Italia
ALTO ADIGE: CAREZZA e dintorni, una carezza per l’anima (BZ)
Era aprile che già pensavo che il ferragosto non avrei voluto trascorrerlo a casa.
Di solito facciamo le vacanze tra giugno e luglio per cui ad agosto non siamo in giro. Ma da qualche anno ho preso l’abitudine di fare un giro nei dintorni: lo scorso anno siamo andati in Valgardena, quello prima a Lucca, quello prima ancora eravamo a Torino..
Quindi ad aprile ho prenotato un alloggio al Lago di Carezza, in Alto Adige, nella Val D’Ega, tra il passo Costalunga e il paese di Nova Levante
Del lago di Carezza me ne aveva parlato mia figlia diciannovenne entusiasta dopo esserci stata lo scorso anno, e per questo mi aveva a incuriosito. Quindi esattamente il 15 di agosto partiamo in direzione Bolzano.
L’alloggio a Carezza
Guardando su Booking.com trovo un posto che mi ispira da subito dalle foto: Carezza Lake and River, con recensioni non troppo recenti ma tutte entusiaste.
Scopro poi che l’hotel, che in origine si chiamava “SIMHILD b&b”, ha appena riaperto, ha una bella storia sin dal 1925, che si può leggere sul nuovo sito
https://lakeriverland.eu/
Nel 2024 è gestito dalla energetica signora Oui e il suo staff di gentilissime ragazze, thailandese, che scopriamo aver vissuto anche a Koh Tao, dove siamo stati qualche anno fa, e che propone cucina thailandese: abbastanza anomalo mangiare tai in alto Adige, ma la location è così invitante, su un bel terrazzo con vista sul monte Latemar, che assaggiamo il pad tai una sera e il wok di verdure e riso l’altro, e sono davvero squisiti.
L’hotel è in una posizione incantevole, come dice il nome, è sul torrente Pukelin, il cui suono dello scorrere accompagna sin dal mattino appena svegli, e per tutto il tempo, e pare proprio ai piedi del Latemar, che amo gUardare a lungo al mattino E al tramonto quando il sole fa risplendere la sua roccia grigia e le sue cime aguzze
La nostra camera è al secondo piano, è spaziosa e appena ristrutturata, e con un delizioso angolino con tavolo e panche, un bagno invece ancora vecchio stile, e un delizioso balconcino che ho adorato❤.
La colazione viene servita ai tavoli in una sala con finestroni con vista sui monti, è ricca e di qualità, e ho apprezzato la scelta di non fare il buffet per contenete lo spreco.
L’hotel su trova sulla Promenade che conduce in 10 minuti al lago di Carezza e ha di fronte uno grande prato verde dove si trovano stupendi cavalli e mucche al pascolo.
L’hotel ha un parcheggio per gli ospiti. Inoltre, di fronte al lago si trova un parcheggio a pagamento, ma prendendo la via Bellavista (promenade), poco oltre l’hotel Lake and river c’è un parcheggio gratuito non molto frequentato.
Escursioni a Carezza
Giro del lago di Carezza
Dall’hotel a piedi abbiamo raggiunto il lago di Carezza, con il Sentiero 6 in direzione del Lago di Carezza. Dopo un centinaio di metri ci troviamo ad attraversare un piccolo ponte tibetano
Il lago, che Si trova a 1500 metri di altezza, lo abbiamo visto a diverse ore nei 3 giorni che siamo rimasti: ha una attrattiva talmente grande che ogni volta ci catturava per la sua bellezza.
Le diverse tonalità di verde, i riflessi degli alberi e delle cime del monte Latemar e del Catinaccio sulle sue acque, i fiori e la vegetazione: le dolomiti si guardano allo specchio.
Per fare il giro del lago, addentrandosi nel sentiero nel bosco che lo circonda, e che culmina con una piattaforma con pannelli esplicativi, si impiega una ventina di minuti. Il lago è piuttosto piccolo e durante l’estate l’acqua si riduce ma non è mai secco in quanto alimentato da sorgenti sotteranee e può raggiungere anche i 22 metri di profondità.
Tips: a Carezza non c’è un vero e proprio centro, l’edificio più centrale e storico è il bellissimo Gran hotel Carezza, enorme, costruito in sasso e con le finestre blu, meta di soggiorni di personaggi famosi come la principessa Sissi e Churchill, oggi hotel e residence, e nei dintorni c’è un minimarket e qualche ristorante.
La cittadina più vicina è Nova Levante, distante pochi chilometri, ma che resta comunque molto più in basso rispetto a Carezza.
Escursione con la seggiovia Paolina all’Aquila di Christomannos e al rifugio Roda de Vaiolet
Poco oltre il Gran hotel di Carezza si arriva ad un altro agglomerato, dove c’è la stazione della seggiovia Paolina ( è presente un parcheggio), che porta al rifugio omonimo, a 2125 metri di altezza (raggiungibile anche a piedi tramite sentieri dal passo Costalunga, o dalla partenza della seggiovia). Il percorso con la seggiovia sorvola prati meravigliosi arrivando a un terrazzo ai piedi del monte Catinaccio
Siamo già in territorio di Vigo di Fassa e da qui si può ammirare la Val d’Ega, il gruppo del Latemar, le Pale di San Martino e la Marmolada.
All’arrivo ci sono diversi sentieri. Io mi ero posta come obiettivo l‘aquila di Christomannos, una scultura in bronzo del 1912 che rappresenta un’aquila appunto, dedicata a Theodor Christomannos (1854 -1911). Importante politico per lo sviluppo del turismo in sudtirolo e grande appassionato, fu artefice dell’ampliamento della rete stradale, in particolare della Strada delle Dolomiti che conduce da Nova Levante a Cortina
Per arrivarci, dalla seggiovia, occorre camminare per circa mezz’ora, il sentiero è il 539 ed il percorso è poco in salita
Il percorso prosegue con splendidi paesaggi
Poco oltre il monumento, sul sentiero 549, in mezz’ora circa di cammino si arriva al Rifugio Roda de Veal a 2283 metri di altitudine, e alla Baita Marino
Il paesaggio in questo tratto, che è un continuo saliscendi ma non troppo impervio, è davvero incantevole
Qui ci siamo fermati a bere qualcosa, in compagnia di tanta bellezza prima di fare il sentiero al contrario, incontrando pochissima gente seppur fosse ferragosto
Escursione con la cabinovia al rifugio Coronelle
Di buon ora, una mattina, siamo partiti con l’auto in direzione Malga Frommer Alm, dove c’è la stazione della cabinovia Re Laurino,per raggiungere il Rifugio Fronza alle Coronelle (2337 m) o Kolner Hutte, che si trova ai piedi del Monte Catinaccio. E’ raggiungibile anche a piedi, volendo, dalla malga Frommer, o dal rifugio Paolina, in circa un’ora.
Il percorso in cabinovia è diviso in 2 parti, al primo stop si trova un prato con una montatura enorme di occhiali.
Giunti a monte, la cabinovia entra proprio dentro la montagna: salendo per andare al rifugio ci si rende conto di essere proprio sotto ai monti.
Per salire ulteriormente bisogna scalare ed essere ben attrezzati, quindi ci siamo fermati qui, ad ammirare da una bella terrazza il panorama
a godere della vista dei monti
E di un buon pranzo al rifugio.
Al ritorno abbiamo, in un tratto fatto a piedi prima di prendere la seconda funivia, abbiamo visto anche qui il “cinema delle Dolomiti”, come quello del rifugio delle Odle delle scorso anno
Abbiamo quindi camminato poco quel giorno. E quando siamo stati sazi, abbiamo ripreso la cabinovia per scendere.
Passeggiata da Carezza alla baita Häusler Sam
Un giorno abbiamo dedicato una bella passeggiata da Carezza alla Häusler Sam: mia figlia mi aveva detto che là c’erano alcuni lama.. ed io ero troppo curiosa di vederli.
La passeggiata è lunga 6,5 km, occorrono un paio d’ore, e il percorso è prevalentemente in piano, con sentieri in mezzo al bosco e a corsi d’acqua, passando per bellissimi prati.
Si arriva anche in un punto dove ci sono tanti cavalli
Alla baita ci siamo fermati a pranzo, c’era moltissima gente, ma sono riusciti a trovarci velocemente posto e a servirco velocemente: abbiamo gustato degli ottimi canerderli.
Davanti alla baita c’è un bel prato dove ci si può rilassare, aci sono anche degli sdario ma erano tutti occupati
E poi, poco più in là.. ecco i lama assieme ad alcuni somarelli. Mi fanno un po’ pena sinceramente, perché sono costretti a stare sotto il sole, con le mosche che gli girano attorno: spero non soffrano troppo. Comunque sono davvero carini!
Tramonto ed alba sul Latemar
Una delle cose più belle di questo giro è stato ammirare alba e tramonto sul monte Latemar.
Svegliarsi di prima mattina e vedere il sole illuminare la roccia della montagna di fronte. Ascoltare i suoni, il ruscello, gli uccelli le foglie mosse dal vento.
E poi, il tramonto: la luce splendente fino al giungere della notte
E il monte lì, con la sua magnificienza, con la sua eternità.
Ho amato questi posti, amo le Dolomiti, e per fortuna che sono vicine, perchè sicuramente ci voglio tornare!
e questa meraviglia mi ha ispirato questo post
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FAVIGNANA: colori, odori, suoni, e sapori e l’intrigante storia dei Leoni di Sicilia
Di Favignana ne avevo sentito parlare molti anni fa, quando, durante un viaggio di lavoro a Trapani, mi consigliarono di mangiare il tonno, perché, mi dissero, avevano fatto la “mattanza”. Io, all’epoca non sapevo neanche cosa fosse la mattanza.
Sono stata più volte in Sicilia, ho amato alla follia Lampedusa, e sono posti in cui mi piace tornare. Recentemente mi sono imbattuta nella serie “I Leoni di Sicilia”, e la storia dei Florio mi ha intrigato moltissimo, facendomi desiderare di andare a visitare l’isola su cui loro hanno lasciato una importante impronta, Favignana appunto.
Così, con pochi giorni disponibili, la facilità di arrivarci, e i bassi prezzi fuori stagione, ho pianificato una breve vacanza nelll’isola a forma di farfalla, la più grande delle Egadi , tornandone innamorata.
E questo è stato il mio vissuto.
Favignana per me
A Favignana, io dico, non basta una gita in giornata.
Bisogna immergersi nella storia dei Florio e dei tonnaroti, venire a conoscenza dei riti e dei canti della mattanza; scoprire, restandone estasiati, i luoghi e gli strumenti di lavoro
Bisogna immergersi nelle tufare, entrare nelle cave, guardare ovunque, gli scavi, le grotte, presenti in città, in campagna e sul mare; osservare i blocchi squadrati, le case bianche, i giardini ipogei nelle buche, e far galoppare l’immaginazione, sentendo addosso il sudore di chi ci ha lavorato
Bisogna immergersi nei colori delle barche del porto, guardare i pescatori che sistemano le reti, e i gabbiani che fanno loro compagnia, in attesa di uno scarto di pesce
Bisogna immergersi nei colori del mare, riempirsi gli occhi delle sfumature di azzurro; immergerrsi fisicamente nella sua acqua, e fare il pieno di meraviglia
Bisogna immergersi col respiro nei profumi dei fiori, che inebriano, mentre, pedalando su una bici a pedalata assistita, si va in giro per l’isola; e deliziarsi dei sapori della cucina isolana, proposti con entusiasmo ed orgoglio, che non si sarà mai sazi di sperimentare
Favignana ha il potere di farti immergere nella sua essenza, portarti con sé, e farti dimenticare di te.
Ti entra nelle viscere, col mare e con la terra; con la sua storia di fatica e sudore, con l’eterna lotta dell’uomo con la natura, con gli animali e con la terra, per conquistarsi la sussistenza.
Favignana va vissuta così, per me: odori, suoni, colori, sapori; e poi la storia, l’accoglienza, il calore e la passione dei suoi abitanti, con tutte le sensazioni che questo insieme riesce a trasmettere.
Favignana: suoni, odori, colori, sapori, sensazioni
Suoni
La voce del mare che mi culla, mentre mi addormento, nel mio alloggio sulla spiaggia di Lido Burrone, e prima cosa che odo, quando mi sveglio al mattino.
Il suono dell’acqua che entra nelle innumerevoli grotte, o si infrange sulle rocce.
Il canto dei gabbiani, enormi, che planano, e si posano, sulla spiaggia, in città, o sui campi all’interno.
Il miagolio dei tanti gatti, nelle molte colonie feline che si vedono in giro, che ti vengono incontro, o restano immobili al tuo passaggio.
Il ritmo delle cialome, il canto di lavoro dei pescatori della tonnara, che impari a conoscere con la storia della mattanza, che ti fa immaginare un passato di fatiche nel mare.
Odori
I profumi inebrianti dei fiori, che ti arrivano addosso in primavera, mentre stai pedalando per le strade.
L‘odore potente del finocchio selvatico, che ti resta sulla mano, quando strofini una pianta per sentirne il profumo.
L’odore del tonno alla griglia, delle fritture di pesce, della cucina siciliana, quando ti avvicini ai ristoranti del centro.
Il profumo della salsedine, che si sparge col vento, e del mare lontano, portato con sè dalla posidonia, quando, talvolta, invade le spiagge.
Colori
La luce bianca accecante, quando il sole illumina la spiaggia, e il bianco delle conchiglie fossili, diventate tutt’uno con la roccia nel tempo.
Il bianco giallastro della calcarenite, delle case, e delle cave scavate ovunque, in città, sulle spiagge o nella campagna.
Il giallo intenso delle falesie al Bue Marino, dove trovare riparo dal sole, o curiosare al loro interno.
Il verde dei giardini ipogei, costruiti in quel che resta delle cave.
Il fiore rosso dell’aloe, i giganteschi amanti del sole fuxia, e i gialli bocca di leone; gli oleandri di vari colori, il rosa intenso delle bouganville, le sfumature di viola di tutti i fiorellini vicini alla costa, o nati tra le rocce, e il lungo fusto verde del fiore delle agavi, che si innalza in tempi di fioritura.
Il colore variegato della campagna a primavera, quando non è ancora tutto arso dal sole, coi balini e i terreni invasi dai grandi gabbiani, bianchi e neri e col becco giallo, che cercano i semi.
Le sfumature rosse del cielo al tramonto, del mare, del sole e delle nuvole, che incantano chi si ferma a guardare.
E le mille tonalità di azzurro del mare, su cui gli occhi possono posare la loro meraviglia, spaziare, guardare i riflessi, i fondali, l’infinito, e far aprire il cuore a tanta bellezza.
Sapori
Il sapore del tonno rosso, morbido e fresco, grigliato, o alla Favignanese, che impari cosa sia il tonno.
I 20 centimetri di cannolo, riempito all’istante di ricotta dolcissima, che te ne levi la voglia.
Le arancine, farcite con fantasia, e le fritture con le panelle.
Il cous cous di pesce, la carbonara di pesce, e il pesce da solo, buonissimo.
Le busiate fatte a mano, la granella di pistacchio che arricchisce il condimento, il panino col tonno o col polpo.
Le melanzane alla parmigiana, e la caponata, che in Sicilia non hanno eguali.
Potrei continuare ad elencare tutte le delizie che si possono assaggiare, e parlare di questa cucina prelibata … ma bisogna provare!
Sensazioni
Favignana è sensazioni forti.
Col fortunato, (o sfortunato, per loro) passaggio di migliaia di tonni sotto costa, in passato, con la mattanza, e la coinvolgente saga dei Florio, i Leoni di Sicilia, la loro gloria, e il loro tramonto. La loro intuizione sulla conservazione del tonno sott’olio, che ha occupato gran parte degli isolani, nel bellissimo stabilimento che ancora caratterizza l’isola, prima cosa che si scorge arrivando
Con la storia ancora precedente, tangibile, in quello che resta: il castello, antica torre saracena e normanna, che domina l’isola, dal punto più alto; i tanti rostri trovati sul fondo del mare, i reperti cartaginesi e romani; e andando ancora più indietro, le tante conchiglie fossili, che si vedono disseminate sulle rocce, incastonate nel tufo, testimonianza del mare che andava e veniva, piu volte, al tempo delle glaciazioni
Con l’avvolgente territorio caratterizzato da quella roccia chiara, il tufo favignanese, o calcarenite, adatta per essere materiale edile, ricchezza e fonte di lavoro per gli isolani, scavato nelle innumerevoli cave che si incontrano ovunque: buche a cielo aperto, in città, e nella campagna, dove ancora si vedono blocchi quadrati tagliati a mano, diventate spesso giardini ipogei, in cui proteggere alberi da frutto, piante e fiori variopinti, dall’arsura del clima; o caverne e cunicoli sulla costa, davanti al mare, falesie intagliate che formano incantevoli geometrie
Favignana rapisce per la bellezza del suo mare; coi venti che ne modificano le sfumature, che governano le spiagge da visitare e le acque da navigare; col favonio, vento caldo caratteristico che arriva da ponente, da cui l’isola prende il nome
Favignana è un incanto per tutti i sensi. E’ nutrimento, per anime affamate di pace e bellezza.
Favignana in 3 giorni: le spiagge e i luoghi principali dell’isola
Siamo rimasti sull’isola di Favignana 3 giorni: pochi per vedere tutte le spiagge e le calette che meritano sull’isola, ma sufficienti per permearsi della sua energia. Talvolta, passando in bicicletta, ci siamo fermati, colti da meraviglia, per un tratto di mare o una piccola spiaggetta, senza neanche saperne il nome.. mentre … ecco, di seguito, le principali visitate
Spiaggia di Lido Burrone
Una delle poche spiagge ampia di sabbia a Favignana
Caraibica con il vento a favore, attorniata da rocce, piccole insenature e grotte, e anche un ponticello in muratura
Davvero spettacolare
Dista una quindicina di minuti in bicicletta dal centro
Stupenda soprattutto con la pace del mattino, e la sera al tramonto.
Andando oltre Lido Burrone si trova Calamoni, una serie di piccole calette sabbiose o rocciose con un bellissimo mare, e Marasolo, dove c’è un beach bar a picco sul mare, con una vista meravigliosa sulla omonima spiaggia rocciosa, col castello sulla punta della montagna
Cala Rossa
Si raggiunge in bicicletta, seguendo le indicazioni, e facendo un tratto a piedi. Dall’alto si può ammirare la meraviglia dell’azzurro cangiante del mare
La costa e la spiaggia è rocciosa e, da un lato, piena di cave e di grotte.
Spiaggia del Bue Marino
Non distante da Cala Rossa, ha la particolarità di essere stata una cava dove si estraeva il tufo, e si contraddistingue da falesie dal colore giallo intenso, grotte enormi, rocce a picco, e uno scivolo sul mare, che serviva per caricare il tufo sulle barche. E’ un posto davvero suggestivo, dove si può trovare ombra sotto le rocce.
Cala Azzurra
Cala Azzurra ha un mare dalle bellissime sfumature azzurre, ma quando siamo andati, le spiagge e gli spazi a riva erano completamente coperti di posidonia. La baia però, nel suo complesso, è un incanto. Da Cala Azzurra merita arrivare al faro di Punta Marsala, per ammirare le scogliere che ci sono lungo il cammino
Punta Longa
Non è una vera e propria spiaggia, ma un piccolo porticciolo davvero delizioso, soprattutto al tramonto. Per arrivarci si passa da Marasolo
Punta Sottile
Punta sottile è il punto più bello per godere del tramonto; la costa è frastagliata e selvaggia, piena di vegetazione mediterranea fiorita; il percorso per arrivare in bicicletta è molto bello, tranne che per il necessario attraversamento di una galleria, che un po’ mi inquietava
Scaro Cavallo
A Scaro Cavallo c’è un grande spiazzo sopra una scogliera, con diverse calette rocciose sul mare. La zona è caratterizzata dalla presenza di una cava nella roccia, verticale non ipogea, per l’estrazione del tufo.
Punta San Nicola
Resta vicino al cimitero, e ci sono in prossimità di questa punta alcune spiagge molto piccole di sabbia. E’ una zona di grotte e tombe puniche: sinceramente abbiamo fatto fatica ad individuarle, perchè le rocce sono tutte buchi!
Oltre a questa punta si arriva a Cala Graziosa, che in un’altra spiaggia molto bella, grande, di sabbia e roccia prima di arrivare sul mare
Proseguendo ci si trova sulla strada costiera, e all’inizio del paese c’è il Favignana Sea Club, una spiaggia attrezzata di roccia piana e sabbia
Praia
Praia è la spiaggia su cui sorge l’ex stabilimento Florio. Con le giornate di sole il mare ha colori bellissimi, peccato che la spiaggia sia un po’ trascurata
Cala Fumeri
E’ la costa rocciosa lungo la strada dopo lo stabilimento Florio, molto selvaggia e ricca di vegetazione
Giardino dell’Impossibile
Ci siamo arrivati seguendo le indicazioni quando stavamo andando a Cala Rossa. E’ un orto botanico di 40 mila metri quadri, con 500 specie di piante, costruito all’interno di una grande cava di tufo, un tempo abbandonata. Si trova all’interno dell’isola, percorrendo una strada non asfaltata: non abbiamo avuto il tempo di visitarlo, ma sicuramente ne vale la pena.
L’ex stabilimento della tonnara Florio e il palazzo
A questo incantevole esempio di archeologia industriale e alla sua storia ho dedicato un articolo a parte
FAVIGNANA: l’ex stabilimento della tonnara e l’affascinante storia della famiglia Florio
Il centro di Favignana
Il centro cittadino è un vero gioiello: con la pavimentazione lastricata lucida e le case chiare, mi ha ricordato una piccola Ortigia.
Le 2 piazze principali sono Piazza Madrice, che ospita una bella chiesa
e Piazza Europa, col municipio e la statua di Ignazio Florio senior che domina al centro
.
Queste 2 piazze sono collegate dal corso principale, che arriva poi alla Piazza della Camparia, sul mare: di fronte si apre la vista del’ex stabilimento Florio, e più avanti si trova il molo turistico
E’ bello inoltrarsi in bicicletta nei tanti vicoletti del centro del paese, e vedere, appena fuori, i giardini ipogei a fianco alle abitazioni.
Come arrivare a Favignana
Si puo’ arrivare a Favignana dall’aeroporto di Palermo o, più comodo e vicino, dall‘aeroporto di Trapani.
Dall‘aeroporto di Trapani si puo’ prendere il bus dell’Ats, se coincidono gli orari, che con meno di 5 euro, porta al molo degli aliscafi.
Da qui si prende l’aliscafo, che in 30 minuti arriva a Favignana, o il traghetto, che impiega un’ora. I biglietti dell’aliscafo si possono fare on line o al porto.
In alternativa ci sono shuttle e taxi per raggiungere gli imbarchi.
Come muoversi a Favignana
Il mezzo migliore e più divertente per muoversi, a mio avviso, è la bicicletta con pedalata assistita, che ha costi accessibili (10 euro al giorno in bassa stagione). In alternativa si può noleggiare una bicicletta normale o lo scooter. Solitamente i proprietari degli alloggi ne organizzano anche il noleggio, oppure al porto si trovano varie agenzie
Il nostro alloggio: Stabilimento Lido Burrone
Stabilimento lido Burrone ha il grandissimo pregio di essere un alloggio proprio sulla spiaggia omonima: sono 2 blocchi di camere nuove e moderne, che permettono di stare davvero a contatto col mare, sulla spiaggia di sabbia più grande e più bella dell’isola, godendosela quando i turisti non sono ancora arrivati, al mattino, o quando se ne sono andati, nel tardo pomeriggio
Dalla camera, che ha un gradevole patio con un giardino all’ingresso, e un terrazzino vista mare, tra le asce che tutelano la privacy, se si lascia aperta la portafinestra con la zanzariere, ci si può addormentare e svegliarsi col suono del mare. Cosa per me senza uguali.
Consuelo, la responsabile dell’alloggio, con cui abbiamo prenotato direttamente tramite Whatsapp, è estremamente precisa e disponibile, ci ha fatto trovare dei dolcetti di benvenuto, ci ha fornito suggerimenti per visite e ristoranti, ci ha procurato le bici, e ogni giorno ci inviava un messaggio per comunicare quali fossero le spiagge più adatte da visitare in base ai venti
Essendo bassa stagione, ci ha incluso anche 2 lettini e un ombrellone nel prezzo della camera.
Un posto unico, con davanti un mare che mi ha ricordato i colori dei Caraibi
A fianco, il bar ristorante Lido Burrone offre cibo e bevande di qualità, davanti ad un panorama eccezionale.
Conclusioni
Torno innamorata di quest’isola, e torno ancora più innamorata dei Florio, la cui storia mi aveva già conquistato😍
E soprattutto, torno con un desiderio … che su quest’isola ci voglio tornare!
Il nostro giro, giorno per giorno: luoghi, spiagge, ristoranti
giorno 1:
Mattino: arrivo in aliscafo da Trapani, biglietti al ticket office, transfert offerto da alloggio Lido Burrone
Pranzo: Lido Burrone
Pomeriggio: in bicicletta fino a faro di Punta Sottile, passando per Calamone, Marasolo. Aperitivo Bar del Faro
Sera: Centro Favignana
Cena: Osteria Sottosale
giorno 2:
Mattino: bicicletta fino a Cala Rossa e spiaggia del Bue Marino (passaggio dai giardini dell’Impossibile)
Pranzo: truck Bue Marino
Pomeriggio: Scaro Cavallo, punta San Nicola, giro ex stabilimento Tonnara, e Cala Fumeri, punta Longa.
Cena: Ammukka
giorno 3:
Mattino: colazione Magneva beach bar, di fronte a ex stabilimento della tonnara Florio, visita guidata e visita e palazzo Florio.
Pranzo: U Cuoppo
Pomeriggio: Cala Azzurra, faro di Punta Marsala, Lido Burrone
Cena: trattoria da Papu’
giorno 4:
Mattino: spiaggia lido Burrone
Pranzo: Lido Burrone
Pomeriggio: partenza da Favignana trasferimento in taxi (12 euro) e aliscafo per Trapani.
e poi…..Prima di tornare a casa abbiamo trascorso una notte a Trapani, alloggiando in una ex casa salinara, e una giornata a Erice e Marsala!!
giorno 5
Trapani Erice e Marsala: chi dice che per vedere i mulini a vento occorre andare in Olanda??
Nelle vicinanze di Trapani, dove eravamo già stati in precedenza, ci sono cose molto interessanti da vedere: noi abbiamo scelto di visitare, avendo ancora una giornata di tempo, il borgo medievale di Erice, a 8 km, e a 750 metri sul livello del mare, e le saline di Marsala, (tra l’altro vicinissime all’aeroporto).
Prima del ritorno, ci restava infatti una notte da spendere in Sicilia, con un Boscolo gift che avevamo ricevuto in regalo.
Abbiamo quindi affittato un auto al porto, da Sicily by car, con riconsegna in aeroporto.
Avevo trovato una struttura tra Trapani ed Erice, per il soggiorno di 1 notte, I mulini resort, che si è rivelato essere un posto meraviglioso: una ex casa salinara riconvertita in resort
Nella casa ci sono 2 mulini, di cui uno sulla spiaggia, con davanti una splendida piscina
Con le fioriture della primavera il contesto era davvero meraviglioso
Cenare e fare colazione davanti al mare e al mulino è stato incantevole
La nostra camera aveva l’accesso dall’interno del mulino, dove si potevano ammirare le pale e gli ingranaggi
Poiché era anche il mio compleanno, svegliarsi e camminare sulla spiaggia al mattino, in quel contesto è stato un meraviglioso inizio
Il giorno seguente, al mattino, abbiamo raggiunto Erice
Erice
Salendo ad Erice si gode un panorama stupendo del trapanese: in lontananza si intravedono anche le Egadi; in primavera, poi, è tutto fiorito
Dalla zona esterna al borgo, dove si trova il Castello di Venere, si può ammirare la costa fino a San Vito Lo Capo
Qui c’è anche un punto in cui l’architettura e il contesto mi hanno ricordato il palazzo Quinta de la Regaleira di Sintra
Inoltrandosi per le strade acciotolate del borgo, si torna indietro nel tempo: si incontrano le mura, chiese stupende, tra cui il Duomo, la chiesa Matrice, – meraviglioso-
un terrazzino dove si affacciò Garibaldi
poi piazzette, stradine, vicoletti, negozi di ceramiche e di paste di mandorle, e tanti ristoranti, in una splendida atmosfera, dove i buttadentro invitano a mangiare le specialità siciliane … buonissime
Abbiamo pranzato gustando ancora una volta questa cucina Da Michele.
Nonostante il tempo fosse un pò nuvoloso e con qualche goccia di pioggia, abbiamo apprezzato molto questa cittadina gioiello.
Le saline di Marsala
Prima del tramonto, e del nostro volo, ci siamo spostati a Marsala, precisamente nella Riserva Naturale delle Isole dello Stagnone, alle saline Ettore e Infersa: chi l’ha detto che bisogna andare in Olanda per vedere i mulini a vento???
Qui si trovano, infatti, parecchi mulini per la lavorazione del sale, disseminati nella laguna
In particolare spicca il più vicino, risalente al XVI secollo, perfettamente restaurato e funzionante, che racconta la storia e il duro lavoro nelle saline
Ovviamente l’abbiamo visitato, arrivando fin sotto le pale e godendo del panorama dall’alto
all’imbrunire i riflessi del sole sulle saline sono qualcosa di spettacolare
Meno interessante invece il giro in barca attorno all’isola fenicia di Mozia.
Un’altra giornata piena di bellezze, a distanza di pochi chilometri nel territorio trapanese.
Insomma.. la Sicilia è sempre una garanzia!!
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FAVIGNANA: l’ex stabilimento della tonnara e l’affascinante storia della famiglia Florio
Arrivando al porto di Favignana l’ex stabilimento Florio è la prima cosa che appare: per me è stata una grande emozione, dopo aver visto la serie “I Leoni di Sicilia”, che ha come protagonista la famiglia Florio appunto, ed essermi incuriosita, tanto da andare a leggermi in dettaglio la loro storia.
Gli edifici delle tonnare sono strutture in pietra costruite sul mare, utilizzati per la lavorazione e conservazione del tonno, catturato con le tonnare, un sistema di pesca costituito da reti con sbarramenti, che formano delle camere, immerse nel mare. Questo sistema permetteva di pescare i tonni durante il loro passaggio vicino alla costa, in periodo di riproduzione, nella stagione primaverile, fino alla “mattanza”, una vera e propria lotta dell’uomo con l’animale, ma anche un rito, una tradizione che risale a tempi lontani: i tonni intrappolati venivano tirati a bordo delle barche che cingevano la tonnara, venivano uccisi, portati negli stabilimenti, lavorati, cucinati e messi sott’olio per la conservazione.
Si deve proprio ai Florio l’intuizione di conservare il tonno sott’olio, quando in precedenza la conservazione avveniva sotto sale, e a dare impulso all’industria del tonno in scatola.
La prima volta che ho visto l’edificio di una tonnara è stato a Vendicari, sempre in Sicilia: sono rimasta affascinata da questa costruzione, che è un vero e proprio monumento sul mare.
Lo stesso fascino l’ho avvertito arrivando a Favignana, trovandomi davanti all’ex stabilimento della tonnara Florio: la famiglia ne è entrata in possesso nel 1841, ed è diventato luogo di lavoro per oltre 800 isolani, negli anni d’oro, quando i quantitativi di tonni pescati, di enormi dimensioni, potevano raggiungere le migliaia a stagione. L’attività è continuata ad essere per anni una delle principali fonti economiche di Favignana, anche dopo i Florio, ma in seguito a vicissitudini che l’hanno portata al declino, e anche all’impoverimento della fauna ittica nei mari, negli anni 70 ha cessato l’attività. e lo stabilimento è stato acquistato dalla Regione Sicilia negli anni 90, chiuso nel 2007, e restaurato in parte, – si pensi che si estende per 32 mila metri quadrati! –per farne un museo: è considerato oggi un importante esempio di archeologia industriale, ed è bellissimo!
Già all’esterno dell’edificio, con la sua location stupenda sulla spiaggia di Praia, lambita da un mare cristallino, dalle tante sfumature di verde e di azzurro, si percepisce un‘atmosfera d’incanto; e se tutta la cittadina è pervasa dall’aura dei tempi passati, varcando la soglia dello stabilimento Florio sembra proprio di entrare nella storia
Sulla porta di ingresso si trova lo stemma della famiglia: un leone smagrito e febbricitante che beve da una pozza d’acqua, vicina ad alberi di china, piante da cui si ottiene il chinino, unico prodotto efficace all’epoca per la cura della malaria, dalla cui vendita è iniziata l’ascesa dei Florio
Ci si trova poi in un cortile che già conduce in un altro mondo, tra iscrizioni che riportano il numero di tonni pescati nelle mattanze
statue
finestre sul mare, con gli strumenti di lavorazione
piante fiorite, da dove si intravede la cima più alta di Favignana, col castello che domina l’isola
Porticati e saloni con arcate ricurve, dove si racconta la storia della pesca del tonno, con video-installazioni, strumenti multimediali, testimonianze di chi ha lavorato nella tonnara o alla mattanza, fotografie dell’epoca, e le barche originali usate per la pesca
Si giunge poi agli spazi in cui si lavorava il tonno. Le alte canne fumarie esterne svettano nel cielo e hanno accanto i forni, dove il pesce veniva cucinato, prima di metterlo nelle latte con l’olio
A fianco, si trovano diverse sale con centinaia di scatole di latta a marchio Florio, di varie dimensioni, messe in mostra, in un contesto che è di grande effetto
Oltre alle attrezzature e agli oggetti legati all’attività del tonno, lo stabilimento contiene reperti storici e archeologici rinvenuti sulle isole Egadi o nel mare, rostri, statue, anfore, risalenti alle guerre puniche, agli insediamenti romani, con pannelli che raccontano la storia delle battaglie e delle dominazioni sull’isola.
Noi abbiamo deciso di partecipare ad una visita guidata, (inclusa nel biglietto d’ingresso, prevista a specifici orari) che si è dimostrata davvero interessante e ricca di informazioni. Ci è stata raccontata la storia della famiglia Florio, che si svolge dalla fine del 1700 fino ai primi del 900, ed inizia col trasferimento in Sicilia, a Palermo, della famiglia, originaria della Calabria. Snobbata e vezzeggiata dai commercianti e dai nobili della città, con il commercio delle spezie e del chinino, si è arricchita grazie alle grandi visioni, all’ambizione e alle capacità imprenditoriali di Vincenzo Florio, la cui attività si è espansa, anche con le generazioni successive, dal commercio delle spezie, alla produzione del tonno e del marsala, al settore degli zolfi, delle saline, e in molti altri settori, quali il finanziario e i trasporti, con la fondazione di una compagnia di navigazione. Il grande potere economico dei Florio ha fatto sì che acquisissero anche un’importante influenza sugli avvenimenti storico-politici del periodo.
E’ stato il figlio di Vincenzo, Ignazio, -che ha proseguito con successo le imprese del padre, accrescendo il patrimonio,- che ha lasciato l’impronta più forte a Favignana, acquistando le isole Egadi, nel 1847, per 2.750 milioni di lire, con l’implementazione della pesca col sistema delle tonnare e dell’industria del tonno sott’olio, e finendo per diventare senatore del Regno d’Italia
A lui è succeduto il figlio Vincenzo, vissuto nel periodo della Bella Epoque, che però purtroppo ha portato alla dissoluzione del patrimonio famigliare, ponendo fine alla gloria di questa famiglia.
Ascoltando questa storia, si prova un vero dispiacere per questo epilogo. Per quel che riguarda la pesca del tonno col sistema della mattanza, il calo del numero di esemplari, dovuto in parte allo sfruttamento e in parte al cambio delle rotte migratorie, insieme alle nuove regole ambientali, ha portato alla chiusura di gran parte delle tonnare negli anni ’90. L’ultima mattanza a Favignana si è svolta nel 2007 , quando sono stati pescati poco meno di 100 tonni contro i 10.159 tonni del 1859.
Durante la visita guidata viene illustrato, tramite un modellino il funzionamento della tonnara, che comporta il passaggio dei tonni nelle reti verticali, di camera in camera, fino ad arrivare in quella dotata anche di fondo, chiamata “camera della morte”, sotto l’occhio vigile e le disposizioni ai tonnaroti del capo della tonnara, il rais. In sottofondo alla interessante spiegazione, si odono le “cialome”, i canti che i pescatori intonavano durante la mattanza. Sul fondo dello stabilimento si trovano gli spazi dove venivano appesi i tonni, una volta catturati.
Poco distante dall’edificio, vicino al molo, si trova Palazzo Florio, dimora estiva della famiglia: in stile liberty, collocata in un bel giardino, abbiamo potuto visitare le sue stanze sui diversi piani: si possono osservare i ritratti e leggere la storia di tutti i componenti, e si può assistere ad un documentario storico molto interessante
Dalle finestre del palazzo sono rimasta incantata per la splendida vista dello stabilimento sul mare
Favignana dedica a questa famiglia un percorso con pannelli esplicativi nei luoghi storici
In Piazza Europa domina la statua eretta in onore di Ignazio Florio senior
Non so il motivo, ma a me lo stabilimento Florio rapiva a tal punto che ogni giorno della mia vacanza desideravo tornare a vederlo, passando davanti, guardandolo dal molo turistico, o da piazza della Camparia, o con l’illuminazione della sera..
La prima cosa che ho visto all’arrivo e l’ultima quando me ne sono andata, salutando l’isola.. col desiderio di farvi ritorno presto
maggio 2025
la vacanza a Favignana
Favignana: colori, odori, suoni, e sapori e l’intrigante storia dei Leoni di Sicilia
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La COSTIERA AMALFITANA fuori stagione
La costiera Amalfitana in inverno: la storia e la bellezza fuori stagione, quando l’affollamento non guasta le visite, e i prezzi sono bassi, col rischio del brutto tempo o di attimi di meraviglioso sole.
Abbiamo visitato alcuni paesi della Costiera amalfitana a febbraio, quando molte delle attività sono chiuse: in questa zona la stagione riprende tra marzo ed aprile, per cui si può avere difficoltà a trovare locali per mangiare (a Ravello, per esempio, soltanto un ristorante era aperto in paese), o code, perché dei turisti comunque c’è ne sono, mentre per dormire si trova una buona offerta, a prezzi che davvero è difficile immaginare per quelle località, che triplicano in alta stagione.
I paesi della costiera sono: i più conosciuti Amalfi, ex repubblica marinara, Ravello, Positano, Vietri sul mare, poi gli altrettanti deliziosi borghi di Atrani, Cetara, Conca dei Marini, Furore, Maiori, Minori, Praiano, Scala e Tramonti.
Le strade per la costiera
Venendo dalla provincia di Napoli, abbiamo scelto di percorrere 2 strade diverse: la via dell’entroterra, passando per il Valico di Chiunzi, in un senso,e la spettacolare strada costiera, nell’altro senso.
Il valico di Chiunzi, ovvero la strada che si inerpica per i monti Lattari, offre viste davvero sorprendenti, sul Vesuvio e sul golfo di Napoli, arrivando fino ad oltre 600 mt sul mare.
Questa strada, piena di tornanti, passa per il primo paese della zona della costiera, Tramonti, e solitamente è meno trafficata; da qui si può poi prendere la diramazione per Maiori o per Ravello.
La strada costiera è di una bellezza disarmante, sale e scende stretta, accanto al mare, è piena di curve, passa sui vari borghi che affacciano sul mare, (quindi escluso Ravello, tra i più conosciuti), e si possono ammirare scogliere e picchi sul mare altissimi, e in molte occasioni si affiancano pareti rocciose spettacolari, terrazzamenti, con meravigliosi alberi di pino e piante piene zeppe di limoni. Al tramonto, col sole che si specchia sul mare, lo spettacolo è all’ennesima potenza.
Guidare è piuttosto faticoso, soprattutto per l’attenzione da prestare: se dalla parte opposta arriva un pullman, o una corriera della Sita, -la compagnia dei mezzi pubblici che serve la zona,- ci si deve fermare e passare uno alla volta.
Ecco, fortunatamente a febbraio il traffico è davvero poco, non abbiamo trovato code; solo percorrendo alcune zone del valico di Chiunzi abbiamo trovato parecchia nebbia, costituita probabilmente dalle nuvole basse: sembrava di essere in Valpadana, più che in costiera.
AMALFI e il suo meraviglioso duomo
In una bella e soleggiata mattina di una domenica di febbraio arriviamo ad Amalfi.
Troviamo subito posto nel costoso parcheggio davanti al molo: è questo che mi piace del venire in questi luoghi fuori stagione, non si impazzisce per trovare un comodo parcheggio!
Il paese si inerpica dolcemente sulla montagna, le sue case colorate guardano il porto, e la Porta Marina, un grande arco con a fianco una bella ceramica, dai caratteristici colori blu e gialli raffigurante il Mediterraneo, con una citazione antica di Amalfi, introduce al suo centro.
Pochi passi, e con stupore ci si trova in piazza Duomo: la cattedrale di Sant’Andrea Apostolo è bellissima, lascia senza fiato, con la sua particolarità del grigio e bianco a figure geometriche che predomina, la sua bella scalinata e un alto campanile
La strada principale ha pochi negozi aperti, e apprezziamo la quiete; ci infiliamo in qualche vicoletto, facciamo qualche scala; alcuni scorci mi stupiscono, come quando mi trovo in un vicolo con arcate strette bianche, che mi sembra di essere in una Medina
I ristoranti o bar aperti, in questo periodo, sono pochi e molto affollati: riusciamo a mangiare una buona pizza da Memè, rinunciando al cuoppo in vendita sulla via principale, che ha con una coda lunghissima, prima per pagare, poi per averlo.
Visitata Amalfi, compriamo poi i biglietti della barca per andare a Positano, agli uffici Travelmar sul piazzale del molo, per sfruttare la bella giornata di sole: hanno solo 3 partenze in inverno.
Prezzo 20 euro a/r.
In alternativa ci sono i bus della Sita che percorrono la costa.
..E poi si parte, e vedere Amalfi dal mare è veramente uno spettacolo!
Le mille viste di POSITANO
La vista della Costiera per arrivare a Positano, con la bella giornata di sole, è fantastica. Gli scogli che danno sul mare, i monti verdi punteggiati di case qua e là, o gli agglomerati bianchi che formano i paesini, e anche gli hotel che hanno lunghe scalinate ripidissime che arrivano al mare.. è tutto spettacolare!
E poi si arriva a Positano: una schiera di case colorate che si aprono su 2 lati, e convergono come in una “V”, un campanile, e una spiaggia scura bella lunga.. questa la prima visione.
Scendiamo dalla barca e ci inoltramo nel paese: anche qui la maggior parte delle attività sono chiuse, qualche gatto cammina sornione per le strade, sui cornicioni, e nei giardini, i turisti non sono ancora tanti come vedremo qualche ora più tardi.
Andiamo prima dal lato sinistro del paese, da via del Saracino, trovando una bella piazzetta
Poi prendiamo una scalinata che porta ad una stradina pedonale, che sale e ci mostra scorci bellissimi, tra le abitazioni a picco sul mare; gli alberi iniziano a fiorire, e si può ammirare la bella piazza col Duomo dall’alto, dove i bambini si ritrovano a giocare a palla come un tempo, probabilmente dopo la messa. Di lato si vede la spiaggia e la costa.
Il campanile del Duomo dell’Assunta è altissimo, ed è accanto, staccato dalla chiesa; la strada che dalla piazza, dopo il campanile, porta verso l’alto, nella parte destra del paese, via dei Mulini, è piena di fiori e ha già un aspetto primaverile, con qualche negozio che espone i famosi abiti colorati estivi e le ceramiche pregiate
La posso immaginare stracolma di gente… mentre, invece, noi ce la stiamo godendo così, con grande tranquillità
Saliamo fino alla via Cristoforo Colombo, che è un balcone sul mare, con panorami meravigliosamente pittoreschi.
Ridiscendendo verso la spiaggia, la percorriamo in riva al mare, tutta, fino alla fine, dove inizia la scogliera, punto stupendo per fermarsi a prendere un pò di sole, e guardare il paese anche da questa prospettiva.
Finchè, sazi di tanta bellezza ci rimbarchiamo per Amalfi.
RAVELLO, panorami indimenticabili sulla costiera
Avevo scelto di alloggiare a Ravello in quanto il meteo non era molto favorevole, nel giorno che avevamo a disposizione, ed io volevo consolarmi almeno svegliandomi con davanti un panorama da favola, e la vista del mare.
Mai decisione fu migliore!
L’alloggio scelto non tradisce le aspettative, e proprio all’arrivo, nel giorno del compleanno di mio marito, qualche raggio di sole ci viene regalato per farci godere di tutta la bellezza di questo posto.
E nonostante il maltempo, svegliarsi la mattina con il panorama dal balconcino dell’Auditorium rooms, mi fa apprezzare ogni momento, di nebbia di nubi, di squarci di sole quando questi liberano il campo, offrendo una vista da urlo.
Ravello a febbraio e pressoché deserta, tutti i locali sono chiusi, anche i bar e i ristoranti. Cittadina non di passaggio, sulla strada costiera come le altre, a 1.7chilometri da Amalfi, e un paio da Minori, ha la peculiarità di offrire viste dall’alto indimenticabili.
E’ famosa per i giardini di 2 ville panoramiche, Villa Rufolo, sulla piazza principale, che non riuciamo a visitare perché arrivati dopo le 17, e, a una quindicina di minuti a piedi, Villa Ciambrone, di cui vediamo solo l’ingresso, per caso, sbagliando strada, perché chiusa per ristrutturazione: è famosa per la sua terrazza verso l’infinito.
La piazza principale di Ravello, su cui affaccia il bianco Duomo di San Pantaleone, è un bellissimo e grande balcone con vista sulle montagne
Da un lato si trova la pittoresca via Wagner, che sale fino ad una zona di belle ville d’epoca, molte delle quali trasformate in hotel; si arriva in una piazzetta che ospita lo strano municipio del paese, e avanti fino al Belvedere; mentre scendendo dall’altro lato, si imboccano dei vicoletti con scalinate che scendono per il paese, e che offrono vedute incantevoli: noi li facciamo con l’illuminazione notturna, al calare del buio, trovando percorsi davvero suggestivi. Alcuni di questi indicano la via per Amalfi, o per Minori.. ed io penso a quanto mi piacerebbe tornare, e raggiungere a piedi i vari paesini.
Voltandosi si vede il campanile del Duomo che non sembra neanche appartenere allo stesso, e l’atmosfera di tutto il contesto è davvero ricca di magia. Non incontriamo nessuno sul nostro cammino
Ravello è famosa anche per il suo festival della musica: un grande auditorium si trova proprio a fianco del nostro alloggio, vediamo foto di concerti sul piazzale in un contesto bellissimo, con la vista sul golfo, e immaginiamo quanto deve essere divino ascoltare buona musica con quel panorama.
La sera, essendo tutto chiuso, ci spostiamo a cena a Scala, qualche chilometro ancora più su, con una pioggia scrosciante, dove gustiamo le prelibatezze campane.
L’alloggio a Ravello: Auditorium rooms
Meraviglioso, unico… che dire??
Perfetto stile “costiera”, 2 camere ristrutturate con grande gusto, colore predominante l’azzurro e il blù
Non riesco a prenotare, perchè già occupata, la stanza col bagno che ha una piccola finestra col panorama sul golfo, stupenda; una bottiglia di vinoè a disposizione per noi, da bere su quello che è il plus di questo alloggio: un balconcino con una vista incredibile, dove, se il tempo lo permette, viene servita la colazione (non è stato il nostro caso)
e dove si può godere, di tutta la bellezza, di giorno
e di notte
A gestire l’alloggio sono 2 fratelli gemelli: noi abbiamo conosciuto solo l’entusiasta Pasquale, e sentir dire che fa il mestiere più bello del mondo… è davvero entusiasmante.
Parcheggio in strada, a pagamento, comodo, davanti all’alloggio, sulle strisce blu o nel garage coperto Auditorium: in bassa stagione i prezzi sia dell’alloggio che del parcheggio sono davvero bassi!!
E anche se c’è stato un tempo poco favorevole con la nebbia… è stato tutto magnifico!
MINORI e i dolci di Sal Di Riso
Minori l’abbiamo notata subito passando, perché è davvero carina. Piccola, raccolta, affacciata su una spiaggetta, e con una cattedrale importante: ci ripassiamo per fermarci sulla via del ritorno, che, da Ravello, facciamo lungo la strada costiera.
Perché tutti ci hanno consigliato di non perderci i dolci di Sal Di Riso. Ed hanno regione: la pasticceria, sulla strada principale che guarda la spiaggia, è un salotto, le vetrine da esposizione paiono gioiellerie, e i dolci sono di una bontà da leccarsi i baffi
Assaggiamo quelli che hanno reso famoso il pasticcere, ovvero la delizia al limone, pan di spagna ripieno di crema chantilly e ricoperto di crema al limone, e la torta ricotta e pere.
Di passaggio dall’alto vediamo anche Erchia, Cetara, Vietri sul mare e passiamo dal lungomare di Maiori, molto affollato per il carnevale la domenica, senza dimenticare la deliziosa Atrani, che vediamo di passaggio, poco dopo Amalfi.
Il ritorno dalla costiera al tramonto ci regala splendidi paesaggi, col sole che brilla sul mare, ea fianco le coste alte rocciose, e le distese di terrazzamenti e di alberi di limoni, cosa per cui è anche famosa la costiera
Sulla strada ci sono tantissimi punti panoramici, picchi sorprendentemente alti sul mare, edifici costruiti sulle rocce, e con piattaforme o scale ripidissime che scendono sull’acqua.
Comprendiamo il motivo per cui la costiera è stata set di diversi film, ed è meta di turisti da tutto il mondo: sono posti davvero particolari e stupendi. Pensavo fossero molto simili alle 5 terre in Liguria, ma in realtà, anche se hanno un territorio simile, sono molto diversi.
Sicuramente non andrei in queste zone quando sono molto affollate di turisti e trafficate: le strade e i vicoli sono troppo stretti, e per me non sarebbe possibile godere della loro grande bellezza, nonostante con i negozietti aperti e la vita animata della costiera avranno sicuramente un grandissimo fascino. Io sono stata molto contenta di averle visitate fuori stagione, e ringrazio quando il tempo è stato clemente, e quando mi ha regalato spiragli di sole tra le nubi, che me ne hanno fatto apprezzare il loro incommensurabile splendore.
febbraio 2025
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Nebbia in COSTIERA (la bellezza oltre tutto) – CAMPANIA
Ho visto una nebbia nella costiera amalfitana, a febbraio, che neanche in Valpadana.
Visibilità limitatissima. Muro bianco davanti.
Eppure, anche la nebbia in costiera ha un suo fascino.
L’ho vista passare, coprire, e rischiarare; muoversi come zucchero filato; imbiancare lo sfondo, dando argomento all’immaginazione.
Ho visto le nuvole così vicine che le potevo toccare, che in certi momenti sbiancavano perfino quello che avevo in primo piano. Che, coprendo il contorno, spostavano la mia attenzione a quel che avevo vicino, a pochi metri, proprio davanti: un grande pino marittimo, che diventava il protagonista. Il tronco lungo, la chioma aperta, i rami agitati dal vento, gli aghi verdi ballerini.
L’albero e la voce del vento, immersi in un candore irresistibilmente seducente, che tutto aveva avvolto: impossibile vedere oltre, vedere altrove. Impossibile vedere lontano. Che faceva vedere anche i riccioli di metallo della ringhiera verde, il colore in risalto delle piastrelle, i particolari, che, diversamente, non si notano
Per poi andarsene, la nebbia. Alzarsi e liberare il campo; la costa ridisegnarsi, i confini tornare definiti, e chiari i particolari.. E lasciare di nuovo spazio a quella bellezza che era rimasta nascosta per mostrarne una diversa.
E questa sono io, irriducibile mentre, a dispetto del cattivo tempo e della visibilità zero sulla costiera, all’alternarsi di bianco e grigio, dal mio balconcino panoramico, scelto apposta per la vista, a Ravello, non mi ingastrisco, non mi dispiaccio, non impreco contro la sfortuna. Non rinuncio al mio momento.
Attendo quel che viene, e cambia, mi godo quel che c’è.
Guardo, vivo in profondità, e scopro altra e diversa bellezza.
Posso vedere meglio, e di più.
Respiro, e apprezzo quel che ho davanti.
La mia esperienza frequente è che a restare positivi si ha una doppia grazia: non ci si avvelena il presente e spesso arriva una ricompensa (e, anch’io, questo me lo devo sempre ricordare).
E un raggio di sole tanto atteso, in mezzo alla burrasca, che si fa spazio piano piano, è un grande dono: un momento da cui “succhiare tutto il midollo”, di cui gioire al massimo.
Un motivo per riservare infinita meraviglia e gratitudine 🙏.
Andai nei boschi per vivere con saggezza,
vivere in profondità,
e succhiare tutto il midollo della vita,
per sbaragliare tutto ciò che non era vita
e non scoprire, in punto di morte, che non ero vissuto.
Henry David Thoreau
febbraio 2025
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Guardando il monte
Il suono del fiume che scorre
Le creste grigie frastagliate del Latemar che svettano nel cielo
Il contrasto col verde degli abeti e dei prati
Il marrone del legno del tetto e del terrazzino, che da la sensazione di montagna
Il profumo della vegetazione che inebria
I colori del lago e i monti che si rispecchiano…
Ho amato questo monte, il Latemar
Ho dormito ai suoi piedi
Ho visto batterci la luce del tramonto
E poi quella dell’alba.
Ho visto cambiare colore alle sue pareti ruvide, alle sue conche lisce, ai suoi spigoli, coi riflessi del sole.
L”ho visto con quella luce che offusca la nitidezza, ma fa risaltare il verde degli abeti in primo piano.
Ho osservato ogni sua punta aguzza frastagliata, nel cielo azzurro.
Ho visto passare sopra gli aerei piccoli piccoli, ricordando di ogni volta che ero io, su quell’areo, e osservavo dall’alto le montagne e la meraviglia.
Ho visto le nuvole cingergli le cime, le ho guardate muoversi, trasformarsi e dileguarsi.
Ho osservato i segni del tempo che hanno scavato, modellato, eroso.
Ho pensato all’azione del tempo, a ciò che si trasforma , tras – forma, cambia forma, ma resta.
Ho pensato a ciò che rimane in mezzo a tutta questa impermanenza, ai riferimenti che mantengono saldi, e danno la forza.
Ho pensato a ciò che è grande di fronte alle tante piccolezze, che spesso inquinano i nostri giorni
Ho pensato alla gioia, quella che viene da dentro, ma anche a tutte le ansie, le difficoltà di questo tempo, e a come affrontarle per non soccombere dal loro peso. E ho cercato la forza in quel che vedevo.
Ho pensato a quante possibilità può offrire la vita, se solo si ha un pò di fantasia e coraggio.
Ho assaporato quanto sia bello lasciar correre i pensieri, e poi rincorrerli, avere questa libertà. E poi cercare di spazzarli via, per creare momenti di vuoto, solo presenza.
Ho sentito quanto sia bello poter spaziare, sconfinare, liberarsi da quei limiti tanto cercati, ma che confinano.
Ho pensato a quanto sia importante, a volte, pensare in grande, sognare in grande, rischiare in grande.
Ho desiderato che quei momenti, a cospetto della montagna, del cielo, di me, non finissero mai, e ho amato quegli istanti in modo quasi struggente. Come se fossi, io, davanti all’infinito
Ho pensato al nutrimento che arriva dalla bellezza.
E a quanto mi ha trasmesso: un senso di potenza, di grandezza, di protezione.
Quella bellezza che mai devo dimenticare che c’è, e mai devo smettere di cercare.
E all’importanza di andarsela a trovare, di non farsi sovrastare dall’insensatezza, dalle cattive abitudini, dai cattivi pensieri, dalla tristezza, e dalla morte.
Perché quella,
la grande bellezza, la forza della vita che continua,
è lì, sempre presente, permanente.
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Il paradiso, come l’inferno è qui, sulla terra.
agosto 2024
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UDINE, unica e particolare
Udine è una città particolare.
Non sembra una città: con le sue piazze e molte delle sue strade pedonali di ciottoli, i tanti palazzi storici quattro e cinquecenteschi, le sue chiese singolari, la roggia che scorre per la città, che ti trovi all’improvviso sulla strada e che crea angoli molto pittoreschi, la fa sembrare più un “paesone”, un luogo fermo in un tempo passato. E questa particolarità la rende unica e interessante.
Mi ha ricordato per certi versi Mantova, e la mia Bologna, per i molti portici presenti, e per le acque che scorrono sotto la città, che appaiono all’improvviso, e che qui si chiamano rogge, piccoli corsi d’acqua non fiume, che catturano l’attenzione col rumore della loro acqua corrente, e danno luogo a viste davvero pittoresche.
Assume, talvolta, per i vicoletti e gli angoli, le caratteristiche del borgo, pur presentando accostamenti di edifici e zone di epoche più recenti proprio bruttini.
È bello visitarla così come ho fatto io, senza fretta, leggendo i cartelli dei monumenti, e apprezzandone l’atmosfera
Le principali attrattive di Udine
Piazza della Libertà
La Piazza della Libertà è la piazza più antica: centrale, sorge ai piedi del castello.
Si affacciano su di essa 2 logge: la loggia del Lionello, sede comunale, quattrocentesca in stile veneziano, davvero bellissima. La sera che siamo arrivati ad Udine, nella loggia ballavano il tango, davvero una bella atmosfera
Di fronte, su un terrapieno con piccoli sassi, che conferisce alla piazza un che di campagnolo, c’è la loggia di San Giovanni, che ha al centro la torre dell’orologio con un bellissimo sole dorato su sfondo blu, che risalta sul bianco del resto, e sulla cima i mori che battono le ore: proprio carino vederli in azione a battere i rintocchi
Sulla piazza spiccano le statue di due giganti che guardano la loggia opposta, due alte colonne, e, a lato, la Fontana della Libertà, che guarda via Vittorio Veneto, una delle strade principali del centro.
Via Mercatovecchio
A fianco di piazza della Liberta si trova via Mercatovecchio, che è davvero una bella strada pedonale, elegante per il passeggio, con bellissimi edifici storici colorati, case, in passato di mercanti, che avevano con le loro botteghe lungo i porticati
Piazza Matteotti
Piazza Matteotti è un salotto, davvero grande, con case basse, porticati e locali con tavolini, una fontana del 500 al centro, e la chiesa di san Giacomo apostolo, del 1300, molto particolare. A fianco alla chiesa si trova una cisterna risalente al 1500. Mi è piaciuta davvero molto.
Largo Antonini e Piazzetta Antonini
In pieno centro, molto grazioso è anche Largo Antonini, con due bei palazzi omonimi sede dell’università, e accanto un ad un angolino delizioso dal sapore campestre, piazzetta Antonini, e i resti di una antica porta in sasso
Edificio del mercato del pesce
L’edificio del mercato del pesce, in stile liberty, ha catturato la mia attenzione passeggiando per il centro, per le sue vetrate e il suo stile.
Quello che era la sede del mercato del pesce cittadino oggi ospita esposizioni e mostre
La cattedrale
La cattedrale di Santa Maria Annunziata, del 1236 ha una facciata stupenda romanico gotica, con un campanile a lato a forma ottagonale del 400. Si trova in Piazza Duomo, che ho trovato un po’ sottotono rispetto al resto, in quanto contornata da edifici commerciali anni 50/60, davvero in disarmonia col resto
Il castello di Udine
La strada per il castello, che sorge sul colle, è a fianco della Loggia di San Giovanni, e si imbocca attraverso un arco del Palladio. Salendo dalla breve via sotto al loggione del Lippomano, appare questo edificio bianco, e subito la mente è andata al castello di Bratislava
Il castello medievale originario fu distrutto da un terremoto, e ricostruito nel 1500.
Ma quello che si vede salendo non è che il retro: poco più avanti, la strada porta a un bel piazzale panoramico dove sorge la facciata con un grande scalone. Oggi è sede di musei, biblioteca e fototeca.
A fianco al castello si trova anche la chiesa di Santa Maria in castello, di origine romanica che ha subito più ricostruzioni. Sul campanile si erge un angelo dorato girevole, che indica i venti.
Su un lato del piazzale del castello si trova la Casa della contadinanza, del XVI secolo, sede di un organismo atto, un tempo, a tutelare gli interessi dei contadini friulani
Le rogge di Udine
Le rogge aggiungono ad Udine un fascino bucolico ed idilliaco. Ti accorgi che stai per arrivare nei pressi di una di queste dal rumore forte di acqua corrente. Poi, vedi un paesaggio completamente diverso dal resto della città: le case si affacciano sull’acqua, ristoranti sorgono a fianco, ponticelli di legno le attraversano, a volte per consentire l’accesso a un’attività o ad un altra strada
Gli angoli più belli di questi corsi d’acqua interrati, e portati in superficie, sono in via Molin nascosto, lungo via Zanon, dalla parte del viale, dove alcuni ponticelli portano alla zona centrale della città, ed entrando in borgo Mercatovecchio da via Paolo Sarpi, dove c’è un tratto molto caratteristico
Piazza primo maggio e santuario della Madonna delle Grazie
Questa piazza non ha nulla di particolarmente attraente, si trova accanto a una delle 4 porte di ingresso della città rimaste: la porta Manin, risalente al 1200. È un crocevia di strade e zone e di parcheggio, da cui parte anche un sentiero per salire al castello, e si trova di fronte a due parchi attigui, il parco ellittico Primo Maggio, che ha qualche baracchina per ristoro, e il giardino alberato Loris Fortuna
Spicca a fianco al primo che si incontra il Santuario della Madonna delle Grazie, con una caratteristica facciata composta da 4 enormi colonne, che la fanno assomigliare ad in tempio, e ha a fianco il convento. È qui che rispunta la roggia: siamo infatti in Lungoraggio della roggia
Il nostro alloggio ad Udine
Il nostro alloggio in pieno centro è stato Palazzo Duomo suites, in via Vittorio Veneto, una strada che parte dalla piazza principale, piazza della Libertà, e vicinissima alla Cattedrale, di cui si vede il retro.
Stanze con nomi di città estere, con arredamento e particolari stupendi che le richiamano: la nostra era Malindi, ampia, profumata, con la parete dietro al letto con carta da parati rappresentanti immagini di giraffe, e tanti soprammobili africani, un armadio enorme, bagno con vetrate a vista, davvero un incanto!
Cena e pranzo a Udine
Per cena siamo stati in un locale davvero caratteristico: l’Osteria della ghiacciaia. Posizionata proprio sulla roggia, in un angolo molto suggestivo e pieno di verde, ha i tavoli esterni su un patio con pergolato sul canale, adornato con fiori e sedie colorate. Gli interni conservano gli elementi rustici di un locale del passato. Cibo tipico friulano buonissimo: abbiamo mangiato crostini con prosciutto San Daniele, baccalà mantecato, e pastret, poi cjarson, dei ravioli agrodolci ripieni di ricotta affumicata, uvetta, cannella e frico, una frittata morbida ripiena di formaggio con polenta morbida, e crema fatta in casa con fragole. Atmosfera bucolica e retrò incantevole!
Per pranzo, ho assaggiato dei crostini e del prosciutto San Daniele, tipico della zona, all‘Osteria del Fagiano, poco fuori dal centro, che ha un gradevole spazio esterno
Conclusioni
Di Udine si sente parlare raramente: invece è stata davvero una sorpresa, una piacevole sosta prima di raggiungere, una volta ancora, la bella Trieste!
Settembre 2023
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Pur essendo nata a Bologna, e vivendo nella provincia, non ero mai stata a Monte Sole.
Oltre ad essere un bel parco naturalistico, in mezzo agli splendidi colli bolognesi, Monte Sole è tristemente noto per l’eccidio di Marzabotto (e dintorni) del 1944, ad opera dei nazisti: 7 giorni di barbarie, con l’uccisione di 770 civili. Un massacro per contrastare il movimento partigiano locale che si era costituito, la Stella Rossa, e disincentivare con il terrore ogni forma di resistenza
Al Parco storico di Monte Sole, è stato istituito un Memoriale, un vero e proprio luogo di testimonianza, -e per non dimenticare,- ed è un luogo simbolo di commemorazione, ogni anno, del 25 aprile
Oggi c’era molta gente a Monte Sole.
Come noi, a fare fila per prendere una navetta, o a percorrere oltre 5 km di salita.
Ad ascoltare parole su cui riflettere, a riconoscere valori comuni, a confermare da che parte stare
Ad assistere a coinvolgenti spettacoli-testimonianza, come quello di Andrea Pennacchi (piu conosciuto come il Poiana), o di Aldo Cazzullo e Moni Ovadia.
A farsi toccare da quei luoghi, dai volti, in mostra, nelle foto dei partigiani, a leggere la storia.
A voler sapere, voler condividere, voler educare (molte famiglie anche con bambini piccoli presenti).
Tante persone su quei bei prati, davanti a delle splendide colline, stesi su una coperta, o che ballavano al ritmo dei tamburi, oppure che seguivano gruppi che suonavano o cantavano
In mezzo a tanta morte che è stata, un senso di celebrazione della vita.
Un popolo di persone diverse, nel senso, non tutti uguali, come si vedono spesso di questi tempi, e in un tripudio di colore. Presenti e accomunate in questa ricorrenza importante: il giorno della liberazione.
A commemorare libertà e vita.
Un popolo di persone che esiste, e che resiste, mi viene da dire.
In un luogo che, insieme alla tristezza che emana, immerge in una bellezza più grande e più forte di tutto il resto, tra un Bella Ciao e un altro.
25 aprile 2024
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Riflessi e ponti di COMACCHIO e giro in motonave sul Delta del Po (FE)
In una calda ed assolata giornata di aprile, propongo una gita a Comacchio, in provincia di Ferrara, per visitare la cittadina con lagune e canali, considerata una piccola Venezia, sull’onda del giro fatto qualche settimana prima al Parco del Delta del Po, percorrendo l’argine degli Angeli
In verità più che una piccola Venezia, Comacchio a me è sembrata piu simile a Burano, con tanti ponti, un pò meno colorata, e soprattutto con quei bellissimi riflessi sull’acqua..
Me la aspettavo più piccola, come dimensioni: col suo dedalo di canali, si estende in un’area piuttosto vasta, e ha alcune piazze anche molto ampie.
Comacchio è il punto dove il fiume Po incontra le acque dell’Adriatico, formando le famose valli, dando vita al paesaggio lagunare della Biosfera del Delta, patrimonio Unesco. Qui siamo ancora in Emilia, in provincia di Ferrara, al confine con Ravenna, ma il parco del Delta arriva anche in territorio veneto.
Il borgo marinaro ha origini etrusche come la più famosa Spina, diventò florido nel Medioevo grazie alla pesca, alle coltivazioni nelle valli, e alla produzione del sale, per il quale si contendeva il primato di qualità con Cervia, e fu spesso ambito grazie alla sua posizione di snodo per i trasporti via acqua e i suoi commerci, e in rivalità con la vicina città marinara di Venezia. L’attuale aspetto di Comacchio si deve allo stato pontificio. risale alla metà del 1500, quando venne fatta una ristrutturazione urbanistica, grazie alla quale possiamo oggi ammirare gli splendidi ponti ed edifici.
Arrivo a Comacchio e giro per la città
Siamo arrivati in Piazza Dante dove c’è il parcheggio Duomo. e altre possibilità di sosta per l’auto, molto vicini al centro, che è in gran parte pedonale. Imboccando via Alessandro Zapata, con pochi passi siamo giunti al duomo, la Cattedrale di San Cassiano, in Piazza XX Settembre, una chiesa davvero maestosa e affiancata da una torre campanaria, su una strada acciotolata, che prosegue fino a piazzetta Ugo Bassi
Qui un interessante edificio ha catturato la nostra attenzione per il suo bel porticato, che ospita un bar: abbiamo scoperto che è la Loggia del grano, un antico granaio del 1621
.. abbiamo scoperto, perché stavamo andando davvero a zonzo, facendoci portare da quello che ci piaceva!! Ci siamo fermati a prendere un caffè in questo affascinante luogo storico, che ha a fianco la Torre dell’Orologio: è da questo punto che partono i canali della cittadina, e abbiamo visto i primi ponti bassi in mattone con arcate sotto cui riflettono le case sull’acqua, scalinate per attraversare i canali, e angoli molto suggestivi
Siamo andati alla nostra destra costeggiando il canale, il lato opposto è pieno di localini deliziosi, alcuni sono barche-ristoranti, molto romantiche, arrivando al Ponte degli Sbrirri, un ponte che fa da incrocio con vista in 4 direzioni
Salendo dalla scalinata si vede il famoso Trepponti da una parte
e il bel palazzo del Museo del Delta, nell’edificio settecentesco dell’Ospedale degli Infermi, in un’altra
È il punto che più mi è piaciuto, secondo me anche più bello dell’originale Trepponti, che comunque si vede da un lato: davvero molto pittoresco!
Abbiamo proseguito avanti per via Agatopisto, costeggiando il Palazzo Bellini, dove, nel canale, è ormeggiato un battello storico, e attraversato poi giunti al Ponte di San Pietro
Dall’altra sponda, poco oltre si trova. il Ponte Tre Sisti
qui abbiamo imboccato via Bonafede, una strada davvero tranquilla, fino ad arrivare al retro del palazzo del Museo, e ritornando, da vicolo dell’Ospedale, al Ponte degli Sbirri, questa volta dirigendoci verso Ponte Trepponti, lungo il canale chiamato delle Pescherie
Ponte Trepponti si trova nella congiunzione di ben 5 canali, è una costruzione con 5 grandi scalinate sui canali, 2 torri di guardia in cima ad esso, e 6 pilastrini, che lo rendono davvero originale ed unico: salendo sul ponte ci si trova in uno ampio spiazzo con una vista spettacolare
Il ponte risale al 1638. ed era all’epoca una porta fortificata per chi proveniva in città lungo il canale navigabile.
Da Trepponti abbiamo preso. sulla destra. via Muratori, una strada ricca di ristoranti ai bordi del canale, dove mangiare le specialità del luogo, l’anguilla, le vongole, i tortelli di zucca, ecc..
Ci siamo fermati in un delizioso posticino sul canale, visto che ormai era ora di pranzo e, la giornata caldissima, seppur fosse aprile, invitava a pranzare all’aperto
Dopo pranzo, abbiamo proseguito facendo un giro ad anello e costeggiando i canali, per tornare a sbucare in via Cavour, davanti alla Torre dell’Orologio
In questa parte del giro, i riflessi delle case sull’acqua sembravano un quadro fatto di acquerelli, una meraviglia
Da Comacchio ci siamo spostati verso Porto Garibaldi, a 6 chilometri di distanza, nella zona dei famosi lidi ferraresi, tra cui Spina, luogo di importanti ritrovamento etruschi.
Giro in motonave
Una cosa carina da fare nel Parco del Delta del Po è visitarlo navigando il fiume.
In partenza dalla vicina Porto Garibaldi si trovano delle crociere giornaliere con pranzo a bordo e delle minicrociere di un paio d’ore, durante la bella stagione, e anche la sera, d’estate.
Ci siamo diretti quindi verso la località balneare, con destinazione il punto di partenza della motonave Dalì, sul canale, che avevo in precedenza contattato, per l’escursione del pomeriggio, in partenza alle 15.15
È stato molto complicato trovare da parcheggiare a Porto Garibaldi, le temperature erano decisamente estive ed avevano attratto molta gente per una gita domenicale.
Il giro in motonave è stato molto piacevole, ci si addentra nel Delta del Po risalendo il canale navigabile Magnavacca, per arrivare a valle Fattibello
Si naviga lungo un bacino d’acqua salmastra ed isolotti, vedendo i vecchi trabocchi di pesca
Si può osservare la fauna che abita il territorio, gabbiani, beccacce di mare, volpoche, cormorani, germani reali, aironi, fenicotteri, per citare i più conosciuti uccelli, e paesaggi unici nel suo genere. I gabbiani in questo periodo stavano nidificando sugli isolotti di terra, e colonie di fenicotteri rosa si vedevano in lontananza (ma questa volta avevo il binocolo), mentre tantissime beccacce di mare, bianche e nere, col becco rosso, si spostavano sulla laguna
Abbiamo visto anche Comacchio, in lontananza, dal mare
La bellezza di questo giro sta anche nella navigazione lenta, che fa assaporare l’aria, il sole, l’acqua, la bellezza, il silenzio..
Al ritorno dalla minicrociera, della durata di 2 ore, non potevamo poi mancare di fare una passeggiata fino al mare e di fare in giro sulla grande spiaggia di Porto Garibaldi, non ancora attrezzata ma già in preparazione.
Di seguito elenco cosa ho imparato in questa bella giornata trascorsa alle Valli di Comacchio.
Che navigare lenti sul Delta del Po è bellissimo
Che Comacchio non me la aspettavo così grande e con così tanti ponti
Che a Porto Garibaldi trovare un parcheggio nelle belle giornate è un’impresa
Che le beccacce di mare sono bellissime
Che il vento e l’acqua sono sempre balsamo per l’anima
Che aprile quando fa caldo è un anticipo dell’estate
..e che questa zona mi piace, e voglio andare a vedere anche l’altra parte del Delta del Po, quella che si trova in Veneto!
A presto!
aprile 2024
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Panchine giganti in Emilia Romagna: a Prignano (MO) e a Castellarano (RE)
La ricerca e la contemplazione della bellezza fa bene all’anima, purifica, rimette in contatto con le parti autentiche di sè. Ed è utile per combattere contro i messaggi tossici che ci arrivano dalla vita di tutti i giorni, o da un passato che ci ha forgiato e ferito, che a volte può imprigionare ed opprimere.
E’ per questo che, quando non è possibile fare diversamente, cerco di andare a trovare la bellezza nei dintorni.
Per fare un breve giro domenicale in moto, a quasi fine marzo, veniamo a scoprire che tra Modena e Reggio Emilia sono installate alcune Big Bench, le famose panchine giganti, che fanno sentire un nano anche chi, a differenza mia, non lo è😄
La mia prima panchina gigante l’avevo vista poco tempo prima, a gennaio, a Cisano, sul lago di Garda, ed era stato davvero entusiasmante🤩.
Il Progetto Big Bench Community Project è un’iniziativa nata ad opera dell’artista Chris Bangle in Piemonte, senza scopo di lucro, ed è volta a valorizzare e sostenere il territorio. Per questo le panchine vengono installate in luoghi paesaggisticamente degni di nota.
Decidiamo dunque di partire, per andare a vedere dove sono state installate.
Il marito pianifica un giro ad anello, quindi partiamo dalla strada più bella, quella che, dopo Vignola, in provincia di Modena, prosegue verso Serramazzoni.
La big bench nr. 108 di Prignano sulla Secchia (MO)
La strada per andare a Prignano, così si chiama la località della prima panchina che vogliamo vedere, è bellissima, con una limpida giornata di sole: dopo aver passato la zona dei ciliegi in fiore, caratteristici della zona, sale per curve sulle dolci colline, e offre un panorama stupendo sulle verdi vallate, mentre, in lontananza, la cima innevata del monte Abetone, e delle altre montagne dell’Appennino, ci accompagnano per tutto il percorso
Poi si stringe, passa per luoghi a dir poco remoti, che ci fan credere di aver sbagliato strada: ma il navigatore pare sicuro, quindi, anche se titubanti, decidiamo di seguirlo.
Prignano sulla Secchia è a 37 km da Modena. Ma siamo ben lontani dal paese, che è nella valle del fiume Secchia, e, come molte località montane, si estende per parecchi chilometri, tra campagna e boschi.
Arriviamo in via del Monte, sulla collina, in un posto dove ci sono belle ville, edifici rurali, e stalle.. ma nessuna segnalazione della panchina.
Il mio pensiero è: hanno installato una big bench in c..o ai monti!😳 :)
Dal basso, però, individuiamo in alto, proprio sulla cima, la sagoma della big bench
Lasciamo la moto al lembo della strada, e prendiamo la via che sale, fino a 700 metri, sul monte Predazzo
Anziché seguire il sentiero, tagliamo per il bellissimo prato: abbiamo attorno solo il verde dell’erba e il blu del cielo…
Ma che fatica! La pendenza è davvero notevole!
Con il fiato corto, arriviamo alla vetta: una gigante panchina azzurra ci appare, con un panorama mozzafiato, a 360 gradi🤩
Sarà pure in c..lo ai monti, ma è davvero uno spettacolo sorprendente!
Li’, dalla big bench di Prignano, da una parte si vede la vallata dove scorre il fiume Secchia, e la Pianura Padana modenese, e dall’altra l’Appennino, coi suoi monti
La panchina è stata installata nel 2020, sicuramente arrivarci è un’impresa, non è di strada, ma bisogna proprio decidere di andare lì, ma ne vale davvero la pena!
Leggiamo che, per chi ama il trekking, si può fare un giro ad anello, lungo 5 km, che parte dal centro del paese, e include, al km 3, l’arrivo alla panchina
La big bench nr. 106 di Castellarano (RE)
A una mezz’ora di strada dalla panchina gigante di Prignano, scendendo dai monti, tra strade curve e strette, arriviamo sulla fondovalle. Qui, già in provincia di Reggio Emilia, ma poco distante da Sassuolo, giungiamo, nel percorso ad anello per tornare a casa, a Castellarano.
In verità ci sarebbe stata una ulteriore sosta che si poteva fare per vedere un’altra panchina, la nr. 107 di Baisio, ma ormai è pomeriggio inoltrato, e non riusciamo a farle entrambe.
Anche a Castellarano cominciamo a salire dal paese: non siamo così in campagna come a Prignano, ma la salita ci porta comunque piuttosto in alto, sul Monte Malee, che guarda anch’esso la valle del Secchia
Lasciamo la moto per prendere a piedi un ripido sterrato, mentre altre moto da cross scendono “a manetta”, e arriviamo, in una decina di minuti, alla cima del monte, dove ci aspetta una panchina color rosso granato, con vista pazzesca a 360 gradi
Il panorama è su tutto il corso del fiume, fino alla città di Modena, sui calanchi caratteristici della zona, e sulle alture adiacenti
E’ ormai l’ora del tramonto, e il sole sta scendendo, illuminando la panchina e il paesaggio. È un momento bellissimo, in cui la luce cambia velocemente
A differenza della big bench di Cisano, queste 2 sono molto curate e ben mantenute, e vengono addobbate per i diversi eventi: noi le abbiamo viste con il vestito pasquale, ma alcune foto sul web le mostrano con i cuori per San Valentino
Ripensando a queste 2 panchine, di Prignano e di Castellarano, ai punti fantastici dove sono ubicate, mi viene da ringraziare chi ha pensato di richiedere queste installazioni, e anche chi ha creduto nel progetto: la curiosità che smuovono per sé stesse, conduce a luoghi di straordinaria bellezza, che altrimenti resterebbero sconosciuti, e che danno la sensazione, a pensarci bene, di essere in “capo” al mondo, nonostante i percorsi quasi impervi per arrivarci!
marzo 2024
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