EMILIA ROMAGNA
Borghi e castelli del MODENESE e altre bellezze: Spilamberto, Castelvetro, Levizzano, Spezzano, Guiglia, Vignola, Savignano, Nonantola, Maranello, Zocca
La zona sud del modenese, appena dopo la provincia di Bologna, è una zona ricca di bellissimi borghi, cittadine e castelli, oltre ad avere una stupenda campagna, colli splendenti e cibo da urlo!!
Abitando proprio al confine tra Bologna e Modena, mi capita spesso di andare in giro per la Strada dei vini e dei sapori, in collina e in pianura, sia in una provincia che nell’altra, dove si trovano affascinanti borghi e cittadine.
In questo articolo vi parlo delle zone a sud del modenese, tra la pianura e l’Appennino, in particolare delle Terre di Castelli, località dove si trovano belle rocche, torrioni, castelli fortificati, borghi medievali affascinanti, o degni di nota, come Vignola, Savignano sul Panaro, Guiglia, Spilamberto, Castelvetro, Levizzano, Castelnuovo Rangone, Nonantola, Maranello e Zocca.
Spilamberto
Spilamberto è un borgo sulla strada che porta alla più conosciuta Vignola, nel cuore delle Terre di Castelli.
Ha un piccolo e delizioso centro storico, dominato dal Torrione Rangoni, 30 metri di altezza, che costituisce il passaggio di ingresso al paese. In passato era la torre più alta di una struttura fortificata, e alcuni edifici del periodo sono ancora visibili accanto alla torre e costituivano le mure circondanti la cittadina. La torre, in passato, ha ospitato le prigioni, mentre attualmente è sede del Museo archeologico e dell’Ordine del Nocino Modenese. Nella cittadina si trova anche il museo dell’aceto balsamico, prodotto tipico della zona.
Dalla parte opposta della torre si trova Rocca Rangoni e il suo bel parco, che ospita sovente manifestazioni, mostre ed eventi culturali.
Le viuzze di Spilamberto sono molto caratteristiche, alcune hanno la pavimentazione di ciottoli e i tipici portici emiliani.
Spilamberto non è una cittadina particolarmente vivace, tuttavia durante la festa di San Giovanni, il 24 giugno, l’ho vista davvero trasformarsi: il centro si anima, e si riempie di gente, tutti i locali si predispongono offrendo all’aperto prodotti tipici, ci sono manifestazioni, rievocazioni, musica e tanta allegria
https://emiliaromagnaturismo.it/it/localita/spilamberto
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Castelvetro
Castelvetro è uno dei miei borghi preferiti della zona. Arrivando si vede il cuore e centro storico del borgo, arroccato sulla collina.
Si deve lasciare l’auto al parcheggio per entrare nel piccolo borgo, che ha strade pedonali di ciotoli, che conducono alla piazza principale, Piazza della Dama, come è chiamata Piazza Roma, per la particolare scacchiera presente sul pavimento.
La Piazza è un balcone sulla vallata sottostante, delimitata dai classici merli che si vedono sui castelli, dove spicca la Torre dell’Orologio.
Bella anche la piazzetta dove affaccia la Chiesa Parrocchiale dei Santi Senesio e Teopompo e la torre delle Prigioni. Ma tutto il centro storico è contornato da palazzi interessanti ed edifici storici in mattone!
Zona di produzione di vini e aceto balsamico, a Castelvetro si trovano anche interessanti ristoranti con specialità tipiche emiliane.
Posso segnalarne uno che ho provato, la Pizzeria il Castello, proprio in piazza Roma, dove si mangiano ottime pizze gourmet, d’estate in una meravigliosa terrazza sulla vallata, oppure dove fare un aperitivo, nei tavoli proprio davanti alla scacchiera.
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Levizzano Rangone
Vicinissimo a Castelvetro, sulle splendide colline disseminate di vigneti di lambrusco grasparossa, si trova Levizzano Rangone, con il suo castello in posizione dominante.
Il castello ha una cinta muraria, e si puo’ accedere al cortile, attraverso un arco, dove si trova la “Torre Matildica”. Di fronte al castello c’è un meraviglioso prato, con doppia fila di cipressi che io adoro, che sale verso la chiesa del paese.
Anche qui posso segnalare un posto dove abbiamo mangiato divinamente proprio di fronte al castello: il Divin Leone, un ristorante – enoteca piccolo ma molto caratteristico, con cucina tipica del luogo.
https://castelliemiliaromagna.it/it/s/castelvetro_di_modena/6094-castello_di_levizzano/
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Spezzano
Il castello di Spezzano è di origine medievale, è diventato poi palazzo rinascimentale e in seguito residenza di campagna.
Resta nascosto da molta vegetazione, un po’ in collina, ma quando lo si ha davanti è davvero affascinante. E’ sede di un museo della ceramica, industria fiorente in zona e dell’acetaia comunale. Peccato averlo trovato chiuso!
Vignola
Vignola è ben conosciuta per le sue famose e buonissime ciliegie, ma la sua rocca, grande e imponente, è meritevole di una visita.
E’ la prima cosa che si vede, prima di attraversare il ponte sul fiume Panaro, arrivando dalla strada provinciale di Bologna, che diventa via Claudia. L’accesso è dalla elegante zona pedonale del centro storico, passando sotto la Torre dell’orologio.
La vista si apre su una bella piazza raccolta, e un porticato che conduce all’ingresso
La Rocca risale a prima dell’anno 1000 ed è disposta su cinque piani, compresi i sotterranei, attualmente adibiti a sede per convegni e concerti; ci sono sale e cappelle affrescate sugli altri piani e camminamenti di ronda all’ultimo piano, che collegano le 3 torri
Davvero vale la pena visitare Vignola, paese che ospita un grande mercato cittadino il giovedi’, ha bei negozi, e tra marzo ed aprile di ogni anno, si tiene la famosa festa dei ciliegi in fiore con parate di carri fioriti, stand enogastronomici, mercatini, mostre, intrattenimenti, anche all’interno del castello. Mentre nella circostante valle del Panaro si può osservare con meraviglia la spettacolare fioritura di questi alberi, che doneranno poi i golosi frutti!
https://www.terredicastelli.eu/luoghi-di-interesse/rocca-di-vignola/
Guiglia
Guiglia è una piccola cittadina, un borgo molto particolare, a 490 metri di altitudine, che non sembra neanche di essere di queste parti.
L’ingresso al borgo avviene attraverso una porta storica, e percorrendo pochi metri, si giunge ad una bellissima terrazza, chiamata anche “il balcone dell’Emilia”, anch’essa con una scacchiera sulla pavimentazione, con vista sulle colline e sulla pianura sottostante.
Proseguendo lungo la strada principale si arriva al Castello di Guiglia, costruito tra il IX e X secolo, e considerato uno dei punti strategici migliori per controllare la valle del fiume Panaro. Nel castello c’è la Torre del Pubblico che domina l’ingresso, e una bella pineta che lo circonda. E’ sede spesso di eventi nel cortile o al suo interno, concerti e proiezioni: noi siamo stati a bellissime feste di Halloween, nella sua cornice interna affascinante addobbata per l’occasione!
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Poco distante da Guiglia si trova un punto di straordinaria bellezza naturalistica:
I Sassi di Rocca Malatina
I Sassi di Rocca Malatina si trovano nel comune di Guiglia, a 15 km da Vignola. Sono delle guglie di roccia arenaria, risalenti al periodo del Miocene, che svettano tra il verde delle colline dell’Appennino Modenese, regalando una vista sorprendente.
Se si ha la fortuna di andare con una bella giornata di sole, c’è da restare incantati!
Si trovano all’interno di un Parco Regionale, in un territorio boscoso, che vanta oltre 100 km di sentieri che vi si addentrano, con itinerari segnalati
e con una flora molto variegata e colorata
C’è la possibilità con una breve passeggiata di arrivare fin sotto i monoliti
e, ad esclusione dell’inverno, è possibile percorrere il sentiero di Salita sul Sasso della Croce, per godere del panorama dall’alto di una delle guglie: noi purtroppo non siamo riusciti ad andare l’ultima volta, ma che mi riprometto di salire la prossima.
La salita è a pagamento (3 euro), con biglietti da acquistare presso il Centro Visite del Parco http://www.parchiemiliacentrale.it/parco.sassi.roccamalatina/centri-visita-dettaglio.php?id=57) che si trova nel piccolo Borgo dei Sassi, dove ci sono alcune case antiche e un oratorio.
All’arrivo ai Sassi di Rocca Malatina si trova il bar ristorante locanda il Faro, molto scenografico per la sua vista sulle rocce, dove abbiamo mangiato con un ottimo rapporto qualità prezzo.
Proseguendo invece il sentiero, oltre il Centro Visite, si trova il ristorante Altoforno impasti agresti, che non è solo un ristorante ma anche un luogo dove vengono preparati prodotti da forno per la vendita esterna, che ha alcuni tavolini proprio su per il bosco che ha di fronte, in una cornice davvero incantevole.
Zocca
Salendo ancora a 759 metri di altitudine, tra le vallate del Panaro, del Reno e del Samoggia, si arriva a Zocca, meta di soggiorni estivi per chi cerca il fresco, ma soprattutto cittadina divenuta popolare per la casa natale di Vasco Rossi
Se cercate su Google, la casa di Vasco, dove ancora abita la madre, appare come punto di interesse culturale, ed è diventata meta di pellegrinaggio per i fan, e tutta la strada opera d’arte per i tanti disegni e murales! Inutile dire che essere lì è una grande emozione!!
Maranello
Tornando in pianura, non si puo’ non citare Maranello, la patria della Ferrari, dove puo’ essere visitato il museo ad essa dedicato
https://emiliaromagnaturismo.it/it/localita/maranello
Savignano sul Panaro
Non visibile dalla strada, a 100 metri di altezza, in mezzo alle colline popolate da vigne, alberi da frutto, campi coltivati e calanchi, prima di arrivare a Vignola, da Bologna, si incontra Savignano sul Panaro, dove si trova un antico borgo medievale meraviglioso, che riporta indietro ad un’altra epoca, un altro dei miei preferiti!
La via di accesso, con una bella pendenza, è pavimentata con ciotoli di fiume, e arriva fino alla cima dove si trova la Chiesa Parrocchiale di S. Maria dell’Assunta, col suo altissimo campanile.
Da lassù, si gode un panorama impagabile sulla campagna, nel silenzio, soprattutto al tramonto.
Il borgo, antico feudo, è fortificato e sulla cinta muraria le case sono state ben ristrutturate conservando tutta la loro autenticità e bellezza. Per questo Savignano sul Panaro fa parte dei borghi autentici d’Italia. Attraversato da 2 voltoni, con torri difensive che un tempo avevano il ponte levatoio, il borgo risale al 1026.
Ogni anno, a settembre, si svolge una rievocazione storica chiamata la “Lotta per la spada dei Contrari”, una festa in costume con dame, cavalieri, soldati, giullari, in un’ambientazione medievale davvero realistica, arricchita da spettacoli, mercati, locande, e, naturalmente, dalla sfida tra le 6 contrade del paese per la spada dei Contrari.
Savignano ha orgini antichissime, sono stati ritrovati reperti risalenti alla preistoria e al periodo etrusco. Merita menzione il Museo della Venere e dell’Elefante, che si trova nella parte bassa del paese, una mostra permanente di importanti ritrovamenti archelologici, tra cui lo scheletro di un elefante risalente a due milioni di anni fa, rinvenuto nel greto del fiume, e la copia di una scultura del paleolitico ritrovata nel territorio, la Venere di Savignano, insieme ad altri reperti del periodo neolitico.
https://www.terredicastelli.eu/luoghi-di-interesse/borgo-medievale-savignano-sul-panaro/
Nonantola
Nonantola, è una cittadina molto interessante sulla via Romea Nonantolana, che collega la pianura Padana con l’Appennino tosco emiliano, resa molto famosa dall’ abbazia benedettina romanica del XI secolo.
L‘abbazia è stata riaperta di recente dopo il restauro post terremoto. I suoi interni sono davvero belli, si può vedere una delle più grandi cripte dell’epoca romanica, e visitare un ricco museo dove sono esposte importanti opere
Inutile dire che la basilica da sola vale il giro, anche se la cittadina ha angoli deliziosi. In estate ospita la festa della musica, un evento che la trasforma in vivace e gioiosa, e che appaga il senso del gusto con i suoi ristoranti, dove vengono cucinati piatti tipici, tra cui “La piazzetta del gusto”, dove si possono gustare i nostri passatelli, in brodo, asciutti e in tutte le salse.
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Villa Sorra
Non distante da Nonantola e dalla Via Emilia, merita di essere nominata Villa Sorra, una bellissima tenuta, dove è ubicata questa importante villa storica modenese degli inizi del settecento, circondata da un grande parco.
La villa si trova nei pressi di Castelfranco Emilia ma la proprietà è condivisa tra i comuni di Castelfranco Emilia, Modena, Nonantola e San Cesario sul Panaro.
La cosa che più mi ha colpito all’arrivo è il viale di olmi giganteschi che portano verso la villa, e il parco in cui ci si può rilassare, e dove si tengono spesso interessanti eventi, manifestazioni, iniziative culturali sportive e turistiche
Nei dintorni di Modena:
Bellezze naturali del modenese
Le salse di Nirano
Ho dedicato un articolo a parte a questa riserva naturale
Cascate del Bucamante
Una bellissima gita sull’Appennino modenese a vedere queste cascate in mezzo al bosco
Laghi e monti
In giro per l’Appennino Tosco Emiliano in estate: il monte Cimone e il lago della Ninfa (MO)
Vi ho incuriosito?
tornate tra qualche tempo per leggere dei castelli limitrofi della provincia di Bologna e della città di Modena!!
Nei vicini dintorni in altre province
La Pietra di Bismantova: il mondo da un’alta prospettiva (RE)
Piazzetta Betlemme e i suoi dipinti, a San Giovanni in Persiceto (BO)
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Piazzetta Betlemme e i suoi dipinti, a SAN GIOVANNI in PERSICETO (BO)
È una piccola piazzetta, anche un po’ imbucata, Piazzetta Betlemme a San Giovanni in Persiceto, nella pianura bolognese, cittadina famosa anche per il suo carnevale, distante solo una quindicina di chilometri da casa mia che abito tra Bologna e Modena
Ne avevo sentito parlare da un po’ e avevo ammirato delle foto molto belle ma non l’avevo mai vista: ieri mi trovavo proprio lì e sono andata a cercarla.
San Giovanni in Persiceto
San Giovanni in Persiceto è un paese con un centro storico medievale gradevole, ad impianto concentrico, con le strade che riversano su Piazza del Popolo, dominata dalla chiesa Collegiata di San Giovanni Battista (dove sono presentii anche dipinti di Guercino, Albani, Gandolfi e Guardassoni)
Alcune vie hanno i portici, che sembra di essere a Bologna; negozi belli e particolari, un grande mercato il mercoledi’ sulla piazza e per le vie del centro, ed è soprattutto conosciuta per il suo storico carnevale, tra i più importanti d’Italia, che la riempie di gente ed allegria.
Qualche opera in centro qua e là, cattura gli sguardi, in primis la statua del gatto RE Gino, in memoria di un gattone bianco e rosso che per anni ha girovagato per le vie, entrando nei negozi, nella sala comunale, in teatro, conosciuto da tutti e diventato un simbolo e la mascotte del paese.
Lungo il portico del palazzo del comune si trovano simpatiche panchine dipinte.
La cittadina è rinomata anche per il suo Osservatorio astronomico comunale realizzato dal Gruppo Astrofili Persicetani, con un telescopio per l’osservazione planetaria e per la fotografia e altra strumentazione per lo studio del cosmo, e molto attivo nel campo della didattica e della divulgazione. E’ collegato al Museo del cielo e della terra, un planetario con uno schermo a cupola semisferica sul soffitto, che contiene 50 posti per l’osservazione virtuale del cielo e una telecamera collegata con il telescopio dell’osservatorio astronomico, che permette di osservare realmente le stelle e le galassie, il sole e la luna: quasi ogni scuola del circondario ci ha portato i propri studenti almeno una volta!
Nelle notti attorno al 10 agosto si svolgono nel giardino del Planetario le Persiceteidi, un’ occasione per osservare le stelle cadenti ad occhio nudo in compagnia, iniziativa del gruppo astrofili Persicetani.
Piazzetta Betlemme
Piazzetta Betlemme non la trovi per caso. Devi proprio guardare dov’è e arrivarci. Rimane nascosta, poco dietro alla piazza principale, fuori dalle stradine più caratteristiche.
Te la ritrovi davanti, piccola ma molto armonica e vivace, ed ha la particolarità di avere tutti, ma proprio tutti gli edifici della piazza dipinti, non solo qualche muro, a differenza di altre cittadine, come per esempio Dozza Imolese, dove i murales sono distribuiti in una parte di alcuni stabili in tutto il paese.
Stupende e colorate scene di vita rurale che creano un’atmosfera bucolica: gli animali da cortile, le piante rampicanti, ortaggi e fiori che decorano finestre e porte, panni stesi, perfino scarpe ed abitini appesi.
Un’intera piazza, salvata dal degrado, che è diventa un’opera d’arte.
Ogni facciata è ricca di colore e particolari. Nella piazza risiedono anche alcuni negozi, mimetizzati dai dipinti; in particolare una trattoria dove dicono si mangi molto bene, ottima cucina locale che mi propongo di andare a testare, e che, durante le serate estive, con i tavoli fuori lungo la piazza e le tovaglie a quadri, contribuisce a creare un atmosfera molto particolare e pittoresca!
I dipinti sono stati progettati e realizzati da Gino Pellegrini, negli anni 90, che fu importante scenografo cinematografico e pittore, con una tecnica chiamata trompe-l’œil, per cui il dipinto risulta realistico e tridimensionale e perfettamente integrato con gli elementi presenti. Per questo la piazza è stata anche denominata “Piazzetta degli inganni”: si guardi ad esempio questo particolare, le scale, il lavatoio su cui si poggia l’oca e la finestra sembrano veri!
Arrivando sulla piazza sembra di entrare in un altro mondo, alcuni l’hanno paragonata a una sorta di paesaggio di Alice nel Paese delle Meraviglie: quello che posso dire io è che, con il naso all’insù e gli occhi sgranati, stupore e meraviglie mi hanno fatto compagnia per tutto il tempo che, con entusiasmo, ho girato e rigirato dentro al perimetro della piazza!
Come arrivare a San Giovanni in Persiceto
in auto: da Bologna: per la Via Emilia, fino a Borgo Panigale, svoltare per la Strada Provinciale Persicetana 568 in direzione di San Giovanni in Persiceto; dall’autostrada, da Bologna: dall’A1 uscita Borgo Panigale, prendere la Persicetana SP 568 (Persicetana) in direzione di San Giovanni in Persiceto.
in autobus: dall’Autostazione di Bologna c’è il bus 576 per San Giovanni in Persiceto (orari e tariffe visita il sito Tper)
Come arrivare a Piazzetta Betlemme
da Piazza del Popolo, il centro di San Giovanni Persiceto, percorrere Corso Italia verso Porta Garibaldi e prima della Porta, girare a destra verso Via Sant’ Apollinare e poco dopo sulla destra si arriva in Piazzetta Betlemme.
novembre 2021
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I vulcani dell’APPENNINO EMILIANO: le SALSE di NIRANO (Mo)
Le Salse di Nirano, nel modenese, non lontano dalla più popolare Maranello, è un luogo davvero particolare, a me sconosciuto fino a poco tempo fa. Così come non avevo mai sentito parlare del fenomeno che da origine alle caratteristiche piccole montagne a cono che si vedono, i così detti “vulcani di fango”, e che si formano, con la fuori uscita e l’accumulo di fango freddo.
Il sottosuolo qui è ricco di idrocarburi liquidi (petrolio) e gassosi (metano ) e anche di acqua salata, testimonianza di un tempo, circa un milione di anni fa, in cui il mare ricopriva la pianura Padana e anche queste colline. Proprio dall’alto contenuto di sale nelle acque fangose deriva il nome di Salse.
La strada per arrivare, soprattutto in primavera o estate, in mezzo a campagna e colli, è molto bella, i campi verde brillante, o gialli arsi dal sole, si riempiono di balle di fieno, che io adoro!!
Le Salse sono inserite all’interno di una riserva naturale regionale: all’arrivo, si puo’ lasciare l’auto o il mezzo, nel parcheggio e proseguire per alcuni sentieri contrassegnati, che si inoltrano in un bel bosco, con anche camminamenti e ponti, che attraversano le zone più umide e che conducono alle Salse, oppure si può proseguire per la strada. La passeggiata nel bosco è quella che abbiamo scelto, è semplice e molto piacevole.
Il parco è anche l’habitat ideale di animali, uccelli, insetti, ranocchi, rettili. Alcune postazioni sono state create per l’osservazione della flora e della fauna del territorio, e alcuni pannelli esplicativi nei punti strategici forniscono interessanti informazioni. Tutto intorno, le belle e verdi colline.
Prima di arrivare a vedere le salse alla fine del sentiero si trova la Casa Rossa, adibita a museo.
Poi finalmente giunge alla vista la prima salsa dalla strada.
Io sono colta davvero dallo stupore!
Si prosegue poi per un bel sentiero per l’osservazione delle altre.
Indubbiamente un paesaggio insolito e affascinante
Pare che l’attività eruttiva dei vulcani di fango sia piu’ o meno evidente a seconda dei giorni e delle ore, e che ci siano anche lunghi periodi di quiescenza: noi siamo stati fortunati, abbiamo assistito al fenomeno di alcune bolle che fuoriuscivano dal cono, e soprattutto abbiamo potuto sentirne il suono, una specie di “blop” che ne indicava l’uscita.
Le salse di Nirano sono state utilizzate in passato per l’estrazione di oli con proprietà balsamiche o purganti, e a fini dermatologi e cosmetici, anche per la produzione di maschere e fanghi per le vicine Terme di Salvarola.
Insomma anche questa volta i dintorni della zona dove vivo sono riusciti a sorprendermi!
giugno 2021
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In giro per l’APPENNINO MODENESE: le CASCATE del BUCAMENTE (MO)
Una gita fuori porta, alle Cascate del Bucamante, sulle colline modenesi, unisce il piacere del trekking e dello stare in mezzo alla natura, a panorami ormai estivi di meravigliosi campi e calanchi,caratteristici della zona.
Abbiamo “spianato”, così come si dice a Bologna di una cosa nuova, i nostri nuovi caschi, e siamo partiti alla volta delle colline modenesi.
Siamo saliti per tornanti. fino ad arrivare ad alture dove si vedono panorami pazzeschi, colline ancora verdi a giugno, già colme di balle di fieno dorate, e campi di grano, ancora in attesa della maturazione.
Gli odori. in moto. si sentono chiaramente, e si sono avvicendati durante il tragitto: il profumo dei tigli, o di altri fiori odorosi, quello di fieno o di erba tagliata, talvolta anche quello di letame, in una giornata calda da fare i sughi (espressione sempre tipica della zona), dentro alle nostre giacche antivento, sbagliate per la temperatura.
Arrivare alla nostra meta è stata un impresa: abbiamo sbagliato più volte la strada, senza un navigatore da moto, e con le scarsissime o assenti indicazioni, ma in compenso abbiamo visto paesaggi entusiasmanti, in mezzo ai calanchi e al giallo delle ginestre, su e giù per i tornanti.
La Cascata del Bucamante, si trova in un borgo chiamato Granarolo, non è segnalata lungo la strada in direzione Serramazzoni, che è quella che abbiamo fatto noi e che risale le belle colline, e neanche le mappe di google indicano il punto preciso dove, giunti al paese di Ricco‘, si deve svoltare in direzione Pazzano. E scesi a valle, l’indicazione, sulla sinistra, non è visibile, se non venendo dalla direzione opposta, ovvero da Maranello andando in direzione Pavullo (e qui la svolta è sulla destra). Giunti al borgo, un cartello indica la strada da imboccare per la cascata, accompagnato da un divieto di accesso, ma si può proseguire fino al parcheggio.
Dall’area di sosta inizia il sentiero per raggiungere la cascata: una prima parte è in salita, in certi punti piuttosto ripida, tra gli alberi, con una strada in parte di cemento, poi prosegue nel bosco.
Ci sono due diversi sentieri per la cascata, cosa che io non avevo capito leggendo le indicazioni al parcheggio: noi abbiamo preso il secondo. che ha un bel cartello che lo indica, non so dire se sia stata la scelta la migliore, non avendo visto l’altro. La camminata nel bosco diventa in discesa, ma ciò significa che al ritorno è in salita. Il bosco ha alberi di tante tipologie, che incantano.
Dopo circa una ventina di minuti in totale si comincia a sentire il rumore della cascata: il rio Bucamante, affluente del torrente Tiepido forma la cascata, che in questo tratto fa un salto di svariati metri
Poi l’acqua prosegue tra sassi ed alberi nella boscaglia.
Quando ho visto la cascata, mi sembrava un po’ di essere tornata a questa estate in Corsica!
E’ una veduta veramente spettacolare!
Con un pò di attenzione, camminando sui sassi, si può arrivare fin sotto la cascata.
Il percorso è stato faticoso: ci siamo accaldati prima, durante il viaggio in moto, con quelle giacche che non servivano, poi ci ha stancato il percorso per giungere fino a lì.. Ci meritavamo un pò riposo al fresco!!
Mi è venuta proprio voglia di togliermi le scarpe e mettere i piedi a bagno nell’acqua, che immaginavo fosse gelida, come era in realtà.
Abbiamo goduto del refrigerio, dell‘ombra e della temperatura fresca che c’è qui, e perfetta nonostante la giornata calda, e poi abbiamo ripreso il sentiero. Di nuovo salita e discesa, per ritornare dal nostro bolide d’epoca.
Al ritorno abbiamo fatto una strada diversa, la fondovalle provinciale verso Maranello, che costeggia il torrente Tiepido, fiancheggiando da vicino i calanchi, che ho sempre visto in lontananza: queste formazioni geomorfologiche, caratteristiche dell Appennino tosco-emiliano (e pare della Basilicata), sono montagne brulle prive di vegetazione, con scanalature prodotte dall’erosione di agenti atmosferici e dell’acqua nel tempo, su terreni ricchi di argilla. Visti da vicino fanno una certa impressione!
Abbiamo concluso la nostra gita fuori porta fermandoci in un gradevole chioschetto trovato sulla strada, poco prima del paese di Spilamberto, ordinando gnocco fritto e salsiccia alla griglia, accompagnato da pignoletto dei colli bolognesi
Quale migliore conclusione per due anime in viaggio in moto, trapiantate vicino al territorio modenese?
Ma qualcuno conosce altri posti cosi’, nei dintorni, da raggiungere magari in moto??
giugno 2021
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Due anime in viaggio in moto.. alle GROTTE di LABANTE (BO)
In una giornata di primavera, con la voglia di andare in giro, inforchiamo la moto e ci dirigiamo verso una meta da me conosciuta fin da bambina, essendo zona della mia infanzia, ma che non avevo mai visitato: le Grotte di Labante.
L‘appassionato motociclista tira fuori la sua Bmv, ormai moto d’epoca avendo superato i trent’anni, senza dimostrarlo, tirata a lucido e si parte in direzione Casteld’Aiano, sull’Appennino bolognese.
La giornata tende al nuvoloso, ma questo non ci ferma, le previsioni non prevedono pioggia e la voglia di sentire l’aria addosso e vedere sfreggiare il panorama dalla moto è tanta.
La strada per arrivare è in mezzo al verde, tornanti, salite, discese, senza traffico, con una vegetazione rigogliosa che cambia velocemente.
Le grotte di Labante rimangono in una località che si chiama san Cristoforo, nella Valle dell’Aneva.
Come riferimento si può prendere la chiesa settecentesca di San Cristoforo: da lì si vede dalla strada il parco che le ospita, rimane più basso del livello stradale ma si può notare comunque, facendo attenzione, la bellissima formazione a sperone di roccia, da cui una piccola cascata d’acqua precipita per molti metri fino ad arrivare a terra.
Alimentata da un’antica sorgente, utilizzata ancor oggi per l’acquedotto dei comuni limitrofi, ricca di calcare e anidride carbonica, l’acqua che in parte si incanala qui, e sgorga da una piccola fessura, per la differenza di temperatura ha dato origine nel tempo ad incrostazioni e alla formazione del travertino, che si presenta pieno di muschi: l’impatto appena si arriva è mozzafiato!
Da una parte, la sorgente da vita a un piccolo laghetto con acqua verde azzurro splendida, posto sotto a una caverna, accessibile per un pò internamente tramite una scaletta in legno.
A fianco, poco oltre, è presente un’altra grotta, chiamata Grotta dei tedeschi, chiusa da un cancello ma che si può ammirare illuminata premendo un pulsante, dove durante il periodo natalizio viene fatto un presepe, che sicuramente dev’essere molto suggestivo!
Sul retro della formazione rocciosa sono ben visibili le cavità naturali che consentono l’accesso alle grotte, contornati dai tipici bellissimi fiori di roccia.
Agevolati da alcuni bastoni che consentono di tenersi, mentre si sale sui gradini di roccia scivolosi, si può entrare all’interno
dove ci sono cunicoli, pertugi e finestre, alcune delle quali consentono una vista del territorio fuori stupefacente
mentre le pareti interne evidenziano l’azione naturale esercitata dall’acqua, che nel tempo le ha modellate creando forme strane.
Grotte come queste, cosi dette primarie, di origine carsica, sono rare, tanto che pare che siano tra le più grandi del mondo, sicuramente d’Italia, nel loro genere.
In passato sono state utilizzate come cave, fin dal V secolo a.C. , per ricavare materiale per la costruzione di edifici nelle vicine località etrusche. All’interno di alcune grotte sono state ritrovati anche reperti che fanno pensare che fossero utilizzate anche come luoghi di culto.
Per gli amanti del trekking dalle grotte partono diversi sentieri per i boschi.
Non c’è tanto altro altro da raccontare sulle Grotte di Labante, soltando andare, guardare, e lasciarsi stupire e pervadere da una bellezza inaspettata e poco conosciuta, … tra l’altro è a pochi chilometri da casa nostra!
Quindi, entusiasti, dopo avere girato e rigirato attorno a questo splendore, rimontiamo in sella alla moto, e proseguiamo per le strade di questa parte di Appennino emiliano, scendendo tra alberi secolari e boschi, risalendo e vedendo dall’alto lo spettacolo di tutta la zona: il paese di Vergato, le vallate dei dintorni, i monti tutti intorno, mentre le pareti e le alture che costeggiamo sono piene di ginestre gialle e di fiori rosa e viola, che spiccano nel verde. La natura è sempre spettacolare!
Come arrivare alle Grotte di Labante
Dall’autostrada uscita Sasso Marconi, si prosegue per la Porrettana in direzione Marzabotto e poi Vergato. Da qui si segue la SP68 in direzione Castel D’Aiano. Poco prima di arrivare alla frazione di San Cristoforo, a sinistra appare il dosso roccioso con la sua cascata.
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maggio 2021
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CEREGLIO e baci (BO)

Sull’Appennino bolognese c’è un borghetto, una frazione della cittadina di Vergato, che si chiama Cereglio, dove ogni anno, il primo sabato e domenica di agosto, si tiene la festa del borgo di Suzzano.










E poi c’è un angolino che non ti aspetti, che è il mio preferito, curiosa vado a vedere come è stato addobbato perchè è sempre molto bello: questa volta contiene l’immagine del famoso bacio di Klimt!
E allora… arrivederci alla prossima festa del borgo di Suzzano a Cereglio!
Informazioni utili
Cereglio si trova ad un altitudine di oltre 600 mt, fa parte del comune di Vergato da cui dista circa 16 chilometri, in provincia di Bologna.
Come arrivare: proveniendo da Bologna, CEREGLIO si raggiunge dalla Strada Statale 64 “Porrettana” fino a Vergato, girando poi a destra sulla Strada Provinciale 25 e seguendo le indicazioni.
agosto 2019
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Da CASTEL del RIO a BARBERINO: gita dalla valle del Santerno alla valle del Mugello (BO-FI)
In una bella domenica di maggio, decidiamo di fare un giro verso l’Appennino tosco romagnolo, nella valle del Santerno, direzione Moraduccio.
Dall’uscita dell’autostrada di Imola, percorrendo la provinciale “Montanara“, che dalla città sale verso il passo della Futa, la nostra prima sosta è, dopo 25 chilometri, a Castel del Rio. Lungo la via, le colline in questo periodo assumono un colore verde brillante magnifico.
Castel del Rio è una borgo montano con al centro del paese un bel castello, sede anche del Museo della Guerra e della Linea Gotica, che attraversava questi territori.
Ma la cosa che ci interessava vedere era il Ponte Alidosi sul Santerno, monumento nazionale, che, con un’arcata di 42 metri a forma di schiena d’asino, è considerato capolavoro dell’ingegneria civile rinascimentale.
La sua costruzione, commissionata dalla famiglia da cui prende il nome, nel 1499, duro’ 20 anni. A lato del ponte si vede una porticina che conduce a cinque stanze interne, adibite un tempo alla riscossione del pedaggio e all’incarcerazione dei prigionieri.
https://emiliaromagnaturismo.it/it/localita/castel-del-rio
Il ponte è bellissimo da lontano, ma, attraversandolo, la sua prospettiva è spettacolare.
Proseguendo oltre Castel de Rio per poco più di 6 chilometri, arriviamo a Moraduccio. All’altezza del ristorante La Cascata, c’è un parcheggio, ma è piuttosto piccolo, per cui è facile trovare auto che sostano anche lungo la strada. Dal parcheggio si deve percorrere la via a piedi per circa 200 metri, scendendo per arrivare al fiume, ma già dalla strada si sente il rumore della cascata.
Della stupenda cascata di Moraduccio, ho parlato qui:
Moraduccio, natura travolgente sul fiume Santerno e la cascata delle meraviglie (BO)
Attraversando il ponte da cui si vede la cascata, e proseguendo il sentiero per un chilometro in salita, è possibile raggiungere il borgo fantasma di Castiglioncello, un paese ora disabitato. Noi non ci siamo andati ma dicono meriti una visita
https://www.appenninoromagnolo.it/borghi/castiglioncello.asp
Ritornati alla nostra auto, abbiamo continuato la strada statale montanara imolese, passando per il paese di Firenzuola, che ha un centro storico molto grazioso.
Proseguendo ancora in direzione Mugello, la strada inizia a salire, e costeggia una fitta foresta di alberi verdissimi e profonde vallate, che pare di essere in alta montagna, fino ad arrivare al crinale, e al valico chiamato Passo del Gioco.
Una sorpresa inaspettata, non essendomi documentata, ad un’altitudine di 882 metri! Qui siamo già in provincia di Firenze e da questo punto il panorama dell’Alto Mugello è incantevole.
Dal Passo del Giogo abbiamo visto che partono numerosi sentieri da percorrere a piedi o in mountain bike: è sicuramente un posto che merita tempo e un giro approfondito.
Nel parcheggio del passo, abbiamo notato un cartello che pubblicizzava la cittadina di Scarperia, poco distante da lì, come uno dei borghi più belli d’Italia: abbiamo quindi deciso di farci una sosta.
A soli 30 chilometri da Firenze, il castello e le mura di Scarperia appaiono in tutta la loro bellezza, in alto, già dalla strada.
Camminare per la strada che porta alla piazza è molto piacevole
Il borgo risale al 1300 e nella sua piazza il Palazzo dei Vicari ricorda molto lo stile della vicina Firenze
Il palazzo ha anche un cortile interno molto bello
Si puo’ girare tutto attorno, restando dentro alle mura
mentre uscendo appena fuori si gode di un panorama stupendo. della valle ai piedi del borgo e delle montagne attorno.
Di fronte al Palazzo dei Vicari, sulla piazza, si trova la chiesa del 1300 dei santi Jacopo e Filippo.
Grazie alla sua posizione strategica, lungo la strada del Giogo tra Bologna e Firenze, Scarperia ha visto fiorire le attività commerciali e artigiane, in particolare quelle della lavorazione del ferro e della produzione di utensili. Tuttora il borgo è uno dei luoghi più rinomati in Italia e in Europa per la produzione dei coltelli: nella cittadina infatti ci sono numerosi i negozi!
A 18 chilometri da Scarperia, passando per il lago di Bilancino, che ci ripromettiamo di visitare al più presto, c’è Barberino del Mugello. E poichè si è fatta ora di cena, vuoi non fermarti ad assaggiare una bella bistecca alla fiorentina, tipica del luogo?? Impossibile resistere, soprattutto quando, per svariati mesi, non hai messo piede in un ristorante in seguito al lockdown!!
Eccoci quindi davanti alla nostra fiorentina, accompagnata da buon vino rosso toscano, in uno dei locali presenti sulla strada del ritorno, con spazio all’aperto, il Ristorante Cosimo De Medici, che ha soddisfatto in pieno l’eccitazione del nostro palato!!
Si conclude qui il nostro giro, pieno di sorprese e di posti stupefacenti, di cui non conoscevamo neanche l’esistenza!!!
maggio 2021
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MORADUCCIO, natura travolgente sul fiume Santerno e la cascata delle meraviglie (BO)

Un pomeriggio di primavera alla cascata di Moraduccio, luogo paradisiaco, dove il verde e la natura travolgono i pensieri e ti riempiono di stupore.
Moraduccio, piccolissima frazione di Castel del Rio, al confine tra Emilia Romagna e Toscana, in mezzo ad un tratto di vegetazione pazzesca e incontaminata, offre la visione di una cascata d’acqua spettacolare, dall’alto di un canyon di 32 metri che si butta sul fiume Santerno: la cascata del Rio dei Briganti.






So bene che in estate il posto è molto affollato, perchè tanta bellezza fa gola, e la possibilità di fare un rinfrescante bagno in questo tratto di fiume è una grande attrattiva.
Ed è per questo che ci sono voluta ritornare, dopo parecchi anni, in questa stagione.. e che felicità!


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BOLOGNA e tulipani: un tuffo tra i colori e la bellezza al Tulipark
Un tuffo in un mare di tulipani colorati e le giornate grigie, il confinamento nei soliti ambienti e luoghi conosciuti, vengono lasciati alle spalle, per godere di qualche ora o minuto della bellezza che ti circonda e che dona un po’ di nutrimento all’anima!
Il Tulipark è in centro città, è un campo in mezzo alle case e al cemento, in uno spazio che un tempo era adibito a parcheggio. Ma appena entri e cominci a girare tra le file dei tulipani, vieni catapulto in un’altra dimensione, ti allontani dai pensieri consueti, ti dimentichi dove sei, vedi solo colori che si avvicendano!
E ti meravigli di avere attorno così tante forme e varietà!
Dov’è il Tulipark?
Avevo letto, qualche tempo fa sui social, di questa iniziativa ad opera degli stessi che l’hanno avviata da qualche anno a Roma, e che porta lo stesso nome. E mentre si parlava di bulbi di tulipani piantati, 250.000, a Bologna, la mia città, in un location misteriosa che dovevo assolutamente scoprire, questi stavano crescendo per diventare dei meravigliosi fiori.
Poi, quando tutto è stato pronto, l”indirizzo è stato annunciato: via dell’Arcoveggio 58/60..apertura dal 2 aprile.
Arrivando, dalla strada si nota subito il campo, con i secchielli rossi per la raccolta!
Lungo la via è possibile parcheggiare l’auto. Ma ecco il sito dove si possono trovare tutte le informazioni
Cosa si può fare nel parco: la raccolta dei tulipani
Il parco è definito un “vivaio urbano” quindi può essere aperto al pubblico anche in questo periodo di pandemia, con ingressi contingentati e mascherine da indossare (che è possibile togliere momentaneamente per scattare una foto, lontano da altre persone). Ovviamente viene richiesto il rispetto del distanziamento.
Essendo un vivaio non c’è alcun biglietto d’ingresso, si va per acquistare tulipani, venduti in pacchetti di 3, 7, 20 o 50 e occorre pre acquistarli online sul sito. Se non dovesse essere mostrata la disponibilità basta contattare il parco per informazioni, a volte termina la disponibilità online ma è possibile acquistarli alla cassa in loco. In caso si desideri acquistare dei tulipani aggiuntivi, rispetto a quelli comprati, possono essere pagati al gazebo all’uscita.
Una volta sorpassato l’ingresso, viene fornito un secchiello rosso e le spiegazione di come fare a raccogliere i fiori, senza alcun attrezzo.
Dopo la raccolta ci si presenta con lo scontrino al gazebo, dove i tulipani vengono incartati. Devo dire che ho trovato una buona organizzazione ed addetti molto gentili!
La mia esperienza
Dopo aver guardato con gli occhi brillanti ed entusiasti, girato quasi tutte le file per non perdermi una specie, e decretare tra me e me quali erano i più belli, c’è stato il vero imbarazzo della scelta: quali prendo ?
Ci sono ben 105 varietà...
E sono tutti bellissimi!!!
Io li volevo lunghi, non troppo fioriti, particolari, di colori che fossero in armonia, per comporre il mio bouquet..
In verità mi sarebbe piaciuto poterli prendere coi bulbi, e provare a piantarli nel mio giardino di casa, ma ciò non è possibile, però.. per una giusta causa: i fiori dovrebbero essere recisi con le mani, gli addetti mostrano anche come fare, ma risulta difficile, e ai tulipani strappati col bulbo, una volta portati al gazebo, viene tagliato per essere donato al comune di Bologna.
Ma il tuffo non è stato solo tra i fiori!!!.. Se come me andate dopo che è piovuto parecchio nei giorni precedenti, è un vero e proprio tuffo nel fango! Ma che importa, se si sa, basta non mettersi ne sneakers, ne scarpe buone o basse, ma stivali alti o meglio ancora da pioggia. In ogni caso alla cassa si sono attrezzati anche per il noleggio di stivali di gomma (ma pare abbiano disponibili solo numeri grandi e in quantità limitate) e per vendere calzari sanitari da usare come sopra scarpa.. che almeno un pò proteggono!
Per fortuna io l’ avevo pensato, che avrebbe potuto esserci fango per le piogge dei giorni scorsi, e quindi avevo messo degli stivali alti. Ho acquistato comunque anche i calzari, (ne ho comprati anche un paio quando sono uscita, per non inzaccherare l’auto) e più volte sono dovuta tornare indietro a recuperare un calzare perso in mezzo alla fanghiglia e vi assicuro che comunque mi sono inzaccherata bene ! E occorre anche fare attenzione a non scivolare!
Insomma, ho trascorso un’ora felice, come se avessi fatto un salto in Olanda, proprio in questo momento in cui si è in astinenza da viaggi!
Il Tulipark sarà aperto presumibilmente fino a fine aprile 2021. Io spero che il prossimo anno l’esperienza verrà ripetuta, perché la visione merita davvero! E per me… tulipani a chilometro zero!
Ed ecco il mio bouquet nel vaso, a casa
Una meraviglia, no?
aprile 2021
foto di Patty
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FERRARA: un giro per la città
Ferrara è una città molto affascinante con un centro storico piccolo e raccolto, che si visita piacevolmente a piedi.
Conserva il fascino della città medievale e rinascimentale, con il suo castello ancora circondato dal fossato con acqua verde intenso, che risalta il colore dei suoi mattoni, le strade con i ciottoli, come Corso d’Ercole I d’Este, che riportano indietro nel tempo, il palazzo dei Diamanti, con la sua architettura unica al mondo, la via delle Volte che si estende per due chilometri, con i suoi archi e passaggi sospesi. che danno sui vicoli.
Ferrara, città delle biciclette, ha il primato in Italia per l’uso del mezzo.
Ma non solo in Italia: la percentuale di utilizzo da parte dei cittadini è anche superiore ai paesi del nord Europa, come Olanda e Danimarca. Per cui attenzione a guardarsi sempre bene attorno: nella “Cities for Cyclists” non è raro vedersi sfrecciare accanto una bici all’improvviso.
Atmosfera rilassata, poche auto nel centro storico, spazi vivibili, gente che lavora ma si gode anche la vita, non sembra essere cambiata molto, Ferrara, da quando vi regnavano i d’Este, famiglia tra le più potenti d’Europa, con una particolare predilezione per l’arte e le cose belle.
Ferrara, per me, che abito in provincia di Bologna, è sempre una buona idea per un giro, per ammirare una bella città, con un’atmosfera incantevole, che evoca tempi passati e dichiarata nel 1995 Patrimonio Mondiale dall’Unesco per la bellezza del suo centro storico.
Ferrara: cosa vedere in poche ore
Il Castello Estense
Arrivando da Viale Cavour, mi sono trovata dinnanzi al Castello Estense, simbolo della città, ed ho svoltato per Largo Castello, per girargli attorno e vederlo da tutte le angolature. Il castello è uno dei pochi in Europa circondato dall’acqua: il suo fossato è alimentato da un condotto che lo collega al fiume Po e pare che sia popolato anche da carpe. A prima vista mi ha colpito la sua imponenza, le sue 4 torri ai lati, e il colore verde del fossato, che contrasta con il rosso dei mattoni.
Piazzetta del Castello, dove si erge, è tranquilla e deliziosa con il suo pavimento a ciottoli; confina con Piazza della Repubblica, dove si trova la graziosa Chiesa di San Giuliano
Inizialmente usato come fortezza difensiva, diventò poi residenza dei duchi D’Este.
Attraverso ì il ponte levatoio del castello si puo’ entrare ed accedere al cortile, che ha un pozzo al centro e l’ingresso per visitarlo. Qui è ubicato anche l’Ufficio Informazioni e Accoglienza Turistica. Io non ho mai visitato i suoi interni, ma ho partecipato ad un evento a tema Harry Potter, qualche anno fa: gli addobbi rendevano l’atmosfera molto affascinante e realistica.
Poco avanti rispetto all’entrata, si trova la copia di un antico cannone, chiamato “Regina”.
Certo che quando l’avevamo visto con il sole, il castello risaltava in tutto il suo splendore!
Ma comunque anche in un inverno col cielo grigio, non perde il suo interesse e il suo splendore.
Il palazzo comunale e lo Scalone d’onore
Dal castello, attraversando un arco, si esce in Piazza Savonarola, dove si trova l’omonima statua, e svoltando sulla destra su corso Porta Reno, ci si trova, con pochi passi. davanti allo splendido e merlettato Palazzo Comunale, risalente al 1200, antica residenza dei duca d’Este.
Dalla grande volta del palazzo, si accede a Piazza del Municipio, una piazza chiusa, che anticamente era un cortile ducale adibito a manifestazioni teatrali, impreziosita dallo Scalone d’Onore, una grande scala di un giallo accesso, con colonne di marmo e la copertura a volta, che ricorda gli edifici veneziani. Si accede a questa piazza anche da altre due volte nella strada perpendicolare e parallela.
Lo Scalone, costruito dall’architetto ducale Pietro di Benvenuto dagli Ordini, a fine del 1400, conduce all’interno della Residenza Municipale.
La cattedrale di San Giorgio
Di fronte al Palazzo Comunale si trova la Cattedrale di San Giorgio, una chiesa molto particolare in marmo bianco, che non si estende tanto in altezza ma quanto nelle altre dimensioni, larghezza e profondità, fino ad occupare gran parte della grande Piazza Trento Trieste. Sul fondo la chiesa ha un bel campanile bianco. La fiancata sulla piazza ha un bel porticato dove si trovano negozi e, al di sopra del portico, i colori attorno alle finestre donano all’edificio un che di originalità
La cattedrale risalente al XII secolo, è a tre navate, ricostruita internamente in stile barocco, in seguito ad un incendio, e al centro del portale haraffigurato San Giorgio che uccide il drago. Purtroppo quando siamo andati noi aveva la parte inferiore della facciata in ristrutturazione.
A lato, la chiesa guarda sulla grande Piazza Trento Trieste o Piazza delle Erbe
Quasi di fronte alla torre, in Piazza Trento Trieste, si trova il museo della cattedrale, nella via San Romano, da cui si nota subito il suo bel chiostro, e dove è esposto anche un dipinto di Jacopo della Quercia. Ed è proprio da via San Romano che, percorrendo circa 400 metri si arriva in via delle Volte, la via che io trovato più caratteristica e interessante di Ferrara.
Via delle Volte
Via delle Volte è un’ antica via medievale acciottolata molto suggestiva, caratterizzata da volte e archi sospesi a forma ogivale o a tutto sesto, che in passato fungevano da corridoi di passaggio tra le abitazioni dei mercanti e i magazzini dove questi lavoravano.
Sarà perchè l’ho visitata in un giorno infrasettimanale, quando c’era pochissima gente e un gran silenzio, o perchè il contesto è intatto e perfettamente conservato, ma mi sono sentita immediatamente proiettata nell’atmosfera medievale.
Tra edifici in mattone rosso, piccoli ristoranti ed osterie, della via non si scorge a breve la fine, perchè è lunga ben 2 chilometri!
La sera poi, illuminata dai suoi lampioni acquista un’atmosfera ancor più magica
Corso Ercole I D’Este
Tornando verso il castello e andando verso viale Cavour, si puo’ imboccare, di fronte, Corso Ercole I d’Este, che conduce fino alla cinta muraria, non senza aver volto lo sguardo verso il bianco palazzo della Camera di Commercio, che salta all’occhio.
Corso d’Ercole è una bella via di ciottoli del periodo rinascimentale, costruita a margine del nucleo medievale della città, nel XV secolo, che ne ha raddoppiato le dimensioni, e a cui è valsa la definizione di prima città moderna d’Europa e menzione dall’Unesco come una delle vie più belle del mondo.
Su questa via non ci sono negozi, affacciano soltanto edifici eleganti e di pregio, portoni e finestre decorate, che ti fanno camminare con il naso all’insù.
Palazzo dei Diamanti
Senza dubbio l’edificio più interessante su Corso Ercole I d’Este è ilPalazzo dei Diamanti, che spicca per la bellezza e l’originalità essendo per le sue caratteristiche unico al mondo. E’ anch’esso uno dei simboli di Ferrara.
Appena mi si è presentato davanti sono rimasta sbalordita e ho compreso il perchè del suo nome!
E’ costituito da 8500 blocchi di marmo bianco a forma di diamante, e spicca su tutti gli altri palazzi del corso!
Fatto costruire dalla famiglia D’Este, vanta il primato di essere uno degli edifici rinascimentali più celebri al mondo per il suo bugnato.
La prospettiva all’angolo, perfettamente speculare, è veramente singolare: a me è sembrato che somigliasse al muso un pesce!
Al suo interno, il palazzo ospita ora, dopo essere stato a lungo dimora privata, la Pinacoteca Nazionale e spazi destinati ad esposizioni temporanee. Io ero molto incuriosita, avendo letto sulla guida di questo palazzo, e devo dire che ha soddisfatto in pieno le mie aspettative: da solo varrebbe la visita a Ferrara.
Di fronte al Palazzo dei Diamanti, degno di nota è anche il Palazzo Turchi di Bagno, e attraversando la strada, il Palazzo Prosperi Sacrati. L’atmosfera del corso è veramente affascinante, ti porta in un’altra epoca, ci si aspetta che arrivi una carrozza trainata da cavalli da un momento all’altro
Il racconto della mia visita di poche ore a Ferrara finisce qui, anche ci sarebbe tanto altro da vedere.
Voglio segnalare pero’, per gli amanti degli artisti di strada, che la città a fine agosto ospita anche il Ferrara Buskers Festival, il più grande evento dedicato ai musicisti di strada provenienti da tutto il mondo, a cui ho avuto il piacere di partecipare un anno, ed è stato bellissimo! Performer eccellenti, creatività all’ennesima potenza, strumenti musicali originali con suoni bellissimi! Veramente un incontro tra arte cultura e spettacolo che vale la pena vedere almeno una volta!
https://www.ferrarabuskers.com/
Un ultimo suggerimento, se vi trovate in città attorno ad ora di cena, un ristorante anch’esso molto singolare, una nave ormeggiata sulla Darsena, dove mangiare cibo gustoso, su panche di legno e arredamenti orginali: il Sebastian pub che con la sua illuminazione notturna fa sognare di essere chissà dove!!
foto di Patty
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