Un adolescente in crescita
E un giorno la guardi e vedi una ragazza.
Non è piu’ una bambina. I tratti sono già quelli di una donna.
Un momento la conosci, l’altro ti pare di non conoscerla più.
In un altalena che ti disorienta.
Non puoi piu’ pensare di sapere i suoi gusti, non sono piu’ quelli.
Non puoi piu’ comprargli i vestiti, non ci azzeccheresti mai.
Va a scuola lontano, da sola, e percorre strade sconosciute.
Impara a muoversi, ad organizzarsi.
Comincia a pensare a sé, a prendersi cura di sè.
Non sai chi sono i suoi compagni, se le amicizie sono giuste, se sa distinguere le buone e le cattive compagnie.
Le prime uscite coi ragazzi, e tu che attendi il suo rientro e i suoi vaghi racconti.
Ti devi fidare. Ma stare anche all’erta, ed esercitare un sano controllo. Una “protezione discreta”, dicono. Ha pur sempre 14 anni.
Spesso non le va bene niente. Quello che prepari da mangiare, quello che le proponi, quello che si deve fare.
Di frequente è polemica e discussione.
Le dici di fare una cosa, una, due, tre, quattro, cinque volte, ma lei non la fa. Si dimentica. Ti mette alla prova.
Ti risponde con sufficienza, con arroganza, a monosillabi.
Cerca lo scontro, finchè non lo trova.
Ti chiede” come sto?”, le dici “stai bene”, ma poi si cambia.
Fai qualcosa con l’intento di farle piacere, ma invece stavolta ti sbagli.
C’è disordine nella sua camera, come se fosse scoppiata una bomba, ma lei non lo vede, e sta bene cosi’.
Ma non c’è solo questo.
C’è la sua tenerezza quando si avvicina e chiede un bacio.
C’è la sua attesa quando vuole ancora che la accompagni a letto per il bacio della buonanotte.
C’è il suo entusiasmo quando riceve un regalo che chiede.
C’è la sua contentezza quando porta la notizia di un bel voto o di una conquista.
C’è la gioia di portarla in viaggio e scoprire che apprezza il bello, l’arte, che si fida delle mete che le si propongono. E anche quando trovi il suo pupazzo ancora in valigia ad ogni vacanza, mentre tu la vedi già grande.
C’è una risata quando ti dice che vorrebbe ancora fare l’album con le figurine.
Adorabili contrapposizioni.
C’è il piacere di poterle parlare di certi argomenti, come a una persona adulta che sta formando il suo senso critico.
C’è il piacere di sentirle fare domande su fatti attuali. Di vedere la capacità di passare il tempo anche in maniera creativa e non banale. Di veder nascere e coltivare le sue passioni, la lettura, il disegno, Harry Potter, i Maneskin.
C’è la sua soddisfazione quando capisce che si è conquistata un pizzico di autonomia in piu’.
Vedere crescere un essere umano è sempre una meraviglia. In tutte le sue fasi.
Anche quelle che possono essere piu’ difficili e conflittuali.
E comprendi che, anche tu, non hai mai finito di crescere.
ottobre 2018
(foto by Patty)
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ciao Patrizia
mi piace il tuo diario
da leggersi volentieri
profondo
concreto
non ho figli ma ho insegnato inglese per 14 anni e i genitori alle udienze mi raccontavano tante storie.
Gli studenti di scuola media (dove ho visto il bullismo) e i bamini di scuola elementare cercano insegnanti rocce e anche i genitori. Insegnanti e genitori rocce sono persone che purtroppo stanno lì a prendersi di tutto, dalle tenerezze alle risposte sgarbate. Poi alla fine dell’anno scolastico si affezionavano e mi ringraziavano per la pazienza, perché di fronte alle risposte sgarbate non reagivo con le note e non pretendevo il rispetto. Ero una roccia per questo anche se si pensava che gli insegnanti roccia sono quelli che tengono la disciplina e che con loro tutti gli studenti stanno zitti (bugia). Ho avuto genitori che mi hanno ringraziato con le lacrime perché sono stata clemente con i loro figli maleducati. Certo, … i genitori dovrebbero insegnare ai figli le regole del comportamento (un altro capitolo). Non ho figli, ma penso che una mamma roccia sia come te, una mamma che si prende le risposte dure e sa accogliere la tenerezza dei figli che crescono, il lato dolce, il lato emotivo.
ciao
Sr. Mariadoria
continua il tuo bel diario
Grazie Mariadoria, mi fa molto piacere il tuo commento, e il tuo incoraggiamento, ti ringrazio. Certo, tutti noi cerchiamo delle rocce, bambini e adolescenti in primo luogo, per imparare a fidarsi di qualcuno e diventare poi rocce loro stessi. Essere roccia significa anche semplicemente sapere restare, essere muro, confine, restare solidi, quello che tanto manca in questa società liquida. E’ sicuramente stata una fortuna per quelli che ti hanno avuto come insegnante, alunni e genitori. Saper esserci, ascoltare, accogliere non è da tutti, soprattutto oggigiorno e a volte, quello è già tanto. Io come madre sono molto contenta se ricevo un’aiuto nell’arduo compito educativo, consolida all’esterno cio’ che facciamo all’interno della famiglia. Un grande abbraccio