Messico
Quasi ostaggi in Chiapas, Messico
Sono passati molti anni, ma io continuo a sconsigliare di andare nel Chiapas, in Messico.
Ancora oggi si sente parlare di aggressioni, rapine, e magari se ne esce illesi, ma vi garantisco che trovarcisi in mezzo non è piacevole.
Ma veniamo ai fatti.
Era il mio primo viaggio fai da te, prenotato solo il volo, zaino in spalla e Lonely Planet alla mano.
Arrivavamo da San Cristobal de Las Casas per far tappa a Palenque.
A quei tempi non c’era il cellulare. Con un’amica, che era partita dopo di noi e faceva il giro inverso, ci eravamo accordate che, se tutto si fosse svolto secondo i piani, ci saremmo incontrate davanti all’ufficio postale della cittadina Palenque (ogni cittadina ha un ufficio postale, no?), alle 7 di sera del giorno X.
Poco fiduciosa, mi sono presentata all’appuntamento..eh si!!! Lei era proprio li’, davanti all’ufficio postale!!
Decidiamo di visitare insieme, nei 2 giorni successivi, la zona. Mentre facevamo il nostro tour con gli autobus locali, loro avevano preso preso un auto a noleggio. Il giorno dopo saremmo andati quindi in macchina alle cascate dell’Agua Azul, a 70 km da Palenque.
Partiamo per una strada piena di topes (rallentatori) che ci facevamo sussultare in continuazione. Arriviamo ad uno strano posto di blocco, un tronco d’albero lungo la strada e qualcuno che ci avvisa che c’è uno “sciopero” e non si può passare.
Noncuranti dell’avviso, spostiamo il tronco e passiamo, arrivando dopo poco alle cascate. Che sono state un po’ una delusione perchè avendo piovuto la sera precedente, l’acqua era marrone e proprio poco invitante! Per di piu’ il tempo non è granchè, per cui non possiamo neanche apprezzare a pieno la bellezza del luogo.
Notiamo che stranamente non ci sono turisti in giro.
Dopo una passeggiata nei dintorni decidiamo quindi di tornare.
Saliamo sull’auto e arriviamo al posto di blocco con il tronco, e qui notiamo un assembramento di campesinos. Che non ne vogliono sapere di farci passare.
Cerchiamo di trovare un accordo, ma niente, c’è una manifestazione e loro non hanno nessuna intenzione di lasciarci andare con l’auto. A piedi si, ma l’auto non può passare.
Per solidarietà non abbandoniamo i nostri amici, preoccupati per eventuali danni che avrebbero poi dovuto risarcire, in caso di problemi all’auto. Restiamo quindi li’, nella speranza che prima o poi cambino idea..Concordiamo che abbiamo sbagliato a sottovalutare l’avviso all’arrivo.
Intanto i campesinos si mettono a bivaccare, bevono, si ubricano, passano a vederci, con delle facce poco rassicuranti e dei machete nel fodero.
E noi, senza cibo, senza acqua, senza la possibilità di andare in bagno (se non stendendo un telo dall’auto per farla li’), e sempre piu’ in ansia.
Passano le ore, e loro continuano a manifestare e a bivaccare.. A volte qualcuno fornisce delle notizie con un megafono. Pare ci siano delle trattative col governo, e durante uno di questi avvisi, comprendiamo che ci stanno “usando” come ostaggi, trattando insieme al resto, la nostra “liberazione”.. Ecco in quel momento ho capito il pericolo e ho temuto seriamente per la nostra vita.
Passiamo la notte, facendo la staffetta dormendo a due a due. I campesinos attorno sempre piu’ ubriachi..Comincia a diventare un incubo.
Fintanto che viene mattina. Prendiamo una decisione. Non possiamo andare avanti cosi’, per chissà quanto ancora. Lasciamo l’auto e ci avventuriamo a piedi, non sappiamo quanto dovremo camminare prima di arrivare da qualche parte chissà dove, ma non ne possiamo proprio piu’.
Fortunatamente dopo aver camminato neanche molto, passa un camion, il rimorchio è pieno di messicani e si ferma e riusciamo a contrattare un passaggio fino a Palenque. Saliamo quindi e viviamo anche l’emozione di viaggiare proprio come i locali.
Arriviamo stremati, cerchiamo una camera per riposare anche se è giorno, abbiamo bisogno di smaltire l’adrenalina e di riprenderci.
I nostri amici contattano il noleggio auto, che riesce ad avere l’informazione che la manifestazione è terminata e quindi si accordano per andare a recuperare la macchina. Che per fortuna non ha subito danni.
L’avventura non è stata per niente piacevole e anche se è finita bene non la auguro a nessuno.
E’ per questo che, a chiunque me lo chieda, dico no, il Chiapas, proprio è meglio evitarlo.
(foto Pixabay)
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