Viaggi di testa e viaggi nel mondo

Figli adolescenti

Adolescenti: gli entusiasmi giovanili

 

 

E’ bello l’entusiamo giovanile con cui attendi gli appuntamenti della tua vita.

Il contare i giorni agli eventi, che diventano dei paletti per te, e che alimentano il desiderio di viverli.

I tuoi “non vedo l’ora”, che è la voglia di vivere un’esperienza, di emozionarsi, di aggiungere un vissuto alla tua breve esistenza. I vissuti che formeranno i tuoi ricordi e che alimenteranno il tuo desiderio di ripetere le cose che danno piacere e soddisfazione.

E’ bello il tuo cercare giovanile e vitale il piacere, quello che ti da gioia, che ti fa battere il cuore e che illumina il tuo sorriso. Ed è bello e utile anche il tempo dell’attesa. Il tuo imparare ad immaginare i momenti che vivrai. Imparare la pazienza. Perché ti assicuro, che una volta arrivati, quei momenti, te li potrai godere ancora di piu’.

E’ bello vederli nascere, i tuoi desideri, e ammirare l’impegno che ci metti, per realizzarli. Ed è bello il tuo guardare al futuro con cosi’ tanta smania. Con una fiducia vergine e possente. Con il tuo incedere deciso. E con l’ apertura verso il mondo, che hai davanti.

 

 

 

 

 

marzo 2019

 

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Adolescenti: quando ti portano in viaggio nel tempo

 

 

I 14 anni di mia figlia, il primo anno alle scuole superiori, mi hanno inevitabilmente portato indietro nel tempo.

Ai miei 14 anni, al mio primo anno alle superiori.

A quando uscivo la mattina e facevo quel tratto di strada, a piedi, per raggiungere la scuola.

Ai pomeriggi a studiare nella mia camera.

All’aula della mia classe, con la porta a vetri, che vedevi cosa succedeva nel corridoio.

Al panino col prosciutto cotto, comprato nella bottega vicino alla scuola, e ai bocconi mangiati, da sotto il banco, durante le lezioni.

Alle mie compagne di banco, e a quando restavamo a pranzo in classe, perchè al pomeriggio c’era la lezione di ginnastica.

Ai professori, quelli che mi hanno trasmesso la passione, e quelli che…no.

A quella bellissima gita, che abbiamo fatto, fino a Parigi.. Il mio primo vero viaggio. 7 giorni lontano da casa, dalla famiglia.

Il torpedone e Pinone, l’autista.

L’ostello a Saint Germain. Le ricerche dentro al Museo dell’uomo e al Centro Pompidou.

I pranzi al sacco, panini con affettati, stivati nel pullman, in qualche giardino trovato sulla strada.

L’arte imparata dentro alle chiese, ai palazzi, al Louvre. La meraviglia di fronte alla Saint Chapelle. Le bellezze di Versailles.

Il viaggio di ritorno a cantare “Parigi addio..ritornerò” (che se qualcuno è dei miei tempi la conosce :)

 

 

E’ stata un’esperienza increbile, di cui sono grata. Il primo, per me, di una serie di viaggi, che in seguito hanno riempito la mia vita.

Forse la mia passione per i viaggi, per il mondo, è nata proprio allora.

 

Dopo tanti anni, molti ricordi riaffiorano.

Adoro quella ragazzina, un po’ contro corrente, ma con gli occhi vivaci, che ho ritrovato e che assomiglia a mia figlia.

Adoro vedere i suoi occhi aperti e con poche aspettative, per il poco conosciuto.

Quegli occhi pieni di voglia di vedere, di conoscere e di sperimentare. Di andare incontro alla vita.

 

 

 

 

marzo 2019

foto di Patty

 

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Un’adolescente in viaggio

 

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Adolescenti: il primo concerto

 

 

 

Quando si hanno figli adolescenti, può capitare che tu li debba portare al loro primo concerto.

Regalo richiesto a Natale, da riscuotere l’8 marzo, il giorno del tuo anniversario di matrimonio. 

Così invece di uscire per una cena romantica, ti trovi col marito, in mezzo all’entusiasmo di un paio di ragazzine, e di altri centinaia di fan, per tante ore, in piedi, ad aspettare Marlena, sotto un tendone, tutti appiccicati.  Col pensiero che no, non hai piu’ l’età.

Fintanto che arrivano loro, animali da palco, i Maneskin

E allora ti fai contagiare e ti entusiasmi anche tu, di fronte al talento, tanta vitalità e tanto ben di Dio :)

 

 

Col pensiero che ti è andata bene, perché il tuo primo concerto è stato quello di Pupo, prima ancora di “Gelato al cioccolato”, in una specie di balera, il Samantha di Casalecchio di Reno (Bo).

E comprendi, alla fine, che è lei, tua figlia, che ti ha portano ad un concerto, al suo primo concerto.

Vedi la sua gioia, la sua gratitudine, e capisci che è stato un gran bel regalo.

Per te, soprattutto.

 

 

 

 

marzo 2019

 

(foto by Patty)

 

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Un adolescente in crescita

 

 

 

E un giorno la guardi e vedi una ragazza.

Non è piu’ una bambina. I tratti sono già quelli di una donna.

Un momento la conosci, l’altro ti pare di non conoscerla più.

In un altalena che ti disorienta.

 

Non puoi piu’ pensare di sapere i suoi gusti, non sono piu’ quelli.

Non puoi  piu’ comprargli i vestiti, non ci azzeccheresti mai.

Va a scuola lontano, da sola, e percorre strade sconosciute.

Impara a muoversi, ad organizzarsi.

Comincia a pensare a sé, a prendersi cura di sè.

 

Non sai chi sono i suoi compagni, se le amicizie sono giuste, se sa distinguere le buone e le cattive compagnie.

Le prime uscite coi ragazzi, e tu che attendi il suo rientro e i suoi vaghi racconti.

Ti devi fidare. Ma stare anche all’erta, ed esercitare un sano controllo. Una “protezione discreta”, dicono. Ha pur sempre 14 anni.

 

Spesso non le va bene niente. Quello che prepari da mangiare, quello che le proponi, quello che si deve fare.

Di frequente è polemica e discussione.

Le dici di fare una cosa, una, due, tre, quattro, cinque volte, ma lei non la fa. Si dimentica. Ti mette alla prova.

Ti risponde con sufficienza, con arroganza, a monosillabi.

Cerca lo scontro, finchè non lo trova.

 

Ti chiede” come sto?”, le dici “stai bene”, ma poi si cambia.

Fai qualcosa con l’intento di farle piacere,  ma invece stavolta ti sbagli.

C’è disordine nella sua camera, come se fosse scoppiata una bomba, ma lei non lo vede, e sta bene cosi’.

 

 

 

 

Ma non c’è solo questo.

 

C’è la sua tenerezza quando si avvicina e chiede un bacio.

C’è la sua attesa quando vuole ancora che la accompagni a letto per il bacio della buonanotte.

C’è il suo entusiasmo quando riceve un regalo che chiede.

C’è la sua contentezza quando porta la notizia di un bel voto o di una conquista.

 

C’è la gioia di portarla in viaggio e scoprire che apprezza il bello, l’arte, che si fida delle mete che le si propongono. E anche quando trovi il suo pupazzo ancora in valigia ad ogni vacanza, mentre tu la vedi già grande.

C’è una risata quando ti dice che vorrebbe ancora fare l’album con le figurine.

Adorabili contrapposizioni.

 

C’è il piacere di poterle parlare di certi argomenti, come a una persona adulta che sta formando il suo senso critico.

C’è il piacere di sentirle fare domande su fatti attuali. Di vedere la capacità di passare il tempo anche in maniera creativa e non banale. Di veder nascere e coltivare le sue passioni, la lettura, il disegno, Harry Potter, i Maneskin.

C’è la sua soddisfazione quando capisce che si è conquistata un pizzico di autonomia in piu’.

 

Vedere crescere un essere umano è sempre una meraviglia. In tutte le sue fasi.

Anche quelle che possono essere piu’ difficili e conflittuali.

 

E comprendi che, anche tu, non hai mai finito di crescere.

 

 

 

 

ottobre 2018

 

(foto by Patty)

 

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Maldive con un’adolescente

 

 

 

Taluni genitori potrebbero essere preoccupati di portare i figli adolescenti alle Maldive, dove non c’è molto da fare.

Non è il nostro caso. Nostra figlia ha letteralmente adorato le Maldive sin da piccola e le adora tuttora che è adolescente.

 

 

Giada, quasi 14 anni, fa parte di quei pochi ragazzi della sua età a cui non interessano tanto i cantanti o gli idoli della loro generazione, mettersi in mostra con trucchi o abiti succinti, andare a feste o in luoghi rumorosi o con troppa confusione. Basta che abbia con se qualche libro, immancabile Harry Potter, il suo e-reader, il necessario per disegnare e un po’ di attenzione da parte nostra, e difficilmente si annoia, se è davanti a un bel mare.

 

 

Soprattutto da quando, a 8 anni, ha scoperto le Maldive, dove inizialmente non voleva andare perchè non c’era la piscina :), ha sempre espresso il desiderio di tornarci. Cosi’ dopo la prima volta, ci siamo tornati anche l’anno successivo, e poi quest’anno, a quasi 14 anni, dopo l’esame di terza media, accontentando la sua costante richiesta.

 

 

La comunicazione della meta delle vacanze estive è stata accolta quindi con smisurato e quasi incredibile entusiasmo. Incredibile perchè pare impossibile che, una ragazzina della sua età, ambisca a una meta dove non c’è gran che da fare per occupare il tempo.

 

 

Scegliamo un resort anzichè una guesthouse, esperienza che avrei voluto fare, soprattutto per avere maggiore varietà di cibo e maggiori spazi in caso di maltempo, dato che andiamo in estate, nella stagione dei monsoni. Resort molto basico, dove non c’è animazione o intrattenimento, se non le bellezze del mare e della natura.

 

 

Pochi diversivi, molta tranquillità. Per cui bisogna proprio amarla come meta, per sceglierla, non bisogna aver paura della noia, bisogna avere il desiderio di essere un po’ fuori da tutto, di fermarsi per un po’, di non avere il bisogno di riempire il proprio tempo con cose da fare, con emozioni adrenaliniche.

 

 

Di ascoltare il riflesso che gli elementi della natura generano dentro di noi. Magari semplicemente immergersi completamente nella storia di qualcun’altro col sottofondo del rumore del vento e del mare.

 

 

O immergersi nel mare per vedere la bellezza dei colori e delle forme delle innumerevoli creature che lo popolano e che ti vengono attorno, scrutandoti, loro, come tu li scruti e li ammiri e vivere per un po’ in un altro elemento, imparando a stare in un ambiente diverso.

 

 

E’ cosi che, su un amaca attaccata ad una palma, lei passa il suo tempo, alternando bagni divertenti nel mare con le onde, insieme alla sua ciambella a ruota giocando con suo padre, a snorkeling in barriera per vedere i pesci colorati, all’osservazione delle piccole iguane colorate, degli uccelli che girano per l’isola e di una coppia di chiocce coi pulcini!!

 

 

Il tempo scandito dagli orari dei pasti e dai bagni in mare.

 

 

Anche quando è brutto tempo, lei sta bene, fa quello che le piace fare, non si annoia mai.

Nel resort ci sono anche altri adolescenti della sua età, anche se stranieri, ma mentre le 2 volte precedenti aveva sempre socializzato con bambine coetanee (italiane pero’), questa volta non sembra particolarmente interessata, e visto che nessuno degli altri è più intrapredente di lei, non fa il primo passo per conoscerli, e preferisce la nostra compagnia (finchè dura!!!).

 

 

Oltre ai libri, cartacei e e-book, abbiamo portato con noi un po’ di materiale da disegno, l’mp4 con alcuni film che avevamo scaricato, e il telefono con cui puo’ misuratamente chattare e vedere qualche video.

 

             

 

Nel corso della vacanza, facciamo anche una bellissima escursione in mare, la pesca notturna, partendo al tramonto e pescando alla maniera maldiviana, col bolentino. Viene la notte e sotto il cielo stellato, nel mare, si sta che è una meraviglia.

 

 

Giada riesce anche a prendere un bel barracuda, che ci cucinano l indomani per cena! E’ un esperienza che le è piaciuta moltissimo e si è divertita tanto, con la soddisfazione anche del suo bel bottino!

 

 

Da bambina piuttosto ghignosa col cibo (mangiava 4 cose in croce), ma mai lamentosa, sta cominciando ad essere ora piu’ curiosa ed assaggiare qualche cibo con sapore diverso, non lamentandosi se il gusto poi non è di suo gradimento e deve tornare al consueto riso o pasta in bianco. Pane e dolci ce ne sono in abbondanza e anche frutta ottima, che a casa solitamente mangia di rado, e compensano alla varietà a cui per il cibo spesso molto piccante o con abbondante curry o altre spezie, deve rinunciare.

 

 

La sera, qualche partita a carte con un nuovo gioco imparato (pinacola), che la entusiasma, conclude la giornata, con il gusto di aver trascorso una soddisfacente e tranquilla giornata, in un posto da sogno.

 

Che non è da sogno solo per noi, tutta questa bellezze contagia lei come noi!

 

 

Per concludere, pensavo che questa volta, essendo piu’ grande, Giada potesse apprezzare meno le Maldive. Ma alla fine delle vacanze, le ho chiesto

 

“Allora ti piace ancora venire alle Maldive?”.

 

La sua risposta è stata

 

“Certo! C’è un mare bellissimo e ci si rilassa tutto il giorno..!”

 

 

e ha già detto che ci ritornerebbe ancora e ancora… e noi ne siamo ben felici!!

 

 

 

 

luglio 2018

foto by Patty

 

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Maldive

 

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Il giorno dell’esame di terza media

 

 

Lo ricordo come se fosse ieri, quel giorno.

Sono uscita di casa, i miei jeans scoloriti, la mia maglia a righe bianca e rossa, la borsa con i libri, la faccia pulita, e una mela.

Proprio come quella canzone che era appena uscita, di Vasco Rossi

 

“..E con la faccia pulita, cammini per strada, mangiando una mela, coi libri di scuola…”

 

Volevo assomigliare a quella Alba Chiara, che mi sembrava descritta cosi’ bene..

Quel giorno mi accingevo ad andare a fare l’esame di terza media.

Ricordo l’aria fresca del mattino, il percorso, da sola verso la scuola, un misto di agitazione ed emozione, ancora strane per la mia età.

Non era la prima prova, perché a quel tempo gli esami c’erano anche in seconda e in quinta elementare. Ma cosi’ piccoli, non si aveva ancora piena coscienza di cosa fosse un esame, per cui si aveva meno paura.

Cosi,’ quel giorno, andavo, senza sapere dove sarei arrivata.

Non si mai dove si va, a quell’età e il bello è che non te lo chiedi nemmeno. Vai, con entusiasmo, con un po’ di timore, e vera, o falsa, spavalderia.

Andavo, sapendo, come devi sapere tu, di avere qualcuno a casa che mi aspettava. Di avere un porto sicuro, dove tornare, qualcuno che mi avrebbe accolto, qualsiasi fosse stato il risultato che avrei portato.

E cosi’ sei andata anche tu, oggi.

Sei uscita, con i tuoi comprensibili timori e le tue insicurezze, con le tue convinzioni e le tue speranze.  Che, credo,  siano le stesse che erano mie. Con la tua maglia e i tuoi pantaloni rigorosamente neri, e i tuoi libri di scuola. Il tuo solito sorriso del mattino. E la tua faccia pulita, come era la mia.

Non sei andata sola,  ti abbiamo accompagnato, col piacere di accompagnarti, a scuola e nella vita. Ti abbiamo lasciato a fare il tuo dovere, ad affrontare il tuo primo esame, quello di terza media. Quello per cui, come prima volta, ti sei organizzata da sola, prendendoti le tue prime responsabilità, i piaceri o le delusioni di quello che sarà il risultato.

Dopo questa prova, sarai cresciuta.

Comincerai ad andare da sola nel mondo, proseguendo il tuo percorso verso l’autonomia. Verso il tuo domani, quello a cui stai cominciando a dare una direzione, quello che imparerai a costruirti.  E questo esame sarà solo il primo di una lunga serie.

 

“..e quando guardi con quegli occhi grandi, forse un po’ troppo sinceri..si vede quello che pensi, quello che sogni ..” (Alba Chiara)

 

 

 

Che i tuoi pensieri siano sempre positivi, come lo sono ora, e che ci siano sempre sogni nel tuo cuore.

 

 

 

 

13 giugno 2018

 

(foto di Patrizia Pazzaglia)

 

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Figli, conflitti e aspettative

 

 

“La vita del figlio ha diritto di essere difforme, differente dalle nostre aspettative”

(cit. Recalcati M.).

 

Arriva un momento, di solito nell’adolescenza, in cui i nostri figli entrano in conflitto con noi. Hanno proprio bisogno, di entrare in conflitto, per liberarsi delle aspettative che abbiamo su di loro e per sperimentare  se stessi.

 

“Il vero dono della genitorialità è amare il figlio per la sua differenza”.

 

 

Differenza, appunto, da quello che noi vorremmo che fossero. Per questo il piu’ grande dono d’amore che possiamo fare è accettarli, amarli per quello che sono.

 

“Amarlo perché diverge dalle aspettative”.

 

 

Amarli nonostante la differenze. Amarli nonostante le aspettative disattese. Amarli anche senza comprendere fino in fondo. Perché anche se li abbiamo generati noi, anche se pensiamo di conoscerli, sono persone distinte da noi e la loro vita, il loro essere, è un mistero.

Amarli e fidarsi anche di quello che non dicono.

Amarli e non volerli diversi. Dando fiducia al loro percorso.

Perché, a un certo punto, il figlio deve tradire il padre e la madre, per trovare la sua via. Non restare loro fedele, altrimenti non puo’ essere libero.

Deve lasciarci, andarsene (come il figliol prodigo), liberarsi dei genitori. E noi genitori dobbiamo rinunciare alla loro proprietà e lasciare libero il loro desiderio.

Il senso dell’educare è proprio quello di renderli autonomi, fornire loro le competenze affinchè possano cavarsela da soli, nella vita, e cercare la loro strada.

Per questo dobbiamo essere in grado di sopportare e sostenere il conflitto.

Le regole sono importanti perchè dicono loro fin dove possono arrivare, e soprattutto servono per far imparare a loro stessi a crearsi dei confini. In attesa del momento in cui non ci saremo piu’ noi a metterli, i confini. Per preservarli dal fatto che, altrimenti, qualche autorità li metterà per loro.

Dopo aver messo confini e stabilito regole, arriva il tempo, solitamente nel periodo dell’adolescenza, in cui necessitano di fare l’esperienza della ribellione, per conoscere la vita e il mondo delle conseguenze.

In quel momento è importante saper accogliere il conflitto, lo sconfinamento, la trasgressione. Attraverso i quali, i figli definiscono anche l’affermazione di sé. Sperimentano se stessi in qualcosa di diverso. Cercano e testano strade inesplorate, per trovare la loro. Sperimentano la prima assunzione di responsabilità e fronteggiano le conseguenze dirette delle loro azioni.

La ribellione è condizione necessaria che induce a intraprendere il proprio viaggio.

Viaggio alla scoperta di sé, con tutto cio’ che comporta anche il distacco, l’errare, la sconfitta, l’illusione, la delusione, ecc. E’ condizione necessaria per trovare se stessi e far decollare la propria vita.

E se potranno andarsene, e ne avranno la forza, potranno anche decidere di fare ritorno. Con il loro bagaglio di esperienze e per loro scelta.

E allora sarà importante poter trovare la porta aperta. Ritrovare quel genitore che, in ogni momento di bisogno, con il suo amore è sempre presente.

 

“Eccomi”

 

Ci sono.

 

Come dice lo psicoterapeuta Massimo Recalcati,

devono diventare eretici per essere eredi”.  

 

Eredi della nostra impronta, che ci consente di lasciare una parte di noi nel mondo. Che non è solo un’insieme di geni, ma qualcosa di cio’ che noi abbiamo compreso, nella nostra esistenza, e siamo riusciti a trasmettere.

 

Non credo che sia facile per nessuno, ma rifletterci è sempre importante.

 

(cit. Massimo Recalcati-dalla trasmissione Lessico Famigliare- Rai 3 2018 e conferenza a “I martedi di San Domenico – Bologna apr. 2017)

 

https://www.facebook.com/rai3tv/videos/1643757709007335/

 

 

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Adolescenti: quando ti dicono “ma gli altri lo possono fare”

 

 

 

Sfido chiunque, genitore di un ragazzo adolescente, a non essersi mai sentito dire dal figlio, di fronte a un divieto:

“ma tutti gli altri lo possono fare” oppure

“ma tutti gli altri ce l’hanno”.

 

Non è facile restare saldi sui propri principi e contrapporsi di fronte a queste parole.

Riuscire ad andare oltre la soddisfazione, per noi, dell’appagamento di una loro richiesta.

E’ normale che loro vogliano conformarsi, sentirsi uguali agli altri.

Che desiderino avere e fare le stesse cose. Per il senso di appartenenza ad un gruppo, per la ricerca di un’identità, per avere riconoscimento, per essere visti, considerati, apprezzati, dai propri pari.

Ma siamo noi genitori che dobbiamo vincere la nostra paura che si sentano inferiori agli altri, disadattati, e che vengano esclusi.

Affrontando le nostre paure ed ansie, che entrano in campo, i nostri vissuti, di adolescenti o di adulti. Le nostre fragilità, di allora o di adesso.

Non conformarci alle leggi della massa, che sarebbe anche la cosa piu’ facile, perchè lo fanno tutti. Omologanti, depersonalizzanti, basate sul narcisismo e sulla competizione. Sull’apparenza. Sull’avere, più che sul sentire. Sull’usa e getta, sull’iperstimolazione, sulla velocità. Quelle che vorrebbero fagocitarli.

Non saranno persone migliori perchè uguali agli altri o perchè fanno le stesse cose.

E’ piu’ importante insegnare loro ad ascoltarsi, a capire e sentire cosa vogliono.

Ci fa sentire meglio rispondere con dei “sì” alle loro richieste. Quando invece spesso sono i “no” ad essere educativi, ad aiutarli a crescere, a far vedere loro il limite.

Molliamo troppo presto, quando invece dovremmo spendere piu’ tempo a mediare.

Possono diventare persone più profonde, piu’ riflessive e con maggior senso critico, se non gli è tutto concesso. Se li si fa riflettere su qualche “no”.

E’ normale trovare la loro opposizione quando si sentono dire che ogni famiglia ha le sue regole. Che assumano atteggiamenti di sfida, ribellione, arroganza.

Vorrebbero fare come vogliono, per un’esigenza di autoaffermazione, ma hanno anche bisogno di sentire fin dove possono spingersi. Che per loro rappresenta, anche se non lo sanno consapevolmente, una sicurezza.

 

Il problema è che rimanere fermi costa.

Costa piu’ che mollare.

Costa in conflitti, costa in sfinimento, costa in stress. E’ faticoso insomma.

Ma a lungo andare, paga.

Paga perchè aiuta a far nascere dentro di loro il senso del limite, che sarà utile quando non potremo piu’ essere noi a metterlo.

Aiuta ad acquisire il senso delle regole, che si trasformerà poi in capacità di rispetto.

Aiuta a costruire la possibilità di scegliere in autonomia e non perchè lo fa il branco.

Aiuta a far capire che si puo’ vivere anche senza quello che fa trend, facendo e sperimentando cose diverse dagli altri, anche la noia.

Aiuta a far imparare a trovare altre risorse in sè, e a rispettare ed apprezzare la diversità.

Aiuta ad imparare a gestire le frustrazioni.

Aiuta a far capire che cercare sempre l’approvazione degli altri e omologarsi, significa non imparare ad essere individui, con una personalità ed autonomi.

Aiuta ad acquisire il senso della conquista.

E forse, prima o poi, a capire che, in fondo, si è belli semplicemente per quello che si è.

 

Foto by Patrizia Pazzaglia

 

(maggio 2018)

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Adolescenti: quando tua figlia sceglie la scuola superiore

 

 

Quando tua figlia sceglie la scuola superiore, il percorso scolastico che vorrà fare, sai che sta delineando il suo futuro.

E’ la sua prima scelta importante, perché in precedenza qualcuno ha sempre scelto per lei, o le scelte erano dettate dagli obblighi.

Quello è il primo momento in cui è lei che deve sentire quello che le piacerebbe fare, quello che la ispira o la impressiona. E deve farlo all’oscuro, senza esperienze per valutare, senza poter confrontare e stabilire cosa le potrà piacere. Scegliere solo con la sua immaginazione.

Puo’ anche scegliere di farsi ancora guidare o consigliare dai genitori. Perché, puo’ essere facile, a  13 anni, sapere cosa ti piace o non ti piace in base a quello che conosci, riconosci o in base all’istinto, o all’emozione del momento. Ma è piuttosto raro avere già delle passioni, sapere quello che si vuole, quello che si vorrebbe fare, o anche solo riuscire a sentire e decidere. Se solo si riesce a percepire o cogliere qualcosa, e a seguirlo, è già una fortuna.

E intanto tu sai che, da questa prima scelta, lei sta iniziando la “sua” vita. Per come la sogna, per come cerca di immaginarla, o forse semplicemente con l’incoscienza della sua età. Che è giusta, l’incoscienza, perché c’è tutto il tempo di scegliere bene o di sbagliare e, nel caso, di cambiare strada.

Sai che, come nel film “Sliding doors “, e come per tutte le scelte, scegliere un percorso o un altro, significa andare per certe strade, conoscere certe persone, inserirsi in un certo ambiente, far accadere una serie di eventi, che sarebbero diversi, modificando solamente la scelta iniziale.

Sai che sta andando verso il suo destino. E incroci le dita, sperando che sia il piu’ propizio possibile.

Sai che sta cominciando a prendere le distanze. Che non sarà piu’ completamente sotto il tuo controllo. Che comincerà ad aumentare lo spazio tra te e lei.

Andrà a scuola da sola, lontano da casa, in un’altra città. Non piu’ nel piccolo paesino, dove conosci tutti.

Non saprai piu’ chi incontra, con chi parla, la strada che fa.

Dovrai darle fiducia, mentre sta spiegando, per la prima volta, le sue ali.

Dovrai dialogare, inizialmente, con la tua ansia, nel vederla andare sola. Nel vedere che si sta conquistando la sua autonomia.

Spererai che ti racconti cosa succede e cosa le succede.

Spererai che quello che hai fatto, insieme a suo padre, crescendola, sia abbastanza, o almeno sufficiente, per proteggerla.

Spererai che i tuoi errori non incidano troppo, sul suo percorso.

Spererai che ci sia sempre qualcuno, da qualche parte, in vostra assenza, che la protegga.

 

Spererai.  Non potrai fare altro.

 

 

Foto di Patrizia Pazzaglia

(Aprile 2018)

 

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Adolescenti: del bullismo e di altri mali del nostro tempo

 

 

E’ vero che i bulli ci sono sempre stati, ma è anche vero che gli adolescenti di oggi hanno confini piu’ fragili.

E’ vero che non è tollerabile la violenza fisica, ma è anche vero che fa altrettanto male l’esclusione, la derisione, il volere far sentire inadeguati.

E’ vero che i bulli o le bulle in fondo sono soggetti piu’ fragili e problematici, ma è anche vero che non si puo’ restare a guardare e far subire ad altri, in altrettanta fase critica, delle cattiverie.

E’ vero che diventano presto adolescenti ma è anche vero che lo restano troppo a lungo.

E vero che hanno bisogno di essere visti, ascoltati, riconosciuti, ma è anche vero che non sanno piu’ cos’è una “compagnia”, cos’è il cameratismo, la fratellanza, la solidarietà.

E’ vero che anche in passato c’erano le droghe, ma è anche vero che oggi ci sono le smart drug, meno costose e facilmente reperibili, che creano danni anche peggiori.

E’ vero che i ragazzi anche in passato si ubriacavano, ma è anche vero  che magari non possedevano un’auto e avevano meno soldi per farlo.

E’ vero che anche un tempo le ragazze trasgredivano e passavano un periodo in cui vestivano o si comportavano in modo eccentrico, ma è anche vero che oggi l’età media in cui cominciano a farlo si è abbassata e vediamo ovunque veline o lolite.

E’ vero che c’erano anche una volta, quelli che venivano dal meridione del mondo, ma è anche vero che erano in numero minore quelli che inneggiavano alla violenza.

E’ vero che la scuola puo’ fare interventi, ma se poi  a casa non segue una’”educazione”, una sensibilizzazione, una volontà di affrontare le questioni, gli interventi scolastici servono a ben poco.

E’ vero che il telefono serve per rintracciare i nostri figli e farci sentire piu’ tranquilli ma è anche vero che non sappiamo dosarglielo e che stiamo crescendo una generazione di ragazzi dipendenti e con il deficit dell’attenzione.

E’ vero che è importante che facciano sport, discipline artistiche, che facciano cose e vedano gente, ma tutti questi stimoli e impegni stanno contribuendo a creare un esercito di iperattivi, incapaci gestire i momenti di vuoto.

Gli diamo i giochi elettronici alla materna, lo smartphone alle elementari, gli compriamo i vestiti di marca alle medie, non vogliamo far loro mancare niente, vogliamo che siano al top, gli diamo tutto quello che chiedono. Ma è vero che cosi’, concedendogli tutto, gli togliamo il potere del desiderio.

 

E’ vero, è tutto vero.

Ma se non siamo disposti noi a vedere, e a metterci in discussione, a ragionare un po’ su tutto questo, su questi adolescenti, e a fare qualcosa, allora, dove andremo a finire? dove li vedremo andare a finire?

 

 

 

foto by Patrizia Pazzaglia

(marzo 2018)

 

 

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Patrizia Pazzaglia, Patty dopo un po’.

Sono versatile, camaleontica e un po’ nevrotica. 

Una come tante.  Nessuna grande passione, ma so appassionarmi.

Prendo tutto molto sul serio e in tutto quello che faccio, se mi interessa, ci metto impegno e dedizione.

Scarsamente tecnologica, diversamente social.

Mi piace condividere, mi piace ascoltare, esprimermi, se è il caso, e stupirmi.

Mi piace vivere intensamente e andare in profondità delle cose che mi interessano e lasciare andare ciò che non mi serve (anche se con difficoltà).

Mi piace lasciarmi contagiare dalla bellezza e dalle emozioni e..naturalmente viaggiare, fuori e dentro di me, col corpo e con la mente (ma anche con lo spirito).

Perchè la vita è un gran bel viaggio.