Cina: la mia visita a Pechino

Pechino è talmente vasta e ha così tante cose da vedere che ci si potrebbe trascorrere anche una settimana intera.
Meriterebbe dedicarle tempo per viversela, vedere i posti di giorno, e ritornare a vederli con l’illuminazione notturna; rilassarsi nei parchi, nei templi, curiosare nelle stradine, nei centri commerciali e nei supermarket; perdersi negli hutong, entrare nei cat cafè, sperimentare locali di tutti i tipi. Viverla per le strade, andando a zonzo, senza dover visitare solo cose, respirandone l’atmosfera e guardandosi intorno.
Restando pochi giorni, questa cosa mi è mancata, e mi è rimasta come una nostalgia.. e la voglia di tornarci e di vivermela proprio così.
In ogni distretto, zona, area, mi sembrava di essere in una città diversa; l’atmosfera cambia davvero tanto da un posto all’altro. E tutti mi hanno suscitato sorpresa, meraviglia, emozioni!
Se i giorni da dedicarci non sono tanti, come nel mio caso, che sono rimasta 3 giorni e mezzo, allora ci si può limitare a visitare solo le cose principali (e magari inserire qualche cosa di particolare o sorprendersi con l’inaspettato non programmato!!)
Cosa vedere a Pechino con pochi giorni
Il centro storico, politico e culturare di Pechino è il distretto chiamato Dongcheng: un’invisibile retta, che va da nord a sud, allinea tutti i principali monumenti della città, dal Parco del Tempio del Cielo, a Piazza Tienanmen, alla Città Proibita, il Parco Jingshang, le Torri del Tamburo e della Campana
Questi monumenti risalgono alle ultime 2 dinastie, la Ming (1368-1644) e la Quing (1644-1911), conclusasi con l’avvento della Repubblica cinese, da allora e fino al 1949, seguita dalla proclamazione da parte di Mao Zedong, della Repubblica popolare cinese.
Risale al 1908 l’ascesa al trono di Pu Yi, che ha una storia davvero singolare (raccontata dal film “L’ultimo imperatore” di Bertolucci, che merita moltissimo di essere visto): incoronato all’età di neanche 3 anni, per volere dell’imperatrice Cixi, visse recluso nella Città proibita anche dopo che fu costretto ad abdicare, finchè non venne catturato dai sovietici, e poi rimandato in un campo di rieducazione in Cina, terminando la sua vita come cittadino comune.
Il primo sito quindi da vedere è proprio la Città Proibita.
La Città Proibita o Forbidden City
La Città proibita, costruita nel 1400, in periodo di dinastia Ming, porta questo nome perchè fu inaccessibile ai cittadini comuni per anni.
E’ stata palazzo imperiale, residenza dell’imperatore, dell’imperatrice, di concubine, eunuchi e servitù, e fu interdetta ad altri fino al 1924, quando l’ultimo imperatore della dinastia Qing, Pu Yi, fu costretto a lasciarla. Venne aperta al pubblico l’anno seguente. E’ una vera e propria città, immensa, circondata da mura rosse e da un fossato, costituita da deliziosi palazzi, edifici templi, cortili, magazzini, e ponti: si contano fino a 900 edifici!
Per accedere ci sono più entrate: consiglio l’ingresso nord, entrando a Piazza Tienanmen, dalla Porta della Pace Celeste, un edificio riconoscibile per la foto di Mao Zedong, dove Mao, appunto, proclamò, il 1 ottobre del 1949, la Repubblica popolare cinese
L’ingresso è a senso unico: da qui si arriva alla porta meridionale, che è l’entrata vera e propria, che in alternativa si può raggiungere in circa 15 minuti di camminata lungo i viali della città, dalla metro Tienanmen est, passando prima dalla porta est (chiusa quando siamo andati noi) e proseguendo avanti, costeggiando il fossato, per altri 10 minuti a piedi
Dopo i controlli, si entra dalla porta della città, e si trova un enorme cortile lastricato con cinque ponti di marmo, disposti in orrizzontale, che attraversano un corso d’acqua
Si passa la Porta della Suprema Armonia, per arrivare all’imponente scalinata e al Palazzo della Suprema Armonia, dopo il quale si cominciano a susseguire i vari palazzi, uno dopo l’altro
Ai lati si trovano strade con edifici minori e cortili, in un insieme di porte, entrate ed uscite, talvolta simili ad un labirinto, ma di una bellezza e di un fascino eloquente
Il sito è meraviglioso, riporta indietro nel tempo, e in un tempo che a me era sconosciuto. Per me è stato entusiasmante riconoscere ed essere dentro ai luoghi visti nel film “L’ultimo imperatore”
-Tempo di visita: minimo 3 ore. Non si accede all’interno dei palazzi.
-Fermata metro: Tienanem
-Biglietti acquistabili 1 settimana prima dal sito on line, vanno subito esauriti ma si possono acquistare sempre in loco, alla biglietteria nel cortile della porta meridionale.
-È consigliabile arrivare all’apertura per trovare meno gente.
Parco Jingshang (Collina del carbone)
Uscendo dalla porta meridionale della Città Proibita ci si trova di fronte al Parco Jingshang, un giardino bellissimo e fiorito, sovrastato da una collina, denominata Collina del Carbone, in quanto si dice fosse qui ammassato il carbone che serviva alla Città Proibita
Salendo sulla cima si incontrano alcuni templi
Si ha un panorama spettacolare di Pechino dall’alto e della Città Proibita
Noi non ci siamo andati dopo la visita a quest’ultima visto che era mattina (siamo invece ritornati verso Piazza Tienanmen che avevamo prenotato), perchè volevamo andare al tramonto, quando la vista è molto più suggestiva, anche se la folla che abbiamo trovato è stata pazzesca: tutti accalcati per fotografare il tramonto
Però devo dire che lo spettacolo è molto suggestivo: il panorama è a perdita d’occhio, sino a Piazza Tienanmen che, proprio al tramonto, si vede illuminata sul fondo
Ingresso a pagamento: 1 Yuan, metà prezzo studenti, gratuito over 60
Tempo di visita: 1 ora
Piazza Tienanmen
Si trova proprio di fronte alla Porta della Pace Celeste della Città Proibita, e per raggiungerla c’è un sottopasso prima dell’ingresso nord di quest’ultima
Piazza Tienanmen è la piazza più grande del mondo, 880 metri per 500; ha ai lati il Palazzo dell’Assemblea del Popolo, il Museo Nazionale della Cina, il Grande Teatro Nazionale, il Mausoleo di Mao, e sul fondo è chiusa dalla Porta Anteriore, un residuo delle mura di epoca Ming. Al centro si trova un obelisco, un monumento agli eroi del popolo
Sicuramente molto suggestiva per le dimensioni, non da la sensazione di una piazza vivace, o di un luogo di ritrovo come una qualsiasi piazza.. quando siamo andati c’era pochissima gente, ci è sembrata molto vuota, viste anche le dimensioni.
La piazza fu ideata dal presidente Mao Zedong. come rappresentazione dell’onnipotenza del partito comunista, ed è tristemente conosciuta anche per gli avvenimenti del giugno 1989, quando alcune proteste di studenti vennero sedate con violenza dai militari. Oggi in questa piazza è vietato manifestare.
Per entrare bisogna sottoporsi a molteplici controlli, in più punti lungo la strada e i vicoli limitrofi: controllo del passaporto, delle borse, delle borracce, e passaggio al metal detector. A me hanno controllato tutto quello che conteneva il mio zainetto, hanno perfino sfogliato un quaderno e la guida che avevo all’interno
Ogni mattina all’alba c’è l‘alzabandiera, che pare sia una cerimonia molto bella.
-Tempo di visita: meno di 1 ora
-Fermata metro: Tienanmen est
–L’ingresso va prenotato tramite l’app Wechat entro il giorno prima della visita (oppure c’è chi dice che col biglietto della Città proibita può non essere prenotata, ma a noi è stata richiesta la prenotazione e sarebbe stato arduo spiegarsi col solo biglietto della Città Proibita, visto che non parlano inglese). Non è stato facile prenotare, perchè la procedura è piuttosto complessa, nonostante avessimo il numero cinese, -che occorre (salvo fare inserire un numero dall’hotel)-, quindi ci siamo fatti aiutare dagli addetti alla reception del nostro hotel.
Qualora si decida di non andare all’apertura alla Città Proibita, vale la pena visitare prima piazza Tienanmen, e poi quest’ultima, il cui ingresso nord è sul lato.
Qienamen Daje
A sud di Piazza Tiananmen si trova la bella porta di Qianmen, risalente al 1419
Da qui parte la Qienamen Daje, un viale pedonale alberato che ho trovato incantevole, alle spalle della Porta Anteriore, che chiude Piazza Tienanmen
Vivace, pieno di locali, commerciali moderni e tradizionali, dove è bellissimo passeggiare, il viale ha ristoranti e negozi, lanterne ai lati, e un vecchio tram che lo percorre, e vicoli limitrofi (hutong) con case e botteghe caratteristiche
Lungo questa strada abbiamo pranzato, assaggiando ottimi ravioli, i famosi “dampling” al ristorante Duyichù consigliato dalla guida Lonely Planet.
Qui abbiamo avuto la certezza che i cinesi a tavola bevono acqua calda, che i ristoranti spesso non mettono tovagliette e tovaglioli, e che non hanno una toilette (ma nei vicoli limitrofi si trovano i bagni pubblici, che abbiamo sperimentato). Ovviamente si mangia solo con le bacchette.
La strada prosegue dritta, oltre la zona dei negozi, fino al Tempio del Paradiso (quasi 3 km).
Parco del Tempio del Cielo (o del Paradiso)
Il sito è un bellissimo e grande parco, il cui principale monumento è il Tempio della Preghiera del Buon Raccolto, un edificio meraviglioso circolare, con tetto ad ombrello, dai colori blu e viola, su un terrazzo di marmo
Una bellezza singolare, per la forma e per i colori intensi. Proclamato Patrimonio Unesco, era adibito a riti e cerimonie da parte degli imperatori delle dinastie Ming (1368-1644) e Qing (1644-1911)
Visitato al tramonto ha grande fascino: per me è una delle più belle cose che ho visto a Pechino
Oltre al tempio, all’interno del bel parco che lo ospita, si trovano padiglioni, altri templi ed altari. Nel suoi giardini si può assistere a scene di vita comune quotidiana: persone che fanno ginnastica, ballano, giocano o si ritrovano.
-Tempo di visita: 2/3 ore
-Fermata metro: Tiantan dongman
-Il parco ha 4 ingressi.
-Biglietti fatti in loco
Nanluoguxiang
E’ un hutong, cioè uno stretto vicolo dove affacciano le case tradizionali, lungo 800 metri, per lo più turistico, dove si trovano negozi di tutti i tipi e street food: c’è veramente di tutto!!
L’atmosfera è molto gradevole, le attività sono spesso all’interno di edifici tradizionali, la strada è pedonale ed alberata, e addobbata in alcuni tratti con le caratteristiche lanterne rosse
Al mattino è tranquilla e percorsa da coloro che si recano al lavoro in bicicletta, magari caricando i bambini da portare a scuola, mentre al pomeriggio o alla sera, è molto affollata e vivace
Da un lato confina con Gulou street, viale trafficato e pieno di locali e ristoranti, che è carino percorrere anche per farsi un’idea del tipo di negozi che ci sono (ad esempio noi siamo entrati in alcuni negozi vintage e in un grande supermercato, esperienza che consiglio); dall’altro confina con la fermata della metropolitana omonima, e la porta che guarda su Dianmen Dongdaije. Ai lati ci sono gli hutong più autentici
A noi questa via è parecchio cara, perchè avevamo scelto l’alloggio proprio in questo hutong, ci è piaciuto molto, e ci è diventato famigliare: vedere al mattino il vicolo, al risveglio, e tornare all’hotel, con tutto il caos alla sera, e scoprendo sempre negozi o angoli non notati prima, è stato davvero piacevole!
Per esempio c’era un negozio che vendeva esclusivamente gadgets di Tom & Jerry
un altro (e questi sono frequenti) solo frutta caramellata
e uno gelati fatti a forma di pupazzetti di tutti i tipi
alcuni vendevano miscele di tè freddo alla frutta, di cui proponevano assaggio, altri ancora dolciumi, in particolare una specie di marshmellow con biscotti e frutta disidratata, buonissimi!
Qui per la prima volta ho visto i negozi dove eseguono la pulizia delle orecchie!!!
In zona si trovano il Tempio dei Lama, la Torre del Tamburo, quella della Campana, e il Tempio di Confucio.
-Fermata metro: Nanluoguxiang
Schichahai
In pochi minuti, da qui si arriva alla zona di Schichahai, altro vivace quartiere, con vie molto caratteristiche
Si trova accanto ad una zona di laghi molto carina (Xihai, Houhai, Qianhai), in alcuni punti attraversati da ponti e ponticelli, molto animata la sera, e piena di locali
A fianco a uno dei laghi si trova un lungo dragone colorato: questa è stata una delle immagini che per prima ho visto appena arrivata a Pechino, che mi ha fatto pensare: “Ecco, sono davvero in Cina!!”
-Fermata metro: Schichahai (o a piedi da Nangluoguxiang)
Tempio dei Lama
Il Tempio dei Lama è un’altra delle cose che più ci è piaciuta a Pechino (non solo a me ma anche a mia figlia ventenne e al marito): è un tempio stupendo dedicato al culto buddista tibetano, il più importante esistente fuori dal Tibet. Risale al XVII secolo, fu inizialmente costruito come residenza per il figlio dell’imperatore, poi diventò monastero per i monaci lama: tutt’ora è rifugio di monaci provenient dalla Mongolia
E’ molto grande e formato da diversi cortili e templi
All’interno dei templi si trovano delle statue di Budda sempre più grandi: man mano che si avanza nei cortili, si assiste ad un crescendo degli edifici e delle dimensioni dei Budda, fino ad arrivare all’ultimo, dove si trova il Budda più grande, in piedi, costruito con un unico blocco di legno: è alto 26 metri, ed è magnifico!
I caratteristici tetti dell’archittettura cinese, dai colori vivaci o dorati, le variopinte mattonelle, e le decorazioni, spiccano, infondendo un senso di bellezza ed allegria
Ma, soprattutto, nel tempio si gode di un’atmosfera mistica toccante e coinvolgente
Si trovano infatti devoti che pregano, altari con candele, grandi diffusori di incenso, dove i fedeli depongono stecche, inchinandosi, che infondono profumi intensi, e il tutto trasmette un senso di grande sacralità
– Fermata metro: Yonghegong
-Biglietti fatti in loco. Chiusura ore 16.30
Tips: in un hutong vicino al tempio dei Lama, Fangjia hutong, per caso abbiamo trovato il Cat cafè Mocha, dove ci si può fermare per un caffè, con una cinquantina di gatti di tutte le razze bellissimi, da accarrezzare, e che ti girano attorno (o ti guardano con superiorità, come usano fare i gatti). A questo posto ho dedicato un articolo
🔺️ La Torre del Tamburo
La stupenda Torre del Tamburo, risalente al 1420, domina Gulou street, e l’abbiamo vista più volte, di giorno e di sera passando, poichè alloggiavamo in zona
Salendo per una ripida scala si arriva alla sala dove ci sono i grossi tamburi rossi, che rievocano il passato, quando, gli originali, scandivano il tempo alla città
Ogni mezz’ora si può assistere ad un gradevole spettacolo di suono dei tamburi, e dal balcone che circonda la torre, si ha una vista spettacolare sugli hutong circostanti
Ho trovato molto interessante anche la mostra di orologi antichi, per lo più ad incenso, mai visti prima di allora.
-Tempo di visita: 1 ora
-Biglietti in loco
🔺️La torre della Campana
Di fronte alla Torre del Tamburo si trova la Torre della Campana, in pietra grigia, meno affascinante di quella del Tamburo, dove è conservata una campana in bronzo, che pare si potesse udire fino a 20 km di distanza
Questa torre l’abbiamo visitata solo all’esterno.
-Biglietti in loco
Questa zona, della Torre del Tamburo e della Campana, del Tempio dei Lama, di Schichahai e di Nanluogxiang è caratteristica per la presenza degli “hutong”.
🈴️Gli hutong
Prima di iniziare ad organizzare il viaggio in Cina, non avevo neanche mai sentito la parola “hutong”. Invece poi ho scoperto essere una delle cose più autentiche che si trova nel centro storico di Pechino: gli hutong sono gli antichi vicoli della vecchia Pechino, ovvero viuzze strette con le tradizionali case a corte, basse, in pietra grigia, molte delle quali con i caratteristici tetti spioventi
La costruzione dei primi hutong risale a oltre 7 secoli fa, e in ogni vicolo un tempo si viveva la vita quotidiana, e si gestivano affari e commerci specifici: non è raro vedere all’inizio della via un’insegna con alcune informazioni storiche. Si sono sviluppati principalmente nei dintorni della Città Proibita, e vi abitavano sia i cittadini comuni, che i ricchi.
Le principali zone dove ancora ci si può addentrare negli hutong sono quella attorno al viale Gulou, dove si trovano la Torre del Tamburo e della Campana, il Tempio dei Lama, e il turistico hutong Nanluoguxiang, il vicino quartiere Schichahai, quello di Qianmen e i dintorni di Wangfuijing.
Girovagando senza meta tra i vicoli, o infilandosi da un grande viale, si possono trovare hutong molto disordinati, con vecchi carretti, biciclette, motorini, roba accatastata, e altri molto ordinati, dove magari, più ci si addentra, più si può osservare la vita quotidiana degli abitanti, i panni stesi, pentolame, vasi di fiori, ecc.
Nelle case degli hutong la toilette spesso non è presente, quindi si incontrano tanti bagni pubblici, divisi per uomini donne e, a volte, famiglie
Entrando nelle viuzze, se si proviene da un attiguo viale trafficato della città, è come entrare improvvisamente in un altro mondo: sorprende il silenzio e la differente architettura, e il contesto è molto affasciante, offre davvero un’immersione nella vecchia Pechino. Che, fortunatamente, da un certo periodo in poi, il governo ha deciso di salvaguardare, dopo che era stata messa in atto una politica di abbattimento delle case degli hutong, per far posto a moderne costruzioni residenziali
Wangfuijing street
Wanffuijing street è una enorme ed elegante via pedonale commerciale e moderna, con edifici e grandi pannelli pubblicitari illuminati, la sera, centri commerciali enormi, e negozi di grandi firme. Al centro della via spicca un orologio simile al Big Ben
A me, devo dire, è piaciuta molto anche questa parte così all’avanguardia di Pechino, dove tutto è spazioso ed enorme! Basta comunque imboccare una delle stradine laterali e ci si trova in tutt’altro mondo.
-Fermata metro: Wangfuijing
⛩Palazzo d’Estate
Il Palazzo d’Estate o “Giardino della coltivazione dell’armonia” era la residenza estiva degli imperatori della Cina, che vi si trasferivano, dalla Città Proibita di Pechino, per sfuggire al caldo dell’estate. Risale al 1750
E’ un bellissimo parco attorno a un grande lago, con pendii collinari che sovrastano dei bei viali alberati, un lungo porticato, ponti, e coloratissimi palazzi e templi, in un giardino pieno di salici piangenti: il tutto costituisce un insieme armonioso, che gli è ha valso il titolo di patrimonio mondiale UNESCO
È considerato il giardino imperiale più grande e meglio conservato al mondo.
I punti che maggiormente mi sono piaciuti sono la Shouzou Street, che sembra una cittadina sull’acqua, dove edifici caratteristici si affacciano su canali attraversati da ponti, creando scorci suggestivi
il lungo corridoio, un porticato di 728 metri di lunghezza affacciato sul lago Kunming
e il ponte bianco con le 17 arcate che collega ad un isolotto nel lago
E poi ci sono i salici piangenti più belli mai visti!
I templi e gli edifici sono coloratissimi e trasmettono allegria e bellezza
Alcuni piccoli edifici lungo il parco sono stati trasformati in negozi o locali di ristoro, che offrono però ben poco per rifocillarsi: non ci sono ristoranti all’interno, solo una grande sala da tè, pertanto per mangiare bisogna accontentarsi o portarsi qualcosa da fuori.
Il Palazzo d’Estate è stato uno dei luoghi preferiti dell’imperatrice vedova Cixi, che ha una storia che mi ha molto incuriosito: è quella che compare, morente, nelle prime battute del film “L’ultimo imperatore” e che nomina il nipote di neanche 3 anni imperatore. In realtà lei non era la moglie dell’imperatore, ma una concubina che gli aveva dato un figlio (cosa che non era riuscita a fare la moglie), e alla morte del sovrano, tramite il figlio prestanome, aveva governato la Cina per lungo tempo
Ah… qui abbiamo visto delle bellissime e colorate mandarin duck
-Fermata metro: Beigongmen (North Palace Gate), linea 4 della metropolitana, poi camminata di 15 minuti fino all’entrata.
-Tempo minimo per la visita: 4 ore ma ci si può trascorrere un’intera giornata, e anche fare un giro con una delle barchetta che collegano le varie parti del lago.
Altre curiosità su Pechino
Come si può immaginare a Pechino nelle ore di punta il traffico è allucinante. Quando siamo arrivati dall’aeroporto, distante 27 chilometri dalla capitale, abbiamo impiegato un’ora e mezzo per giungere in centro, col Didi. Meglio forse la metropolitana, ma noi abbiamo pensato che dopo un lungo viaggio, e non pratici della città, fosse meglio prendere un taxi.
Al mattino invece si vedono tantissime persone in bicicletta e in motorino, che caricano i bambini da portare a scuola o che si muovono in città. Bisogna fare attenzione perchè sfrecciano ovunque!
I motorini sono tutti elettrici quindi non si sentono arrivare: negli stretti hutong suonano in continuazione il clacson, per avvisare di spostarsi.
Non è raro vedere uomini in strada che davanti a un tavolino giocano a Mahjong, la tradizionale dama cinese
Il nostro alloggio a Pechino
Dopo aver a lungo meditato, aver letto e guardato, la mia scelta per l’alloggio è stata per il Tangfu Boutique hotel, nel vicolo Nanluoguxiang, perchè mi sembrava una buona zona, abbastanza centrale, vicino ad alcuni importanti monumenti, come la Torre del Tamburo e della Campana, vicino ai laghi e a zone caratteristiche, e non lontana dalla Città Proibita
Non avevo all’inizio ben capito che si trovava in uno degli hutong turistici più frequentati, strada pedonale piena di street food e negozi, e credo unico hotel della via, ma questo è stato anche il plus di questa location, che me la farebbe riscegliere ancora: da poco prima del tramonto la strada si riempie di gente che passeggia, e si trova veramente di tutto. E noi ci siamo trovati subito in mezzo alla bolgia e all’anima di Pechino!
L’hotel si confonde sulla strada: l’ingresso è a fianco ad uno Starbucks, la reception non è grande, caratteristica dei boutique hotel, ma offre personale che straordinariamente parla inglese, ed è gentile e disponibile. All’ingresso mette a disposizione macchinetta per il caffè, bollitori con diversi tipi di tè, e snack salati e dolci
Avevo scelto una courtyard room, senza finestra ma con una porta a vetri che dava su un cortile: camera sufficientemente grande, con proiettore e schermo grande quasi come la parete al posto della tv, ciabattine, spazzolini e dentifricio inclusi, in camera bollitore con tè caffè, caramelle e salatini, e acqua in bottiglia, a disposizione.
Il bagno non era, come avevo visto in molti hotel, un cubo a vetri nella stanza: era un vero e proprio ed elegante bagno
All’arrivo ci hanno anche offerto squisiti dolcetti, frutta e bibite, come benvenuto
Non tutte le camere sono uguali, pertanto non saprei dare un giudizio sulle altre: la nostra era rinnovata e moderna, e ci siamo trovati benissimo.
A pochi metri dall’hotel si trova Gulou street, dove il Didi lascia o preleva, non potendo entrare nel vicolo (ma la strada da fare con i bagagli è davvero poco), piena di ristoranti, market e negozi; dall’altra parte, a circa 700 metri, si trova la stazione della metro Nanluoguxiang, e la trafficata Dianmen Dongdaije.
Pechino: cosa abbiamo mangiato
L’impatto con il cibo è stato.. piuttosto duro!
La prima sera abbiamo deciso di provare l’anatra laccata, una specialità tipica: il difficile è stato farci capire per ordinarla. Siamo entrati in un ristorante a Schichahai, il menu non era in inglese, ma c’erano le figure: tuttavia pur con quelle, e con il traduttore non è stato facile, tanto che a un certo punto mi sono alzata e sono andata a mostrare un’anatra appesa in esposizione, per far capire cosa volevamo. Insieme all’anatra ci hanno portato acqua calda: è qui che abbiamo scoperto che i cinesi pasteggiano con quella! Meno male che avevano anche un frigorifero dove poter mostrare l’acqua minerale fredda che volevamo. Assieme all’anatra ci hanno portato una specie di chapati, dentro ai classici contenitori dei ravioli: il cameriere, vedendoci un po’ confusi, si è infilato i guanti e ci ha mostrato come avvolgere i pezzi di anatra in questo pane morbido
Abbiamo ordinato anche delle squisite melanzane, preparate chissà come!!
Tutto comunque era buonissimo ed è stato anche divertente avere tutti i camerieri attorno, che cercavano di capire e farci capire cosa mangiare!
I giorni successivi abbiamo assaggiato i ravioli cinesi, i dampling, buonissimi, con carne, riso o pesce
Maiale, cucinato in diversi modi, pollo in agrodolce o alla piastra, e involtini
Non potevamo non assaggiare l‘hotpot, caratteristico cinese: una specie di bourguignonne, ovvero una pentola rialzata con sotto delle braci, dove bolle acqua con verdure, e dove cuocere carne o verdura, da gustare accompagnate con salse: la carne era davvero buona, ma per me non molto saporita, la salsa che avevamo ordinato non mi piaceva molto, per cui ho chiesto, e sono riuscita ad avere del sale!
Spesso abbiamo scelto di mangiare in posti tipo street food, che avessero qualche tavolino per sedersi (qui per esempio abbiamo mangiato dei giganteschi spiedini di carne, buonissimi, con il loro pane tipo piada)
o, in Wangfuijing street, siamo andati in un ampio spazio dove il cibo era in mostra, ed era così più facile scegliere: c’era di tutto, e abbiamo mangiato benissimo
Poi abbiamo assaggiato anche questa particolare patata fritta
la frutta caramellata, diversi pancake ripieni ottimi.. insomma, alla fine ce la siamo cavata, a volta spazientiti, altre volte divertiti!!
Le opzioni per chi non mangia carne però non sono molte, soprattutto negli street food: qualche volta si trovano seppie o polipo, cucinati sulla griglia, gamberetti, riso con verdure o tofu
Tra gli highlights di Pechino ho tralasciato di parlare di una destinazione che merita un articolo a parte:
la Grande Muraglia!
p.s. quando ho scritto “biglietti acquistati in loco” nelle biglietterie, mi riferisco ad un periodo non di altissima stagione, quando è importante informarsi sulla possibilità di trovarli disponibili o dell’opportunità di acquistarli in anticipo (in caso di acquisto da intermediari i prezzi possono essere molto più alti)
Dopo Pechino, saremmo partiti per andare a vedere una località che aspettavamo di vedere con ansia: la patria dei Panda!
E via quindi a prendere il primo treno velocissimo, che in 7 ore ci avrebbe fatto percorrere 1800 chilometri, sfiorando anche i 350 km all’ora, in direzione Chendgu!
Conclusioni
Pechino mi è piaciuta tantissimo! Tanto che è una di quelle città in cui tornerei volentieri!
Settembre 2024
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