Viaggi di testa e viaggi nel mondo

Figli adolescenti

Adolescenti: gli anni delle superiori

 

 

Sembra ieri che mia figlia, in terza media sceglieva la scuola superiore e io scrivevo, e provavo, questo:

 

Adolescenti: quando tua figlia sceglie la scuola superiore

 

Quanta tenerezza per le paure e le speranze che avevo in quel momento!!!

E come è passato (ora mi pare) velocemente, il tempo, cinque anni, in cui è successo tanto.

Sono passati 11 buchi nelle orecchie, 2 piercing, un tatuaggio, e robe di cui manco conoscevo l’esistenza, e che quindi non mi sono neanche accorta che avvenissero. Sono passate treccine, tagli e colori di capelli improponibili, scarpe e vestiti enormi, o striminziti.

Sono passati progetti, disegni bellissimi, e creazioni in ceramica. Passioni coltivate, cambiate, tempo perso e disperso, occasioni non colte; concerti, spesso di gente strana o mai sentita, musei, disordine, altalene di umori, legami intessuti, relazioni finite e riprese, pianti inconsolabili, questioni di principi🙄, impuntature, scelte a prescindere, divieti, e trasgressioni. Insofferenza, indifferenza, apatia, oziosita.

Sono passati musi lunghi, discussioni, urla, contrasti, chiusure, cose fatte senza pensare troppo, e conseguenze.

Cambiamenti inimmaginabili, segreti scoperti, porte chiuse, il minimo indispensabile, -che sembra uno spreco, quando ci potrebbe essere un mondo alla portata.

Il momento in cui ti senti un taxista, una colf, una bisbetica petulante, una all’antica😱, una che si arrovella per capire cosa frulla in testa, cosa stia succedendo, e che è lasciata fuori da tutto.

Paure, timori, la sensazione che non sia tua figlia, di non capire da dove sia uscita, e dove sian finiti i valori che si è cercato di trasmetterle.

E la consapevolezza, però, che non ci si possa lamentare.. anzi..

E quindi anche le soddisfazioni: di vedere la crescita, l’acquisizione di un senso critico, l’espressione di idee,che anche se paiono balzane o dettate dalla gioventù, sono idee, il tentativo di differenziarsi dagli altri, pur nella ricerca dell’appartenza, la voglia di trovare un proprio stile. E pure il desiderio di conquistarsi l’autonomia, che è importante, e le lezioni imparate dalle delusioni.

Viaggi e vacanze da sola, la maggiore età, la patente (e le nuove angosce), la fine di un ciclo, lo smarrimento per le nuove scelte da fare, a conclusione di un percorso.

 

Che tenerezza quando il pensiero era che sarebbe andata a scuola da sola!

 

Ma sempre, come allora, sento che vale quel che scrivevo:

 

 

Sai che sta andando verso il suo destino.

E incroci le dita, sperando che sia il piu’ propizio possibile…

Spererai che ci sia sempre qualcuno, da qualche parte, in vostra assenza, che la protegga…”

 

E, come allora, so che dovremo sperare e non potremo fare altro.. se non esserci sempre, quando, e se, ci verrà a cercare.

 

 

giugno 2023

 

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Sui figli adolescenti

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Figli adolescenti: quello che i genitori vorrebbero (e dimenticano)

 

 

Li vorremmo belli buoni bravi intelligenti e geniali.

Li vorremmo impegnati ordinati sensibili migliori, spesso diversi. Talvolta. Per un aspetto o per l’altro.

Li vorremmo come piacciono a noi, per esserne orgogliosi, per esserne fieri.

Per appagare il nostro bisogno narcisistico di genitori.

 

Li vorremmo uguali a noi, pur preservandoli dai nostri stessi traumi, ferite, lacrime.

Vorremmo facilitare loro le cose, dargli comodità, spianargli la strada. Talvolta.

Li vorremmo saggi e responsabili senza l’apprendimento dagli errori e le conseguenze dei misfatti.

 

E’ umano.

E tante volte facciamo anche fatica ad ammetterlo.

Dimenticando che con le cose difficili e scomode si cresce. Che con ferite e sofferenze si comprende.

 

Vorremmo che fossero meno arroganti, irruenti, sfacciati, sfrontati, meno aggressivi, meno in conflitto con noi.

Non considerando che se ci sfidano si preparano alle sfide della vita.

Che se ci combattono stanno lottando per affermare la loro identità. Per cercare di conquistare la loro autonomia.

Che vogliono provare di essere qualcuno, sentire che esistono. Vogliono sentirsi visti.

 

Vorremmo non vedere sulle loro facce l’inquietudine, lo spaesamento, il peso delle scelte.

Vorremmo che osassero di più, o di meno. Talvolta.

Dimenticando che devono sperimentare, sentire, imparare, elaborare.

 

Vorremmo che facessero le scelte che ci piacciono, la scuola promettente, il lavoro entusiasmante, le strade più facili.

Dimenticando che la cosa più importante è infondere la passione.

 

Vorremmo che ci parlassero, che non mettessero così tanta distanza tra noi e loro, avere più elementi per capirli.

Dimenticando che stanno cercando la loro strada, di farsi una loro idea, di voler loro capire.

 

Vorremmo un po’ di gratitudine per i nostri sacrifici, e di indulgenza per i nostri sforzi nel cercare di capire, di adeguarci, di accogliere. Essere compresi, noi, per la nostra impazienza, ansia, le arrabbiature, le interferenze, il controllo.

Dimenticando che è una ruota che gira. Di quanto ci siamo sentiti noi incompresi, inadeguati, respinti, non riconosciuti. Comprendendo ora i nostri genitori.

 

Vorremmo riconoscerci in loro. Almeno per qualche parte, invece spesso stentiamo a riconoscerli. Estranei che sembrano usciti da un altro corpo, appartenuti ad un’altra famiglia. Talvolta. Oppure li vediamo tanto uguali, e siamo fieri o spaventati di ciò.

Non realizzando che se li vogliamo uguali a noi è per sentirci meno soli, anche nel male e meno impauriti.

Che devono differenziarsi da noi per diventare autonomi. Donne e uomini adulti.

Come deve essere.

Vorremmo che non passassero tante ore con gli smartphone, che non stessero tutto quel tempo chiusi nella loro stanza, oppure in giro; vorremmo che avessero più il senso della misura, che spesso tanti adulti non hanno.

Dimenticando che stanno cercando il loro posto nel mondo, che stanno cercando di capirlo, questo mondo, che stanno prendendo le loro misure.

Che molto spesso hanno bisogno di trovare una direzione e di sperimentare. Di un confine, che magari faticano a trovare in noi. Rischiando che lo trovino fuori, quel confine: un muro dove sbattono, una tranvata che gli arriva in faccia.

 

Vorremmo che corrispondessero alle nostre aspettative per non sentirci non abbastanza bravi come genitori, o delusi.

Dimenticando quale sia il loro bene. Che non importa quello che vorremmo noi, ma quello che vogliono loro. Non importa quello che vorremmo che fossero ma quello che loro vogliono essere.

Dimenticando che non sono un nostro prolungamento, e non sono la misura del nostro valore, ma esseri umani alla ricerca della loro strada. Come siamo stati noi.

 

Allevare per lasciare andare è un duro compito. Ma questo è.

Non è semplice come genitori raccapezzarsi tra passato e futuro, vecchio e nuovo, consueto e insolito.

Ma non sarà la pompa al nostro orgoglio o le nostre aspettative soddisfatte che li renderanno migliori.

 

E se ci pensiamo bene,

solo una cosa è importante e dovremmo volere:

che siano felici,

che siano liberi.

 

E questo dovrebbero sapere.

Affinchè possano impegnarsi a trovarsela da soli, la loro felicità, la loro libertà.

 

 

 

(considerazioni  rivolte a me stessa e a tutti i genitori di figli adolescenti che ho sentito e che si riconoscono -o li riconoscono- in atteggiamenti, dinamiche, emozioni)

 

 

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Sui figli adolescenti

 

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Figli adolescenti e genitori: il senso di invasione in adolescenza

 

 

Qualsiasi cosa io faccia, o dica, qualsiasi passo, come madre di figlia adolescente, viene percepito da lei come invadenza.

Non metto in dubbio che davvero io possa essere una madre invadente, se penso a quelli che sono stati i miei vissuti. Il mestiere di madre (di genitore comunque), e anche l’indole, credo consista anche nel prendersi cura dei figli fino alla loro indipendenza (o almeno fino alla maggiore età), e per fare questo, nel periodo dell’adolescenza, quando cominciano a sganciarsi, ad essere ermetici, a non voler far sapere, a sperimentare, noi dobbiamo ancora vigilare, osservando, domandando. Ma anche questo, per quanto a noi possa sembrare essere fatto delicatamente, informalmente e buttato lì, viene spesso sentito comunque come una intromissione.

Loro si sentono già grandi, e per tante cose lo sono, ma non sono grandi per tutto; stanno sperimentando, e hanno ancora tanto da imparare. Nonostante sia importante dare fiducia e lasciarli fare, hanno ancora bisogno di limiti, quelli che non hanno ancora consolidato, per evitare che vadano a sbattere, sebbene la loro sfida sia di abbatterli, quei limiti. E’ il momento in cui spesso si sentono onnipotenti, e i limiti posti li riportano alla loro età, alla realtà, o alla umana finitezza.

Diventa difficile far percepire al ragazzo/a che è amato, che viene tenuto in considerazione, che il fatto di non essere abbandonato a se stesso è un segnale d’amore (e anche una fortuna); che anche quando pare che ci si preoccupi per lui è perchè ci si sta occupando di lui, –come è naturale che faccia un genitore-, perchè ci interessa il suo benessere. E che per far questo è importante anche sapere cosa fa, chi frequenta, cosa sente.. sorvegliare. Difficile farglielo comprendere senza dare la sensazione di star limitando la sua autonomia, le sue sperimentazioni o di esercitare un controllo: tutto ciò viene comunque percepito come un limite, un’intrusione.

Per noi genitori non è facile camminare sul confine tra una cosa e l’altra, essere attenti e controllare, lasciare andare e delimitare. E anche se ci dovessimo riuscire, credo che la percezione dell’invasione che ha l’adolescente non cambierebbe, tanta è la spinta all’autonomia, il desiderio di non voler controlli, di voler essere considerato un’entità capace di decidere lui per il suo bene. E anche la tendenza ad avere un avversario da contrastare, per affrancarsi sempre un po’ di più.

Educare i figli, come più volte ho sentito dire dagli esperti, significa principalmente renderli autonomi.

A parte quando inconsapevolmente davvero accade di entrare con invadenza nella vita del figlio, credo che come genitori presenti a noi stessi, si cerchi anche, osservando i ragazzi, la conferma di aver fatto un buon lavoro con la loro educazione, un cenno di rassicurazione che non ci siano problemi o difficoltà, che in prima battuta non si vedano, o errori che non ci siamo accorti di aver commesso.
A volte ci si barcamena con la difficoltà di placare la propria ansia di per non avere più la loro vita completamente sotto controllo, e per questo talvolta non si agisce nel modo migliore per la relazione.

Forse, bisognerebbe mettersi l’anima in pace e accettare la frustrazione di essere considerati degli invasori dei loro spazi (anche quando ci sembriamo delicati o siamo davvero noncuranti perchè ci fidiamo). Di essere considerati i limiti contro cui si trovano a combattere per costruire dentro di sè i loro confini, che è comunque una buona cosa. Di essere considerati dei “rompipalle”, che però contribuiscono a formare il loro senso di responsabilità.

Forse, l’adolescente, vorrebbe invece proprio sentire di essere abbandonato a se stesso, per sperimentare la sua capacità di autonomia, la sensazione di essere privo di lacci, di controllo, con la possibilità di agire e assumersi le conseguenze dell’agito in toto.

Forse servirebbe quell’atteggiamento di noncuranza (apparente, o “cura invisibile”) da parte nostra, l’esimersi da sguardi o pareri giudicanti, per quanto difficile, o talvolta impossibile, possa essere. Essere una presenza delicata, un contenitore che accoglie senza inglobare e senza fare da specchio riflettente, che fornisce un’immagine di rimando. Evitando di fare il Grillo parlante, impulso che spesso esce in automatico.

Allora, chissà, se si sentirebbero amati e nello stesso tempo più liberi dalla nostra presenza ingombrante, con un bisogno minore di contrapporsi, di ribellarsi..

Comprendere “stando”, senza nulla fare o obiettare (se non richiesto).

Un obiettivo durissimo, un grande atto di fiducia.
Che già è difficile fare con noi stessi, figuriamoci coi nostri figli.

 

novembre 2021

 

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Natale e adolescenti: l’albero dell’Avvento

 

 

I figli crescono, diventano adolescenti, e il calendario dell’avvento perde un po’ della sua attrattiva, nonostante oggi se ne trovino di particolari e di tutti i tipi. Per poter regalare ancora un po’ di emozione e sorpresa a mia figlia adolescente, mi sono inventata l’albero dell’avvento.

Sin da quando era una bambina molto piccola, abbiamo adottato la tradizione di prendere a nostra figlia, ogni anno, ad inizio dicembre, il calendario dell’avvento di cioccolato, così che, ogni mattina, attendesse con trepidante eccitazione, di aprire una casellina, con la curiosità di sapere quale forma vi avrebbe trovato, e di mangiarsi golosamente il suo cioccolatino. Il tutto in attesa del giorno di Natale, quando avrebbe trovato un dono ancor più grande, talvolta molto desiderato, o una sorpresa che la lasciasse stupita, con tutta l’emozione delle feste in famiglia.

 

 

Ho sempre pensato che il calendario dell’avvento fosse un’ottima occasione di proficui apprendimenti per diversi motivi:

  • per creare un piccolo rito che desse spinta e motivo per alzarsi la mattina
  • per iniziare bene la giornata, con entusiasmo e con dolcezza
  • per imparare ad attendere le cose belle e importanti, giorno dopo giorno
  • per imparare che l’attesa puo’ anche essere dolce
  • per incentivare la curiosità dell’incognito, per quello che avrebbe trovato

Crescendo e passando dall’infanzia all’adolescenza, il calendario dell’avvento ha perso un po’ della sua attrattiva: qualche giorno la casellina non veniva aperta per dimenticanza e l’eccitazione e la curiosità avevano perso forza.

Un po’ nostalgica di quei momenti, volevo fare qualcosa per prolungare il momento dell’infanzia, che se ne stava andando, conscia che ormai sarebbero state le ultime volte che avrei potuto vedere in mia figlia sedicenne, quasi adulta, quello sguardo di bambina stupita ed eccitata, quegli occhioni grandi sgranati, quel corpo che si agitava, manifestando la sua gioia, di fronte a una piccola sorpresa a lei riservata.

E poi quest’anno ci aveva messo a dura prova, con la pandemia e tutte le restrizioni, lunghe permanenza a casa, noiose lezioni on line, giorni senza novità, e credo ce ne fosse bisogno, di qualche momento di stupore e gioia, di un po’ di brio, di qualcosa per ravvivare queste settimane.

Per questo ho pensato di fare l’albero dell’avvento.

In verità era una trovata che mi ero inventata qualche anno prima, e che avevo visto aveva avuto un gran successo. Con impegno ho cercato piccoli doni, preparato pacchettini numerati, contenenti sempre qualcosa di diverso, cioccolatini, caramelle, dolcetti, cose per la scuola, per il trucco, o per i capelli, da far cercare ogni giorno sull’albero, e da scartare, partendo dal giorno in cui abbiamo fatto l’albero di Natale, l’8 dicembre. E quindi, in un momento inaspettato, proprio dopo che lei aveva terminato di mettere tutte le altre decorazioni sull’albero, ho appeso quei piccoli doni, ognuno contraddistinto con il numero del giorno, fino al 25.  Una sorpresa che ha riscosso molto entusiasmo!

 

 

E ogni mattina è’ bellissimo sentirle raccontare cosa ha trovato dentro al pacchettino, vedere ancora ora la stessa eccitazione di quando era bambina, lo stesso sguardo acceso elettrizzato, lo stesso piacere dell’attesa, lo stesso desiderio di sapere quale sarà la nuova sorpresa, per i giorni a venire.

Ci  godiamo insieme quel che ci regala l’albero dell’avvento: a me il sorriso e l‘emozione di mia figlia, e la delizia di fare qualcosa per qualcuno che amo, a lei la possibilità di sapere che qualcosa di buono l’attende, il piacere di ricevere, e la sensazione di sentirsi amata.

Perchè ci si sente amati se ci si sente pensati, e se si sa, di essere pensati.

 

 

natale 2020

#natale #calendarioavvento

 

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Sguardo di mamma (di adolescente)

 

 

La guardo. Così diversa da me, o uguale, in un tempo di cui ho vaga memoria.

Così scostante e distante, si prende lo spazio che è suo, nel mondo, si costruisce la sua rete, dove io sono fuori.

La guardo, adolescente, andare per la sua strada, con dei modi che quasi non riconosco. Estranea eppure uscita dal mio corpo, come se avesse solo preso in prestito, quel corpo, per venire al mondo.

Vissuta nella mia casa, accudita, coccolata e ora pronta a fare i suoi passi nel mondo, a far sentire la sua voce, a voler lasciare la sua impronta, nel suo mondo.

La guardo. Carne della mia carne, ma essere diverso, con risorse spesso a me sconosciute. La vedo combattere per la sua autonomia, e cercare la realtà giusta per lei.

La guardo, e non riconosco più i suoi gusti, mutanti senza preavviso, nel giusto tentativo di sperimentare, e di andare a delineare la sua personalità.

 

Nuovi spazi per lei, nuovi spazi per me. Nuove identità.

Tante pagine bianche, per lei, da riempire. Tante pagine, già scritte, per me, da rileggere, qualcuna ancora forse da scrivere.

La guardo.

Distolgo lo sguardo. Non vuole avere i miei occhi addosso, invadenti, reali o percepiti come tali, ma non so come altro guardare.

E guardo in un punto, davanti a me, indefinito e sconosciuto, dove entrambe ci stiamo dirigendo. Ognuna per la sua strada.

 

 

 

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Gli adolescenti al tempo del coronavirus

 

 

 

Togliere ad un adolescente le possibilità di contatto con i suoi pari, proprio nel momento in cui la fisicità è al suo apice, è privarli di un elemento fondamentale.

Non solo il contatto inteso come toccarsi, abbracciarsi, baciarsi, scherzare corpo a corpo, mettersi le “mani addosso”, ma anche il contatto occhi negli occhi, per esprimere quello che, a volte, le parole non sanno dire. Perché a talvolta, a quell’età, non si riescono a formulare i pensieri, e le parole non vengono, ma il corpo intercetta, piu’ che ad ogni altra età, e comunica, trasmette messaggi, che spesso non passano ancora dalla coscienza. Il contatto inteso come l’ascolto del respiro dell’altro, del tono di voce, l’odore, lo sguardo e le espressioni, il sentire l’altro nella sua interezza, con tutti i sensi, con gli stimoli che arrivano direttamente al cervello emotivo.

Non è facile per nessuno, questa quarantena, tanto meno per i ragazzi.

Eppure, anche in questa situazione di distanziamento sociale per la pandemia del coronavirus, i ragazzi, cosi’ ricettivi, potrebbero avere modo di comprendere tante cose.

Magari riceveranno delle lezioni che li faranno crescere prima del tempo, e con una coscienza diversa e, in un periodo storico in cui vengono iper protetti e tenuti sotto le ali della famiglia, questo puo’ anche trasformarsi in un’opportunità per maturare e acquisire un senso di responsabilità.

Potranno imparare che nella vita può accadere l’imprevedibile, e che non c’è niente di sicuro. Ma che, anche da quello che inizialmente può apparire un disastro, si può scoprire qualcosa di inaspettato, di buono e positivo. E nonostante il loro bisogno di sicurezze, potranno imparare che la lotta per scorgere una via d’uscita è indispensabile e che una via d’uscita si può sempre trovare.

Potranno imparare che dagli eventi imprevisti e difficoltosi si può accedere alle proprie innumerevoli risorse, a volte ancora poco conosciute, e attivare la creatività e l’ingegno. Magari si annoieranno, occasione sempre più rara per loro di questi tempi, ma proprio questo può dare la spinta alla ricerca.

 

 

Potranno imparare che le cose si possono fare anche in modo diverso, e a cercare altri modi di comunicare, di stare insieme o sentirsi vicini, che non siano quelli fisici. Alcuni impareranno anche a prendere più coraggio per sconfiggere la solitudine o la timidezza.

Potranno imparare che, al contrario di quanto a volte pensino di essere loro, onnipotenti ed immortali, come uomini abbiamo dei limiti e non possiamo controllare e governare tutto.

Potranno imparare, dovendo restare confinati a casa, a crearsi dei confini, quelli che in questo momento storico, le famiglie fanno fatica a mettere e a far rispettare, sin dalla tenera età. E la famiglia, più che in ogni altro momento, dovrà fare da contenitore delle loro emozioni, accogliere  malessere, fatica, frustrazione, musi lunghi e aggressività.

Potranno imparare il valore della libertà, il valore del “fuori”, ma anche del dentro, costretti come sono a restare dentro: dentro casa, dentro di loro, dentro la loro famiglia.

Potranno imparare un po’ di politica, un po’ di economia, un po’ di geografia, un po’ di scienza; e potranno imparare, forse, qualcosa riguardo la solidarietà, il bene comune, il senso di comunità. Forse cominceranno anche a farsi un’idea di qualcosa che va oltre la loro stanza, la loro classe, il loro gruppo di amici.

Potranno imparare che siamo tutti connessi, non con la tecnologia, ma con i nostri comportamenti, che possono provocare conseguenze sulla vita degli altri, e che abbiamo quindi tutti una responsabilità come esseri umani.

E chissà, se proprio da questa esperienza, imprevista, difficile, di sacrifici, dolorosa per qualcuno, riceveranno qualche stimolo per essere gli artefici della creazione di un mondo migliore.

 

 

(Disclaimer: queste riflessioni non sono rivolte a chi si trova in situazioni di particolare disagio o sta vivendo condizioni di malattia, lutti o quant’altro)

 

aprile 2020

foto by Patty

 

 

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Vacanza on the road, di relax o mista, con figli adolescenti?

 

 

Il modo di viaggiare o di fare le vacanze puo’ dover subire qualche cambiamento quando si hanno figli adolescenti.

Non è come quando sono bambini, che si convincono con un gioco, una distrazione, si possono entusiasmare facilmente e riescono ad adeguarsi maggiormente al tipo di vacanza e ai ritmi della famiglia (e viceversa).  Sebbene una buona educazione al viaggio, fin da piccoli, possa essere utile per indurli ad amare viaggiare, conoscere, fare esperienze, è tipico nell’età dell’adolescenza che i figli diventino polemici, schizzinosi, contestatori e dissenzienti a prescindere.

Ho trattato in questo articolo nello specifico il viaggiare con figli ai tempi dell’adolescenza

 

Viaggiare con ragazzi adolescenti

 

Ovviamente non tutti i ragazzi sono uguali, spero per voi che possiate essere un’eccezione. In questo articolo parlo della mia esperienza e di alcuni accorgimenti che ho notato essere efficaci per scegliere e vivere al meglio una vacanza, durante questa critica età.

 

Quale è diventata, quindi, il tipo di vacanza migliore per noi?

Mia figlia (ormai quindicenne) ha sempre odiato fare lunghe tratte in auto. Da piccola dormiva, ma quando è cresciuta, anche solo fare un viaggio di due ore in auto le pesava, e l’immancabile “Quando arriviamo?”, dopo poco tempo dalla partenza, era sempre al varco. Al contrario, potevamo andare anche dall’altro capo del mondo in aereo, che non batteva ciglio, anzi, per lei era, ed è, un divertimento.

I viaggi on the road, quindi, non sono la scelta ideale per la nostra famiglia. A questa età, in particolare, io penso che sia importante considerare sempre anche le loro esigenze e preferenze, per viversi la vacanza tutti piu’ serenamente. Quando era piu’ piccola, amava le vacanze al mare in villaggio, o comunque in un posto dove ci potesse essere tutto quello che piace ai bambini: piscine, scelta per il cibo a buffet, spazi di gioco e relax (non necessariamente il miniclub, anche se quando era molto piccola amava la baby dance!). Per esempio, a 11 anni ha apprezzato moltissimo la vacanza in un resort a Bayahibe, dove siamo stati benissimo (restando lontani da animazione, balli, attività varie proposte), facendo delle meravigliose escursioni nell’entroterra e all’isola di Saona.

 

Repubblica Domenicana, Bayahibe

 

Nonostante non abbiamo fatto solo viaggi così, l’ideale di vacanza per mia figlia è tuttora la vacanza stanziale, cioè quella dove parti e arrivi alla meta, senza dover cambiare troppi alloggi e ritmi, magari in un posto con un mare bellissimo, dove puo’ rilassarsi sotto una palma, e riposare, dopo un anno di fatiche scolastiche.

Lei vorrebbe sempre tornare alle Maldive. Che sono anche uno dei miei posti preferiti, per carità, ma mi piacerebbe anche vedere qualcosa di diverso!!

 

Maldive con un’adolescente

 

Diciamo che alla fine, un buon compromesso, e la formula vincente, negli ultimi tempi, è stata quella di scegliere vacanze “un pò e un pò'”, ovvero viaggi che avessero una parte on the road, e una parte stanziale rilassante. Come quella che abbiamo fatto, quando aveva quasi 10 anni, in Thailandia.

 

Thailandia e isole del golfo

 

Prendendo spunto da quella esperienza, abbiamo organizzato il nostro viaggio a Cuba, quando ormai la pre adolescenza faceva capolino, a 12 anni. A Cuba abbiamo visitato 3 città, L’Havana, Trinidad e Vinales, e a metà viaggio e alla fine, abbiamo inserito 2 tappe di mare: 5 giorni a Cayo Guillermo e 2 a Cayo Levisa. In questo modo abbiamo potuto farle accettare le tante, ma tante ore che abbiamo trascorso in auto per gli spostamenti, ovviamente preparandola prima. Per noi, è stato un viaggio bellissimo, e lei, che inizialmente non era propriamente contenta del tipo di vacanza, alla fine ha detto che ha superato di molto le sue aspettative.

 

Cuba in fai da te

 

Qui ho riportato nello specifico gli accorgimenti che ho messo in pratica con l’adolescente, che si sono rivelati di successo:

 

Un’adolescente in viaggio

 

L’anno successivo abbiamo intervallato con una vacanza stanziale alle sue adorate Maldive..ma anche nelle vacanze stanziali si può aggiungere qualcosa di nuovo ed eccitante!! Infatti abbiamo previsto uno stop over lungo a Dubai, al ritorno, che ci ha consentito di visitare, in un pomeriggio e una sera, la città!

 

Dubai in un pomeriggio: visita durante un transito

 

Forti della formula di successo della vacanza un pò e un pò, anche lo scorso anno abbiamo organizzato un viaggio misto, un giro on the road in Florida in auto, e una settimana di relax ad Exuma, alle Bahamas. Qui in particolare c’era anche una obiettivo di suo grande interesse, ovvero gli Studios di Orlando, quindi anche questa combinazione ha avuto buona riuscita.

 

Florida, USA

 

Bahamas – Exuma

 

In conclusione, mia figlia ama le attività adrenaliniche, (quelle che le interessano) come il più assoluto relax, le sorprese come la routine e a volte è proprio un prenderci, perchè c’è anche da considerare che il cambiamento di gusti e preferenze è sempre dietro l’angolo a questa età. E forse la cosa migliore è essere proprio preparati a questo, e cercare di ascoltare quello che i nostri ragazzi dicono e non dicono, con una certa flessibilità.

E soprattutto, essere preparati anche al momento in cui inizieranno a fantasticare su mete da visitare, senza i genitori!!

 

 

Marzo 2020

 

Tutti i viaggi fatti con figli adolescenti li trovate qui

Un adolescente in viaggio

 

per chi è interessato al tema adolescenti

 

Sui figli adolescenti

 

 

 

 

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Quello che gli adolescenti ascoltano

 

 

Arriva il momento in cui non si riesce piu’ a sapere cosa pensano o cosa sentono i nostri figli adolescenti.

Sembrano avere una sorta di gelosia dei loro pensieri, dei loro sentimenti, delle loro emozioni. O forse è solo pudore. Non sanno ancora bene identificarle e decodificarle, le loro emozioni.

Sicuramente hanno l’esigenza di mettere un muro per non avere intromissioni, e poter completare in pace la loro metamorfosi. Per costruirsi, senza invadenza o condizionamenti, la loro identità.

Quando giunge quel momento, in cui si chiudono nella loro crisalide, la musica che ascoltano puo’ esserci d’aiuto per conoscerli meglio. Diventa cosi’ importante negli anni dell’adolescenza, quando si rifugiano e si isolano con le cuffiette in testa. E puo’ essere per noi una chiave, per capire un po’ di piu’ questi ormai sconosciuti, nati dalla nostra carne. Che vogliono recidere il loro cordone, che hanno la loro ambizione di autonomia, che cercano di trovare la strada del proprio essere, differenziandosi, da noi, dai genitori, dai grandi. Può darci indizi circa come si sentono, e in che cosa si identificano e si riconoscono.  Quello che non ci dicono. Tramite  le storie che le canzoni che ascoltano raccontano, quello che esternano i loro beniamini, le emozioni che trasmettono, il messaggio che ne esce, quello che sembrano cercare, quello che chiedono.

Possono avere il bisogno di uniformarsi e volere quello che tutti amano, quello che va di moda. Puo’ esserci la ricerca del tradizionale, dei classici, dei miti universalmente riconosciuti nel panorama musicale; o dei ribelli che spaccano, che creano rotture. Oppure possono cercare, seguendo un bisogno di originalità, la voglia di distinguersi, che hanno i loro gruppi o cantanti preferiti. O possono sentire la necessità di qualcosa che sballi e annulli i loro pensieri, a volte troppo pesanti confusi e incomprensibili a quell’età.

Il loro bisogno di provare emozioni, di viverle e di sentire, è preponderante rispetto al capire. Perchè in questo periodo, l’adolescenza, la pancia prevale sul cervello, che non ha ancora raggiunto le funzionalità dell’adulto e spesso non sa ancora come gestirle, le questioni di pancia.

E cosi’ si compie questa fase, e solo un domani, i ragazzi, non piu’ tali, forse potranno decodificare, dare un senso a quel che accadeva,  durante la loro adolescenza, a quel sentire a volte incomprensibile e muto. E noi, i genitori, dobbiamo assistere a quel cambiamento, con presenza, ma con molta discrezione. Sapendo che è un passaggio obbligato.

Con i loro sogni o i loro vuoti, con le loro ferite, già subite o che si prospettano all’orizzonte, o la loro verginità e acerbità.

Con il futuro davanti, che si sta delineando e che, a ragione, vogliono prendere nelle loro mani, anche semplicemente iniziando con l’entusiasmo di un concerto, o inseguendo le note e le parole di una canzone.

 

 

 

febbraio 2019

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Adolescenti: ti dovrai abituare

 

 

Ti dovrai abituare al fatto che non va mai bene niente, quello che hai preparato, quello che hai intenzione di fare, quello che pensi, quello che dici.

Ti dovrai abituare alle loro idee balzane, ai cambi repentini di umore, di opinioni, di piani.

Ti dovrai abituare a dire dei no, a dire dei sì, ma anche a mediare, evitando lo scontro continuo.

Ti dovrai abituare ai musi lunghi, al telefono sempre in mano, alle cuffie sempre in testa, alle porte sempre chiuse, al mutismo, alle risposte arroganti.

Ti dovrai abituare al fatto che non vorranno più venire con te, che ti sentirai al loro servizio per un po’, che anche la tua libertà verrà limitata.

Ti dovrai abituare a temere per la loro solitudine, per la loro esuberanza, per le delusioni, per le incomprensioni, e a sentirti impotente di fronte a ciò.

Ti dovrai abituare ad entusiasmi improvvisi, ad inizi improvvisi, a fini improvvise; a segreti e a bugie.

Ti dovrai abituare a tacere, talvolta, a contrastare, talvolta, a proibire, talvolta.

Ti dovrai abituare alle sfide, come per proclamare IO POSSO; ai gesti di autoaffermazione, come per dire IO SONO; alle cose sparse per casa, come per proclamare IO ESISTO.

Ti dovrai abituare a sbagliare, ogni tanto, o a fare bene, ogni tanto. A sentirti male, a provare rabbia, a frenarti.

Dovrai imparare ad essere forte, ad essere genitore, ad essere muro.

Sapendo che tutto quel che farai che ti costa fatica, o non farai, sarà per il loro bene, presente e futuro.

E sapendo, comunque, di non essere solo. Di non essere il solo.

 

 

ottobre 2018

 

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Viaggiare con ragazzi adolescenti

 

 

E’  possibile viaggiare, aggiungo, felicemente, o quantomeno in pace, con figli adolescenti, ovvero, dagli 11 ai .. 17 anni, o fintanto che si riesce a portarli con sé??

Per la mia seppur breve esperienza, credo che 3 cose siano fondamentalmente importanti:

 

educazione al viaggio,

 

alcuni accorgimenti,

 

e anche c..o, ovvero fortuna!

 

L’adolescenza è un periodo difficile per tutti, sia per chi lo vive, che sta affrontando una trasformazione e deve mettere alla prova se stesso e il mondo (e i genitori soprattutto) sia per chi ..la subisce, ovvero la famiglia! Che vede tramutare il piccolo dolce cucciolo di casa in un qualcosa che spesso non riconosce, che si rivolta come un serpente, che si comporta come un indemoniato, che vuol fare cose per noi senza senso e turpi, e che non ci aspettiamo.

Abituare fin da piccoli i bambini a viaggiare, sicuramente è d’aiuto, perché, nonostante venga spezzata la loro vita routinaria, in favore di qualcosa di sconosciuto, e vengano staccati dai loro riferimenti per un po’ di tempo, possono imparare che l’incognito puo’ anche essere piacevole, divertente e interessante. Si puo’ cosi’ alimentare la curiosità, che è sempre una sensazione vitale.

E’ questo che intendo con “educare” al viaggio: sviluppare lo spirito di adattamento e la curiosità per il nuovo.

 

 

 

E’ ovvio che sopraggiunta la fatidica età, per istinto di ribellione, possano essere scocciati di lasciare casa, amici, luoghi frequentati, o semplicemente vorrebbero restare perché si divertono di piu’ con le loro abitudini e nel loro conosciuto. Possono manifestare più di un bambino piccolo, che lo si puo’ distrarre meglio, il loro dissenso, e fare ostruzionismo a partenze o movimenti. Con musi, mutismi e rispostacce, che, almeno a me, a volte mi fan scattare ferocemente i nervi: sembra che ci vogliano far pagare caro il fatto di strapparli alle loro “cose”.

 

 

Ecco che qui l’educazione al viaggio serve anche a noi, nel senso che, visto che siamo messi alla prova nella nostra capacità di mettere confini, non dobbiamo mollare ai loro capricci di adolescenti, come non dovevamo mollare quando erano bambini. Cercare di ascoltare,  mediare e dialogare, pur mantenendo la fermezza, sarebbe sempre la cosa migliore. Cosa che io lascio fare al padre, che è piu’ bravo di me :).

 

 

Eppure diventa importante farli ricredere, questi ragazzi, dimostrare loro che li conosciamo e sappiamo anche quali sono le cose che piacciono a loro, per conquistare ancora un po’ di fiducia. Devono sentirsi compresi anche per quello che non dicono.

E qui entrano in ballo gli accorgimenti che possono aiutare. Posso parlare di quelli che per me si sono dimostrati efficaci durante viaggi e vacanze.

 

 

Intanto la scelta della meta, che deve essere possibilmente attraente anche per l’adolescente. Una meta desiderata oppure qualcosa che immaginiamo possa sorprendere, stupire, (che noi possiamo supporre che piacerà, anche se lui/lei non dimostra interesse o snobba, perché non conoscendo non puo’ immaginare) e destare curiosità.

Come?

-parlando della meta e delle attività entusiasmanti che lo aspettano, facendo mettere in moto la sua immaginazione.

Incontreremo comunque sguardi di sufficienza, diffidenza, risposte disinteressate o arroganti, ma intanto abbiamo gettato un semino.

 

 

-scegliendo accuratamente i posti dove fermarsi e gli alloggi, che dovrebbero essere almeno un pò intriganti o particolari.

 

 

-coinvolgendo nella preparazione del viaggio, mostrando foto delle località che si visiteranno, parlando di luoghi, di episodi accaduti, vedendo film inerenti la meta, cercando qualche aggancio con qualcosa che conoscono o a cui sono interessati. In questo modo è possibile che si carichino un minimo, e che affrontino meglio tutto il resto.

 

 

-prevedendo, nel corso del viaggio, tappe con attività che si immagina possano piacere o essere interessanti o divertenti per  l’adolescente:

l’uso di mezzi di trasporto particolari, barca, tuc tuc, auto d’epoca, hip on hip off bus, cavallo, calesse, bicicletta, risciò, seggiovia, funivia o simili;

 

 

attività adrenaliniche: percorsi avventura, zip line, battute di pesca, parchi giochi tematici o acquatici, salite su grattacieli;

 

 

visite a mostre o musei interattivi, mercatini, negozi o quartieri particolari, luoghi con animali, bagni in fiumi o laghi.

 

 

avvisando in anticipo, quando si sa che può esserci qualcosa di non gradito, ho visto che è un’altra cosa importante. In questo modo, eventuali rimostranze, vengono fuori subito e al momento di affrontare la cosa sgradita, sono preparati e magari si lamentano meno, e si possono organizzare per tenersi impegnati o cercare di affrontare la cosa in maniera diversa.

 

 

stimolandoli a cercare intrattenimenti da portare come passatempo (e-reader, libri, musica, giochi, carte, parole crociate, qualcosa che abbia a che fare con le loro passioni, ecc. -es per i lunghi viaggi in auto, che odia, mia figlia si organizza ascoltando musica o leggendo e-book). Durante un viaggio, infatti, può accadere che ci siano tempi morti o momenti noiosi per loro, o anche semplicemente momenti di relax: è importante che siano preparati ad affrontarli al meglio.

 

 

Ultima cosa, ma non meno importante:

-cogliere l’opportunità di trascorrere del tempo col padre, che è una figura di fondamentale rilevanza, soprattutto in questa fase.

 

 

Di riferimento, di autorità, di confronto, che mette i confini, che trasmette insegnamenti e valori, che media e che puo’ placare i conflitti con la figura materna.  Tempo di qualità, che puo’ essere disponibile in vacanza, da utilizzare per fare delle cose insieme, e, per il genitore, per conoscere il nuovo essere che sta diventando il figlio. Non tralasciando, anche se non sono più bambini, ma adolescenti, il gioco.

 

 

 

Detto questo, bisogna comunque mettere in conto che ci saranno sempre momenti in cui l’adolescente si lamenta, dice che si annoia, si ammutolisce; momenti in cui non va bene niente, che non gli va di  fare quello quello che abbiamo programmato, momenti in cui esplode la rabbia, da ambo le parti.  E’ tipico di questa fase, succede in viaggio, come a casa.

Fortunatamente, proprio perché si è in vacanza, può passare prima, basta trovare un motivo di entusiasmo, come vedere un qualcosa di bello, fare qualcosa di interessante, distrarsi dal conflitto.

E ricordare che loro sono gli adolescenti, e noi gli adulti.

 

 

agosto 2019

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Patrizia Pazzaglia, Patty dopo un po’.

Sono versatile, camaleontica e un po’ nevrotica. 

Una come tante.  Nessuna grande passione, ma so appassionarmi.

Prendo tutto molto sul serio e in tutto quello che faccio, se mi interessa, ci metto impegno e dedizione.

Scarsamente tecnologica, diversamente social.

Mi piace condividere, mi piace ascoltare, esprimermi, se è il caso, e stupirmi.

Mi piace vivere intensamente e andare in profondità delle cose che mi interessano e lasciare andare ciò che non mi serve (anche se con difficoltà).

Mi piace lasciarmi contagiare dalla bellezza e dalle emozioni e..naturalmente viaggiare, fuori e dentro di me, col corpo e con la mente (ma anche con lo spirito).

Perchè la vita è un gran bel viaggio.