Italia
Panchine giganti in Emilia Romagna: a Prignano (MO) e a Castellarano (RE)
La ricerca e la contemplazione della bellezza fa bene all’anima, purifica, rimette in contatto con le parti autentiche di sè. Ed è utile per combattere contro i messaggi tossici che ci arrivano dalla vita di tutti i giorni, o da un passato che ci ha forgiato e ferito, che a volte può imprigionare ed opprimere.
E’ per questo che, quando non è possibile fare diversamente, cerco di andare a trovare la bellezza nei dintorni.
Per fare un breve giro domenicale in moto, a quasi fine marzo, veniamo a scoprire che tra Modena e Reggio Emilia sono installate alcune Big Bench, le famose panchine giganti, che fanno sentire un nano anche chi, a differenza mia, non lo è😄
La mia prima panchina gigante l’avevo vista poco tempo prima, a gennaio, a Cisano, sul lago di Garda, ed era stato davvero entusiasmante🤩.
Il Progetto Big Bench Community Project è un’iniziativa nata ad opera dell’artista Chris Bangle in Piemonte, senza scopo di lucro, ed è volta a valorizzare e sostenere il territorio. Per questo le panchine vengono installate in luoghi paesaggisticamente degni di nota.
Decidiamo dunque di partire, per andare a vedere dove sono state installate.
Il marito pianifica un giro ad anello, quindi partiamo dalla strada più bella, quella che, dopo Vignola, in provincia di Modena, prosegue verso Serramazzoni.
La big bench nr. 108 di Prignano sulla Secchia (MO)
La strada per andare a Prignano, così si chiama la località della prima panchina che vogliamo vedere, è bellissima, con una limpida giornata di sole: dopo aver passato la zona dei ciliegi in fiore, caratteristici della zona, sale per curve sulle dolci colline, e offre un panorama stupendo sulle verdi vallate, mentre, in lontananza, la cima innevata del monte Abetone, e delle altre montagne dell’Appennino, ci accompagnano per tutto il percorso
Poi si stringe, passa per luoghi a dir poco remoti, che ci fan credere di aver sbagliato strada: ma il navigatore pare sicuro, quindi, anche se titubanti, decidiamo di seguirlo.
Prignano sulla Secchia è a 37 km da Modena. Ma siamo ben lontani dal paese, che è nella valle del fiume Secchia, e, come molte località montane, si estende per parecchi chilometri, tra campagna e boschi.
Arriviamo in via del Monte, sulla collina, in un posto dove ci sono belle ville, edifici rurali, e stalle.. ma nessuna segnalazione della panchina.
Il mio pensiero è: hanno installato una big bench in c..o ai monti!😳 :)
Dal basso, però, individuiamo in alto, proprio sulla cima, la sagoma della big bench
Lasciamo la moto al lembo della strada, e prendiamo la via che sale, fino a 700 metri, sul monte Predazzo
Anziché seguire il sentiero, tagliamo per il bellissimo prato: abbiamo attorno solo il verde dell’erba e il blu del cielo…
Ma che fatica! La pendenza è davvero notevole!
Con il fiato corto, arriviamo alla vetta: una gigante panchina azzurra ci appare, con un panorama mozzafiato, a 360 gradi🤩
Sarà pure in c..lo ai monti, ma è davvero uno spettacolo sorprendente!
Li’, dalla big bench di Prignano, da una parte si vede la vallata dove scorre il fiume Secchia, e la Pianura Padana modenese, e dall’altra l’Appennino, coi suoi monti
La panchina è stata installata nel 2020, sicuramente arrivarci è un’impresa, non è di strada, ma bisogna proprio decidere di andare lì, ma ne vale davvero la pena!
Leggiamo che, per chi ama il trekking, si può fare un giro ad anello, lungo 5 km, che parte dal centro del paese, e include, al km 3, l’arrivo alla panchina
La big bench nr. 106 di Castellarano (RE)
A una mezz’ora di strada dalla panchina gigante di Prignano, scendendo dai monti, tra strade curve e strette, arriviamo sulla fondovalle. Qui, già in provincia di Reggio Emilia, ma poco distante da Sassuolo, giungiamo, nel percorso ad anello per tornare a casa, a Castellarano.
In verità ci sarebbe stata una ulteriore sosta che si poteva fare per vedere un’altra panchina, la nr. 107 di Baisio, ma ormai è pomeriggio inoltrato, e non riusciamo a farle entrambe.
Anche a Castellarano cominciamo a salire dal paese: non siamo così in campagna come a Prignano, ma la salita ci porta comunque piuttosto in alto, sul Monte Malee, che guarda anch’esso la valle del Secchia
Lasciamo la moto per prendere a piedi un ripido sterrato, mentre altre moto da cross scendono “a manetta”, e arriviamo, in una decina di minuti, alla cima del monte, dove ci aspetta una panchina color rosso granato, con vista pazzesca a 360 gradi
Il panorama è su tutto il corso del fiume, fino alla città di Modena, sui calanchi caratteristici della zona, e sulle alture adiacenti
E’ ormai l’ora del tramonto, e il sole sta scendendo, illuminando la panchina e il paesaggio. È un momento bellissimo, in cui la luce cambia velocemente
A differenza della big bench di Cisano, queste 2 sono molto curate e ben mantenute, e vengono addobbate per i diversi eventi: noi le abbiamo viste con il vestito pasquale, ma alcune foto sul web le mostrano con i cuori per San Valentino
Ripensando a queste 2 panchine, di Prignano e di Castellarano, ai punti fantastici dove sono ubicate, mi viene da ringraziare chi ha pensato di richiedere queste installazioni, e anche chi ha creduto nel progetto: la curiosità che smuovono per sé stesse, conduce a luoghi di straordinaria bellezza, che altrimenti resterebbero sconosciuti, e che danno la sensazione, a pensarci bene, di essere in “capo” al mondo, nonostante i percorsi quasi impervi per arrivarci!
marzo 2024
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L’ARGINE DEGLI ANGELI (RA-FE), la ciclopedonale sospesa sul Delta del Po
L’Argine degli Angeli è un percorso ciclopedonale che si trova nel Parco del Delta de Po, che corre sull’acqua per oltre 5 km, nella parte sud delle Valli di Comacchio.
Il percorso è stato inaugurato nel 2022, e visto dall’alto è davvero pazzesco: sembra sospeso sulla laguna, e in certi punti, percorrendolo, non se ne vede la fine.
La prima volta che ho visto un video di questo posto, ho pensato: lì ci voglio andare!
Quindi, in una domenica di primavera, partiamo, caricando le nostre biciclette, verso questa luogo unico, distante da casa nostra, in provincia di Bologna, poco più di un’ora. Le biciclette si possono anche noleggiare al Museo Natura di Sant’Alberto, poco prima del traghetto.
Dove si trova la ciclopedonale Argine degli Angeli e come raggiungerla
L’Argine degli Angeli si trova in territorio tra le province di Ravenna e Ferrara, nella parte meridionale delle Valli di Comacchio.
Si può imboccare:
–da Sant’Alberto di Ravenna, seguendo le indicazioni del traghetto sul fiume Reno, imbarcandosi sullo stesso, che, in pochi secondi, porta dalla sponda opposta. Da lì, parte una ciclabile, che, dopo 9 km, arriva al cancello di accesso dell’Argine degli Angeli.
–da Lido di Spina, nell’area dei lidi ferraresi, arrivando in viale degli Etruschi, dove si imbocca la ciclabile, che, dopo qualche centinaia di metri, attraversa la via Romea tramite un sottopasso, e dopo 7 km, arriva al cancello di accesso.
In entrambi gli ingressi suindicati ci sono aree adibite a parcheggio. Non c’è invece possibilità di parcheggiare nei pressi dei 2 cancelli.
Noi siamo partiti da Sant’Alberto di Ravenna, prendendo il traghetto a fune
All’arrivo sull’altra sponda, dopo poche pedalate, si può imboccare la strada sterrata che costeggia da una parte il fiume Reno, con un argine fatto di prato e canne palustri, popolato da tantissime nutrie enormi, e dall’altro le Valli di Comacchio, gli specchi d’acqua lagunare, dove, in certi punti, si possono vedere colonie di fenicotteri rosa, aironi, gabbiani, ed altre specie di uccelli, essendo anche la zona di passaggio per le migrazioni dall’Africa verso l’Europa
Arrivati in un punto che si chiama Volta Scirocco, si trova il cancello di accesso all’Argine degli Angeli, ed inzia la passerella sospesa: soltanto dopo parecchi metri ci si rende conto che la terraferma non si vede più né da un lato né dall’altro, a malapena si passa con due bici sulla stretta striscia di terra, e solo in pochi punti ci sono degli slarghi dove ci si riesce a fermare
La sensazione è di pedalare (o camminare) in mezzo al mare.
Il sentiero, non asfaltato, è largo un paio di metri e lungo circa 5.4 chilometri, e dopo poco che si è imboccato si vede solo mare, a destra e a sinistra, e si sente solo il rumore delle onde sui flangiflutti, costituiti da tronchi, che arginano la strada, e i versi degli uccelli che popolano il territorio
Gli ultimi metri della ciclopedonale, dopo aver percorso un quindicina di chilometri circa, sono davvero faticosi, per chi non è molto allenato, o non ha una bici con pedalata assistita: noi, affamati, visto che era ormai ora di pranzo, non vedevamo l’ora di arrivare da qualche parte per mangiare qualcosa.
Ma appena usciti dal cancello, che segna il termine (o l’inizio dall’altra parte) della ciclopedonale, ci si rende conto di non essere ancora arrivati alla meta, o comunque dove si può trovare un ristoro (c’è un edificio dopo il ponte che segnala il Parco del Delta ma era tutto chiuso)
Oltre il cancello, è stato costruito un ponte in corten,che attraversa la laguna: siamo alla stazione di pesca Bellocchio
Con poche pedalate si arriva al sottopasso della Romea, ma per trovare una zona abitata e con qualche locale, occorre raggiungere la cittadina balneare di Lido di Spina, pedalando ancora per altri 6 km!
Il punto però è molto bello e merita una sosta
Arrivati finalmente alla meta, nei dei lidi ferraresi, esausti, abbiamo fortunatamente trovato uno stabilimento balneare sul mare aperto,- che non era cosi scontato-, e abbiamo mangiato del buon pesce
Ci siamo riposati, e ripreso le energie, e siamo andati sulla spiaggia a vedere il mare.. prima di ripartire per fare di nuovo i nostri 21 km, per tornare alla base!
I colori del tramonto ci hanno accompagnato per gran parte del percorso di ritorno, con i riflessi della luce che cambiavano sull’acqua, strada facendo
Abbiamo ammirato meravigliosi panorami, mentre gruppi di fenicotteri si radunavano, forse per affrontare la notte assieme
Informazioni utili:
La ciclopedonale è aperta dal 20 marzo al 20 settembre dalle 7.30 alle 20,00 e dal 21 settembre al 19 marzo dalle 8.00 alle 17.00.
Anche il traghetto a fune di Sant’Alberto,che porta sulla sponda opposta, dove imboccare la ciclopedonale, ha orari specifici, da controllare sul suo sito.
Il tempo di percorrenza in bicicletta, che abbiamo impiegato, facendo la ciclopedonale con calma, fermandici ad ammirare il paesaggio e a fotografare, è stato di circa 1 ora, mentre a piedi occorre circa un’ora e 30 (nella bella stagione ovviamente tutta sotto il sole).
Occorre considerare che lungo la via non si trova nessun punto di ristoro, per cui è opportuno portarsi acqua, e, se si vuole, qualcosa da mangiare: partendo da Sant’Alberto si trovano locali soltanto dopo più di 20 km, a Lido di Spina, e viceversa.
Per appassionati ciclistisi è possibile anche continuare il percorso oltre Lido di Spina, fino a Lido degli Estensi, Porto Garibaldi, arrivando a Comacchio, e facendo poi un giro ad anello, per ritornare al punto di partenza: in questo caso i chilometri sono una sessantina, ma garantisco che bisogna essere ben allenati, o avere una bici adatta, perché già il giro che abbiamo fatto ha distrutto noi, poco allenati.
Noi siamo andati in primavera e non abbiamo quindi sofferto caldo, ne abbiamo trovato zanzare: non saprei dire la situazione in altre stagioni. Solo in un certo tratto del percorso ci si trova, per qualche metro, letteralmente invasi da sciami di moscerini giganteschi, che arrivano in faccia: meglio avere degli occhiali per proteggersi, e tenere la bocca chiusa, o fasciarsi con una bandana
Una cosa utile, che non ho pensato di portare, e non ho trovato consigliato in nessun sito, ma che avrei voluto avere, è un binocolo, per vedere bene gli uccelli.
L’Argine degli Angeli è un posto davvero singolare, che non ha tradito le mie aspettative e merita sicuramente la fatica fatta!!
marzo 2024
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Giro in motoslitta sulle DOLOMITI, a MISURINA, e nevicata in CADORE
Un giro in motoslitta è qualcosa di estremamente adrenalico😁🤩. Siamo riusciti a farlo nelle nostre Dolomiti, in Cadore, sulla neve fresca, appena caduta, senza andare nei paesi nordici, ed è stato bellissimo!!
La bellezza della montagna d’inverno
Chi mi conosce sa quanto io ami il mare, le grandi spiagge e il caldo. E quanta fatica io faccia a far trascorrere il lungo e freddo inverno.
Eppure la grande bellezza della neve, della montagna, il freddo pungente dell’inverno, in tutta quella meraviglia, ha montato in me un entusiasmo pazzesco e forse stimolato anche lo stupore per ciò che è inconsueto, e l’eccitazione per le cose nuove, che fanno sempre bene
È stata l’occasione di una trasferta di lavoro in Cadore, in provincia di Belluno, nei giorni vicini al compleanno di mio marito, che mi hanno ispirato ad organizzare qualcosa in montagna d’inverno.
Durante il nostro soggiorno ci hanno sorpreso nevicate eccezionali, che hanno donato la vista di paesaggi candidi e incantati
Pieve di Cadore
Pieve di Cadore è un paese in provincia di Belluno, da cui dista 40 chilometri, non ancora in alta montagna perchè sorge a 878 metri di altezza, nostra prima tappa.
E’ la porta d’ingresso delle Dolomiti bellunesi, con i monti del gruppo Antelao e il lago artificiale di centro Cadore sul fondo della vallata, che tocca anche le località di Domegge, Lozzo e Calalzo, da cui parte la “lunga via delle Dolomiti”, la ciclabile che arriva a Cortina.
La cittadina ha dato i natali al famoso pittore Tiziano Vecellio, la cui casa natale si incontra sulla via per arrivare alla grande piazza del centro storico a lui dedicata, Piazza Tiziano, che ospita la sua statua al centro
Di fronte, si trova La magnifica comunità di Cadore, un palazzo quattrocentesco con una torre merlata centrale.
Poco distante, la chiesa di Santa Maria Nascente ospita alcuni dipinti importanti, tra cui la Madonna con bambino insieme ai Santi, attribuito a Tiziano
Proprio a Pieve si trova anche il museo dell’occhiale, essendo la zona proprio il distretto dell’occhialeria.
Come si può vedere dalle foto, nei giorni che eravamo a Pieve è venuta davvero tanta neve!
Una bella nevicata a Pieve di Cadore
Siamo capitati a Pieve in una giornata in cui era prevista un pò di neve, solo, che invece, di neve ne è caduta proprio tanta!! Oltre ai disagi per l’evento, inaspettato anche dai locali, si è venuta a creare, nel giro di poco tempo, un’atmosfera davvero affascinante: la neve è caduta per un giorno e una notte intera, con fiocchi enormi, imbiancando tutto il paesaggio!
Passeggiare per il paese mentre nevicava, dopo così tanto che non la vedevo, è stato emozionante!
Il parco Roccolo in centro a Pieve ospita un terrazzo con vista su tutta la vallata e sul lago.. ma ovviamente non si riusciva a vedere nulla, se non il sentiero di ingresso al parco, con i grandi alberi innevati e un paesaggio che sembrava di essere in un paese nordico!!
Ma è stato davvero rilassante anche guardare nevicare dalle grandi finestre a vetri del nostro hotel, facendo una sauna o godendosi un caldo idromassaggio!
Pieve di Cadore: l’alloggio
L’alloggio che avevo scelto a Pieve di Cadore è stato il moderno Giallo Dolomiti Wellness, una struttura particolare, in fondo al paese, con vista sul lago e sui paesi circostanti
Il piccolo hotel è di design e si sviluppa in orizzontale, è prevalentemente costruito in legno, e caratterizzato da stanze bellissime, tutte con vista e balcone, sauna e vasca idromassaggio, e un bel ristorante con una vetrata panoramica su un terrazzo, che lascia immaginare la bellezza di goderselo in estate. Davvero un posto rilassante da godere a pieno!
Si trova su una strada senza uscita, in posizione rialzata dominante: dopo la nevicata ha acquistato anche maggiore fascino!
Poiché abbiamo prenotato all’ultimo minuto, non c’era disponibilità di una stanza per 2 giorni: abbiamo quindi alloggiato in 2 camere diverse.
La prima stanza rimasta era una junior suite, davvero stupenda, ampi spazi, con arredamento in legno, con grandi vetrate panoramiche, un lungo balcone, e con la particolarità di avere una jacuzzi al centro della camera, e una sauna, anch’essa con vista
La seconda camera, più piccola ma con soffitto a spiovente che ricordava un pò una baita, era dotata di vasca idromassaggio più piccola, ma comunque comoda, e di una sauna, da cui si vedevano i monti
L’hotel ha anche un bel ristorante con delle belle vetrate, dove abbiamo gustato dei tipici piatti della cucina “montanara”, come i canederli, la polenta, il formaggio fuso, ecc.
Davvero un posto dove godere del relax e rifarsi gli occhi con la vista
Auronzo di Cadore e il suo lago color smeraldo
A 20 minuti da Pieve di Cadore si trova la cittadina di Auronzo, che ha un lago artificiale delimitato da una diga, bellissimo, dal colore verde smeraldo
Il paese è piuttosto esteso in lunghezza, e il lago si può attraversare tramite alcuni ponti, che consentono di passeggiare anche dalla sponda opposta e ai piedi del bosco.
Siamo andati 2 volte ad Auronzo, prima e dopo la grande nevicata. La prima volta ci aveva già conquistato
Nella seconda occasione, i riflessi delle montagne innevate e degli alberi sull’acqua hanno reso il paesaggio incantevole, facendolo sembrare un quadro dipinto
Ad Auronzo ci siamo fermati a pranzo in un ristorante davvero carino, molto tipico, dove abbiamo mangiato divinamente, ai piedi delle piste da sci e a fianco al fiume: il Ribotta Art Bar.
Senza dubbio un luogo che mi è rimasto nel cuore, vorrei ritornarci e alloggiare in uno degli hotel proprio sul lago!
Il lago di Misurina innevato
A 24 km da Auronzo, salendo fino a 1756 metri sul livello del mare, si trova Misurina, “La perla delle Dolomiti”, famosa per il suo lago sotto le Tre Cime di Lavaredo.
La strada per arrivarci è comoda e bellissima, con tornanti ripidi solo nella parte finale, e contornata da fitti alberi, che innevati rendono il percorso molto suggestivo
La prima cosa che si vede arrivando è un iconico enorme edificio giallo con le finestre verdi, che domina il lago: assieme al Gran hotel Misurina e alla locanda Quinz contraddistinguono il paesaggio
L’edificio si chiama Istituto Pio XII: costruito nel 1896, è stato residenza di reali, comando militare, poi è divenuto proprietà della Diocesi, diventando centro di cura per l’asma infantile in alta quota, in seguito al particolare microclima che si trova, utile per i problemi respiratori. Purtroppo, a fine 2022, il centro, che aveva 100 posti letto, ha dovuto chiudere per inattività e costi non più sostenibili di gestione. E’ davvero un peccato che un posto così bello, ben tenuto, e in posizione incantevole, a fianco alla pista da sci Col de Varda, non sia sfruttato in qualche modo
Passato il vivace edificio c’è il lago, che abbiamo potuto solo immaginare, in quanto completamente coperto dalla neve.. o quasi
La candida distesa però aveva creato un paesaggio surreale incantevole!!
Dopo aver fatto il check in al nostro alloggio, abbiamo trascorso il resto del tempo ad immergerci nell’immensa bellezza che avevamo intorno
a camminare in mezzo alla neve e fare il giro attorno al lago, tra alberi innevati e paesaggi immacolati, che pareva essere nel regno dei ghiacci del film di Frozen, a guardare cadere la neve dalla nostra finestra, al caldo, con vista sul lago.
a passeggiare nel buio della notte illuminata dai lampioni e dal bianco, con la neve che si fiondava fresca sui nostri visi entusiasti e pieni di meraviglia
Alloggio a Misurina
Appena ho visto on line la locanda al lago Quinz me ne sono innamorata subito, e ho desiderato ardentemente alloggiare là
Dopo aver prima prenotato, poi disdetto, per il timore di non riuscire a giungere in loco per la neve, all’arrivo la nostra camera era ancora disponibile: è stata una sorpresa trovare un posto in posizione incantevole, riservato e proprio ai bordi del lago
La camera era ancora più bella e affascinante di quanto si poteva vedere nelle foto
Dotata di letto a baldacchino, finestra vista lago, tavolo tondo in angolo, apparecchiato per la colazione, scrittoio, e tavolini al posto dei comodini, un bagno grande e rubinetterie di ottone
Un arredamento, che con un atmosfera vintage, richiama il 900, nelle tonalità del verde, con armadi e cassettoni dipinti, e un gran bel tepore: tutto ciò contribuiva a creare un piacevole senso di intimità e romanticismo
Sotto le camere la locanda ha un tipico ristorante pizzeria di montagna, dove abbiamo pranzato e cenato molto bene
Giro in motoslitta alle 3 cime di Lavaredo, fino al rifugio Auronzo
Poco oltre il lago di Misurina inizia la strada, lunga 2 km, che porta al lago Antorno, e da lì prosegue fino al rifugio Auronzo, che si trova a un’ora di camminata dalle Tre cime di Lavaredo.
La strada è a pedaggio (costa circa 30 euro ad auto) ed è aperta da fine maggio a fine ottobre. In inverno si può arrivare solo al lago Antorno, poi la strada è chiusa, e il rifugio si può raggiungere solo a piedi o in motoslitta
Siamo arrivati al parcheggio del lago Antorno in tarda mattinata, e fortunatamente siamo riusciti a parcheggiare l’auto sulla strada, non distante dallo Chalet Lago Antorno: i posti per la sosta sono davvero pochi, il consiglio è di arrivare abbastanza presto.
Del lago, neanche l’ombra😬: la neve l’aveva completamente coperto, tanto che non sono neanche riuscita a capire dove fosse!
A fianco allo Chalet c’è il capanno di Tre cime Service, dove fare i biglietti per il giro in motoslitta, e la fila di persone che attendono il mezzo
Poiché il servizio non è prenotabile, abbiamo dovuto attendere un’oretta, passata piacevolmente sulla neve, dopo aver acquistato i biglietti
Quando è arrivato il nostro turno, siamo saliti su 2 motoslitte diverse: questi mezzi possono portare 1 persona sulla moto dietro al conducente, 2 persone nel primo abitacolo e una nel secondo… e poi…. via, verso il top!!
Il giro è stato spettacolare, ed è durato molto di più di quello che mi aspettavo: 20 minuti, per circa 6 chilometri, per arrivare a 2300 metri di altezza, percorrendo una distesa di neve, su per la montagna
Abbiamo fatto lunghi tratti in mezzo ad un bosco di abeti e larici, con tratti di sole e nebbia offuscante, per arrivare al Rifugio Auronzo.
L’aria fredda e i fiocchi di neve, sulla motoslitta, arrivavamo al mio viso, ed ero pervasa da una sensazione di grande entusiasmo e vitalità, mentre passavamo coloro che, con le ciaspole o a piedi, stavano salendo
All’arrivo alla meta abbiamo trovato il rifugio Auronzo chiuso per la troppa neve
Si affondava fino a metà gamba, e come il lago Antorno, anche delle Tre cime di Lavaredo, che sovrastavano proprio il rifugio (e si raggiungono da lì in un’ora di passeggiata) non se n’è vista l’ombra: attorno tutto era bianco e nebbioso, e la neve cadeva, a tratti molto forte
Trascorso un pò di tempo a guardarci intorno e camminare in mezzo alla neve, abbiamo deciso di attendere la motoslitta per la discesa: volendo si può scendere anche con lo slittino, ma le condizioni di freddo e la neve fresca rendeva ciò piuttosto arduo. E io non mi sarei voluta perdere un altro giro in motoslitta!
Stavolta siamo riusciti a salire insieme, io e il marito, e anche scendere è stato molto adrenalinico: lungo la discesa le condizioni meteo miglioravano, ed eravamo proprio circondati da un’autentica bellezza
Io avrei voluto che questo giro non finisse mai, perché mi stavo divertendo molto, e ovviamente mi sono riproposta di tornare in questi posti con la bella stagione, per vedere da vicino finalmente le Tre Cime, un paesaggio ancora diverso, e sicuramente sorprendente!!🤩
La sera e l’indomani con una grande nevicata sul lago di Misurina
La sera abbiamo cenato, come a pranzo, alla Locanda Quinz dove alloggiavamo, perchè la neve cadeva intensamente
Ma non ci siamo privati di una camminata in notturna, lungo la parte del lago oltre la locanda, illuminato, sotto la neve: uno spettacolo unico!
L’indomani, dopo aver nevicato tutta notte, si era ammucchiata ancora più neve
Abbiamo impiegato un pò di tempo per liberare l’auto, ma tutto è stato estremamente piacevole: le strade erano perfettamente pulite e i pochi raggi di sole che uscivano abbellivano il panorama
Abbiamo fatto di nuovo un mezzo giro del lago, con la neve ancora più alta del giorno prima
Per pranzo siamo andati in un locale caratteristico, caldo e tutto arredato in legno, dove ci eravamo fermati poco prima per un caffè, e ci era piaciuto molto: il ristorante bar Alla Baita,
Di fronte al ristorante si trova anche il loro camping, le piste da sci e un altro servizio di motoslitta. E in quel momento, distese infinite di neve, meravigliose
Sicuramente un bel posto, dove abbiamo mangiato divinamente, e dove concludere il nostro giro e brindare
Che dire di questo giro in Cadore? Siamo partiti dispiaciuti di trovare cattivo tempo e neve. e siamo tornati considerandoci fortunati che abbia nevicato tanto, e di aver potuto godere della bellezza infinita delle nostre Dolomiti d’inverno
febbraio 2024
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La diga del VAJONT (BL): una terribile catastrofe
Andando per una trasferta verso il bellunese ci siamo fermati alla diga del Vajont.
La strada per arrivare al Vajont, tra i comuni di Erto e Casso, già in provincia di Pordenone, è molto bella, con tunnel scavati nella roccia
Ha una parete che costeggia la strada molto suggestiva
Il Vajont, un disastro annunciato
Forse non tutti sanno, o ricordano, la tragedia che avvenne nel 1963, un terribile disastro naturale ad opera dell’uomo, che costò molte vite.
Un disastro annunciato ma non evitato, perché c’erano dietro dei grossi interessi economici: la diga era stata progettata per essere l’opera di ingegnerizzazione più grande d’Europa, per la produzione di energia idroelettrica.
La costruzione avvenne non considerando il carattere franoso e sismico del territorio, sfruttando una grande gola scavata da un affluente del Piave, chiamato Vajont, tra 2 montagne, il monte Toc e il monte Salta. Il bacino avrebbe dovuto raccogliere le acque che provenivano da altre centrali idroelettriche e bacini artificiali presenti a monte, nella zona del Cadore. La diga fu inaugurata nel 1959, aveva un’altezza di 261,60 metri e una lunghezza di 190 metri, e doveva raccogliere 170 milioni di metri cubi di acqua.
Il 9 ottobre del 1963, alle 22.39, un pezzo di montagna si staccò dal monte Toc, cadendo dentro il bacino, e provocò uno tsunami di acqua, 50 milioni di metri cubi, che con una forza inaudita, saltò la diga, (che tuttavia aveva resse) e si incanalo’ nella gola del Vajont, precipitando nella valle, e travolgendo il paese di Longarone, a 6 chilometri di distanza.
Case, persone, ed ogni cosa, furono spazzate via completamente dall’irruenza dell’acqua. A quell’ora tarda della sera, la maggior parte degli abitanti di Longarone era a dormire, o a vedere la televisione al bar del paese; altri borghi sulla sponda del lago e limitrofi, furono investiti e cancellati dalla forza dell’onda, in provincia di Belluno e in provincia di Pordenone: i morti del disastro del Vajont furono 1910, di cui parecchi mai trovati
Io ricordo di essere passata dalla diga del Vajont con i miei genitori, forse una decina di anni dopo la tragedia. Ricordo molto bene l’immagine della montagna dentro al bacino, che mi fece una grossa impressione, e lo stesso ascoltare la terribile storia dell’avvenimento.
Ora, sulla montagna crollata è cresciuta di nuovo la vegetazione, e fa meno impressione, ma lo scenario e il memoriale per le vittime sono comunque un colpo allo stomaco: è possibile vederlo dal lato della strada, e percorrere un camminamento che si avvicina alla diga, costeggiando una recinzione, dove sono apposte delle bandierine con i nomi e l’età di tutti i bambini morti per la tragedia, e di quelli che avrebbero dovuto nascere.
Ogni anno, a fine settembre ha luogo una manifestazione chiamata “I percorsi della memoria”, una camminata dove, su diversi sentieri, si possono ripercorrere luoghi solitamente inaccessibili, ponti, vie, e strade interrotte, e attraversare la frana
Molto toccante è lo spettacolo teatrale di Marco Paolini del 1993, che ogni tanto viene riproposto in TV, e che si trova anche su qualche piattaforma a pagamento, e il film, che ho avuto occasione di vedere di recente, “Vajont – La diga del disonore” del 2001.
Disonore in quanto dalle perizie, tra l’altro richieste a lavori quasi ultimati, erano emersi i rischi geologici, la documentazione delle frane e dei movimenti avvenuti nel tempo. Ma questi, gli avvisi e gli eventi franosi che avevano preceduto la catastrofe, furono ignorati, come gli avvertimenti degli abitanti della zona, che dicevano che il monte Toc “era marcio”, per i rumori che spesso udivano e i movimenti che avvertivano. Il rifiuto a prendere in considerazione la gravità del problema, per i forti interessi in gioco, (tra cui un’imminente acquisizione della struttura da parte di Enel), in pieno boom economico, non fermarono il comportamento negligente di chi, con pochi scrupoli, rese la tragedia inevitabile.
Ancora oggi, la diga del Vajont resta una delle più grandi dighe del mondo. Il processo ai responsabili si è concluso con 2 sole condanne, a 3 e 5 anni, e solo 1 dei 2 condannati ha scontato poco più di 1 anno in carcere. Inaudito!
Per chi si trova a passare nei dintorni di Belluno, del Cadore o a Longarone, consiglio caldamente di fare la breve deviazione verso la diga del Vajont. Per toccare con mano quanto l’uomo possa operare nel bene, con l’ingegno e con la tecnica, e nel male quando si fa pochi scrupoli nei confronti dell’ambiente e degli altri esseri umani.
https://www.focus.it/cultura/storia/strage-del-Vajont-tutti-numeri-e-colpevoli-catastrofe-annunciata
https://www.attimidistoria.it/luogo/la-diga-del-vajont
febbraio 2024
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Le meraviglie della VALSAMOGGIA (BO)
La Valle del Samoggia è un territorio bellissimo e interessante dal punto di vista paesaggistico, e storico artistico, che si trova ad ovest di Bologna, al confine con il modenese.
Comprende la parte della pianura attraversata dal torrente Samoggia, che è caratterizzata da una bella campagna coltivata con campi e frutteti, e dolci colline, che arrivano anche a 800 metri di altitudine, dove in alcuni punti è presente quella particolare morfologia denominata “calanchi“. Inoltre qui si trovano borghi e castelli con l‘atmosfera ancora intatta e il fascino di un tempo.
Il tutto in una superficie di ben 182 chilometri quadrati
In ogni stagione la campagna e le colline risplendono, con periodi in cui offrono paesaggi davvero sublimi, siano essi per i colori dell’autunno, per le fioriture primaverili, per i gelicidi o la neve invernale, o durante l’estate quando le sfumature diventano dorate, con i balini, e i variopinti campi di girasoli, di papaveri e anche di lavanda.
L”ottima cucina tradizionale bolognese e “montanara”, e i vini Doc dei colli bolognesi, aumentano l’attrattiva del territorio. Vogliamo poi parlare delle ciliegie?
Il territorio ben si presta a rilassanti passeggiate nel verde, a camminate nella boscaglia, a giri in bicicletta sulle ciclabili e per i sentieri, e a giri in moto per le strade di collina (il mio preferito in Via Rio Marzatore, una strada bellissima!), oltre allo svolgimento di feste tradizionali, come la festa medievale dell’Abbazia di Monteveglio e la Tartufesta di Savigno.
Cinque località in un comune
Nel 2014 dall’unione di 5 municipalità è nato il comune di Valsamoggia, così come i cittadini hanno votato che si chiamasse, che comprende le cittadine di Bazzano, Castello di Serravalle, Crespellano, Monteveglio e Savigno.
La Valsamoggia è il luogo dove io abito da qualche anno. Adoro le sue colline, la sua campagna, e anche i deliziosi piccoli borghi, che regalano angoli molto pittoreschi e di grande bellezza.
BAZZANO
Bazzano è il paese dove mi sono sposata, nella sua splendida Rocca, che spicca dominando il paese, se si arriva da Bologna
MONTEVEGLIO E CASTELLO DI SERRAVALLE
Monteveglio e Castello di Serravalle hanno borghi sulla cima delle colline: sono rimasti lontani dal turismo, ma non hanno nulla da invidiare ai più bei borghi medievali italiani
SAVIGNO
Savigno, già comunità montana, ha nel suo vasto territorio prati e boschi incantevoli, e dolci monti, e vanta il primato di città del tartufo
CRESPELLANO
Crespellano e la sua frazione di Calcara, seppur non abbiano centri di particolare interesse, son situate tra una bella campagna e le principali arterie che portano a Bologna e a Modena
Qui si trovano parecchie belle ville signorili importanti, in primis Villa Stagni, risalente al 1474, in cima ad un colle, da cui si gode un panorama strepitoso
E il bel parco del Taglio, a Calcara, selvaggio, che costeggia il fiume
In questi anni, da quando ci abito, ho potuto apprezzare tutte le bellezze del territorio, e assaporare le specialità gastronomiche di questa zona, e garantisco che non finiscono mai le nuove scoperte e lo stupore.. Per questo ho deciso, oltre che di raccontare di gite e di luoghi incantevoli, di raccogliere in questo post soprattutto alcune delle immagini più belle che ho potuto ritrarre in ogni stagione, dai campi di girasoli, al foliage, alle fioriture, ad alcuni animali che popolano questi posti, per condividere la meraviglia di quella che per me è casa mia.
Le 4 stagioni in Valsamoggia
La stagione che preferisco in Valsamoggia è l’estate, ma io amo l’estate in generale, con i colori forti e accessi della campagna, dopo lo splendore di quelli delicati della rinascita, in primavera
Primavera
Estate
Autunno
Inverno
Animali in Valsamoggia
Daini, volpi, lupi, istrici, tanti tipi di uccelli.. io sono riuscita a ritrarre solo questi
Tramonti
I tramonti in campagna sono bellissimi
Un luogo, la Valsamoggia, sicuramente da venire ad esplorare, per chi non lo conosce, e da goderselo, per chi ci abita.
sempre in Valsamoggia
non distante
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Appassionatamente in giro per il centro di MODENA
Modena, prima o poi te la faccio una dichiarazione d’amore.. dedicandoti un articolo, per far conoscere il tuo splendore!
Ed è venuto il tempo.
Solo da alcuni anni frequento Modena, pur abitando nel bolognese, nell’ultimo paesino prima che inizi la provincia di Modena. Ho cominciato ad andare dopo che mia figlia ha scelto di frequentare l’Istituto d’arte Venturi, qualche anno fa, che ha sede appunto in città, in uno storico edificio
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Le prime volte sono andata per rendermi conto di dove fosse la scuola, poi per vedere cosa ci fosse nei dintorni, cosa offrisse questa città.. ed è stato amore, se non a prima vista, subito dopo!
Modena ha un centro storico raccolto, che si raggiunge in pochi minuti dalla stazione dei treni, dall’autostazione dei bus, o in auto, parcheggiando sui viali che la circondano. Non è troppo grande, è accogliente, mantiene aspetti molto tradizionali; in una parola, è a misura d’uomo. I modenesi sono generalmente gioviali, gentili, collaborativi, semplici e diretti: lo si vede anche solo entrando nei negozi.
In giro per il centro di Modena: cosa vedere
La Via Emilia
La via Emilia, che unisce l’Emilia Romagna, da est ad ovest, da Piacenza a Bologna, attraversa letteralmente il centro di Modena, dividendo in due la città
Passa accanto al monumento simbolo di Modena, la Torre della Ghirlandina e alla contigua Piazza Grande, nel centro storico della città. Con i suoi portici e i suoi bei negozi, dalla via Emilia dipartono viuzze e vicoletti deliziosi, pieni di edifici e di locali, e le vecchie botteghe, spesso rimaste intatte dai tempi passati, che rendono le passeggiate interessanti e affascinanti
Nel periodo natalizio, poi, con le luminarie e gli addobbi, Modena è deliziosa
Solitamente io giungo in treno, e dalla stazione, che è anch’essa un edificio molto bello, per arrivare in centro passo dalla strada della Ex manifattura, una zona pedonale che ha un che di europeo
Piazza Roma
Da qui, sul fondo, girando sulla sinistra accanto alla scuola che frequentava mia figlia, in Via Belle Arti, si arriva nella bella ed enorme piazza Roma. Contornata da bei palazzi rosso mattone o gialli, infonde un senso di ampiezza ed apertura, e ospita alcuni giochi d’acqua al suo centro
Piazza Roma è sovrastata dall’imponente e barocco Palazzo Ducale, dove un tempo si ergeva un castello, sede della corte estense; attorno al 1600 venne sostituito l’odierno edificio, ora sede di una prestigiosa Accademia militare, che ha conservato la caratteristica regalità del suo passato E’ abbastanza frequente passeggiando per Modena, vedere i cadetti, con le loro belle ed eleganti uniformi che girano per la città
https://laguidadimodena.it/guida/palazzi-storici-modena/palazzo-ducale
Via del Taglio e Piazza della Pomposa
Dal centro di Piazza Roma, di fronte al palazzo dell’Accademia, si puo’ prendere via Farini, una tradizionale strada con portici ai lati, che incrocia la Via Emilia; oppure si può svoltare a destra per la bella via del Taglio, classica strada pedonale da passeggio, con negozi e locali, che termina in un angolo molto pittoresco, rimasto intatto dal secolo XVIII, Piazza della Pomposa. La piazza ha una forma davvero strana: è triangolare
E’ dominata dalla chiesa di Santa Maria della Pomposa, nome derivante dall’abbazia di Pomposa, località vicino a Comacchio, da cui dipendeva, e risale al medioevo, ma è stata ricostruita attorno al 1700. La piazza è circondata da palazzi storici colorati, ed è molto vivace la sera, tra osterie, ristoranti, locali, e persone che passeggiano.
Piazza Grande, la Ghirlandina e il Duomo






Il mercato Albinelli
A proposito di cibo sottolineo che a Modena si mangia davvero bene; in particolare alcune delle deliziose specialità modenesi sono i tortellini (nati non a Bologna ma in un paesino della provincia modenese, Castelfranco Emilia), il cotechino, lo zampone, le tigelle, il gnocco fritto, il dolce Bensone, senza dimenticare il famoso aceto balsamico e il vino Lambrusco
Posti particolari a Modena
Segnalo un paio di posti che meritano una visita quando si è a Modena: il primo, nella campagna, è la Casa Museo di Pavarotti, una villa stupenda dove spesso vengono organizzati eventi e dove ci sono in mostra ricordi, dediche, costumi, premi del grande Maestro
L’altro posto è una chiesa sconsacrata dove vengono organizzate mostre, eventi culturali o artistici, e che non si sa mai cosa si trova, ma è una location stupenda, se si capita nelle occasioni in cui è aperta: la chiesa barocca di San Carlo, nell’omonima via
Adoro Modena perchè la sento genuina, per i suoi angoli singolari e le sue botteghe antiche, che riportano indietro nel tempo, e per il modo di fare delle persone, spontaneo e cordiale ..
Per questo, un giro per Modena, che non richiede neanche tanto tempo, anche solo una mezza giornata, lo consiglio vivamente.. e poi ci sono tanti bei borghi con castelli da vedere nei dintorni, e i musei Ferrari, che sono ben due, a Modena e a Maranello, per i patiti dei motori!
In provincia di Modena
In giro per l’APPENNINO MODENESE: le CASCATE del BUCAMENTE (MO)
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Per non dimenticare: le pietre d’inciampo nel ghetto ebraico di ROMA



Camminando lungo le strade e i vicoli del ghetto ebraico di Roma, e guardando verso terra, in corrispondenza delle porte di alcune abitazioni, ci sono delle piccole targhe in ottone, 10×10 cm, che brillano sui sampietrini che pavimentano la strada, e catturano l’attenzione.
Su queste targhe, sono incisi nomi e cognomi, data di nascita e di morte, e luogo di deportazione, di oltre 1000 persone di origine ebrea, catturate il 16 ottobre del 1943. Solo 16 scamparono alla morte.

AUSCHWITZ e BIRKENAU: visita ai campi dell’orrore vicino a CRACOVIA
Tra cielo e lago sul GARDA: Rocca di MANERBA e Punta Sasso (e puntatina a Salò e alla panchina gigante di Cisano)
Un altro punto spettacolare, sul Lago di Garda, che amo sempre più, tra il blu del cielo e del lago, boschi, piane, e scogliere a picco, gabbiani che volteggiano nel cielo, e resti di altri tempi.
Gli occhi che si perdono nella bellezza di un infinito non sconfinato, delimitato da monti all’orizzonte, con le cime innevate, e un sole che scalda la pelle, fredda per l’aria pungente di una mattina di gennaio.
Siamo saliti alla Rocca di Manerba e a Punta Sasso, sulla sponda lombarda del lago di Garda
La riserva naturale della Rocca di Manerba, del Sasso e del Parco Lacuale.
A Manerba del Garda, a qualche chilometro dal suo centro, imbuchiamo una stradina stretta stretta, via Melograno,– che a fatica passa l’auto, – che ci porta al parcheggio del Museo civico archeologico del Parco.
Da qui l’accesso è solo pedonale, e inizia l’irta salita, per raggiungere, in pochi minuti, un punto sulla cima, dove ci appare il lago che circonda la costa a perdita d’occhio.
Il percorso verso la Rocca continua con un facile sentiero che sale per pochi metri
Della Rocca medievale, con triple mura, proprio sulla punta di uno strapiombo che scende per 150 metri a picco sul lago, in realtà sono rimasti pochi resti, essendo stata distrutta dal governo dell’epoca, in quanto divenuta roccaforte di banditi e fuorilegge, alla fine del 1500
Il luogo era abitato ben prima di quei tempi, leggiamo sui cartelli esplicativi, addirittura dalla preistoria: indubbiamente un luogo sicuro dove insediarsi, essendo così in alto!
Sulla vetta, proprio sopra i resti della rocca, c’è una croce, e da qui la vista è a 360 gradi sul lago: uno scenario meraviglioso!
Da una parte si vedono le spiagge di Pisenze e di Porto Torchio, con le minuscole isolette dei Conigli e del Garda
Girando lo sguardo, di fronte, ci sono i monti che delimitano il lago, con le cime innevate e più in basso Punta Sasso, che sembra così lontana.. e’ quella che vedete nella foto dietro di noi
Invece Punta Sasso si raggiunge in mezz’ora, circa, prendendo un sentiero che dalla croce scende lungo il bosco, e poi prosegue sulla roccia, con panorami stupendi
Un sentiero, leggiamo dopo sul fondo, per esperti, talvolta sconnesso, fatto di gradini a volte su sassi scivolosi, e senza protezioni, che occorre fare molta attenzione, ma che riesco a fare anche con l’aiuto del marito.
Si arriva sul fondo ad un quadrivio nel bosco, dove ci sono 4 sentieri e un cartello esplicativo
Purtroppo sentieri e percorsi non sono ben indicati, ci sono pochi segnali, che siano i tempi o che rassicurino di aver preso la strada o la direzione giusta, come invece si trovano ad esempio sui sentieri di montagna del Trentino Alto Adige: dobbiamo quindi consultare internet per vedere come arrivare a Punta Sasso, ragionare per prendere i sentieri al quadrivio, e chiedere e dare informazioni a chi incontriamo.
Prendiamo il sentiero che sale verso la punta, e in una decina di minuti ci siamo: di fronte abbiamo il monte della rocca dove eravamo prima
e noi siamo su un pianoro, dove alte scogliere scendono a picco sul mare
Ad avvicinarsi al bordo si ha una vista strepitosa, rocce verticali e cespugli con gabbiani che volano dall’alto al basso, che vorrei essere io uno di loro per ammirare questi spettacolo dal mare!
Di fronte, dall’altra parte del lago, abbiamo i monti con le cime innevate
Mi meraviglio per le bellezze che ci sono in Italia, cosa che di frequente dimentico: penso, guardandomi attorno, che potrei essere in qualche luogo della Gran Bretagna o in paese del nord Europa
Invece sono a pochi chilometri da casa, sul lago di Garda, che è sempre sorprendente, con le sue viste mozzafiato.
Scendiamo di nuovo al quadrivio, e non facciamo lo stesso impegnativo sentiero per risalire, ma ci addentriamo verso il bosco, per un percorso facile, quello contrassegnato come viola dalla cartina, che in circa mezz’ora ci riporta al parcheggio
La punta dello strapiombo della Rocca di Manerba è considerata un riferimento inconfondibile nel profilo del lago, e tutta la zona è protetta per preservare la biodiversità terrestre e lacustre
https://www.tuttogarda.it/manerba/manerba_rocca.htm
Rocca di Manerba del Garda: guida turistica e foto – tuttogarda.it
Informazioni e galleria di Foo della Rocca di Manerba, con tante grandi immagini,images and pictures of Rocca Manerba, foto von Manerba www.tuttogarda.it |
Due chicche da non perdere nei dintorni: il lungolago di Salò, e la panchina gigante a Cisano di San Felice del Benaco.
Attorno alla Rocca di Manerba, ci sono posti molto attraenti da vedere, come la spiaggia di Pisenze e Porto Torchio, le due isolette, dei Conigli e del Garda, la cittadina stessa di Manerba.. e, a poco più di 20 chilometri, la mia amata Sirmione e la bella Desenzano
Noi dopo il trekking del mattino ci mettiamo alla ricerca di un posto per il pranzo: è ormai quasi pomeriggio,
Ma tante attività, ma dopo il periodo natalizio, sono chiuse, e alcune località appaiono un po’ desolate, come ad esempio Porto Torchio e San Felice del Benaco.
Quindi, arriviamo a Salò e ci dirigiamo sul suo lungolago.
Il lungolago di Salò, sulla sponda bresciana del lago di Garda, mi appare subito incantevole: le sue case e i palazzi eleganti color pastello, con deliziosi balconcini, sono illuminati dal sole che si sta abbassando, ci sono attraenti bistrot fronte lago, aiuole fiorite, e i monti innevati dietro
Alla ricerca del locale che ci ispira, ci facciamo una bella passeggiata, percorrendolo tutto
Ci fermiamo in un bistrot con una magnifica vista a fare, diciamo.. un pranzo-merenda ,guardando il passeggio: il lungolago è piuttosto frequentato, e con ragione, con una così bella giornata
Terminato il pranzo, avanzando poco tempo prima di dover tornare verso casa, scelgo di andare a vedere la panchina gigante che ho letto sia molto vicina: non ne ho mai vista una, delle tante ormai diffusasi in Italia: a Lampedusa non sono riuscita ad andare a vederla, e sono piuttosto curiosa
Ci spostiamo quindi di 5 chilometri, in località Cisano di San Felice del Benaco.
Troviamo un borgo deserto ma delizioso, con circolazione solo pedonale in una strada acciotolata, vicoli stretti, e case prevalentemente di pietra.
Poco prima dell’ingresso in paese, si trova un cartello che indica la panchina gigante nr. 101
Si scende in un terreno ricoperto di ulivi, e poi lungo un bosco, ma dopo 5 minuti appare la big bench di colore giallo, che guarda il lago
Per salire sulla panchina è stato messo un tronco, non troppo sicuro, ma la cosa bella è proprio salirci sopra e farsi le foto, per poi guardarsi e vedersi come se ci si fosse ristretti🤣, o se si fosse dei lillipuziani..
Sensazione che per me, alta solo 1 metro e 50, è tutt’altro che nuova!!
Tutto ciò è divertente 😄 ed è una degna conclusione di una splendida giornata, in cui la bellezza e l’emozione han fatto da padrone.. rafforzando l’idea che il lago di Garda non delude mai!
gennaio 2024
altri articoli sul lago di Garda
Da Ortisei al rifugio delle ODLE: strepitosi paesaggi per un trekking in VALGARDENA
Ormai il rifugio delle Odle, o Geisleralm, è diventato cosi famoso che se ne parla un pò ovunque.
Io l’ho conosciuto da un post di Rita del blog Info di viaggi: questo posto bellissimo mi aveva colpito a tal punto da essere messo nella mia lista dei posti da vedere prima o poi.
Il rifugio, che si trova in Val di Funes, solitamente viene raggiunto partendo dalla malga Zannes e in caso voleste fare questo percorso potete trovare le indicazioni nell’articolo di Rita https://infodiviaggio.it/rifugio-delle-odle-info-di-viaggio/
oppure consultando il sito del rifugio https://www.geisleralm.com/it/estate/escursioni.html#
Noi, soggiornando a Selva di Valgardena, l’abbiamo raggiunto da Ortisei
Facendo il percorso da Ortisei, passando dalla malga Brogles, per arrivare al rifugio delle Odle, si è verificato per me uno di quei casi in cui si dice che il bello è piu nel cammino che non nella meta: non che non sia bella la vista di quello che viene chiamato ” il cinema delle Dolomiti”, le cime aguzze vicinissime e la roccia che arriva alla vallata, la baita in mezzo al prato con le caratteristiche chaise long in legno è davvero un panorama mozzafiato, ma forse con tutto il parlarne, la folla di turisti che invade il luogo e che vuole fotografarsi, fa perdere un po’ della magia originaria
Il percorso
Il percorso da Ortisei, da dove parte la funicolare Rasciesa, fino al rifugio delle Odle, è davvero duro: noi eravamo stanchi morti a fine giornata, abbiamo camminato per quasi 8 ore, per circa 17 km, attraversando sentieri di tutti i tipi: strade sterrate, sentieri nel bosco in salita e in discesa, su rocce, radici, terra, sassi, un guado di un fiumiciattolo, grandi prati.
È una parte del sentiero numero 35, chiamato anche Adolf Munweg, o sentiero delle Odle, che attraversa appunto il parco Puez Odle e che arriva in Val di Funes
La fatica vale tutta per il percorso fino alle Odle : abbiamo visto panorami da cartolina indimenticabili, prati verde brillante con le meravigliose dolomiti attorno, boschi di pini e abeti col profumo intenso, cespugli di erica, poi rododendri, stelle alpine e altri fiori colorati; abbiamo incontrato mucche al pascolo, abbiamo avuto la fortuna di passeggiare con gli asini, abbiamo visto splendidi cavalli liberi nei prati
Il sentiero 35 Aldof Munkelweg verso il rifugio delle Odle
Da Resciesa a Malga Brogles
La funicolare, da Ortisei, in 8 minuti porta a monte allo Chalet Resciesa: sedendosi nella parte inferiore si vede il paese di Ortisei diventare sempre più piccolo, mentre il panorama delle montagne, del gruppo Sella, Sassolungo e Marmolada si perde a vista d’occhio
Il nostro cammino inizia alle 9.30
La prima parte del sentiero è in mezzo al bosco; dopo circa 5 minuti si giunge alla baita Cason e comincia ad apparire un panorama molto suggestivo
Da qui partono due strade carrabili consecutive in sasso che si addentrano nel bosco, con una discesa molto ripida, fino alla forcella, che al ritorno con la stanchezza danno il colpo di grazia della giornata
Al termine del bosco si arriva sull‘altopiano dove la strada prosegue abbastanza pianeggiante, e si apre in una vallata da fare sotto il sole, con a lato la vista del Sassolungo e del Sella
Proseguendo il cammino si iniziano a vedere le cime aguzze delle Odle
Questo tratto è meraviglioso e pieno di sorprese: iniziano le mucche al pascolo, i cui campacci risuonano a valle
Poco oltre incontriamo un bel gruppo di asini, che hanno voglia di socializzare, si avvicinano, si fanno toccare e abbiamo la fortuna di passeggiare con loro per un po’
Al ritorno vedremo anche dei cavalli bellissimi su questi grandi prati
Intanto ci avviciniamo sempre più alle Odle, e arriviamo al passo Brogles, a 2119 metri: incontriamo ancora tante mucche, vicine questa volta, mentre la strada comincia a scendere, e in lontananza, in mezzo a un prato verdissimo in uno scenario da cartolina, vediamo la malga Brogles
Il contesto è meraviglioso, per me il punto più bello: arrivare qui vale assolutamente il viaggio, e io sono estasiata. Anzi sarebbe stato bello fermarsi anche a pranzo, in questa bella baita, che si raggiunge dal passo in 10 minuti tramite una ripida discesa fatta di lastre di porfido
Ma possiamo concederci solo una breve sosta, il cartello segnaletico indica un’ora per il rifugio delle Odle, mentre le informazioni avute dall’ufficio del turismo di Selva erano di un tempo totale inferiore alle 3 ore, e online non si trovano tante indicazioni su questo percorso. Ripartiamo alle ore 12.05.
Da Malga Brogles al Rifugio delle Odle (Malga Geisler)
Riprendiamo il cammino sul sentiero 35 Adolf Munkweg, sotto le Odle, ed è da qui che comincia un trekking non così difficile, ma molto impegnativo nel bosco, tra ripide discese, e risalite, l’attraversamento di un torrente, fino ad arrivare sul fondo delle montagne, proseguendo in una parte sui sassi, per poi risalire in modo ripido addentrandosi di nuovo nel bosco.
Praticamente dobbiamo arrivare a quel prato che si vede nel punto a sinistra della foto, sotto le montagne
La meta che sembra non arrivare mai e i tempi che si allungano ben oltre l’ora indicata.. i paesaggi che ci si presentano però sono di una bellezza da mozzare il fiato
È vero che non siamo allenati, ma mentre nella prima parte i tempi ci sono sembrati corretti, anzi abbiamo avuto il tempo di fermarci a godere del panorama, a coccolare gli asini, a fare delle foto, questo tratto è indubbiamente più lento per il forte dislivello
Quando finalmente si giunge alla vetta, si apre una vallata sorprendentemente enorme, un prato verde brillante che contrasta col bianco grigiastro delle montagne e sul fondo una baita, che non è ancora la nostra meta: è la malga Casnago: siamo arrivati in Val di Funes
Sono le 13.45, abbiamo impiegato 45 minuti in più rispetto a quanto indicato. Che non sarebbe un problema, se l’ultima funicolare non fosse alle 18, e noi non avessimo ora assolutamente bisogno di una sosta per riposare!!
Cinque minuti più avanti si arriva finalmente al Geisleram, il rifugio delle Odle, il mio obiettivo!! ma bisogna superarlo per vedere di fronte lo spettacolo!
Ci sono le pluri fotografate chaishe long in legno, e soprattutto il rifugio è proprio ai piedi delle Dolomiti, un panorama davvero unico e la vista a 360 gradi su queste montagne: capisco perchè questo posto è chiamato il cinema delle Dolomiti!
Vediamo subito un bagno di folla, al ristorante c’è una lunga coda di persone che attende: la notorietà acquisita tramite i social toglie un po’ della magia al posto nonostante lo splendido contesto
Ci fermiamo un pò ad ammirare la nostra meta, raggiunta con fatica e sudore e riusciamo anche a conquistarci una delle famose sedie
Poi ritorniamo verso la malga Cusnago, ma anche qui c’è gente che aspetta al ristorante, e noi non abbiamo tanto tempo.. decidiamo di metterci all’ombra di un albero a riposare, e a mangiare degli stuzzichini che fortunatamente avevo portato, con del caffè, prima di riprendere il cammino del ritorno
Ripartiamo alle 14.30, il marito non è tanto fiducioso di farcela ad arrivare prima della chiusura della funicolare, i tratti in salita, anche al ritorno sono tanti, ma io sono speranzosa di poter raggiungere anche questo ulteriore obbiettivo.
Ci fermiamo pochissimo lungo il cammino, per fortuna abbiamo i bastoncini da trekking che aiutano e dopo 1 ora e 45 siamo al rifugio Brogles
La salita dopo il rifugio è tremenda, sotto il sole che batte in faccia, ma appena terminata, guardandosi attorno coi colori del pomeriggio il paesaggio è ancora più bello
Possiamo allungare il passo per la minor pendenza, rincontriamo le mucche, tante, gli asini e più avanti anche dei meravigliosi cavalli che brucano l’erba
Arriviamo di nuovo alla parte dentro al bosco, e le due salite qui sono ripidissime da fare con la stanchezza che abbiamo alle spalle.. ma poi manca poco.. infatti alle 17.30 arriviamo alla funicolare, addirittura in anticipo e ci sembra un miracolo, abbiamo impiegato un’ora per fare il primo tratto!
Arriviamo al termine del trekking molto soddisfatti, la bellezza che abbiamo visto non la dimenticheremo: siamo in un luogo che è patrimonio Unesco, abbiamo assaporato ogni passo, ogni panorama spettacolare ed inimmaginabile che ci si è presentato durante il percorso, con l’entusiasmo alle stelle, e nonostante i momenti in cui la stanchezza ci ha fatto dubitare, rallentare, l’insegnamento di aver un obiettivo, lottare per raggiungerlo ed essere ripagati, è stato importante. Siamo esausti ma felici e pensiamo di meritarci un buonissimo strudel, un Hugo e un caffè in una delle migliori pasticcerie di Ortisei, a coronamento di una bellissima giornata!
Informazioni utili
Parcheggio: Parcheggio Seceda (è consigliabile attivare presto per trovare posto. Prezzo giornaliero 13 euro estate 2023)
Funicolare: Resciesa
Sentiero: 35
Chilometri: 17 circa
Tempo (per non allenati):
fino a Malga Brogles da 1 a 2 ore – facile
da Malga Brogles a Rifugio delle Odle: 1.45/2 ore impegnativo
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Cercavo un posto dove il verde inducesse un senso di quiete e di relax.
Dove la vista a perdita d’occhio e l’altezza portasse i pensieri oltre l’orizzonte, e sopra al cielo.
Ho trovato un posto dove la sorpresa ti coglie ad ogni passo, e l’entusiasmo divampa, facendoti sentire il battito del cuore. Mettendo tregua tra le parti che discutono continuamente ed inesorabilmente.
Un posto dove la fatica è soppiantata dalla meta da raggiungere, e l’ascolto di sé, e di quel che c’è attorno, mette a tacere il resto. Un luogo dove la bellezza ti assale e ti porta con sé, ti toglie il respiro ma ti dà anche respiro, riempiendo polmoni, occhi, cuore.
Questo posto è la Valgardena.
La Valgardena
Ortisei


Santa Cristina

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Soggiorno a Selva di Valgardena

Alloggio a Selva: Garnì Morene







La cittadina di Selva di Valgardena


Il primo giorno: Salita al Ciampinoi









Il secondo giorno: camminata da Ortisei al rifugio delle Odle

Terzo giorno: relax in baita a Selva e Passo Sella






Selva di Valgardena: dove mangiare


Conclusioni

RIVA del GARDA e dintorni: il parco grotta cascata del VARONE e la ciclabile del Garda
idee per trekking e camminate