Viaggi di testa e viaggi nel mondo

Pensieri e Parole

Lode all’acqua

 

 

Acqua acqua, che mi dai la pace..

Il tuo suono mi avvolge.

Chissà… forse mi riporta ad un tempo remoto

dentro al grembo materno,

luogo caldo e protetto.

Dove non c’erano pensieri,

dove non c’erano bisogni e neanche desideri.

E il respiro era all’unisono.

Nutrimento gratuito

 

 

Acqua acqua, che mi dai la pace..

Ti vorrei compagna ogni giorno.

Pensieri liberi 

e bellezza infinita in cui sprofondare,

e per placare la mia fame.

Senza tempo.

Il tuo suono mi riporta qui, all’ora.

O talvolta in luoghi lontani, ma belli, bellissimi.

 

Acqua acqua, che mai ti fermi..

Sempre in movimento

come il cuore, il respiro.

Che contrasta la stasi e la paralisi

dei tempi bui.

Che ti fai ascoltare senza urlare,

e fai tornare a casa

 

 

Acqua acqua, che mi riscaldi,

che mi rinfreschi,

che mi purifichi,

che mi disseti,

che mi rispecchi.

Che mi doni i tuoi riflessi e i tuoi colori,

i tuoi suoni suadenti e calmanti.

Che mi culli,

che mi trasporti lontano,

o mi riporti dentro.

 

 

 

Che ne sa il mare, il lago,

della terraferma..

Eppure la incontra,

la accarezza.

E’ arrivato a casa

e riposa in lei.

Così come io riesco a riposare,

davanti a te.

 

gennaio 2024

 

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Viaggi di Testa

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Quando capisci (parte di) quello che vuoi

 

 

Non è stato facile comprendere.

Sono dovute trascorrere delusioni, incomprensioni, sofferenze. E tempo.

Per capire cosa voglio e cosa non mi fa bene. E come mai mi sono trovata in situazioni di malessere, fastidio, e anche di  dolore.

Non è stato facile comprendere, e non è facile interiorizzare; e neppure non ricaderci in automatico, quando non si è abbastanza attenti, o in preda ad un momento di bisogno che ci incastra, di fragilità o di solitudine.

Che è un po’ il prezzo da pagare, la solitudine, delle scelte, del diventare esigenti, e selettivi, ed agire di conseguenza, quando si è compreso.

So però che non voglio essere un numero su facebook, un follower su Instagram, uno stato da osservare per vedere cosa faccio o dove sono.

Non voglio fare numero, essere una tra i tanti: voglio essere preferita, una fra i pochi. Non dico l’unica, s’intende.

Non voglio correre dietro a nessuno, o solo in casi strettamente necessari: l’ho fatto per troppo tempo e non porta a niente di buono.

Non voglio essere inclusa per forza, accettata per forza, simpatica per forza: la mia faccia neanche me lo permette.

Non voglio sbavare o dover lusingare. Non voglio io lusinghe e falsità, bugie mascherate per sedurre. Purtroppo, o per fortuna, ho imparato a sentire un fastidio immediato e a riconoscerle subito, e divento all’istante insofferente.

I compromessi, solo quelli strettamente necessari, o per cui vale davvero la pena. I consensi, ho capito che non portano niente di più nella mia vita.

 

Voglio relazioni con persone per cui posso sentirmi speciale, che mi considerino speciale. 

Che desiderino la mia compagnia e lo scambio con me; che mi sappiano apprezzare, che nutrano stima; con cui raccontarsi ma che non me la vogliano raccontare, o far credere qualcosa che non è; che non mi vogliano, anche inconsciamente, ingannare.

Voglio essere una scelta, per una buona motivazione, non così per caso, un esserci tra gli altri, o per circostanza.

Voglio persone con cui ci sia reciprocità, stesso investimento emotivo, e affinità di sensibilità. Persone con cui comprendersi, fedeli ad un’onestà di fondo, che contino e su cui contare.

Niente giochi, ambiguità, misteri, o poca trasparenza: nessun bisogno di nascondere o nascondersi, né di strategie.

E che non vedano solo loro stesse, ma anche oltre loro, e fuori, presenti e che sappiano guardare, ascoltare, percepire, comprendere, restare.

Lo so, è chieder tanto ma…tutto il resto è……. di passaggio!

 

 

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C’è chi sta peggio

 

 

Sono fortunata.

Quest’anno sono riuscita ad andare in alcuni posti che desideravo vedere da tempo, a fare parecchi viaggi, brevi ma belli ed intensi, che mi hanno riempito di entusiasmo. Sono riuscita anche a fare un volo intercontinentale, a conoscere un nuovo paese, non distante, ma con cultura e paesaggi diversi.

 

Sono fortunata.

Non sono ricca ma posso soddisfare i miei bisogni; posso anche cercare di perseguire dei sogni, ho ancora la capacità di desiderare e di distinguere tra desiderio e compulsione.

 

Sono fortunata

Ho un tetto sopra alla testa, un bel giardino nel verde, degli animali che sono un balsamo per l’anima. Posso vedere, respirare, e sentire la natura, la vita attorno, l’avvicendarsi delle stagioni; accorgermi che tutto passa, muore e rinasce.

 

Sono fortunata.

Ho un marito che mi ama e mi rispetta, una figlia che sa il fatto suo, di cui sono fiera, che non mi assomiglia, e ne sono felice.

Ho accanto poche persone selezionate, e nonostante le frequenti delusioni, ho dei riferimenti per me importanti.

 

Sono fortunata.

Posso accedere alla cultura e scegliere; posso leggere, ascoltare, posso scrivere, ed esprimere quello che sento e quello che penso. Non vivo in una dittatura, in un paese povero, o dilaniato da persecuzioni o conflitti armati.

 

Sono fortunata.

Perché quando dico che vorrei un po’ di pace, cerco una pace in senso figurato, quella che è il contrario dell’irrequietezza, non la pace di chi è costretto a vivere in mezzo alla guerra.

E quando dico che vorrei, o potrei, stare meglio non sono in una stanza di ospedale.

 

Sono fortunata.

A volte fatico ad alzarmi dal letto al mattino, talora a vedere la luce in fondo al tunnel; a non farmi contagiare dalla tossicità che ho intorno, e che spesso non riesco ad evitare, che mi investe, e che vivo sulla mia pelle.

Ma, poi, penso che sono fortunata.

 

Sono fortunata.

Vedo la vita vissuta sulla mia carne e nella mia mente, gli anni che crescono e il tempo che cala. Mi rattristo per una saggezza ambita e non raggiunta.

Ma poi penso che ho il tempo e la libertà, che me li posso amministrare e posso decidere, anche se a volte è difficile pure quello.

 

Sono fortunata.

Anche quando non me ne accorgo, e faccio fatica a vederlo. Anche quando non lo sento, e vorrei che le cose andassero diversamente; e quando mi dico che sono fortunata perché ne ho bisogno, ma, in fondo, non ci credo.

 

Sono fortunata.

Sono fortunata perché ho una coscienza, una discreta consapevolezza, la capacità di empatia e di mettermi in discussione, anche quando questo non torna a mio buon conto. Anche quando sento che avrei bisogno di perdonarmi perchè dimentico di guardare attorno a me, a chi sta peggio.

 

Sono fortunata.

Ho imparato a sopravvivere alla meno peggio alle ferite della mia anima: c’è chi ha ferite ancor più profonde, nell’anima o nel corpo, e capisco che a volte è meglio che silenzi voce e pensieri, per decenza.

 

Sono fortunata

Sono fortunata anche nei periodi nefasti, di sconforto o inquietudine; anche quando ho paura del futuro, dell’ignoto, di perdere quel che ho, della decadenza, mia e del genere umano; quando è una fatica sovraumana mantenere fiducia e speranza.

E anche quando, in tutta coscienza, cerco di aggrapparmi a quest’unico pensiero che resta: che sono stata fortunata, e devo serbare gratitudine per questo.

 

dicembre 2023

 

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Novembre 2017: sei anni di blog

 

 

Novembre 2017 – Novembre 2023

 

📌 6 anni fa, a fine novembre, andava on line questo blog e pubblicavo sulla mia pagina facebook il mio primo articolo

Avevo tanto materiale già pronto, alcuni viaggi nel mondo, e soprattutto viaggi mentali, e mi era venuta la voglia di raccoglierli in uno spazio tutto mio, un luogo dove tornare, dove dar voce ai miei pensieri, dar loro un ordine, fissare alcune riflessioni, e i ricordi di momenti che col tempo sapevo si sarebbero affievoliti.

In questi anni qualche volta mi sono chiesta che senso avesse questo scrivere, raccontare e condividere e ho appurato che far nascere e curare un blog è molto impegnativo. Dallo scrivere (che non mi viene così naturale e continuo a correggere e ricorreggere), al dargli una forma, rispettare certe regole, mettere link, caricare foto, ecc.😓 Qualche volta ho pensato di smettere di pubblicare, e anche di scrivere: mi sono chiesta chi sono io e con che titolo, parlo, scrivo, racconto, pontifico, giudico, domando, informo, e anche condivido. Con il timore di non possedere quella indispensabile, per me, vergogna positiva

 

“𝘾’𝙚̀ 𝙪𝙣𝙖 𝙫𝙚𝙧𝙜𝙤𝙜𝙣𝙖 𝙥𝙤𝙨𝙞𝙩𝙞𝙫𝙖

𝙘𝙝𝙚 𝙥𝙧𝙞𝙢𝙖 𝙙𝙞 𝙖𝙥𝙧𝙞𝙧 𝙗𝙤𝙘𝙘𝙖 𝙩𝙞 𝙛𝙖 𝙘𝙝𝙞𝙚𝙙𝙚𝙧𝙚

𝙨𝙚 𝙝𝙖𝙞 𝙫𝙚𝙧𝙖𝙢𝙚𝙣𝙩𝙚 𝙩𝙞𝙩𝙤𝙡𝙤 𝙥𝙚𝙧 𝙙𝙞𝙧𝙚

𝙦𝙪𝙚𝙡𝙡𝙤 𝙘𝙝𝙚 𝙨𝙩𝙖𝙞 𝙥𝙚𝙧 𝙙𝙞𝙧𝙚.

𝙀̀’ 𝙡𝙖 𝙜𝙧𝙖𝙣𝙙𝙚 𝙖𝙨𝙨𝙚𝙣𝙩𝙚 𝙙𝙞 𝙦𝙪𝙚𝙨𝙩𝙤 𝙨𝙚𝙘𝙤𝙡𝙤”

𝙕𝙚𝙧𝙤𝙘𝙖𝙡𝙘𝙖𝙧𝙚

 

Poi, quando ho questi pensieri, solitamente, giungo alla conclusione che fa bene a me scrivere e condividere. 

Forse è un bisogno di buttar fuori ed avere un luogo, o delle persone che accolgano; di ritrovarmi o ritrovare parti, concetti, o visioni e luoghi che ho vissuto, e che posso aver dimenticato o non ricordare bene. 

È vero che potrei farlo comunque, e tenermelo per me; ma poi mi dico che…

  •  se posso restituire qualcosa al mondo di quel che ho ricevuto, che sia bellezza, gioia, entusiasmo, consapevolezza o anche sofferenza, inquietudine, domande..
  •   e se poi anche solo una persona si ferma a riflettere, trae spunto o stimolo, da qualcosa che legge nei miei scritti.. 

allora forse una missione l’avrà avuta anche questo blog.

 

Quindi.. vado avanti, per ora, -decisione che non è detto che non sia messa in discussione alla prossima crisi,-  contenta del mio spazio e dei suoi contenuti, che rappresentano una parte di me che posso andare a rileggere, rivedere, ritrovare quando voglio.

Nutrendomi dell’entusiasmo e dell’energia che genera il momento in cui mi metto a raccontare, o mi viene l’ispirazione per un dato argomento.

Consapevole che molte volte ciò che racconto, o mi racconto, sono viaggi della testa e sfizi piccoli e insignificanti di fronte a ciò che sta accadendo nel mondo, o vicino attorno, e ai problemi grossi…

 

Ma si deve pur sopravvivere.

 

“𝙋𝙚𝙣𝙨𝙞𝙚𝙧𝙞 𝙥𝙖𝙧𝙤𝙡𝙚 𝙤𝙥𝙚𝙧𝙚 𝙚 𝙫𝙞𝙖𝙜𝙜𝙞.

𝙁𝙚𝙧𝙢𝙖𝙧𝙨𝙞 𝙖 𝙜𝙪𝙖𝙧𝙙𝙖𝙧𝙚 𝙚 𝙧𝙞𝙛𝙡𝙚𝙩𝙩𝙚𝙧𝙚

i𝙣 𝙪𝙣 𝙩𝙚𝙢𝙥𝙤 𝙙𝙤𝙢𝙞𝙣𝙖𝙩𝙤 𝙙𝙖𝙡𝙡𝙖 𝙛𝙧𝙚𝙩𝙩𝙖 𝙚 𝙙𝙚𝙡𝙡’𝙚𝙛𝙛𝙞𝙢𝙚𝙧𝙤.

𝙋𝙚𝙧 𝙨𝙘𝙤𝙥𝙧𝙞𝙧𝙚 𝙖𝙣𝙘𝙤𝙧𝙖 𝙡𝙖 𝙗𝙚𝙡𝙡𝙚𝙯𝙯𝙖 𝙙𝙚𝙡 𝙢𝙤𝙣𝙙𝙤”

 

Questa, la presentazione che ho scelto per la mia pagina iniziale, nel 2017.

Che, con le 99920 visite che segna in questo momento il contatore, -non tante, non poche per me, –  contraddistingue ancora oggi il mio essere sempre un’anima in viaggio💕

 

 

 

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La felicità è desiderio di ripetizione?

 

Nei periodi bui, quando si è in fondo al pozzo, aggrapparsi al ricordo della felicità vissuta può essere la propria ancora di salvezza.

Se si è sperimentata la felicità, infatti, si vuole ripetere l’esperienza, andando quindi alla sua ricerca.

A volte è un appiglio e una motivazione per andare avanti, la sua ricerca, con la speranza di poterla ritrovare. Altre volte, quando dobbiamo attendere, – un periodo, un’evoluzione o che qualcosa si compia, – o di comprendere qualche cosa prima di avere di nuovo la nostra dose di felicità, può accadere che il cercarla diventi bramosia, che l’attesa diventi strazio, e che più si allontana quel momento felice, più si cada nello sconforto nella disperazione. Quella che sovviene quando si è trovato qualcosa che poi si è perduto.

La nostalgia diventa talmente dolorosa, da arrivare a credere che sia stata una maledizione persino il momento in cui si è stati felici.

È la dannazione della conoscenza: chi resta all’oscuro e non sa, non può bramare, desiderare.

Il desiderio talvolta è spontaneo, ma di frequente è presupposto della conoscenza, dell’avere provato ciò che genera l’esaudimento. Se non lo si fosse conosciuto, quel momento felice, non si avrebbe così tanto desiderio di riviverlo.

 

” la felicità è desiderio di ripetizione”

 

scriveva uno strepitoso Milan Kundera, nel libro “L’insostenibile leggerezza dell’essere” .. ma aggiungeva anche che

 

“.. il tempo umano non ruota in cerchio ma avanza veloce in linea retta. È per questo che l’uomo non può essere felice. perché appunto la felicità è desiderio di ripetizione.”

 

Ma davvero, quindi, non si può essere felici?

 

“L’unica cosa davvero importante è che abbiate nostalgia della felicità solo così vi verrà voglia di cercarla”

(dal film “Il primo giorno della mia vita”)

 

L’aver provato la felicità è auspicio di nuova felicità, o quanto meno motore.

La promessa di ritrovarla, alla realizzazione del desiderio, è una spinta potente.

Quando il ricordo di quella felicita si affievolisce, e il desiderio perde forza, vengono meno le motivazioni per cui lottare, stare al mondo, sperare in futuri momenti felici.

E talvolta resta solo la fuga: è nel futuro, immaginando futuri piani, nuovi scenari, che si può trovare la salvezza.

Desiderio è sentire che manca qualcosa, ed essere motivati nel cercarla e nel trovarla.

Implica attesa, che può essere a volte lunga o dolorosa. Implica agire, per arrivare ad esaudire il desiderio stesso. Perché il desiderio è la promessa di felicità, alla sua realizzazione. Torniamo all’assunto di Milan Kundera: la felicita è desiderio di ripetizione.

 

E allora però io voglio credere in un’altra teoria, quella dell’”Eterno Ritorno” di Friedrich Nietzsche, che sentenzia che ogni momento della nostra vita – un’azione, una frase, un pensiero – è destinato a tornare, e noi siamo destinati a riviverlo innumerevoli volte

 

«Questa vita, come tu ora la vivi e l’hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa della tua vita dovrà fare ritorno a te, e tutte nella stessa sequenza e successione – … L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello della polvere!

 

Secondo questa teoria, contrapposta a quella che dice che il tempo avanza in linea retta, il tempo ruota in circolo.

 

…perché se il passato si svolge eternamente ed è principio e fine, alfa e omega, allora non è altro che la ripetizione di ciò che accadrà, e il futuro eterno non ripropone che gli infiniti accadimenti già presenti nel passato. I due eterni fiumi del passato e del futuro confluiscono nella cascata senza fine dell’eterno ritorno

 

Quindi non c’è qualcosa che ci sfugge, e che non è mai più raggiungibile, ma tutto è destinato a tornare (tanto il dolore, ahinoi!, ma anche il piacere!), realizzando il nostro desiderio di ripetizione delle cose belle che ci rendono felici.

 

Dando un senso ai ricordi dei bei momenti che ci teniamo stretti.

Dando un senso al sogno di un futuro.

Alimentando la fede che ci siano ancora momenti di felicità, in serbo per noi. Bei momenti che si ripetano.

 

giugno 2023

Milan Kundera 1 aprile 1929 – 11 luglio 2023

 

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Pensieri e Parole

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L’importanza del progetto

 

 

Quando ero ragazza, e fino a non tanto tempo fa, non mi piaceva fare progetti, perché per me significava prendere un impegno.

Prendere un impegno voleva dire vincolarsi, garantire, prendersi una responsabilità, e agire affinché un accordo venisse rispettato.

Venendo da una famiglia in cui non si usava fare progetti, semplicemente si andava avanti facendo sacrifici, e non c’era alcuna prospettiva di qualcosa di piacevole, non avevo ricevuto l’educazione a vedere, ad aspettare (e magari anche a lottare per) qualcosa che mi avrebbe potuto far felice.

Sono cresciuta quindi con la convinzione che un impegno non mi lasciasse libera, non mi lasciasse la possibilità di scegliere di defilarmi all’ultimo momento, se avessi cambiato idea. Per il mio principio di correttezza preferivo non prendermi un impegno, piuttosto che prenderlo e poi non rispettarlo, o dover tornare sui miei passi. Era meglio decidere tutto all’ultimo, dare conferma poco prima, lasciando gli altri, e me stessa, in balia dei “non so”, “forse”, “chissà”, “poi vediamo”. Non mi rendevo conto che questa era una libertà senza prospettiva, che precludeva il piacere dell’attesa di qualcosa, del pensiero di un obiettivo, e di lavorare per la sua realizzazione. Forse avevo così tanto timore di una delusione, di qualche evento infausto che compromettesse il compimento del progetto, che per scaramanzia preferivo non dar adito a quelle che potevano essere illusioni, non investire emotivamente, o non ufficializzare l’investimento, che comunque, inevitabilmente c’era.

Poi ho sposato un progettista, – magari è stato un caso -, uno che i progetti li faceva per lavoro: pensava e disegnava quello che avrebbe dovuto realizzare, materializzare, concretizzare.

Oggi capisco l’importanza del progetto.

 

Il progetto è quello che ti dà la spinta, la motivazione per andare avanti.

Ciò che ti fa immaginare quello che può essere; il primo passo verso qualcosa che si può concretizzare, un obiettivo verso cui tendere.

E’ quello che ti può far sognare, che risveglia la voglia di andare avanti, di attendere un futuro.

E, a volte è ciò che da senso al presente.

 

Un progetto è legato a una meta, a un punto d’arrivo, a qualcosa di ben definito: dà un confine, non ci lascia in balia del presente, del futuro, o del caso.

Un progetto mette in moto, l’energia, la smobilita, per far sì che un’idea, una visione, diventi qualcosa di concreto, desiderabile e tangibile. È qualcosa che richiede impegno; un aspettarsi, che dà un senso: un senso all’attesa, ai momenti bui, un senso alle cose che appaiono insensate, o al tempo che deve passare. Una direzione quando manca la fiammella, o non si vede la luce in fondo al tunnel.

È importante stare nel qui e ora, vivere il presente, ascoltarsi e sentire, ma è altrettanto necessario potersi immaginare nel futuro, e qualche cosa per il futuro. E’ ancor più importante quando il presente è difficile, perché ci dà speranza. Il progetto ci motiva, facendolo desiderare, un futuro.

Che sia uscir di casa, preparare il pranzo, pianificare un viaggio, arrivare all’estate, un progetto di lavoro, una nobile causa, una vita con qualcuno, una casa, un figlio.. l’importante è avere una prospettiva, pensare di far qualcosa per arrivare da qualche parte, mettersi in movimento, andare verso. Anche ogni piccola pianificazione quotidiana è un motore, è qualcosa che da l’energia e forza: e abbiamo bisogno di motivi che ci facciano alzare dal letto, la mattina. 

Avere una prospettiva è una gran bella cosa . Per esempio, io amo l’estate, l’inverno mi deprime.. ma anche se questa primavera è molto piovosa e con brutto tempo ho la prospettiva dell’estate e sono contenta.

Il progetto con un’altra persona è quello che cementa una relazione. Senza un progetto comune una relazione non ha molta speranza.

Questa alla fine è la vita. Sognare, desiderare, progettare, aspirare a un futuro. In mancanza c’è la stasi, la demotivazione, e a volte, la morte dentro. Senza progetti si rischia il mal di vivere.

La vita non è soltanto qualcosa che ti capita, è anche  qualcosa che ti scegli.

 

maggio 2023

 

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Sono all’aeroporto 🤩🤩🤩!!

E arrivo trepidante, schizzata, ansiopatica

Satura di informazioni, pianificazioni, controlli.

Finalmente posso mollare redini, patemi, timori di sfighe inibenti.

 

Sono in aeroporto.

 

Posti fantastici e dove trovarli 😍.

 

L‘attesa è finita.

 

L’entusiasmo, l’eccitazione della sorpresa ricominciano.

Il frizzante dell’ignoto incombe.

La curiosità dello sconosciuto che si farà conoscere. Del conosciuto tramite letture e foto, che si paleserà davanti.

Finalmente sogni, desideri, possono diventare realtà. E mete, raggiunte.

 

Sono all’aeroporto!! 🤩

 

Check in

Controlli

Attesa

Salita sull’aeromobile..

e via!.. lascio la terra… verso il cielo e oltre!

Che gioia!

 

Inizia un altro viaggio

 

 

aprile 2023

 

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Questo mondo non mi renderà cattivo .. io lo spero!!!

 

 

📌Ho visto tutto d’un fiato i 6 episodi della nuova produzione di animazione di Zerocalcare, su Netflix, e mi è piaciuta moltissimo: è toccante, emozionante, stimolante, e di parte...  per me la parte giusta  🔝

Michele Rech, in arte Zerocalcare, nella serie “Questo mondo non mi renderà cattivo“, si dimostra, a mio avviso, la persona più empatica di sempre; esprime il solito spessore e la capacità di guardare anche le parti e le persone più scomode, per capire cosa ci sia dietro; evidenzia la capacità di mettersi in discussione dialogando con la sua coscienza, e la capacità di vedere oltre se stesso, (e agli istinti narcisistici che appartengono più o meno a tutti noi): quella che consente di vedere altro, e l’altro.

 

 

I contenuti e il messaggio sono di ispirazione, affinché delusioni, disillusioni, paure, compromessi, esperienze dolorose, sogni infranti, e tutto ciò che ne consegue, non riescano a sopraffare la nostra essenza, i valori che ci portiamo dentro, la purezza, l’umanità, e il proposito di impegnarci così che il mondo, e quello che vediamo, e talvolta dobbiamo subire, non ci renda cattivi. Che non è cosa così facile, non scivolare nella cattiveria rabbiosa o nell’indifferenza!

Sono un’esortazione a non mollare, a resistere, a ricredersi, a rimanere se stessi, a combattere per i propri ideali, nonostante le difficoltà che si devono affrontare, la propria storia personale, il bisogno che tutti abbiamo di essere visti e ascoltati.

Nonostante la tentazione di fare scelte di opportunità.

Nonostante la trasformazione del mondo e della società in un modo non sempre giusto ed etico, e la modalità, oggi sempre più in auge, di ridurre a cose di poco conto, semplificare e trattare con superficialità, argomenti e problematiche complesse, che necessitano invece di visioni più ampie ed umane ed un atteggiamento di accoglienza.

Sono un invito a mettersi nei panni degli altri, anche di quelli a cui attribuiamo il torto, -a quelli diventati “cattivi”-, considerando le loro ragioni, il disagio, le responsabilità.

 

 

Una cosa che mi ha colpito, e che comprendo, è quella sorta di senso di tradimento che investe chi ce l’ha fatta; un senso di colpa, come se si abbandonasse qualcuno, perchè si è riusciti ad affrancarsi, o perchè si riesce a stare bene in qualche momento, ad essere felici. Anche se pensiamo che ce lo siamo meritato, che tutto è frutto di un duro lavoro,  è davvero difficile lasciare indietro chi ha fatto scelte diverse, chi trova sempre motivi per essere infelice, chi non ce l’ha fatta e probabilmente non ce la farà. E che se tentiamo di aiutare, rischiamo che ci porti nel burrone insieme a lui. Chi da sempre la colpa agli altri ed è votato al sacrificio, ma con cui conserviamo un legame, e la cui modalità, con cui siamo cresciuti, abbiamo, con fatica, abbandonato. Per farcela, noi.

 

Le mie riflessioni, dopo aver visto il lavoro del fumettista romano, sono state che..

 

io lo spero, di non diventare cattiva!

 

Spero che le mie intenzioni non vengano annientate.

Di riuscire a proteggermi dalle cose distruttive, malate, malsane, disfunzionali, che incontro; dalla tentazione di arrendermi, gettare la spugna, perchè tutto è troppo faticoso e perchè ogni sforzo spesso pare vano, e senza risultati.

Di riuscire a mantenere occhi e orecchie attenti e vigili, e presenza, fuggendo solo quando mi pare necessario per la mia sopravvivenza; di trovare la forza di sopravvivere anche in mezzo alle macerie, e poi… trovare sempre una motivazione per vivere! Nonostante le sfide della vita che mettono davvero a dura prova!

So che ci saranno (come ci sono stati) momenti in cui mi proporrò di “essere cattiva”, che la vedrò come una soluzione; come sono certa che ci saranno momenti in cui riuscirò ad esserlo davvero; e molti altri in cui le altre persone penseranno che io lo sia. . ma forse, almeno nei primi due casi, come finora è stato, non durerà a lungo, perchè mi devo sforzare: lo faccio solo per reazione e per difesa, e questa forse sarà la mia salvezza.

 

 

Come dopo aver visto la serie precedente “Strappare lungo i bordi”, tante cose mi si sono mosse nelle budella, dove alberga quell'”ovosodo” (cit. film Virzì), che anch’io forse mi devo rassegnare a tenermi, e che non va nè sù nè giù.. Ma mi hanno lasciato una bella sensazione, difficile da esprimere: come se qualcosa avesse preso definizione, avesse trovato voce. E, nella condivisione degli intenti e delle sensazioni, avesse mosso anche una sorta di fiducia contagiosa.

E subito mi è presa una gran voglia… di “anna’ a pija un gelato“‘ 😁

 

“Tranquilli e sereni praticamente non ce stamo mai, perché intorno hai le macerie.. e chi cazzo di sciacallo sta bene nelle macerie?

 

 

trama e recensioni interessanti:

https://www.repubblica.it/serietv/netflix/2023/06/09/news/zerocalcare_nuova_serie_questo_mondo_non_mi_rendera_cattivo-403534052/amp/

https://www.gamesurf.it/recensioni/serie-tv/questo-mondo-non-mi-rendera-cattivo-recensione

 

giugno 2023

 

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Reciprocità

 

 

Col tempo ho assunto la consapevolezza che per far funzionare i rapporti occorre reciprocità.

Non funziona se uno soltanto da e l’altro soltanto prende.

Non funziona se uno si prodiga e l’altro se ne frega.

Non funziona se a uno importa e all’altro no.

Non funziona se uno corre dietro all’altro che sfugge.

Cercare chi non cerca mai. Accogliere chi non accoglie.

Non funziona se uno pensa di essere unico per l’altro invece è uno fra i tanti.

Non funzionano le cose a senso unico.

Non credo nell’amore incondizionato, neanche tra genitori e figli. Amiamo e ci aspettiamo di essere amati.

È difficile non aspettarsi qualcosa in cambio, quando si tiene a un rapporto e forse anche quando si tiene a sé stessi. Quando ci si sente importanti, e si sente di avere un valore. Si tratta di amor proprio, di non svalutarsi. Di pensare di essere degni di amore e di ricevere.L’amore fine a se stesso credo non appartenga agli umani. Forse agli umani illuminati, o ai devoti caritatevoli.

Rispetto reciproco, interesse reciproco, sentimento reciproco, accoglienza reciproca, comprensione reciproca: senza reciprocità le cose sono destinate a finire, salvo i rapporti malsani, o quelli dove un soggetto è carente di amore per sé stesso.

Occorre reciprocità di sensibilità per trovarsi bene insieme, affinché l’uno non si senta ferito dalle diverse intenzioni o modalità dell’altro.La reciprocità dei sentimenti è indispensabile in una relazione affinché non sia sbilanciata.I conti devono tornare, per non contrarre debiti che possono creare legami tossici, per non alimentare illusioni o aspettarsi qualcosa in cambio che non arriva e lascia nell’attesa, o provoca delusioni.Senza reciprocità le cose possono morire. Dev’esserci scambio. Nella reciprocità c’è complicità, c’è l‘intenzione, c’è la volontà, ovvero c’è quello che ci fa sentire importanti per l’altro.

Se il principio di fare all’altro quello che vorremmo venga fatto a noi è un buon metodo per innescare uno scambio positivo, il rispecchiamento vale anche al contrario, e comportarsi nello stesso modo in cui l’altro si comporta con noi a volte può servire a far capire, quando non bastano le parole, le spiegazioni. A volte.Può non venire naturale, a chi è abituato a cercare di capire, a dare chance, a porgere l’altra guancia, a chi è troppo empatico, o a chi è troppo nel bisogno.

Il rapporto, così, nel bene o nel male può evolversi, mutare, quando si decide che non deve essere più sbilanciato.

Oppure giungere a conclusione. E allora ci si può mettere alla ricerca di quella reciprocità necessaria. Per stare bene.

 

 

aprile 2023

 

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Sei sempre in giro!

 

 

Sei sempre in giro!

 

Ebbene sì, sono sempre in giro.

In posti mai visti, in posti già visti, in posti sognati.E, talvolta, mai quanto vorrei.Col mio bisogno di respirare, di vedere e di sentire la bellezza.

 

Ebbene sì, sono sempre in giro.

A far la spesa, a prender e portare la figlia, a fare cose utili e cose inutili, a vedere gente.Io sono sempre in giro anche sul divano. Dentro a un libro, o dentro a un film, o quando scrivo. Nella storia di un altro o nella mia storia.

 

Ebbene sì, sono sempre in giro

Con la mia testa, coi miei pensieri, con le mie ansie e le mie preoccupazioni. Con i miei sogni e desideri. Coi momenti bui e quelli neri. Col mio bisogno di mettermi in moto. Che poi quel che si vede e si condivide è lo straordinario, ciò che entusiasma, non la tristezza o i travagli quotidiani.

 

 

 

Ebbene si, sono sempre in giro.

Ma tu, lo sai a cosa rinuncio? Sei disposto a fare scelte diverse? A privarti di qualcosa, se volessi anche tu andar più in giro?

 

Ti hanno insegnato il sacrificio?? che non meriti?? che “..magari un giorno…”?? che non è necessario??Anche a me. E a questo io mi ribello.Assumendomi sensi di colpa e di tradimento.Ma non rinuncio all’idea che cercare il piacere significhi onorar la vita.

 

 

Ebbene sì, sono sempre in giro.

Con i miei viaggi nel mondo, o nella mia testa.Che c’è di male?La vita è una sola, te ne sei accorto?   

Sempre in giro e sono grata!                                                                         

Meglio un uovo oggi ..chè… del domani non c’è certezza!

 

Fuggo quando, e se, posso, con la coscienza sempre vigile.Sono scelte.Sono viva, faccio scelte.Un morto non va in giro; non pensa, non legge, non guarda, non sente, non respira: resta fermo.E io non ho voglia di morire, per ora, che sono ancora viva!

 

“Quando arriverà la morte

voglio che mi trovi vivo”

 

 

 

marzo 2023

 

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Patrizia Pazzaglia, Patty dopo un po’.

Sono versatile, camaleontica e un po’ nevrotica. 

Una come tante.  Nessuna grande passione, ma so appassionarmi.

Prendo tutto molto sul serio e in tutto quello che faccio, se mi interessa, ci metto impegno e dedizione.

Scarsamente tecnologica, diversamente social.

Mi piace condividere, mi piace ascoltare, esprimermi, se è il caso, e stupirmi.

Mi piace vivere intensamente e andare in profondità delle cose che mi interessano e lasciare andare ciò che non mi serve (anche se con difficoltà).

Mi piace lasciarmi contagiare dalla bellezza e dalle emozioni e..naturalmente viaggiare, fuori e dentro di me, col corpo e con la mente (ma anche con lo spirito).

Perchè la vita è un gran bel viaggio.