stessa uniforme. E mentre nelle donne scorgo uno sguardo pieno di tristezza e rassegnazione, degli uomini mi impressionano i loro occhi sbarrati, in cui leggo il terrore.
Talvolta i deportati diventavano cavie umane, oggetto degli esperimenti medici del dr. Mengele, denominato anche Angelo della Morte, accanito sostenitore della credenza che i tedeschi fossero una razza superiore biologicamente: sterilizzazione forzata, sperimentazioni sui gemelli, sulle persone con malattie congenite, e sui bambini, e dolorosissime pratiche a fini di studio su ebrei e rom, che si concludevano con la morte, per studiarne gli effetti sui cadaveri.
In un altro edificio si scende, e si trovano le soffocanti celle di prigionia sotterranee, luoghi di punizione e tortura, dove, in piccolissimi spazi di un metro quadro, erano costretti a restare in piedi, al buio e con poca aria, fino 4 persone; a fianco, un cortile dove si trovava il muro delle fucilazioni.
Poco oltre, sotto una collinetta dove si scorge una ciminiera, entrando da una inquietante porta, si arriva negli ambienti dove dicevano li portassero a fare la doccia: loro ci credevano, li facevano spogliare tutti, completamente, però ad uscire dai buchi, visibili sul soffitto, non era l’acqua per lavarsi, ma lo Zyklon B, un gas che uccide per soffocamento. Le luci spente, in modo che l’angoscia facesse aumentare respiro e calore e accelerasse la fine.
Restano, dietro a un vetro, in mostra, centinaia di contenitori vuoti, che contenevano il gas.
A fianco si trovano i forni crematori che servivano per incenerire i cadaveri, ed è qui che per la prima volta ho sentito parlare dei “sonderkommando”, ovvero dei prigionieri deputati al più atroce dei lavori: erano costretti ad occuparsi dei corpi dei morti, una volta gassati. Dopo averli visti entrare nelle camere a gas, e atteso il tempo della morte, i sonderkommando dovevano andare a prendere i cadaveri dal mucchio, rasare i capelli alle vittime, e poi metterle nei forni. Terminate queste operazioni, dovevamo provvedere a gettare le ceneri, nei fiumi, o comunque farle sparire: non dovevano restare tracce di quelle esistenze, e neanche dei crimini commessi.
Un ascolto, durante il percorso, fatto di domande che emergono dentro, prima fra tutte come è stato possibile che sia avvenuto tutto questo; come è possibile che l’uomo sia arrivato a tanta brutalità nei confronti di altri esseri umani, che abbia sviluppato la volontà di sterminare dei suoi simili, sulla base di convinzioni così folli; maturato un accanimento tale da concepire un genocidio, e che cosa possa avere dentro di sé per essere capace di tanta atrocità.
E, ascoltando la storia,
viene naturale il parallelo
con quello che sta accadendo
ai giorni nostri, con altrettanta
incredulità e rabbia.
Sembra che anche quando
l’uomo ha vissuto, subito, o conosciuto
direttamente o indirettamente l’inferno,
la coscienza possa comunque
tornare ad addormentarsi.
Che chi è stato vittima
possa diventare carnefice
e fare subire ad altri
quello che egli stesso ha subito.
Che l’uomo non riesca
ad imparare dal passato.
All’ingresso di uno degli edifici ad Auschwitz è riportata la frase del filosofo George Santayana
“Quelli che non ricordano il passato sono condannati a ripeterlo”
E oggi, piu che mai, sembra davvero che si abbia la memoria corta
Il campo di Auschwitz è stato creato dai nazisti del terzo Reich nel giugno del 1940, convertendo ex caserme militari della prima guerra mondiale, e occupava un territorio di 42 metri quadrati. Qui sono stati inizialmente deportati cittadini polacchi, i cui territori erano stati occupati dai tedeschi, in particolar modo, personaggi della cultura, intellettuali, artisti, insegnanti, sacerdoti, da cui temevano l’organizzazione di rivolte antinaziste; inoltre prigionieri sovietici, zingari, e per la maggior parte ebrei, provenienti da ogni parte d’Europa
Fuori dal muro di cinta del campo, in un punto, si intravede la casa del film “La zona d’interesse”, storia incredibilmente vera, abitazione dove vivevano il comandante del campo, Rudolf Hoss, la moglie, i 5 figli, e la servitù: il film mostra come veniva condotta una vita “normale” dalla famiglia nella loro quotidianità, mentre a fianco migliaia di esseri umani vivevano in condizioni di prigionia e stenti, venivano uccisi e cremati: si odono in lontanza, urla, spari, si vede il fumo uscire dalle ciminiere dei forni, mentre la moglie cura i fiori del suo giardino, i bambini giocano, il padre, terribile comandante nazista, riveste i panni del papà amorevole.
Visita al campo di sterminio Birkenau
Birkenau si trova a 3 km da Auschwitz. Venne fatto costruire dai nazisti nel 1941, smantellando un intero villaggio, e si presenta in maniera molto diversa: una distesa enorme, in un campo, con quel che resta di alcuni dei tanti edifici in muratura, e dei pochi resti delle baracche in legno; il filo spinato, le macerie dei forni crematori (distrutti dai nazisti, nell’intento di non lasciare prove dell’olocausto), i binari.
L’arrivo, col pullman che porta in loco, dal campo di Auschwitz, è nel punto esatto dove i binari entrano, e terminano dentro il campo: l’immagine vista tante volte in televisione o nelle fotografie
Il cielo è grigio, in linea con lo stato d’animo con cui ci apprestiamo a continuare la nostra visita, in questo luogo di dolore e di morte.
In silenzio, percorriamo la strada sterrata, guardandoci attorno, la stessa che facevano i prigionieri: noi sappiamo cosa ci aspetta, loro erano ignari e provati da un viaggio già massacrante e umiliante, stipati nei carri ferroviari come bestie; fino ad arrivare ad un vagone, nel punto esatto dove l’ufficiale medico delle SS, guardando le persone arrivate, faceva la selezione, decidendo chi doveva andare da una parte, e chi dall’altra: da un lato venivano mandati coloro che apparivano in salute per lavorare, dall’altro i più fragili, anziani, bambini e malati, condannati subito alle camere a gas
I primi venivano marchiati con numero tatuato su un braccio, rasati e vestiti con la divisa a righe, leggerissima, inadatta per il freddo del luogo, e destinati ai lavori forzati. In poco tempo si riducevano a scheletri per il poco cibo che veniva dato loro, zuppa e un po’ di pane, a fronte di pesanti giornate di lavoro. Potevano andare in bagno solo 2 volte al giorno, e coloro che venivano adibiti alla pulizia dei servizi si consideravano fortunati perché almeno lavoravano in un luogo coperto, e non sotto gli occhi vigili dei terribili guardiani
Le camerate dove dormivano non erano riscaldate, erano loculi di 3 piani di pochi metri, dove dovevano dormire ammassati; le postazioni non erano fisse, quindi ogni giorno c’era la rincorsa per conquistare un posto non al piano terra, dove si avvertiva di più freddo
A gennaio del 1945, con l’imminente arrivo dei sovietici, le SS nel tentativo di non lasciare le tracce dello sterminio, fecero esplodere le camere a gas, di cui a Birkenau si vedono solo i resti, e i prigionieri che erano in grado di camminare, furono costretti al trasferimento forzato verso altri campi di prigionia, nelle così dette marce della morte, perchè, durante il percorso, in tanti non riuscivano a sopravvivere, o venivano uccisi se non avevano le forze per proseguire. Nel campo furono lasciati solo i malati, o coloro che non erano in grado di affrontare la marcia.
Il 27 Gennaio, quando i sovietici arrivarono ad Auschwitz, trovarono 7000 prigionieri nel campo: la data è diventata poi il giorno della memoria.
I dati del museo indicano un milione e 100.000 ebrei deportati e circa altri 200.000 prigionieri tra polacchi, sovietici e rom. I sopravvissuti furono 223.000.
Nel 1947 i campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau divennero un Museo.
Considerazioni
Prima di visitare i campi di concentramento e sterminio credo sia opportuno sentirsi pronti: trovarsi, non dietro uno schermo o una pagina, ma immersi nell’energia di questi posti che trasudano di una così grande sofferenza e di morte, è emotivamente molto forte. Soprattutto occorre essere pronti a sopportare l’idea di quanta cattiveria e atrocità possa albergare nell’animo umano, e possa essere agita.
Comunque, tutto questo è esistito, e per quanto doloroso, credo che vedere coi propri occhi, possa essere uno strumento che incentivi a tenere alta l’attenzione, e alla consapevolezza di voler contrastare qualsiasi avvisaglia si riconosca, che possa far pensare che la storia possa ripetersi. Per questo, sono dell’idea che ogni scuola superiore dovrebbe prevedere di portare i propri studenti a visitare i campi di concentramento, e che le vicende che ne hanno portato alla creazione, debbano essere oggetto di studio approfondito ed obbligatorio.
Dalla visita ai lager si esce scossi, e, dopo, occorre tempo per elaborare, far sedimentare, raccogliere emozioni e pensieri.
Per quel che mi riguarda, ancor di più ho sentito rafforzarsi il sentimento di grande ammirazione per chi ha avuto la forza di sopravvivere a tanto orrore subito, e anche di raccontarlo, facendo prevalere alla presumibile voglia di dimenticare, la necessità di far conoscere.
Termino con il testo di una canzone, a cui non avevo mai prestato troppa attenzione, che mi sono andata a riascoltare, e che da allora non smette di girarmi nella testa
Canzone del bambino nel vento (Auschwitz)
Son morto con altri centoSon morto ch’ero bambinoPassato per il camino E adesso sono nel vento E adesso sono nel ventoAd Auschwitz c’era la neveIl fumo saliva lento Nel freddo giorno d’inverno E adesso sono nel vento E adesso sono nel ventoAd Auschwitz tante personeMa un solo grande silenzio È strano, non riesco ancora A sorridere qui nel vento A sorridere qui nel ventoIo chiedo come può l’uomoUccidere un suo fratello Eppure siamo a milioni In polvere qui nel vento In polvere qui nel ventoAncora tuona il cannoneAncora non è contenta Di sangue la bestia umana E ancora ci porta il vento E ancora ci porta il ventoIo chiedo quando saràChe l’uomo potrà imparare A vivere senza ammazzare E il vento si poserà E il vento si poseràIo chiedo quando saràChe l’uomo potrà imparare A vivere senza ammazzare E il vento si poserà E il vento si poserà E il vento si poserà
Informazioni utili
Visita e biglietti
Per la visita ai campi di Auschwitz e Birkenau consiglio vivamente la visita guidata in italiano, da penotare con largo anticipo.
Raggiungere Auschwitz
Auschwitz si puo’ raggiungere:
--in treno, dalla stazione centrale di Cracovia, Krakow Glowny, che si trova dentro la Galleria Krakowska, a circa 15 minuti a piedi dalla Piazza del Mercato.
Biglietto acquistabile on line sul sito delle ferrovie polacche PKP, dove sono consultabili anche gli orari, o in stazione, destinazione Oswiecim (che è il nome di Auschwitz in polacco)
Tempo del tragitto: da un’ora ad un’ora e mezzo. Prezzo circa 4 euro a tratta.
Alla stazione di arrivo c’è un bus che porta al campo, il biglietto si può fare da macchinetta automatica in loco, costo; meno di 1 euro. Questo bus termina le corse poco dopo le 16 (quando siamo andati) quindi la stazione, in caso di orari successivi si può poi raggiungere percorrendo 2 km a piedi o con Bolt.

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