Viaggi di testa e viaggi nel mondo

Cose fighe in giro per il mondo

Cose fighe in giro per il mondo

Verso  la magia …e oltre!!! Visita agli Harry Potter WB Studios di Londra

 

 

 

Soddisfare il desiderio di un figlio che ti chiede la magia è una delle cose piu’ belle che puo’ capitare a un genitore.

Perché capita anche ai piu’ piccoli di aver bisogno di trovare un rifugio, nuove speranze e valori in cui credere, e la fiducia che possano aprirsi mille possibilità. Che vanno al di là degli abbracci o delle parole consolatorie di chi ti vuole bene, quando che la realtà, anche nel tuo piccolo, non è quella che vorresti.

E allora, fantasia e magia possono correre in aiuto.

Nostra figlia negli ultimi mesi ha sviluppato una vera e propria passione per il maghetto Harry Potter e il suo mondo, ha divorato piu’ volte i libri della Rowling, ha visto e rivisto tutti i film, e il giorno del suo compleanno, ha ricevuto quello che da tanto desiderava: una lettera da Howgarts, con insieme un biglietto aereo per Londra e un biglietto di ingresso ai Warner Bros Studios, per vedere The making of Harry Potter. Partenza dopo 2 giorni.

 

   

 

La reazione è stata dapprima di incredulità. Poi, nelle ore successive, di grande eccitazione, per l’esaudirsi del desiderio piu’ grande di questo momento: vedere materializzarsi quello che, con la fantasia aveva immaginato nelle sue letture e visto nei suoi film preferiti.

 

 

Verso la magia …e oltre

E allora, il 28 novembre 2017 alle 13.45 ci presentiamo al luogo dell’appuntamento, vicino a Victoria Station.

Il comodo pullman a due piani di Harry Potter ci attende. In un’ora e mezzo, in compagnia di uno dei film della saga,  arriviamo direttamente agli Studios.

 

 

Arrivare davanti agli Studios di Harry Potter e varcare la soglia, credo che sia per un fan la stessa emozione dell’arrivo ad Hogwarts per i maghetti.

Un enorme albero di Natale illuminato si erge all’ingresso, essendo le festività non lontane, e in alto sono esposte le foto dei volti di tutti i protagonisti dei films.

 

 

Decidiamo di prendere l’audioguida (al costo di 5 sterline) per Giada, che contiene informazioni e curiosità relative alla realizzazione dei films. Purtroppo non avevo letto che c’è anche la possibilità di avere per i bambini un  passaporto, da  timbrare al passaggio tra alcuni  set, con apposite macchinette.

Prima di iniziare il nostro percorso, decidiamo di entrare nello store, per goderci poi tranquillamente la visita, facendo gli acquisti degli articoli che avevamo individuato in precedenza da casa, per perdere meno tempo possibile una volta agli studios.

La  ricostruzione dello stanzino di Harry nel sottoscala anticipa l’ingresso in una sala, dove viene dato il benvenuto con la proiezione di un breve filmato.

 

 

Al termine del film  la porta si spalanca davanti alla Sala Grande..e si viene catapultati dentro al film e alla magia.


 

Sul fondo, alcuni albero di Natale innevati illuminati, è Hogwarts in the snow, appositamente creato per la stagione.

 

 

Il percorso continua nelle sale successive, dove sono in mostra costumi originali indossati dagli attori durante le riprese, le scenografie, i quadri, gli oggetti usati nei films.

 

 

Le scenografie piu’ impressionanti, a mio avviso, sono la foresta proibita, dove ci si addentra tra la nebbia, con gli immensi alberi, i ragni giganti che scendono e gli effetti climatici sonori; il treno Howgarts express, dove si puo’ salire e vedere negli scompartimenti vestiti e valigie dei protagonisti; ovviamente la porta del binario 9 3/4; la stupenda ricostruzione della Diagon Alley che sembra veramente reale, con tutti i negozi.

 

    

 

Per i piu’ grandi (mio marito ad esempio), interessantissima la sezione con i disegni esecutivi serviti per la realizzazione delle sceneggiature, i modelli e i progetti delle parti di automazione.

 

 

Nell’ultima sala si trova la magnifica ricostruzione del castello di Hogwarts con la neve, e alcuni visori mostrano come è stato utilizzato nelle varie scene, dove sono stati inseriti digitalmente i personaggi, facendolo sembrare vero durante il film.

Con la  musica di sottofondo, la magia di questa sala diventa molto coinvolgente e ha mosso in me una grande emozione.

 

 

Lungo il percorso, ci sono alcune esperienze da vivere, come vedere e toccare la neve e il fuoco di scena, cavalcare una scopa volante e alzarla con la voce, e si possono fare foto con ambientazione in scene ricostruite.

 

 

Segue una parte all’esterno, dove si trova, tra l’altro, il ponte verso Hogwarts da attraversare, la Ford Angelina su cui si puo’ salire, la casa dei Dursley da visitare, il Nottetempo, e poi un’area pic nic, dove si puo’ consumare anche cibo proprio ed assaggiare la Burrobirra, che ha il sapore di una bibita frizzante dolce, con sopra una specie di panna montata al caramello.

 

   

 

L’ultima sala prima dell’uscita, oltre la quale non è possibile ritornare indietro, è il negozio delle bacchette magiche.

 

 

Alle 19.15 il nostro pullman ci aspetta per lasciare questo mondo magico. Che non puo’ risultare indifferente neanche a chi, come me, si è appena e soltanto avvicinato ad esso.

E salutarlo lascia un po’ di malinconia dentro, come quando si deve partire da un luogo che si è amato e dove si è stati bene.

 

 

Il mondo di Harry Potter: un po’ di analisi

Il mondo di Harry Potter contiene valori importanti come il coraggio, la forza, l’altruismo, la lealtà, il perdono, il desiderio di conoscenza e soprattutto l’amicizia, la solidarietà, l’aiuto reciproco, il senso di appartenenza.

Quelli veri, che durano nel tempo e che è cosi’ raro, oggigiorno trovare tra i ragazzi (e anche tra gli adulti), ma che tutti quanti, in fondo all’anima, possediamo, come bagaglio comune dalla nascita.

Sono convinta che bambini e ragazzi che si avvicinano a questa saga si appassionino proprio perché si stanno rendendo conto dell’importanza di tali valori ed anelino a farli propri. La storia funge da consolidamento e motore di fiducia, in un epoca in cui sembra sempre piu’ difficile trovarli.

Lo spazio della magia è uno spazio importante per un bambino o un ragazzo.

E’ uno spazio dove lui “puo’”, che si contrappone alla sensazione di impotenza, che spesso si trova a provare, piccolo in un mondo di grandi.

Uno spazio dove puo’ trovare il coraggio, sperimentare, perché ha il potere – quello buono – dalla sua parte, che gli dà forza, che gli crea autostima, con l’aiuto della solidarietà dei propri simili. Che offre la possibilità di cambiare le cose che non piacciono o che non ritiene giuste, per il principio innato di sana giustizia che hanno i bambini.

 

 

Il personaggio di Harry Potter è intriso di empatia ed è dotato di accoglienza e tramite la sua identificazione, possono venire assorbiti valori quali la tolleranza, il rispetto per chi è diverso e la volontà di combattere contro i  pregiudizi e le ingiustizie.

Come nel mondo reale, nella saga i personaggi positivi hanno subito sofferenze, sono vulnerabili, sono soggetti a momenti di sconforto, ma dotati di qualità personali che li arricchiscono e che vengono valorizzate e che consentono loro di superare gli ostacoli. Viene rafforzato il principio che non tutto è solo quello che appare. Che c’è un senso in quel che accade e una giustizia, che prima o poi si manifesta.

 

 

Il mondo dell’ombra, che appartiene a ciascuno di noi, si materializza all’esterno con il cattivo della situazione, nell’eterna battaglia tra il bene e il male. E’ la lotta che viviamo dentro di noi, il  conflitto che ci tormenta fino a quando una  parte ha la meglio sull’altra. Vederlo rappresentato al di fuori, permette di conoscerlo, di sentirsi meno alienati da esso e trovare la forza per combattere.

Insomma piuttosto che prendere come modello l’ultimo youtuber di moda, o il personaggio con fama e successo, o il bulletto della situazione, molto meglio lasciare identificare i nostri figli con il maghetto, che vuole e costruisce per sé un mondo e una vita migliore e densa di significato e di avventura.

 

 

Per concludere, non ci si aspetti  dagli Harry Potter studios qualcosa simile ad un parco giochi: sono incentrati sulla scoperta della magia che sta dietro alla realizzazione dei films, i backstage, piuttosto che sugli attori o sulla storia.

 

 

Il tutto esercita un enorme fascino, soprattutto per la possibilità di vedere dal vivo oggetti  e ambienti conosciuti e visti nel film..E’ come entrare e appropriarsi un po’ di quella realtà e di quella magia.

 

Harry Potter WB Studios: informazioni pratiche per organizzare la visita

I biglietti si possono acquistare solo on line e non sono rimborsabili.

Si trovano sul sito Warner Bros Studios

https://www.wbstudiotour.co.uk/

ma occorre prenotare parecchio tempo prima. In caso risultino esauriti si possono trovare su varie agenzie online (anche Expedia per esempio), sotto forma di pacchetti che comprendono anche il trasporto fino  agli studios, con un pullman brandizzato di Harry Potter. La maggior parte di queste agenzie li acquista sul sito della Golden Tour

https://it.goldentours.com/warner-bros-studio-tour-london-dietro-le-quinte-di-harry-potter

quindi tanto vale acquistarli direttamente da loro. Si dovrà stampare e portare con sè il biglietto da mostrare alla partenza.

Per rendere un’idea, il costo di un biglietto dal sito WB è di 39 sterline per adulto e 31 per bambino dai 5 ai 15 anni (gratis fino a 4 anni). a cui aggiungere il costo del trasporto del treno da Londra- metro Euston – fino a Watford Junction, piu’ la navetta degli studios (i biglietti si fanno a bordo). Mentre sul sito Golden tour, incluso il trasporto, il costo, variabile, si aggira sulle 70-80 sterline per adulto e 60-70 per bambino.

Il tempo per il viaggio da Londra è lo stesso con entrambe le soluzioni, circa 1 ora 30.

Il tempo per restare all’interno è di circa 3 ore e mezzo se si va col pullman, che è sufficiente per vedere comodamente tutto, è a proprio piacimento se si va autonomamente.

Per l’acquisto di ogni biglietto va selezionato oltre al giorno, anche l’ora preferita di ingresso.

Acquisti

Gli articoli venduti nello store degli studios sono di buona qualità (che puo’ essere testata a differenza di un’eventuale acquisto su internet). Il costo è inferiore a quello del negozio 9 ¾ che si trova a di King Cross

https://www.harrypotterplatform934.com/ 

dove non sono presenti gli stessi articoli (anche quelli dello stesso genere sono diversi). Si trovano comunque articoli e gadget della saga anche in negozi tipo Primark, Hamleys, e in alcuni negozi dell’aeroporto di Stansted. Segnalo inoltre, che si possono trovare felpe e tee shirt anche in alcune bancarelle, per esempio noi ne abbiamo acquistata una molto bella ad ottimo prezzo a Camden Town (15 sterline).

A proposito del binario 9 3/4 che si trova a King Cross, sicuramente è da visitare se ci si trova a Londra e non si va agli studios, ma francamente per me è stata una delusione in quanto non è sui binari,  è una parte di muro a fianco al negozio, dove durante il giorno, facendo lunghe code, si puo’ richiedere di fare una foto a pagamento, mentre la sera, a una certa ora, viene tolto il carrello e la valigia.

 

 

Per finire, la lettera di Hogwarts si puo’ trovare on line per la stampa, per esempio su questo sito https://hogwartswords.jimdo.com/la-tua-lettera-da-hogwarts/

 

Buona magia a tutti!

(foto by Patrizia Pazzaglia)

 

Volete leggere l’esperienza vissuta scritta direttamente dalla tredicenne? eccola

 

Harry Potter Studios a Londra: un desiderio che si avvera. Il vissuto di un’adolescente

 

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L’esperienza di Harry Potter agli Studios di Orlando

https://www.facebook.com/unanimainviaggio/posts/2645080972377862

 

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A cavallo nella valle di Vinales a Cuba

 

Una delle più belle esperienze che si possono fare a Cuba è andare a cavallo per le valli di Vinales.

Al mattino alle 8.30, Husto, il ranchero con cui avevamo preso accordi tramite la casa particular dove alloggiamo, ci viene a prendere e attraverso la campagna circostante, ci porta dove sono parcheggiati i nostri bellissimi cavalli, Guarapo, Lucero, e Poco Loco.

 

 

Ci insegna come si danno i comandi, destra, sinistra, dritto, fermo, lui in spagnolo e noi in un italiano “spagnoleggiante”, ma riusciamo comunque a capirci molto bene.

 

 

 

Io ho cavalcato qualche volta, mio marito mai, Giada ha preso qualche lezione quando era piu’ piccola, ma nessun problema, ci dice Husto. Mi mette capo branco, e si parte per la campagna. Ci addentriamo per i campi e incontriamo dei piccoli agglomerati, e della capanne. Tutto intorno, i famosi “mogotes”, le formazioni calcaree con cima piatta, della valle di Vinales.

 

 

La nostra prima tappa è in una fabbrica di tabacco, o meglio nella casa di un tabachero, che ci racconta tutto il ciclo del tabacco, dalla semina alla produzione dei sigari, con assaggio finale. Giuseppe decide anche di comprare proprio qui un po’ di sigari. D’altra parte, si dice che siano i migliori del mondo. Poco importa se sia vero o no, il racconto è cosi’ piacevole, e anche la persona, che preferiamo favorire questo amico piuttosto che andare ad acquistare in un negozio.

 

 

Il nostro viaggio prosegue, Husto ci porta su terreni un po’ piu’ impervi e dissestati e io ho difficoltà a governare il cavallo. Non ho ben capito come si danno i comandi e ho il solito problema di far fatica a identificare subito la destra dalla sinistra..e poi, sono molto agitata. E’ bellissimo stare sull’animale ma non mi sento molto sicura, nonostante il mio cavallo, Guarapo, e gli altri, siano estremamente ubbidienti quando Husto li chiama, o da loro i comandi con la voce. Husto pensa bene di retrocedermi alla fine della coda, e di tenere con la corda il mio cavallo, mandando avanti Giuseppe.

 

 

Guardando la meraviglia della vallata, con le spiegazioni di Husto riguardo al diverso tipo di coltivazioni del terreno, arriviamo alla prossima tappa, una piantagione di caffè, dove è prevista una sosta.

 

 

Anche qui una deliziosa e simpatica persona, ci spiega tutto il ciclo del caffè e poi ci invita al bar, dove si puo’ degustare il caffè o bevande tipiche. Noi preferiamo evitare il caffè cubano, e proviamo ad assaggiare la canchanchara, un cocktail fatto con il succo ricavato dallo zucchero di canna e rhum, che si rivela buonissimo, e un guarapo, ovvero il succo ottenuto dalla spremitura della canna da zucchero, che avevamo già assaggiato in precedenza.

 

 

 

Continuiamo il nostro giro, che si fa sempre piu’ avventuroso, guadiamo anche delle enormi pozzanghere creatasi con il temporale della sera precedente, dove i cavalli affondano fino a metà gamba, e noi ci schizziamo ovunque di fango…ma è bellissimo!!! Ci sembra di essere un po’ i cow boy a cavallo che si vedono nei film! Dopo 4 ore il nostro giro finisce, siamo molto soddisfatti, dell’esperienza, vorremmo avere un giorno in piu’, per tornare a cavallo anche domani!!

 

 

Siamo riusciti a parlare un po’ con Husto durante le varie tappe, e nonostante i cubani siano molto riservati riguardo la loro situazione politico-sociale, si è dimostrato una bellissima persona, padre di famiglia, appassionato del suo lavoro e innamorato della sua terra (e ci crediamo, con tutta quella bellezza! ). Ma come in tutti i cubani, si percepisce il suo desiderio di conoscere anche altro dal suo paese, cosa che non è facile per loro, e lui coltiva il sogno di poter fare un viaggio di lavoro negli Usa. Giunti ai saluti, chiediamo a Husto di fare una foto ricordo, lui si mette di fianco a Giuseppe, ma prima di scattare, chiede di fermarsi.. si toglie il suo cappello da ranchero e lo scambia con quello di Giuseppe… un gesto commovente, che la dice di gran lunga sull’anima di Husto. Una persona che ricorderemo per sempre.

 

 

Al ritorno verso la nostra casa particular, un dono ci aspetta sulla strada: troviamo un ferro di cavallo, che ci portiamo a casa come ricordo della nostra esperienza a Vinales.

 

(luglio 2017)

 

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Alloggiare all’Havana nella casa del professore che dava lezioni di matematica a Che Guevara

 

Un paese dove il 97% della popolazione va a votare e dove discendenti da schiavi, colonizzatori ed indigeni riescono a essere uniti per gli ideali comuni della Patria.

Dove il ricordo di un uomo di valore sopravvive al tempo.

Dove la musica fa sentire il sangue scorrere al cuore.

Un paese dove non ci sono cartelloni pubblicitari.

Dove in certe zone il principale mezzo di trasporto è ancora il cavallo e di lavoro il carro dei buoi.

Dove l’apertura all’iniziativa del privato si chiama “particular”.

Dove ti può capitare di trovarti nella casa di chi c’era all’epoca della rivoluzione e ti racconta come è andata la storia.

 

 

Alloggiare a casa Diana Vilaseca all’Havana, figlia del professore che dava lezioni di matematica a Che Guevara.

E’ l’ultima notte che trascorriamo a Cuba. Alloggiamo in una casa particular al Vedado, un quartiere residenziale dell’Havana, Casa Diana.

Ci aspetta una delle esperienze piu’ emozionanti del nostro viaggio.

Al nostro arrivo ci accoglie l’ottantaduenne Tony che parla un ottimo italiano, assieme alla moglie Diana.

La casa coloniale è bellissima. Elegante e affascinante, con il classico pavimento a riquadri bianco e nero, la scala in legno che porta alle camere, ritratti appesi ai muri degli antenati e degli abitanti, mobilia e oggetti raffinati.

 

 

Il patio con le tipiche sedie a dondolo, che dà sul bel giardino dove ci si puo’ fermare a chiacchierare, è fresco e accogliente.

 

 

La colazione, preparata da Diana, viene servita da Tony nella sala da pranzo con il servizio della festa.

 

 

Tony e Diana sono ospiti discreti e gentili.

Abbiamo scelto di alloggiare qui, l’ultimo giorno della nostra permanenza a Cuba, per provare un quartiere diverso dall’Havana Veja, sperimentato all’inizio del viaggio.

Ma anche per un altro motivo.

Avevo trovato alcune notizie, navigando su internet, su questa casa. Diana la moglie di Tony, è la figlia del professor Vilaseca.

Il professor Salvador Vilaseca, oltre ad altre importanti cariche,  è stato rettore dell’Università dell’Havana, negli anni Settanta, ambasciatore cubano a Roma, e dopo la rivoluzione, è stato importante collaboratore di Fidel.  Aveva già combattuto contro la dittatura di Machado e quando conobbe Fidel e Che Guevara, nel periodo dell’esilio in Messico, iniziò a collaborare con loro per la rivoluzione. Quando, dopo la rivoluzione, il Che venne nominato da Fidel Castro, Presidente del Banco Nacional, quest’ultimo convoco’ Vilaseca per chiedergli di diventare il suo vice.

La storia narra che

 

Castro domandò se fra i presenti c’era un economista. Che Guevara, distratto in un’altra conversazione, capì invece “comunista”: alzò la mano e si ritrovò nominato, suo malgrado, Governatore della Banca Cubana. Poiché era un medico, chiese aiuto a un amico, il professore di matematica Salvador Vilaseca, proponendogli di diventare Direttore Generale. Questi si schermì, dicendo che non sapeva niente di banche, ma Guevara gli ricordò candidamente: “Neppure io”.

 

Pertanto, il Che chiese a Vilaseca di dargli lezioni di matematica e cosi’ iniziarono ad incontrarsi periodicamente, per tutti i 5 anni seguenti, finchè il  Che imparò algebra, geometria ed analisi.

Il prof. Vilaseca ha scritto innumerevoli libri e documenti storici, purtroppo non pubblicati, ma conservati presso il Museo della scienza e presso l’Istituto di storia di Cuba.

Quando il prof. Vilaseca,  ci ha raccontato Tony, chiese a Che Guevara il motivo per cui voleva lezioni di matematica, la risposta del Che fu:

 

“Perchè la matematica apre la mente”.

 

 

Sentire la storia di Cuba dalla voce di chi ha vissuto quel periodo e cosi’ vicino agli eroi nazionali,  è stata un’esperienza impagabile ed emozionante.

Resterà per sempre nei nostri ricordi e nel nostro cuore. Ci ha permesso di entrare ancora di piu’ nell’anima di questo splendido paese e di questa gente.

Grazie Diana e grazie Tony.  Hasta la victoria, siempre.

 

 

 

sito web di Casa Diana:

http://www.casadianahabana.com/index_archivos/englishhomepagecasadianahabana.htm

 

su Salvador Vilaseca:

https://www.ecured.cu/Salvador_Vilaseca

 

 

(luglio 2017)

 

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Tuffo da una liana nel Rio Chavon-Repubblica Domenicana

 

Bayahibe, Repubblica Domenicana.

Decidiamo di fare un’escursione che comprenda anche la risalita del fiume Rio Chavon.

La zona del Rio Chavon è diventata  famosa per essere stata il set di film come Apocalipse now, Anaconda e diversi altri, per il paesaggio lussureggiante che offre.

Il fiume, infatti, scorre serpeggiando in uno spettacolare canyon, con una vegetazione selvaggia sulle sue rive. Una vera e propria giungla e foresta pluviale.

Su un tratto alto della scogliera sorge un bellissimo paese medievale ricostruito, Altos de Chavon, che domina il fiume stesso.

Molte sono le escursioni che portano i turisti a navigarlo, a bordo di imbarcazioni che assomigliano a quelle che utilizzate sul fiume Mississipi, oppure di enormi zatteroni, che lentamente lo risalgono fino al  ponte, distante una ventina di minuti da Bayahibe.

Avevo già navigato sul Rio Chavon nel corso di una precedente vacanza a Punta Cana, a conclusione di un’escursione all’isola di Catalina.

La sua straordinaria bellezza mi aveva colpito, la natura selvaggia era rimasta impressa nei miei occhi e per questo ho voluto tornare a vedere tanta bellezza.

Questa volta pero’ sapevo  che il giro si sarebbe concluso con un’esperienza particolare: il tuffo dalla liana di un albero nel fiume.

L’atmosfera sulla zatterona era molto gioiosa e spensierata, rhum e balli a ritmo di merengue, rendevano unica la mini crociera.

Svoltando un ansa del fiume, la zatterona si avvicina alla riva, dove  un grande albero sporge e da un ramo una corda arriva sull’acqua. Chi ha il coraggio puo’ salire sulla riva, che in quel punto è parecchio alta e, afferrando la corda, puo’ prendere la rincorsa e lasciarsi andare nelle acque marroni del fiume..

Io notoriamente ho paura dell’acqua, e non ho neanche molto coraggio.

Ma non ci voglio pensare perché, se non la faccio qui, questa esperienza, quando mai mi ricapita??

Voglio vivere, voglio vincere questa paura, voglio cogliere questa occasione!

Mi infilo allora il mio salvagente gonfiabile, che mi rassicura un po’, e mi metto in fila, in attesa del mio turno, dietro a mia figlia, undicenne, mentre quelli che mi precedono, i temerari, si buttano quando arriva il loro turno. So che non devo pensare, mentre si avvicina il momento, sento l’adrenalina salire.

E quando tocca a me, prendo la liana prendo la rincorsa e…via! mi butto!

Mi sento affondare velocemente nelle acque del fiume, sono secondi interminabili ma vissuti con piena coscienza. Il tonfo e il salvagente mi rispingono a galla e mi guardo attorno mentre sono immersa nel fiume

Ce l’ho fatta!!

Ho vinto anche questa paura.

Non è stato solo un tuffo nel fiume, è stata una prova di coraggio per me.

Una dimostrazione che, se non sto troppo a pensare, ce la posso fare, qui e in altre occasioni della mia vita.

Risalgo emozionata piu’ che mai e ringrazio il Rio Chavon e questa straordinaria esperienza, entusiasta di aver vissuto, ancora una volta.

(luglio 2016)

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Fusterlandia a L’Havana

 

 

“La alegria de vivir”,  cita questa opera dell’artista cubano Josè Fuster, ed in effetti è quello che si prova entrando a Fusterlandia.

Arriviamo col taxi davanti all’entrata della casa-studio di Fuster, che ormai è diventata un museo a cielo aperto, ad entrata gratuita.

 

 

Rimaniamo subito stupefatti e abbagliati dall’arcobaleno di colori e forme e dalla bellezza di cio’ che vediamo. Costruzioni e opere decorate con pezzi di mosaico in ceramica colorati o pitturati dall’artista stesso, frasi significative, ma anche muri, case, cancelli, fontane cartelli stradali e perfino la fermata dell’autobus, resi delle opere d’arte essi stessi.

 

 

Fuster, infatti, dopo il suo arrivo, circa 30 anni fa nella cittadina di Jaimanitas, propose ai suoi vicini di poter estendere la sua arte nel villaggio. E tutt’oggi l’artista continua a lavorare nel suo studio, dove non è infrequente trovarlo all’opera, e ad abbellire la cittadina, trasmettendo proprio il senso dell’allegria e della bellezza che trascende e arriva al cuore.

 

 

L’arte di Josè Fuster è ispirata a Gaudi e a Picasso, infatti il luogo ricorda un po’ il Park Guell di Barcellona, mentre in molte opere si trovano i classici occhi e le forme dipinti da Picasso.

 

 

 

Fusterlandia si trova nella zona nord ovest dell’Havana sulla Quinta Avenida (Av 5), oltre il quartiere Playa, tra il Club Havana e la Marina Hemingway.

Un posto imperdibile per chi ama sentire dentro la vita che pullula.

“L’alegria de vivir”.

 

 

(luglio 2017)

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La cucina del Diavolo a Marafa-Kenya

 

Partiamo per arrivare a Marafa all’ora del tramonto, l’ora piu’ bella. Quando il sole illumina le rocce, colorandole di rosso.

Ci vogliono circa un paio d’ore da Timboni, dove alloggiamo, vicino a Watamu, per arrivare in questo luogo magico,  detto anche “La cucina del diavolo”, Hells kitchen.

Percorriamo una strada normale fino a un punto in cui una deviazione ci porta su una strada rossa. Lungo il percorso incontriamo donne che trasportano  contenitori dell’acqua, piccoli villaggi di poche case di fango, bestiame al pascolo, bambini.

 

 

Arriviamo a un punto in cui la strada guarda su una vallata profonda e il panorama sembra proprio quello del film “La mia Africa”.

Giungiamo a Marafa verso le 5 del pomeriggio. Una guida ci accompagna e comincia il nostro giro. Dopo pochi passi vediamo lo spettacolo: una magnifico piccolo canyon si apre davanti a noi.

 

 

Costituito di roccia arenaria, nel corso di millenni,  gli agenti atmosferici, pioggia, vento ecc.,  hanno eroso il terreno dando vita ad una depressione geologica con dirupi, pinnacoli, guglie, pareti verticali.

Scopriamo perché viene chiamato anche “la cucina del diavolo”: nelle ore piu’ calde, con il sole a picco, le rocce scaldate dal sole diventano ardenti e ci si potrebbe anche cuocere il pranzo, incandescenti come all’inferno.

Seguendo la nostra guida africana, scendiamo fino alla base della gola. Camminiamo lungo i sentieri scavati nelle rocce, entriamo nelle caverne che si sono formate, tocchiamo le pareti.

 

 

La nostra guida sfiora con le dita una parete e spalma la polvere sul suo braccio, un’altra volta e un’altra ancora per mostrarci tutti i colori della roccia.

 

 

Alzando gli occhi vediamo una forma di elefante, di fronte un albero con le radici fuori a metà del terreno, nel vuoto, e ancora, sul bordo dei bambini che giocano e schiamazzano.

 

 

Dal fondo risaliamo, il sole sta tramontando, la bellezza del posto lascia senza parole.

 

 

Raggiungiamo la cima dal lato opposto da cui siamo partiti e i bambini che vedevamo dal basso sono ad attenderci e ci circondano curiosi. Alcuni dei piu’ grandi ne portano sulla schiena altri piccolissimi e tutti camminano con noi, fino all’uscita della cucina del diavolo.

 

 

Osservo estasiata  il colore rosso delle rocce, mentre dall’altra parte il sole sta scendendo, nel silenzio del tramonto, con le voci dei bambini.

 

 

Riguardo quegli occhi neri e profondi che ci hanno accompagnato e che rimangono li’, senza poter immaginare com’è la loro vita, se hanno una famiglia da cui tornare stasera, un pasto lauto da mangiare, se hanno dei sogni o se avere dei sogni per loro è un lusso che non si possono permettere..

 

 

 

E’ l’ennesimo posto che lasciamo con l’Africa nel cuore..

(luglio 2012)

 

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Incontro con i Masai a Zanzibar

 

 

Ci sono popoli che quando li incontri, senti che hanno conservato un’identità molto forte.

Che quando li incontri, è come se incontrassi qualcosa di antico, di sacro, di essenziale che risuona nella tua anima, che ti appartiene.

Perchè tutti noi discendiamo da uomini che vivevano nelle tribu’, con le loro tradizioni e i loro rituali e credo che nelle cellule ci portiamo il ricordo di quel vissuto.

Cosi’ è stato quando ho incontrato i Masai a Zanzibar, in Africa.

 

 

 

Un senso di profondo rispetto, ammirazione per la loro fierezza ed integrità, e una grande voglia di conoscerli o anche solo di stare con loro.

Nonostante siano un popolo di guerrieri, avevo la sensazione della necessità di avvicinarli con estrema delicatezza.

I Masai, dagli altopiani al confine tra Kenya e Tanzania, dove vivono di allevamento del bestiame, a volte si spostano per la stagione turistica, nelle località di mare di Zanzibar o Kenya, per vendere oggetti di artigianato o per lavorare come custodi nei resort, lavoro per cui sono molto apprezzati per le loro tradizioni guerriere.

 

 

Il loro abito tradizionale a sfondo rosso, lo shuka, la loro lancia appoggiata sulla spalla, i sandali fatti di gomma di pneumatico, i gioielli di loro manifattura indossati, poco andavano d’accordo con i telefonini di ultima generazione che possedevano. Ma, oltre che per comunicare, i telefonini li usavano per conservare i ricordi di quello che avevano di piu’ prezioso a casa loro: ho visto lunghi video delle loro mucche al pascolo, della savana sterminata e con i suoni della loro natura.

 

 

Ho ascoltato le loro storie, la cicatrice del morso di un leone durante un rito di iniziazione alla vita adulta, i racconti della loro vita famigliare e quotidiana, il viaggio per arrivare sulla costa. Ho guardato i loro sorrisi, che mostrano i denti mancanti,tolti, come da tradizione, da bambini, e i loro occhi intensi. Ho guardato mio marito giocare a pallone sulla spiaggia, invitato alla loro partita, durante la bassa marea, unico momento in cui li ho visti con i pantaloncini e senza i loro abiti tradizionali, e lui, unico bianco in campo.

 

 

E poi ho ammirato la loro voglia di conoscere, la loro capacità di imparare la nostra lingua, il desiderio di parlare con te o anche solo di camminare insieme, anime che si incontrano e che condividono un momento. Ti sentivi chiamare durante una passeggiata sulla spiaggia -nessuno dimentica il tuo nome- ed era uno di loro che ti raggiungeva, ti prendeva la mano per il loro saluto tradizionale, e ti accompagnava per un po’. Con discrezione.

 

 

La sera, una volta alla settimana facevano l’altro lavoro, quello di mostrare le loro danze tipiche ai turisti nei resort. Salti altissimi, con quelle gambe lunghe e magre, caratteristiche della loro etnia, e canti tradizionali con suoni gutturali. che trasmettono potenza e coraggio e ti proiettano in un’altra dimensione.

 

 

Chi era venuto per vendere oggetti, aveva un “negozio” sulla spiaggia, che era poi una capanna, dove ti invitava educatamente ad entrare. Se entravi da uno, dovevi entrare in tutti i negozi, per non fare un torto a nessuno. Solo entrare, se non compravi non c’era nessun problema – hakuna matata – ma dovevi entrare.

 

 

Alla fine della vacanza, abbiamo comprato qualcosa da tutti. Ogni oggetto che abbiamo portato a casa non è solo un oggetto, ma ha un nome, è il ricordo di una persona, di un Masai: Lazzaro, Kilimangiaro, Morellato, Paolino, Pedro, Geremia e tanti altri.

 

 

Termino questo racconto con un estratto dal libro “La mia Africa” di Karen Blixen, e nel mio cuore spero di avere ancora la possibilità di incontrare di nuovo questo popolo straordinario.

«Un guerriero Maasai è un’incredibile visione. Questi giovani uomini hanno, nel grado più alto, quella particolare forma di intelligenza che chiamiamo “chic”; audaci e selvaggiamente fantastici come sembrano, essi sono ancora risolutamente autentici e fedeli alla loro natura e ad un ideale immanente. Il loro stile non è un comportamento assunto, né un’imitazione di una perfezione estranea; è cresciuto interiormente, ed è un’espressione della razza e della loro storia e le loro lance ed i loro abiti sono parte del loro essere, così come lo sono le corna per il cervo».

 

 

 

foto di Patty

luglio 2011

libro consigliato sui Masai: “I miei Masai” di Giulio Gallo

per bambini “Mosè Masai” di Alice Robol

 

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Snorkeling alle Maldive

 

 

 

Tra le cose fighe in giro per il mondo non ci puo’ non essere lo snorkeling alle Maldive.

E’ vero che i coralli sono forse piu’ belli in Mar Rosso. E’ vero che in Polinesia si possono fare diverse esperienze, come nuotare con gli squaletti, o nutrire le razze. Non ho esperienza della grande barriera australiana. Ma fare snorkeling alle Maldive significa vedere un paradiso sotto e sopra l’acqua!!!

 

 

A volte dal pontile si hanno già queste visioni

 

(foto scattate ad Embudu)

 

o anche dalla riva si possono vedere dei pesci colorati

 

    

 

Per andare a far snorkeling si indossa maschera, boccaglio, e pinne, per spostarsi piu’ velocemente o per fare meno fatica quando ci sono correnti avverse. Nelle isole solitamente ci sono anche i diving che le affittano, ma è piu’ conveniente, oltre che igenico, portarsene delle proprie. Una mezza muta o eventualmente una cintura gonfiabile, puo’ aiutare chi ha piu’ difficoltà in acqua o si vuole sentire piu’ sicuro per galleggiare meglio (consigliabile soprattutto per i bambini..io la metto sempre!!)..mentre per evitare le facili scottature è utile indossare una maglietta di lycra (in vendita da Decathlon), che si asciuga poi velocemente…

E poi si va, nelle mille sfumature di blu!

 

 

Noi abbiamo sempre scelto isole con il reef attorno e non troppo distante dalla riva, in modo che si potesse raggiungere facilmente nuotando.

Quando l’acqua comincia ad essere piu’ profonda, e non appena termina la parte sabbiosa, si cominciano a vedere i coralli..che purtroppo qui non sono più belli come una volta (io ho avuto la fortuna di vederlianche una trentina di anni fa), per effetto del Niño, un fenomeno climatico che provoca un forte riscaldamento delle acque, con la conseguenza della moria e sbiancamento dei coralli, a cui le Maldive sono state piu’ volte soggette negli ultimi decenni. Ma è tutto comunque spettacolare!

 

 

Ed ecco apparire i primi pesci!

Pesci pappagallo, pesci angelo, pesci sergente, pesci palla, cernie, barracuda, branchi di pesci…dei più variegati colori..E’ come nuotare in un acquario!

 

 

L’entusiasmo ti porta a seguirli, i pesci, fino ad arrivare al grande blu, dove la barriera diventa uno strapiombo e non si vede piu’ il fondo!

E’ li,’ nel grande blu, i pesci  che si vedono pesci sempre piu’ grossi, a volte si possono incontrare pesci napoleone o grandi cernie o anche degli squali o le bellissime aquile di mare.

Le prime volte, arrivare a questo punto, sulla barriera, mi spaventava, per la quantità sconfinata di acqua che mi trovavo davanti. Tuttora, comunque, voglio sempre restare vicino alla barriera, dove vedo un confine!

Sulle pareti e sul fondo, tanti pesci nuotano e cercano cibo.

 

 

Raramente, mimetizzati, si possono vedere anche dei polipi, che, se disturbati, si muovono cambiando forma e colori, un vero spettacolo. Oppure trigoni o  razze, che con la loro eleganza, nuotano come danzando. O, con grandissima fortuna, una tartaruga, che dal fondo risale a pelo d’acqua per respirare. E quanti pesci pagliaccio!! Si, quelli come Nemo, che entrano ed escono dai loro anemoni.

 

 

Insomma, una meraviglia, ore e ore passate in acqua senza accorgersene, e la voglia impellente di tornarci e ritornarci ancora.

E poi, alzando la testa dal mare, davanti appare lo spettacolo: spiaggia bianca, palme, un’oasi di bellezza che lascia senza respiro e che, per me, non ha eguali.

 

 

   (Fihalohi)

 

Insomma, l”immagine che piu’ si somiglia al paradiso da me immaginato!

 

(Biyadhoo)

 

foto di Patrizia Pazzaglia

 

 

 

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I nostri resort low cost alle Maldive

La giraffa ritrovata

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Canopy (zipline) nella Valle de Los Ingenios a Trinidad-Cuba

 

 

Quando Yahima, proprietaria della nostra casa particular di Trinidad, ci ha detto che poco distante c’era un canopy, nella Valle de Los Ingenios descrivendolo come un’esperienza esilarante per nostra figlia dodicenne, non avevo capito bene di che cosa si trattasse.

Intanto mia figlia aveva intuito e mi ha spiegato che il canopy, detta zipline tra i giovani in Italia, è la fune da cui ci si lancia da un punto per raggiungerne un altro, restando sospesi nel vuoto. Siamo titubanti, ma Giada no, è contentissima di poter fare questa esperienza elettrizzante!

 

 

Tra spavento e attrazione, al termine dell’escursione alla  Manaca Iznaga, l’hacienda dove in passato veniva coltivata e lavorata la canna da zucchero, ci dirigiamo poco distante, e arriviamo in un bellissimo tratto della Valle de los Ingenios.

 

 

Il prezzo, 10 cuc per l’esperienza è sicuramente molto attraente e.. mio marito non ci pensa proprio a fare il canopy, io sono terribilmente spaventata da un volo nel vuoto, ma penso a quando mai mi potrà capitare piu’ di poter vedere un’immensa vallata sorvolandola con una fune.

 

 

Quindi decido che devo vincere la paura di essere sospesa nel vuoto e devo andare. Sul canopy si puo’ salire da soli e fare il tragitto oppure assieme all’istruttore; o ancora, in due con l’istruttore. Decidiamo che io e Giada andremo insieme con l’istruttore, anche se lei, piu’ temeraria, avrebbe voluto andare completamente da sola.

Ci imbragano, mettiamo i caschetti, saliamo la scala che ci porta al punto di partenza. Ci appoggiamo alla fune, ci fanno vedere la posizione che dobbiamo tenere si aggrega l’istruttore…e si parte.. verso l’infinito e oltre!!!!

 

 

Vedere la vallata sotto di noi è uno spettacolo unico, la paura passa in un attimo e lascia il posto all’eccitazione per l’esperienza…è quasi come volare!!

 

 

Facciamo il primo tratto, scendiamo facciamo un altro tratto, riscendiamo nello stupore, a piedi ci addentriamo in una zona boscosa, raggiungiamo l’altra parte, sempre lanciandoci con la fune, questa volta da sole,  scendiamo e camminiamo in salita per 5 minuti..

 

 

Da li’, molto piu’ in alto si riparte per fare il tratto piu’ lungo, adrenalina a mille, meraviglia delle meraviglia, fino ad arrivare al nostro traguardo…

 

 

L’esperienza è stata qualcosa di indescrivibile, Giada è entusiasta, io pure.

E ancora una volta sono contenta che sia prevalsa, sulla paura, la voglia di sperimentare e di vivere la bellezza del mondo.

 

 

 

(luglio 2017)

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Safari in Kenya

 

“Safari” in lingua swhaili significa viaggio.  

E non poteva mancare nel nostro viaggio in Kenya anche questo viaggio.

E’ stato molto comodo, oltre che piu’ economico, organizzare il safari sul posto. Noi l’abbiamo fatto tramite Gianni e Gloria, proprietari della struttura che avevamo scelto, il Mimi na wewe, dopo che, nelle varie mail di prenotazione dell’alloggio, ci avevano inviato il programma della loro agenzia di fiducia. Nei pacchetti di viaggio, solitamente il safari lo propongono subito all’arrivo, quando magari si è stanchi dopo parecchie ore di volo. Noi abbiamo potuto scegliere il momento migliore e abbiamo deciso di farlo a metà del nostro viaggio.

 

Partiamo alle 7 del mattino, da Timboni (Watamu) dove alloggiamo.

Il nostro pulmino, con alla guida Fede, che parla un’ottimo italiano, è comodo e con noi ci sono altre 4 persone.

 

Durante il tragitto, dopo aver attraversato vari villaggi, cominciamo a vedere il rosso della terra della savana, ed alcuni animali, piccole antilopi e scimmiette e già l’emozione sale.

Dopo circa 3 ore, siamo all’ingresso dello Tsavo Est.

Prima di entrare facciamo una sosta di mezz’ora sulle rive del fiume Galana, dove si trovano dei coccodrilli. Io riesco a fare anche una foto molto vicino a loro, ma vi assicuro che non sono per niente bellini!

 

 

Un giro in un negozio di souvenir e si riparte: entriamo nel parco. Fede apre il tettuccio e via..comincia l’avventura.

 

 

I primi animali che avvistiamo sono delle zebre, vicino ad enormi formicai di terra rossa.

 

 

La savana è diversa da come l’avevo immaginata, ci sono pochi alberi, è molto brulla, ma la sua terra rossa è un’incanto, una di quelle cose che non potro’ dimenticare.

 

 

Intravediamo subito un bufalo, e poco oltre degli struzzi..enormi! Ecco, quelli li immaginavo piu’ piccoli. E poi i primi elefanti. I primi di una lunga serie.

 

 

Arriva il momento delle giraffe, enormi anche loro, che mangiano tranquillamente dai rami piu’ alti degli alberi.

 

 

Ci alziamo in piedi e mettiamo la testa in alto fuori dal pulmino.  Gli occhiali sono d’obbligo, si respira tantissima polvere, ma la vista e la sensazione è impagabile. Mi viene da piangere di fronte a tanta bellezza.

Mentre percorriamo la strada, Fede per una attimo fa una deviazione, sicuro di dove ci sta portando: infatti all’ombra di un cespuglio giacciono 2 vecchi leoni.

 

 

Vediamo altre giraffe attraversarci la strada, guardarci curiose o brucare i rami e impariamo che qui ci sono 2 tipi di giraffe: le giraffe masai, presenti solo in Kenya e Tanzania, le piu’ alte della specie, con macchie piene marron scuro e dai contorni seghettati, e le giraffe reticolate, con grandi macchie marroni disposte a reticolo.

 

 

Avvistiamo qualche antilope e anche qui scopriamo che ce ne sono di diversi tipi: l’antilope d’acqua, molto simile ad un cervo, l’impala, piccola e snella, l’antilope del cacciatore, con le sue lunghe corna ricurve, il dik dik, la piu’ piccola, dal nome onomatopeico che richiama il verso che fanno. E la mia preferita, l’antilope giraffa, con orecchie tonde e sguardo curioso. E queste sono solo alcune.

 

 

Arriviamo al Lodge che ci ospiterà che è ora di pranzo.

Quello che ci aspetta è una meravigliosa struttura vicino a una pozza,  il Voi wildlife lodge, dove vengono ad abbeverarsi gli animali, e infatti vediamo subito alcuni elefanti che tranquilli si stanno allontanando dopo aver bevuto.

 

 

Un buon pranzo e una sosta per riposare è proprio quello che ci voleva, e abbiamo il tempo anche per farci un bel bagno nella piscina e far giocare la bambina nel playground della savana.

 

 

La nostra camera è meravigliosa, con 2 grandi letti con zanzariera e un terrazzo vista pozza.

 

 

Ci fermiamo a rilassarci sul terrazzino, guardando la pozza, ma ad un tratto qualcosa cattura il nostro sguardo, qualcosa che si muove in lontananza..e che si avvicina sempre piu’…

 

 

Un branco di bufali, centinaia e centinaia stanno correndo verso la pozza.  E’ uno spettacolo, sembra di essere in un film di cow boy..

 

 

Arrivano, si fermano a bere, c’è chi si bagna nella pozza, e poi..via che proseguono il loro cammino.

 

 

Questa visione resterà una delle piu’ belle esperienze del nostro safari.

Attorno alle 16 si riparte per il “game drive”, cioè il giro nella savana.

 

 

Gireremo fino al tramonto dentro al parco, vedendo questa volta molti piu’ animali in branco, famiglie di elefanti, che qui sono rossi perchè pieni di terra della savana altri leoni, gruppi di scimmie, altre antilopi e anche una leonessa con i cuccioli.

 

 

Torniamo alla nostra base che il sole ormai è tramontato con i suoi meravigliosi colori.

 

 

Impieghiamo un po’ di tempo prima di riuscire a toglierci  tutta la polvere rossa di dosso.

Prima di dormire, resto nel mio terrazzino a guardare nel cielo stellato…. e i grandi Re del passato..

L’indomani mi sveglio all’alba, voglio vedere nascere il sole nella savana.

 

 

Facciamo colazione presto, perchè alle 7 dobbiamo partire per l’ultimo game drive prima di lasciare il parco: il biglietto di ingresso dura 24 ore, quindi dobbiamo uscire alla stessa ora in cui siamo entrati il giorno prima.

Di nuovo grandi emozioni alla vista di tutti gli animali, alla luce del sole del mattino.

 

 

L’ultima cosa che vediamo è un grosso formicaio e lo scheletro di un’animale. Siamo nella savana, vige la legge del piu’ forte.

 

 

Lasciamo il parco prima dell’ora di pranzo.

E’ stata una sfaticata e Giada, nostra figlia, si addormenta sulle mie gambe.

Il viaggio di ritorno è anche piu’ lungo ma la soddisfazione è tanta.

Quello che abbiamo visto resterà per sempre nei nostri ricordi e nei nostri cuori.

La natura, gli animali, quelle cose che ti fanno apprezzare la bellezza del creato e che nutrono l’anima. 

L’Africa.

 

 

recensione su tripadvisor Voi wildlife lodge 

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Patrizia Pazzaglia, Patty dopo un po’.

Sono versatile, camaleontica e un po’ nevrotica. 

Una come tante.  Nessuna grande passione, ma so appassionarmi.

Prendo tutto molto sul serio e in tutto quello che faccio, se mi interessa, ci metto impegno e dedizione.

Scarsamente tecnologica, diversamente social.

Mi piace condividere, mi piace ascoltare, esprimermi, se è il caso, e stupirmi.

Mi piace vivere intensamente e andare in profondità delle cose che mi interessano e lasciare andare ciò che non mi serve (anche se con difficoltà).

Mi piace lasciarmi contagiare dalla bellezza e dalle emozioni e..naturalmente viaggiare, fuori e dentro di me, col corpo e con la mente (ma anche con lo spirito).

Perchè la vita è un gran bel viaggio.