Kenya
Dilemma: profilassi antimalarica si o no?
Prima di partire per i nostri viaggi a Zanzibar e in Kenya, siamo stati parecchio combattuti rispetto al fatto di fare o meno la profilassi antimalarica, soprattutto alla nostra bambina che all’epoca aveva 6 e 7 anni.
Cosi’ ci siamo documentati, leggendo articoli, documenti, forum, esperienze sul web e confrontandoci anche con italiani che vivono in Kenya.
(Le suddette informazioni sono basate su esperienze e opinioni personali e non vogliono sostituire il parere di un medico o delle autorità competenti)
La malaria: alcune informazioni
La malaria viene trasmessa dalla puntura della zanzara anofele, che inietta nell’uomo il protozoo parassita plasmodium. L’infezione sta in incubazione minimo 7 giorni.
Due sono i metodi per la prevenzione dall’infezione: la chemioprofilassi e la protezione nei confronti della zanzara che la trasmette.
Riguardo la chemioprofilassi, l’Organizzazione mondiale della sanità consiglia, per l’Africa e per altre aree a rischio, tre medicinali (da usare in alternativa): meflochina (il nome commerciale del farmaco è Lariam), un’associazione di atovaquone e proguanil (il nome commerciale del farmaco è Malarone) oppure doziciclina (nome commerciale del farmaco Bassado) da utilizzare secondo la seguente posologia:
Meflochina (Lariam)
Da una settimana prima della partenza e si prosegue per 4 settimane al rientro (una compressa a settimana). La dose settimanale diminuisce in proporzione al peso corporeo. L’esperienza con Lariam nei bambini di età inferiore a 3 mesi o di peso inferiore a 5 kg è limitata.
Principali effetti collaterali: vertigini, diarrea, nausea, incubi, irritabilità, alterazioni dell’umore, cefalea, insonnia, ansia, convulsioni, psicosi.
Atovaquone-proguanil (Malarone)
Da un giorno prima della partenza a una settimana dopo il rientro (una compressa al giorno).
Il farmaco è controindicato nei bambini di peso inferiore agli 11 Kg, alle donne in gravidanza e durante l’allattamento. Principali effetti collaterali: nausea, vomito, dolori addominali, diarrea, esantema, convulsioni, aumento delle transaminasi
Doxiciclina (Bassado)
Da un giorno prima della partenza e per quattro settimane dopo il rientro (una compressa al giorno). Controindicato per bambini sotto i 12 anni. Principali effetti collaterali: disturbi gastrointestinali, candidiasi vaginale, fotosensibilità, reazioni allergiche, alterazioni dell’emocromo, alterazioni renali, epatite.
Tra tutti, il Malarone è in genere il meglio tollerato.
La nostra decisione
La decisione che alla fine noi abbiamo preso, è stata di non fare la profilassi antimalarica.
Di seguito elenco i motivi di questa decisione:
-tutti i farmaci disponibili hanno effetti collaterali di vario grado, anche molto pesanti per gli adulti, figuriamoci per i bambini (anche il Malarone che risulta essere il meglio tollerato),
-non esiste nessuna profilassi farmacologica che offra una protezione completa ovvero, nessun farmaco ad oggi copre tutti i 5 diversi ceppi della malaria, quindi puo’ dare piena garanzia di non contrarla
-una adeguata protezione nei confronti delle punture di insetto rappresenta la miglior difesa contro l’infezione malarica e consente di ridurre del 90% il rischio di contrarla.
Queste sono state le nostre valutazioni ma sottolineamo che sono strettamente personali, per cui, lungi da noi il voler dare consigli in merito a una questione così delicata: ognuno deve essere consapevole e responsabile, dopo essersi informato a dovere, delle sue scelte.
Metodi di protezione
Di seguito riporto gli accorgimenti usati, in seguito alla decisione di non fare la profilassi per prevenire le punture di zanzare (e la malaria):
–repellente il piu’ potente possibile, (per gli adulti io avevo trovato Jungle in farmacia, l’importante è che il prodotto abbia non meno del 30% di deet o del 20% di icaridina; per i bambini maggiori di 2 anni il deet o l’icaridina non devono essere superiori al 10%-20%). I repellenti più potenti hanno una resistenza maggiore in termini di ore di protezione (anche fino ad 8), mentre quelli molto leggeri, per bambini piu’ piccoli, vanno dati con maggior frequenza (in base alle istruzioni) per una maggiore protezione. Per i bambini sopra i 2 anni puo’ essere usato Autan tropical (icaridina 20%). I repellenti di origine naturale non possono ancora competere con i prodotti di sintesi in termini di efficacia e protezione. A pag. 9 del documento sotto riportato della SIMET si trova una utile tabella “Dosaggi dei tre principali repellenti registrati in Italia in rapporto all’età dell’utilizzatore (così come raccomandati dall’ISS)”
–spray a base di permetrina sugli abiti (questa operazione si puo’ fare anche a casa prima di mettere gli abiti in valigia: il principio rimane anche un mese sugli abiti e resiste a piu’ lavaggi): io avevo trovato su internet Insect Ecran vetement, ma il prodotto risulta simile al Biokill che si trova anche nei supermercati
–cerotti di citronella sugli abiti dei bambini o in alternativa braccialetti antizanzare (anche se la protezione è scarsa)
–abiti chiari e lunghi dal tramonto (si dice che la zanzara anofele non punga di giorno ma solo dall’alba al tramonto)
–zanzariera sul letto, eventualmente trattata con repellenti, e controllo della presenza di zanzare in camera: nella stanza dove alloggiavamo in Kenya, usavano spruzzare, qualche ora prima di dormire, un insetticida e c’erano in dotazione anche racchette antizanzare
– dispositivo ad ultrasuoni portatile a batteria (che si trova anche nei negozi di puericultura) , o bracciale ad ultrasuoni per bambini
–elettroemanatore a pastiglie (o simili) da mettere in camera o in alternativa, zampirone
-assunzione di granuli di Ledum Palustre, un rimedio naturale omeopatico che agisce alterando l’odore della pelle rendendolo sgradevole per le zanzare (per la diluizione e la posologia rivolgersi al farmacista- noi abbiamo usato 7CH 5 granuli, una volta al dì), da un settimana prima di partire e per tutto il soggiorno. Essendo un prodotto omeopatico non ha effetti collaterali e puo’ essere somministrato anche ai bambini
-prima di ripartire dal Kenya per l’Italia, per mia tranquillità, ho acquistato in farmacia un kit composto da un malaria self test, da fare in caso di sospetta contrazione di malaria e un farmaco (Coartem) da prendere (dosi per grandi e bambini) in caso di esito positivo (non reperibile in Italia) dal costo di circa 20-30 euro (in caso di test positivo o di sospetto è opportuno recarsi subito in un ospedale) – su Coartem di Novartis: http://www.repubblica.it/2007/02/sezioni/scienza_e_tecnologia/farmaco-malaria-africa/farmaco-malaria-secondo/farmaco-malaria-secondo.html
Nel 2013 è stato redatto dalla Società Italiana di Medicina Tropicale (SIMET) il documento “Indicazioni per La Profilassi Antimalarica nei viaggiatori in area endemica”, http://www.simetweb.eu/document/3678, che fornisce utili informazioni sull’argomento.
Di seguito si riporta anche un articolo relativo ad un’intervista al Dr. Mauro Saio, del Nairobi Hospital, che attesta, tra le altre cose: «L’ unica vera profilassi che si deve applicare è fatta di accorgimenti semplici; – specifica il dottor Saio – coprirsi con maniche lunghe dopo il tramonto, dormire sotto una zanzariera e usare prodotti repellenti agli insetti da applicare sulla pelle».
http://rassegnastampa.unipi.it/rassegna/archivio/2006/05/08SIA1026.PDF
(foto by Patrizia Pazzaglia)
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http://www.unanimainviaggio.it/kenya/
tutti gli articoli su Zanzibar
L’Africa in diretta
Questo è un piccolo diario che ho scritto in occasione del nostro viaggio in Kenya.. tutte le emozioni, le sensazioni vissute a caldo, che hanno contribuito a provocaremi un inguaribile Mal d’Africa.
Pronti per esserne contagiati?
16.07.2012 davanti alle palme in uno stupendo giardino del posto dove alloggiamo, il Mimi Na Wewe..in Africa
Il Mimi Na Wewe .. in Africa, che significa Io e te ..in Africa, è una struttura di 6 cottage, gestita da una famiglia italiana, Gianni, Gloria e il figlio Luca. Ho scelto questo posto perchè ogni volta che leggevo le recensioni di altri ospiti su Tripadvisor, mi emozionavo fino alle lacrime.. Da questo ho capito che era il posto per noi!!!
Siamo gli unici ospiti nella struttura, con la famiglia Cavallini, il loro cane Ciro, il gatto Paca Moja, altri simpatici animaletti e gli africani che ci lavorano!!
Una delle nostre valigie non è giunta al nostro arrivo a Mombasa, ma finalmente oggi, dopo 2 giorni, siamo riusciti a recuperarla: era arrivata il giorno successivo, ma la compagnia aerea ci ha comunicato che non ce l’avrebbero consegnata (quando torno faccio una lettera di reclamo all’Ethiopian Airlines, che sul regolamento prevede la riconsegna). Il figlio di Gianni e Gloria ha prontamente cercato di rintracciare qualcuno che andasse in aeroporto a prendere altri turisti, per recuperarcela..quando è arrivata mi sono resa conto di quanta roba inutile ho portato!!! Pensare che in questi 2 gg abbiamo usato l’indispensabile, cio’ che avevamo addosso o che ho portato, come sempre per sicurezza per il caso, nel bagaglio a mano..l’organizzazione con il kit di emergenza nel bagaglio a mano stavolta è servita. Giada ha usato come pigiama una maglia ripescata tra le cose portate da lasciare qui in Kenya a chi ne avesse bisogno, e io, ho pensato, che mal che fosse andata, avrei trovato di sicuro anch’io qualcosa da mettermi, tra quelle cose!
Il Mimi Na Wewe non è una struttura per tutti. La stanza è molto spartana, ma ti fa vivere in pieno l’atmosfera africana; per fare un esempio, prima dovevo asciugare i capelli e non c’era una spina davanti allo specchio; poi mi è venuto da pensare che qui hanno i cellulari ma non la luce x ricaricarli e quindi devono andare in un negozio apposito per la ricarica; che hanno le case fatte di mattoni e fango o solo di fango, che quando piove possono anche distruggersi; che mangiano di tutto, ci hanno detto, anche i topi..e allora penso che sono fortunata, e che i capelli verranno come verranno, tanto con l’umidità si arruffano subito lo stesso..
Il giardino e il contesto sono bellissimi, bella la piscina, il ristorante col tetto di paglia, all’aperto, dove mangiamo molto bene: al giorno pasta ben cucinata, alla carbonar o alle verdure; verdure come secondo (molto buone) e frutta; alla sera, carne o pesce, verdura e frutta; l’altro ieri sera c’era un filetto buonissimo, ieri sera pollo fritto e patate; 5 euro x il pranzo 8 x la cena e possiamo decidere giorno x giorno se mangiare qui o altrove..E’ un posto sicuro, chiuso, per cui Giada scorazza come se fosse a casa sua, giocando con il mastino napoletano che hanno, Ciro, il gatto, 4 tartarughe e 3 ricci..
Facciamo gran chiacchiere con i proprietari, che ci fanno anche da guida privata ed è tutto incluso. Oggi ci hanno chiesto se sappiamo giocare a burraco, magari ci scappa pure una partitina.
Ieri siamo andati a messa africana, un’esperienza bellissima, le chiese sono fatte con tetto di alluminio tutte aperte, la gente va con il vestito della festa; dopo il sermone del pastore, che anche se non capivamo niente, toccava il cuore, era veramente sentito, e le loro preghiere ad alta voce, si sono messi a cantare, tipo gospel, poi a suonare tamburo e strumenti e poi a ballare..anche i bambini ballavano, una grande emozione!! E poi ci guardavano, contenti e orgogliosi che fossimo li!
(clicca qui per vedere il video)
Abbiamo passeggiato nel bush, il loro bosco, terra rossa e alta vegetazione, dove vivono alcuni, con i loro animali, capre mucche, tutti ci salutavano, “jambo, jambo“, vedendoci passare, case di fango, bagni in comune.. L’Africa
Il villaggio, Timboni, è tranquillo, non turistico, stai in pace, molto diverso da Watamu, a 10 minuti di tuc tuc ..qui la stagione è ancora indietro, a Watamu, che raggiungiamo con 1 euro in tuc tuc, i resort sono ancora chiusi, non ci sono turisti in spiaggia, solo beach boys; siamo già stati in alcune spiagge e questa settimana hanno molte alghe, il mare non è gran che, ma dipende dalla marea che dovrebbe cambiare da mercoledi’e traformare il mare in cristallino; non abbiamo ancora preso ben confidenza con Watamu, ma siamo contenti comunque di aver scelto di stare qui, a Timboni.
Oggi abbiamo fatto una passeggiata sulla spiaggia di 5 km, il sole andava e veniva quindi c’era una temperatura perfetta..poi ritorno, pranzo, Giada ha nuotato nella piscina e ci siamo veramente rilassati..la sera non è freddo, si sta bene; ora stiamo aspettando di sapere quando potremo fare il safari di 1 notte e 2 g; per il resto vivremo alla giornata..
Ora sotto un cielo stellato, davanti a una lampada a petrolio, seduta in una comoda poltrona di legno africano..stile la mia Africa, vi saluto.
Fine della prima puntata…
18.07.12
Oggi giornata grigia, si era prenotato una gita a Sardegna 2, una delle spiagge piu’ belle dei dintorni ma piuttosto distante, con il taxista di fiducia. Siamo andati fiduciosi che si aprisse al bel tempo, una strada infame, ma nulla..non si è aperto nulla, spiaggia bellissima con la bassa marea, una lingua di sabbia enorme.. chissà che bei colori col sole..ma pazienza, come dicono qua, hakuna matata, non importa, ci siamo fatti una bella passeggiata, ed è stato bello comunque. Siamo tornati proprio quando iniziava a piovere..tanto qualcosa si doveva fare; nel pomeriggio siamo andati nel bush con Davide, un ragazzo che lavora qua, che ci ha accompagnato, dove, sparsi, vivono i locali in case di fango o misto fango e cemento, in mezzo alla vegetazione.
Ci siamo fermati a fare la spesa, qualche kilo di di farina di polenta, zucchero, fiammiferi, detersivo, fagioli, da portare a casa del pastore (prete) alla cui messa abbiamo partecipato domenica, che ha 6 figli e 14 orfani che vivono con lui, da sfamare..anche qui grandi emozioni, una grande accoglienza; ci ha mostrato la stanza unica dove dormono 16 bambini, ci ha parlato dei suoi progetti di creare una scuola nella chiesa, per aiutare la comunità, c’era la moglie con un sorriso bellissimo, e con uno dei bambini di 2 anni che stava attaccato a lei perchè …ha paura dei bianchi! Eh qui, al contrario di noi che da piccoli avevamo paura dell’uomo nero, i bambini hanno paura dell’uomo bianco!
Ieri invece siamo andati al mattino a Watamu, a piedi,da qui, circa 1 km, passando sempre all’interno del villaggio. Ci siamo fermati in un bel tratto di mare senza alghe e al pomeriggio abbiamo fatto una gita a Marafa, detta anche la “Cucina del diavolo“: km e km di strada di terra rossa, a tratti dei villaggi di poche case, gente con capre o mucche sulla strada o che va a prendere l’acqua facendosi tantissima strada a piedi..finchè siamo arrivati in un canyon meraviglioso da vedere al tramonto, con colori fantastici, dove si passeggia anche all’interno; un paesaggio magnifico, alla fine, sono saltati fuori una decina di bambini, soli, che si sono messi in fila in ordine di altezza dietro di noi, accompagnandoci fino alla fine del nostro tour..
A cena ci hanno preparato polipi prenotati al mattino e consegnati dai pescatori e poi ci è scappata la partita a burraco: abbiamo preso la paga.!
Niente da dire, queste persone sono proprio carine, ti curano, ti propongono cose da fare anche in giornate come queste, ti raccontano delle difficoltà che hanno avuto e che hanno vivendo qui e con la loro attività, insomma, ti senti proprio tranquillo ..speriamo il tempo migliori per domani..
jambooo
20.07.12
Qui il tempo continua a cambiare con grande velocità, ieri mattina era nuvoloso e abbiamo approfittato per andare a vedere le rovine di Gede, resti di una città araba del 1300 in mezzo a una giungla di baobab, sequoie, anacardi, ecc, ecc. con tanto di scimmiette che ti venivano addosso se gli davi le banane..
Al pomeriggio è uscito il sole, siamo andati in spiaggia a Ocean Breeze, che con l’alta marea era bruttissima, tant’è che ci siamo fatti venire a prendere col tuc tuc, per spostarci altrove..tornati stamattina, Davide, messo a disposizione per noi per guidarci ad esplorare Watamu, lo spettacolo era quello della prima foto…chi ha detto che il mare a Watamu non è un gran che?
Dipende dalla marea, e stamane vi garantisco che era spettacolare; certo a riva di alghe ce ne sono tante, non maleodoranti ma che rovinano il paesaggio con la bassa marea, anche se trovi comunque spiagge senza alghe. Dicono che a dicembre e gennaio sia uno spettacolo, la spiaggia tutta pulita senza alghe… Il momento migliore per fare il bagno se ci si vuole immergere completamente è quando sta arrivando l’alta marea, pero’ trovi posti anche dove la bassa marea non è cosi’ bassa..in questa stagione noi non facciamo particolarmente voglia di fare gran bagni, non siamo andati alla spiaggia dorata, non credo che andremo, abbiamo scelto altre cose da fare e preferisco andare ad alcune spiagge bianche belle, anche se già viste perché cambiano aspetto con la marea diversa..
24.07.12
Siamo partiti ieri per il safari allo Tsavo est alle 6, bellissimo, abbiamo visto molti animali, molti elefanti e giraffe, zebre, dick dick, babbuini, struzzi, facoceri , 2 leoni e 1 leonessa, molte antilopi giraffa e antilopi d’acqua e una mandria di bufali che è venuta ad abbeverarsi nella pozza che c’era davanti al nostro lodge, in savana..una grande emozione, sembrava di essere in un film di cow boys..il paesaggio della savana è splendido, soprattutto al tramonto e di prima mattina, sono stata tutto il tempo in piedi con la testa fuori dal pulmino, una sensazione bellissima..
La strada comunque è tanta, circa 700 km da fare in 2 gg, non asfaltata, lunghe distanze per entrare ed uscire dal parco e per arrivarci.. sono contenta di aver scelto quello di una notte e non quello di 2, perchè credo proprio che sia eccessivamente pesante…
Domani mattina andiamo a visitare un paio di scuole, una delle quali è dove insegna la moglie della persona che ci porta in giro col tuc tuc..porteremo cibo e un po’ dei vestiti di Giada, per chi ne ha bisogno.
Adesso dormo perchè ci siamo alzati alle 5.30, ma abbiamo visto anche l’alba nella savana..
25.07.12
…direte: ma non ha altro da fare quella in Africa, che scrivere? In realtà mi rilassa e mi piace molto scrivere la sera, su una sedia, in mezzo al giardino e ripercorrere la giornata vissuta,e anche condividere queste esperienze…oggi mi sono svegliata col mal di stomaco, indigestione di mango direi, perchè qui sono buonissimi…per fortuna sono riuscita a vomitare prima di pranzo, non sono ancora a posto, infatti ho anche un po’ di febbre stasera, ma forse sono state tutte le emozioni della giornata (o il vento dal tettuccio nello Tsavo..).
Partiamo da stasera, dal massaggio superbo sotto un mango, con il rumore del vento e degli uccelli..finito il massaggio, il solito rito della sera che mi piace tantissimo, Incisi, l‘ascari, ovvero il guardiano di notte, passa appena si fa buio ad illuminare il giardino, riempendolo di lanterne a petrolio, che ha pulito e sistemato con cura dalla notte precedente..
Pomeriggio, poche ore al mare col tuc tuc, in una spiaggia dove non ci sono alghe, Garoda, enorme e bianca, mentre l’alta marea pian piano arrivava..
Stamane i proprietari del Mimi Na Wewe, con un’altra coppia con ragazzino, arrivati 2 gg fa, ci hanno portato in una scuola in mezzo al bush, che cercano di sostenere. Ci siamo fermati prima di arrivare a far la spesa (un’esperienza anche vedere il negozio), perchè spesso non hanno da mangiare.. vedere le classi dove fanno lezione, tavoli e sedie a pezzi, le latrine, 3 lamiere aperte, la cucina dove preparano il pranzo, ti stringe il cuore..ci ha condotto in tutte le classi la direttrice, Mrs Joice, che quando entra tutti gli scolari salutano in coro e rispondono in coro alle sue domande; siamo arrivati quasi ad ora di ricreazione, i bambini sono usciti e hanno cantato canzoncine e ballato, mi hanno strappato le budelle, quando hanno cantato a sguarciagola “I’m happy today, so much happy..the time to be happy is now and the place to be happy is here..”
Dopo tutti in fila a lavarsi le mani in un bidone d’acqua, e a prendere la merenda, il porridge, una brodaglia fatta con farina acqua e zucchero..
Poi hanno hanno giocato un po’, alcuni mi si sono avvicinati e volevano una foto per rivedersi, ma non riuscivo a riprenderli perchè mi stavano attaccati, e quando si vedevano, ridevano e ridevano….Giada all’inizio era guardinga, poi verso la fine ha cominciato a correre con loro in una sorta di strega avvelenata..quando siamo andati via, Mrs Joice, la mamy, ci ha abbracciato tutti in un abbraccio da grande madre qual’è, noi e lei tutti commossi..
La seconda visita è stata ad una scuola materna fatta di fango, unica classe con 36 bambini e la maestra è la moglie del nostro autista di fiducia di tuc tuc; anche qui hanno cantato canzoncine e ballato, e li’ abbiamo approfittato per lasciare i vestitini piu’ piccoli che avevo portato..
Non si riesce a descrivere, se non si vive questa esperienza, le foto non rendono, forse alcuni video che abbiamo fatto, ma vi garantisco che è stata una cosa molto toccante..
(clicca qui per vedere il video)
26.07.12
Oggi era l’ultimo giorno, Gianni e Gloria ci hanno proposto una gita a Mida Creek, un parco naturale dove il mare entra nella terra in mezzo alle mangrovie, e si attraversa un lungo ponte tipo tibetano,per arrivare al mare..Al nostro arrivo, dopo aver fatto i biglietti, abbiamo visto che sul ponte c’era una scolaresca, quindi parecchia confusione. La nostra guida, che si fa chiamare Felice Caccamo, ci ha chiesto se volevamo andare a casa sua, li’ vicino. Abbiamo fatto qualche metro e siamo arrivati in un borghetto con poche capanne di fango, tra le palme, dove c’erano donne e bambini, i Kanga stesi, le donne e i bambini che ci guardavano silenziosi. E’ salito su una palma e ci ha offerto succo e cocco fresco; ho chiesto ad un’anziana con abiti coloratissimi se potevo farle una foto, si è messa in posa e dopo le ho fatto vedere la sua immagine..stupita e felice mi ha preso per mano e mi ha portato dalle altre donne, era entusiasta voleva mostrare la foto a loro, sembrava una bambina..e dopo si intuiva che tutte desideravano fare una foto, per rivedersi..li’ non possiedono specchi e per loro è un’occasione unica..
Lasciare questo posto domani, sarà molto dura.
Il mio mal d’Africa, iniziato lo scorso anno a Zanzibar, è peggiorato, ma i ricordi di quello che ho vissuto rimarranno sempre dentro di me. Vorrei che tutte le volte che mi lamentero’, che non saro’ contenta, che mi mancherà qualcosa mi tornassero alla mente questi luoghi, queste persone, queste sensazioni, per ricordare quali sono le cose importanti..
(clicca qui per vedere il video)
il sito del Mimi na wewe..in Africa
(Luglio 2012)
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La cucina del Diavolo a Marafa-Kenya
Partiamo per arrivare a Marafa all’ora del tramonto, l’ora piu’ bella. Quando il sole illumina le rocce, colorandole di rosso.
Ci vogliono circa un paio d’ore da Timboni, dove alloggiamo, vicino a Watamu, per arrivare in questo luogo magico, detto anche “La cucina del diavolo”, Hells kitchen.
Percorriamo una strada normale fino a un punto in cui una deviazione ci porta su una strada rossa. Lungo il percorso incontriamo donne che trasportano contenitori dell’acqua, piccoli villaggi di poche case di fango, bestiame al pascolo, bambini.
Arriviamo a un punto in cui la strada guarda su una vallata profonda e il panorama sembra proprio quello del film “La mia Africa”.
Giungiamo a Marafa verso le 5 del pomeriggio. Una guida ci accompagna e comincia il nostro giro. Dopo pochi passi vediamo lo spettacolo: una magnifico piccolo canyon si apre davanti a noi.
Costituito di roccia arenaria, nel corso di millenni, gli agenti atmosferici, pioggia, vento ecc., hanno eroso il terreno dando vita ad una depressione geologica con dirupi, pinnacoli, guglie, pareti verticali.
Scopriamo perché viene chiamato anche “la cucina del diavolo”: nelle ore piu’ calde, con il sole a picco, le rocce scaldate dal sole diventano ardenti e ci si potrebbe anche cuocere il pranzo, incandescenti come all’inferno.
Seguendo la nostra guida africana, scendiamo fino alla base della gola. Camminiamo lungo i sentieri scavati nelle rocce, entriamo nelle caverne che si sono formate, tocchiamo le pareti.
La nostra guida sfiora con le dita una parete e spalma la polvere sul suo braccio, un’altra volta e un’altra ancora per mostrarci tutti i colori della roccia.
Alzando gli occhi vediamo una forma di elefante, di fronte un albero con le radici fuori a metà del terreno, nel vuoto, e ancora, sul bordo dei bambini che giocano e schiamazzano.
Dal fondo risaliamo, il sole sta tramontando, la bellezza del posto lascia senza parole.
Raggiungiamo la cima dal lato opposto da cui siamo partiti e i bambini che vedevamo dal basso sono ad attenderci e ci circondano curiosi. Alcuni dei piu’ grandi ne portano sulla schiena altri piccolissimi e tutti camminano con noi, fino all’uscita della cucina del diavolo.
Osservo estasiata il colore rosso delle rocce, mentre dall’altra parte il sole sta scendendo, nel silenzio del tramonto, con le voci dei bambini.
Riguardo quegli occhi neri e profondi che ci hanno accompagnato e che rimangono li’, senza poter immaginare com’è la loro vita, se hanno una famiglia da cui tornare stasera, un pasto lauto da mangiare, se hanno dei sogni o se avere dei sogni per loro è un lusso che non si possono permettere..
E’ l’ennesimo posto che lasciamo con l’Africa nel cuore..
(luglio 2012)
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Safari in Kenya
“Safari” in lingua swhaili significa viaggio.
E non poteva mancare nel nostro viaggio in Kenya anche questo viaggio.
E’ stato molto comodo, oltre che piu’ economico, organizzare il safari sul posto. Noi l’abbiamo fatto tramite Gianni e Gloria, proprietari della struttura che avevamo scelto, il Mimi na wewe, dopo che, nelle varie mail di prenotazione dell’alloggio, ci avevano inviato il programma della loro agenzia di fiducia. Nei pacchetti di viaggio, solitamente il safari lo propongono subito all’arrivo, quando magari si è stanchi dopo parecchie ore di volo. Noi abbiamo potuto scegliere il momento migliore e abbiamo deciso di farlo a metà del nostro viaggio.
Partiamo alle 7 del mattino, da Timboni (Watamu) dove alloggiamo.
Il nostro pulmino, con alla guida Fede, che parla un’ottimo italiano, è comodo e con noi ci sono altre 4 persone.
Durante il tragitto, dopo aver attraversato vari villaggi, cominciamo a vedere il rosso della terra della savana, ed alcuni animali, piccole antilopi e scimmiette e già l’emozione sale.
Dopo circa 3 ore, siamo all’ingresso dello Tsavo Est.
Prima di entrare facciamo una sosta di mezz’ora sulle rive del fiume Galana, dove si trovano dei coccodrilli. Io riesco a fare anche una foto molto vicino a loro, ma vi assicuro che non sono per niente bellini!
Un giro in un negozio di souvenir e si riparte: entriamo nel parco. Fede apre il tettuccio e via..comincia l’avventura.
I primi animali che avvistiamo sono delle zebre, vicino ad enormi formicai di terra rossa.
La savana è diversa da come l’avevo immaginata, ci sono pochi alberi, è molto brulla, ma la sua terra rossa è un’incanto, una di quelle cose che non potro’ dimenticare.
Intravediamo subito un bufalo, e poco oltre degli struzzi..enormi! Ecco, quelli li immaginavo piu’ piccoli. E poi i primi elefanti. I primi di una lunga serie.
Arriva il momento delle giraffe, enormi anche loro, che mangiano tranquillamente dai rami piu’ alti degli alberi.
Ci alziamo in piedi e mettiamo la testa in alto fuori dal pulmino. Gli occhiali sono d’obbligo, si respira tantissima polvere, ma la vista e la sensazione è impagabile. Mi viene da piangere di fronte a tanta bellezza.
Mentre percorriamo la strada, Fede per una attimo fa una deviazione, sicuro di dove ci sta portando: infatti all’ombra di un cespuglio giacciono 2 vecchi leoni.
Vediamo altre giraffe attraversarci la strada, guardarci curiose o brucare i rami e impariamo che qui ci sono 2 tipi di giraffe: le giraffe masai, presenti solo in Kenya e Tanzania, le piu’ alte della specie, con macchie piene marron scuro e dai contorni seghettati, e le giraffe reticolate, con grandi macchie marroni disposte a reticolo.
Avvistiamo qualche antilope e anche qui scopriamo che ce ne sono di diversi tipi: l’antilope d’acqua, molto simile ad un cervo, l’impala, piccola e snella, l’antilope del cacciatore, con le sue lunghe corna ricurve, il dik dik, la piu’ piccola, dal nome onomatopeico che richiama il verso che fanno. E la mia preferita, l’antilope giraffa, con orecchie tonde e sguardo curioso. E queste sono solo alcune.
Arriviamo al Lodge che ci ospiterà che è ora di pranzo.
Quello che ci aspetta è una meravigliosa struttura vicino a una pozza, il Voi wildlife lodge, dove vengono ad abbeverarsi gli animali, e infatti vediamo subito alcuni elefanti che tranquilli si stanno allontanando dopo aver bevuto.
Un buon pranzo e una sosta per riposare è proprio quello che ci voleva, e abbiamo il tempo anche per farci un bel bagno nella piscina e far giocare la bambina nel playground della savana.
La nostra camera è meravigliosa, con 2 grandi letti con zanzariera e un terrazzo vista pozza.
Ci fermiamo a rilassarci sul terrazzino, guardando la pozza, ma ad un tratto qualcosa cattura il nostro sguardo, qualcosa che si muove in lontananza..e che si avvicina sempre piu’…
Un branco di bufali, centinaia e centinaia stanno correndo verso la pozza. E’ uno spettacolo, sembra di essere in un film di cow boy..
Arrivano, si fermano a bere, c’è chi si bagna nella pozza, e poi..via che proseguono il loro cammino.
Questa visione resterà una delle piu’ belle esperienze del nostro safari.
Attorno alle 16 si riparte per il “game drive”, cioè il giro nella savana.
Gireremo fino al tramonto dentro al parco, vedendo questa volta molti piu’ animali in branco, famiglie di elefanti, che qui sono rossi perchè pieni di terra della savana altri leoni, gruppi di scimmie, altre antilopi e anche una leonessa con i cuccioli.
Torniamo alla nostra base che il sole ormai è tramontato con i suoi meravigliosi colori.
Impieghiamo un po’ di tempo prima di riuscire a toglierci tutta la polvere rossa di dosso.
Prima di dormire, resto nel mio terrazzino a guardare nel cielo stellato…. e i grandi Re del passato..
L’indomani mi sveglio all’alba, voglio vedere nascere il sole nella savana.
Facciamo colazione presto, perchè alle 7 dobbiamo partire per l’ultimo game drive prima di lasciare il parco: il biglietto di ingresso dura 24 ore, quindi dobbiamo uscire alla stessa ora in cui siamo entrati il giorno prima.
Di nuovo grandi emozioni alla vista di tutti gli animali, alla luce del sole del mattino.
L’ultima cosa che vediamo è un grosso formicaio e lo scheletro di un’animale. Siamo nella savana, vige la legge del piu’ forte.
Lasciamo il parco prima dell’ora di pranzo.
E’ stata una sfaticata e Giada, nostra figlia, si addormenta sulle mie gambe.
Il viaggio di ritorno è anche piu’ lungo ma la soddisfazione è tanta.
Quello che abbiamo visto resterà per sempre nei nostri ricordi e nei nostri cuori.
La natura, gli animali, quelle cose che ti fanno apprezzare la bellezza del creato e che nutrono l’anima.
L’Africa.
recensione su tripadvisor Voi wildlife lodge
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Kenya, emozioni in Africa
L’Africa è una terra che puo’ risvegliare sensazioni antiche e profonde.
Forse perchè è stata la culla del genere umano, riporta a qualcosa di ancestrale, che si riconosce, ma che è difficile da decodificare.
Qualcosa che sappiamo appartenere a tutti e che ci riporta tutti a uno stesso piano, nel cerchio della vita.
Rispetto delle regole della natura, senza forzature. Emozioni, desideri ed esigenze primitive, pure, semplici, inviolate, non mediate dalle sovrastrutture costruite per far da barriera e difendersi. Che permettono di sentire col cuore e di comunicare dal cuore, anche in assenza di parole.
Questo è quello che ho provato toccando il suolo africano, camminando su quella terra rossa, entrando in contatto con le persone, vedendo i paesaggi e gli animali nel loro habitat. E quando si prova questa sensazione, non si puo’ dimenticare.
Il mal d’Africa è una struggente nostalgia di questa terra, della bellezza di un mondo incontaminato, ma anche la nostalgia di quella parte piu’ vera ed essenziale di noi stessi che viene risvegliata. Come un ritorno a casa.
In questo articolo racconto il nostro viaggio in Kenya.
So che l’Africa mi sta chiamando, e io, prima o poi, le risponderò.
Viaggio in Kenya con bambina di 7 anni
Al ritorno dalla nostra vacanza a Zanzibar, (https://www.unanimainviaggio.it/zanzibar/), con il mal d’Africa addosso, e i ricordi indelebili della vacanza, ho iniziato subito a cercare il viaggio per l’anno successivo.
Mi sarebbe piaciuto fare un safari, affinchè mia figlia potesse vedere dal vivo gli animali della savana.
Navigando sul web, ho trovato su Tripadvisor alcune recensioni di un posto dal nome strano, Mimi na wewe… in Africa, e tutte le volte che leggevo i racconti di chi ci era stato, sentivo un’emozione dentro. Ho mostrato il posto e le recensioni a mio marito, e lui ha detto senza esitazione: “E’ li’ che dobbiamo andare‘”
L’alloggio in Kenya: il Mimi na wewe..in Africa
Ho scritto allora all’indirizzo e-mail indicato sul sito della struttura, e mi ha risposto Gloria, raccontandomi che erano una famiglia di Verona, che si era trasferita vicino a Watamu, in un villaggio africano chiamato Timboni, e che avevano costruito una piccola struttura con 6 cottage, ristorante, piscina, in un rigoglioso giardino. Offrivano un servizio flessibile, dal solo pernottamento e colazione, alla pensione completa. Il nome, Mimi na wewe..in Africa significava “Io e te ..in Africa”.
Ricevuto il loro preventivo, e trovato un volo con la Ethiopian Airlines, abbiamo prenotato.. Si ritornava in Africa!!! Il mio umore era alle stelle!
A metà luglio siamo partiti, atterrando all’aeroporto di Mombasa. E’ venuto a prenderci Carim, l’autista di fiducia del Mimi Na Wewe.
Carim ha dovuto attenderci per parecchio, fuori dall’aeroporto, in quanto, a causa del breve scalo ad Addis Abeba, una delle nostre valigie non era riuscita ad arrivare e l’abbiamo recuperata solo dopo 2 giorni (dovendo andare noi a prenderla: fortunatamente dal Mimi Na Wewe, tramite un loro collaboratore, sono riusciti a farcela avere, senza dover perdere noi una giornata per tornare all’aeroporto di Mombasa, e senza spese). Per un caso fortuito, le cose essenziali erano nelle valigie arrivate, ma da allora faccio molta attenzione a come preparo i bagagli, dividendo le cose, e attrezzando con quello che io chiamo il “kit di soccorso” il bagaglio a mano. Ne ho parlato in questo articolo:
All’arrivo, dopo un paio di ore di strada, in auto nel buio della notte, ad attenderci c’erano Gianni e Gloria, che ci hanno accolto e ci hanno consegnato le chiavi del nostro cottage. Non avevamo ancora visto, per il buio, dove eravamo capitati e non sapevamo ancora che splendida esperienza ci avrebbe aspettato.
Con la luce del giorno, abbiamo capito di essere in un posto che era assolutamente nelle nostre corde, e che rispecchiava quello che avevamo letto nelle recensioni di chi ci aveva preceduto: la bellezza che era attorno a noi lasciava senza fiato.
La struttura non è per tutti, è molto spartana, non è assolutamente adatta a chi cerca qualcosa di simile ad un resort: noi ce ne siamo innamorati e l’abbiamo apprezzata per l’atmosfera famigliare, per le dimensioni, per l’incantevole giardino in cui è inserita, pieno piante grasse, fiori, alberi da frutto, per la sua bella piscina, per le strutture comuni in stile africano e tutte con il tetto di paglia, per il contesto in cui è inserito, lungo la strada per entrare nel villaggio africano di Timboni.
I cottage sono essenziali e spartani, con anche la possibilità dell’uso della cucina, presente all’esterno, sulla veranda di ogni camera, utilizzabile su richiesta.
Le camere sono molto semplici ma perfettamente in armonia con il posto, arredate con pochi elementi di costruzione locale, bagno molto minimale.
Abbiamo scelto di mangiare quasi sempre nella struttura, insieme ai proprietari, deliziandoci dei racconti delle loro esperienze in Kenya. Il cuoco cucinava divinamente pesce fresco, carne, pasta ben cotta, specialità locali, la frutta fresca era sempre presente e il cibo veniva servito in un bellissimo gazebo con tetto di paglia, di fronte alla piscina. Nessun buffet enorme ma cibo in abbondanza, con assoluta attenzione a nessuno spreco, scelta che, a maggior ragione in questo posto, era pienamente da noi condivisa.
Nostra figlia poteva muoversi liberamente nel giardino e stare in piscina, come se fosse a casa sua, in tutta sicurezza, rincorrendo il cane, i gatti, i ricci e tutti gli animali presenti.
La prima settimana eravamo gli unici ospiti della struttura. La stagione turistica era appena iniziata e quella delle piogge, che va da aprile a giugno, appena finita: molti locali a Watamu erano ancora chiusi e il cielo, a volte, era nuvoloso, qualche temporale arrivava per finire dopo poco. Con queste condizioni, ci siamo goduti il posto in tutta tranquillità, a stretto contatto con questa splendida famiglia e il personale africano che lavora li’.
Uscendo dalla struttura si è ai confini di un villaggio africano, e si puo’ vedere la vita che conducono gli abitanti: le case di fango nel bush, le donne che preparano la polenta fuori dalle case, i bambini che camminano o giocano in strada.. Dalla parte opposta, corre la strada che porta a Watamu, con negozi dove vengono vendute merci non per i turisti, ma per la vita di tutti i giorni degli africani. Piu’ di una volta ci siamo trovati ad essere gli unici bianchi che passeggiavano lungo la strada, ma ci sentivamo tranquilli... anzi, erano i piccolissimi bambini africani ad avere paura di noi quando ci vedevano, perchè, come una volta si usava impaurire, dalle nostre parti, con la storia dell’uomo nero, lì loro hanno paura dell’uomo bianco!
A dieci minuti di tuc tuc dalla struttura, si arriva al mare, a Watamu. Qui è molto evidente il fenomeno delle maree, e certe zone, nella nostra estate, sono piene di alghe: per godere delle condizioni migliore del mare il periodo piu’ adatto non è sicuramente l’estate (ma vale comunque la pena).
Watamu è formata da tante baie, e la spiaggia più bella nei momenti di bassa marea è quella dell‘isola dell’amore.
Un po’ piu’ distante dal centro della città, ma raggiungibile con il tuc tuc, si trova la spiaggia di Garoda, che non è soggetta al fenomeno delle alghe, ed è sempre meravigliosa.
Alloggiare al Mimi na wewe, per noi è stata un’esperienza emozionante ed educativa. Abbiamo avuto modo di toccare, tramite loro, un po’ della vera Africa e di vedere i suoi magnifici paesaggi, e con molta piu’ flessibilità rispetto a quanto proposto dai pacchetti turistici. Tra gli altri, infatti, uno dei vantaggi è stato di poter scegliere di fare il safari a metà vacanza, anzichè all’inizio, come spesso è previsto nei viaggi organizzati, cosa che io consiglio vivamente: si parte non stanchi del viaggio, quando ci si è già ambientati, e portando il solo il necessario per il safari (per non sporcare tutto di terra rossa!)
Inoltre, essere presso una famiglia italiana, ci ha fatto sentire piu’ sicuri, perchè qualsiasi problema avesse potuto insorgere, sapevamo di poter contare su persone che erano in grado di assisterci e consigliarci, e per la bambina (oltre che per noi) è stato come essere a casa di amici.
Escursioni ed esperienze
Davide, Il collaboratore di fiducia africano al Mimi na wewe, persona splendida, ci ha accompagnato a scoprire le bellezze limitrofe, dal mare di Watamu, al villaggio di Timboni col buio della notte, a far visita al pastore del villaggio nella sua casa, a casa della cuoca e della sua famiglia, non senza esserci fermati prima a fare un po’ di spesa per loro.
Con l’autista di fiducia, abbiamo potuto fare escursioni, come quella bellissima a Marafa, detta anche “Cucina del diavolo”, Hell’s kitchen, un canyon che al tramonto assume colori meravigliosi.
Un posto talmente bello che gli ho dedicato un articolo a parte
Per arrivare a Marafa occorre percorrere una lunga strada, a tratti deserta, a tratti con villaggi, dove talvolta si incontravano persone che portavano sulla testa pesanti taniche gialle di acqua, nel loro lungo e faticoso viaggio per l’approvvigionamento, e dove alcuni paesaggi mi hanno proprio ricordato il film “La mia Africa“.
Carim ci ha portato anche all”incantevole Sardegna due, una delle spiagge piu’ belle della zona che ci tenevo a vedere, con enormi lingue di sabbia, piuttosto lontana da Watamu, e con una strada per arrivare piuttosto dissestata. Peccato che quel giorno il tempo non fosse proprio sereno.
Con il tuc tuc, invece, siamo andati a visitare le rovine di Gede (Gedi Ruins) un sito archeologico abbastanza vicino, testimonianza di un insediamento arabo, tra i piu’ antichi della zona, in direzione Malindi, diventato un museo nazionale, immerso in una foresta, con bellissime e immense piante, tra cui baobab, sequoie, anacardi e tamarindi.
Passeggiare tra le rovine, in quel contesto, che pareva di essere nella giungla, aveva un fascino incredibile, considerando che eravamo solo noi con la guida, ed è stato anche un bel divertimento per nostra figlia. Infatti, oltre alle liane degli alberi su cui arrampicarsi e dondolarsi, nel sito è presente un laboratorio per l’allevamento e riproduzione di farfalle, che lasciate libere, volavano ovunque.
Il momento piu’ entusiasmante, pero’, per Giada è stato all’ingresso, dove vivono simpatiche scimmiette, che salgono sulle spalle dei turisti.
Con Gianni e Gloria abbiamo avuto l’opportunità di andare a visitare delle scuole, una elementare
e una materna, in un edificio fatto di fango, e quelle sono state le esperienze piu’ toccanti.
I bambini che hanno cantato e ballato per noi, nostra figlia, prima impaurita, che poi ha giocato con loro, la visita alle classi dove facevano lezione, il momento della merenda e del gioco…momenti emozionanti e indimenticabili.
i’m happy today (clicca per vedere il video dei bambini che cantano)
Altra esperienza unica, è stato partecipare alla messa della domenica. Siamo andati nel bush in due diverse chiese: durante la celebrazione, un’esplosione di emozioni, loro e nostre, preghiere, canti, urla catartiche, pianti, tamburi..e una grande accoglienza per noi: mi ha toccato molto vedere la loro gioia e il loro orgoglio per la nostra presenza li’ con loro.
messa africana pastore Tsopa (clicca per vedere il video dei canti della messa)
Queste esperienze le ho raccontate nel dettaglio in questo articolo
Camminando per raggiungere questi posti, abbiamo potuto vedere come vivono gli africani nel bush, le loro case, il loro lavoro, la loro vita sociale.
Abbiamo anche visitato Mida Creek, nel parco marino di Watamu, una laguna delimitata da una fitta parete di mangrovie, dove, nell’attesa di smaltire una fila, che si era creata per attraversare un ponte tibetano, per raggiungere il mare, la guida, amico di Gianni e Gloria, ha invitato il nostro gruppo (eravamo 3 famiglie) a casa sua, non distante da quel luogo.
Abbiamo cosi’ visto il suo villaggio, composto da qualche capanna, e incontrato le donne della sua famiglia.. Felice Caccamo, come si fa chiamare la guida, è andato a prendere per noi, direttamente da una palma, un cocco per ognuno di noi e ci ha offerto da bere il suo latte.
Non potro’ mai dimenticare quei momenti, le donne curiose nei nostri confronti, i sorrisi nel rivedere le loro facce nella macchina fotografica dopo aver scattato una foto, i kanga, i loro vestiti, stesi davanti alle capanne, e i loro saluti alla nostra partenza..
Per nostra figlia di 7 anni, non è stato facile vedere e capire un mondo cosi’ diverso dal nostro. Ha impiegato un po’ di tempo per metabolizzare l’esperienza, ma credo comunque che tante cose le siano rimaste dentro anche a lei, insieme al ricordo di quelle divertenti che ha vissuto, come spostarsi con i tuc tuc, vedere le scimmiette a Gede, camminare per il canyon di Marafa.. E poi…il safari nella savana, con tutti gli animali.
Il safari
Il safari lo abbiamo pianificato direttamente in loco, affidandoci alle persone di fiducia del Mimi na wewe.
I paesaggi della savana e gli animali visti dal vivo e da vicino, dal tettuccio apribile del furgoncino, sono stati quanto di piu’ bello ed emozionante ci possa essere..
Dormire poi nella savana in un bel lodge, di fronte ad una pozza d’acqua dove gli animali venivano ad abbeverarsi è stato meraviglioso. Un momento pazzesco l’abbiamo vissuto vedendo arrivare una mandria di bufali, centinaia e centinaia, venuti a bere nella pozza, tantissimi e selvaggi, che poi hanno proseguito per la loro strada.
mandria di bufali allo Tsavo (clicca per vedere il video)
Un vero spettacolo..per bambini e per grandi, come essere dentro ad un film.
Qui il racconto dettagliato del nostro safari in Kenya
Profilassi si o no? i nostri dubbi
I dubbi sorti prima della partenza relativamente al fare o meno la profilassi antimalarica, dopo mille pensieri e considerazioni, ce li hanno dissipati alcuni italiani che vivono in Africa, che la sconsigliano, per gli effetti collaterali. Inoltre c’è la possibilità di acquistare in farmacia, prima della partenza dall’Africa, per pochi euro, il test con inclusi i farmaci da assumere in caso si risultasse positivi (raro comunque nel periodo in cui siamo andati). Ovviamente è molto importante dotarsi di repellenti molto potenti da utilizzare (tipo Antibrumm o Autan tropicale), spray da dare sugli abiti prima della partenza (tipo Insect ecran o Biokill), l’uso di abiti chiari per coprire il corpo dal tramonto, e di zanzariere in camera, dove comunque uno spray antizanzare veniva spruzzato ogni sera.. e la profilassi naturale a base di ledum palustre (funzioni o no..male non fa).
Tutte le considerazioni e accorgimenti utili li ho riportati qui
Conclusioni
..che altro dire..ci sarebbero tanti momenti ancora da raccontare, tante emozioni che è difficile poter trasmettere..L’Africa con la sua natura rigogliosa e selvaggia, e il contatto con condizioni di vita cosi’ diverse dalle nostre, con una popolazione priva di sovrastrutture ed essenziale, lascia al ritorno quella nostalgia che si chiama Mal d’Africa, che fa fatica ad andarsene, e lascia una voglia pazzesca di tornarci.. Ed io spero proprio di tornarci, prima o poi.
jambo (clicca qui per il video dei bambini che cantano “jambo”)
(luglio 2012)
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e trovi la mia recensione del Mimi Na Wewe in Africa su Tripadvisor qui
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